Archive pour la catégorie 'temi – ecumenismo'

Bartolomeo I: San Paolo, il primo “teologo dell’unità”

dal sito:

http://www.zenit.org/article-15773?l=italian

Un incontro panortodosso promuove l’unità dei cristiani

Bartolomeo I: San Paolo, il primo “teologo dell’unità”

di Miriam Díez i Bosch

ISTANBUL (Turchia), mercoledì, 15 ottobre 2008 (ZENIT.org).- San Paolo, l’unità della Chiesa, la bioetica, la creazione, la laicità e l’annuncio cristiano al mondo. Sono i temi che emergono dalla dichiarazione finale di un incontro tra leader ortodossi svoltosi a Istanbul (Turchia) con la presidenza del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I.

Nel suo intervento iniziale, il 10 ottobre, il Patriarca ha presentato l’apostolo Paolo come forse il “primo teologo dell’unità” e ha ricordato che “non si può onorare San Paolo in modo adeguato se allo stesso tempo non si lavora per l’unità della Chiesa”.

L’incontro, chiamato “Sinaxis”, ha riunito i maggiori rappresentanti delle Chiese ortodosse legate al Patriarcato di Costantinopoli per tre giorni a El Fanar, la sede del Patriarcado Ecumenico.

“Per San Paolo l’unità della Chiesa non è meramente una questione interna alla Chiesa stessa. Insiste tanto nel mantenere l’unità perché questa è inestricabilmente legata all’unità di tutta l’umanità”, ha affermato Bartolomeo I.

La proposta dell’ortodossia oggi, ha aggiunto, “non dovrebbe essere aggressiva, come purtroppo accade a volte, ma dialogica, dialettica e riconciliatrice”.

In un comunicato finale emesso al termine dell’incontro, i leader ortodossi presenti hanno ricordato che, nonostante i conflitti interni alla Chiesa ortodossa per motivi “nazionalisti ed etnici o per estremismi ideologici del passato”, è importante trovare un modo per far sì che l’ortodossia abbia un “impatto” sul mondo contemporaneo.

Ricordando anche l’apostolo Paolo, affermano che “il dovere supremo della Chiesa è l’evangelizzazione del Popolo di Dio, ma anche di coloro che non credono a Cristo”, e questo dovere deve essere realizzato “non in modo aggressivo o con varie forme di proselitismo”, ma “con amore, umiltà e rispetto per l’identità di ogni individuo e per la particolarità culturale di ogni persona”.

I leader hanno ammesso che tutti i cristiani ortodossi “condividono la responsabilità della crisi contemporanea di questo pianeta con altra gente, credente o no”, e hanno ricordato l’attenzione che merita la natura e la sensibilità di fronte alla bioetica, chiedendo la creazione di un comitato ortodosso che dia il suo punto di vista su vari temi bioetici.

Riconoscendo inoltre che gli sforzi per separare la religione dalla vita sociale costituiscono “la tendenza comune di molti Stati moderni”, sottolineano che anche se il principio dello Stato secolare deve essere preservato è “inaccettabile che tale principio venga interpretato come una radicale emarginazione della religione dalla sfera della vita pubblica”.

La distanza tra ricchi e poveri “cresce drammaticamente a causa della crisi finanziaria”, hanno proseguito i leader ortodossi, chiedendo “un’economia che combini l’efficacia con la giustizia e la solidarietà sociale”.

Il documento è stato firmato dai Primati delle Chiese ortodosse di Costantinopoli, russa, greca, albanese, di Alessandria, Antiochia, Gerusalemme, Cipro, dal Primate della Chiesa ortodossa della Cechia e della Slovacchia e dai rappresentanti delle Chiese georgiana, serba, rumena, bulgara e polacca.

Paolo di Tarso, Santo ecumenico, punto di riferimento anche per il mondo protestante

dal sito: 

http://www.zenit.org/article-14882?l=italian

Paolo di Tarso, Santo ecumenico

Punto di riferimento anche per il mondo protestante

ROMA, mercoledì, 2 luglio 2008 (ZENIT.org).- Quando si parla di Paolo, l’apostolo, un protestante ha come l’impressione che si stia parlando anche di lui, sostiene Luca Baratto, pastore e curatore del programma di Radiouno Culto Evangelico, sul settimanale NEV Notizie Evangeliche.

Paolo, afferma in un editoriale apparso sul numero di questo mercoledì, “è l’apostolo preferito dai protestanti, e non solo perché non ha successori diretti. Il Santo di Tarso

è infatti ricollegabile a tutti i principali enunciati teologici della Riforma: “è incluso nel ‘Sola Scriptura’ in quanto autore di un cospicuo corpo di epistole che costituiscono i testi più antichi del Nuovo Testamento, così come i principi del ‘Sola Gratia’ e ‘Sola Fide’ sono il risultato di una profonda riflessione dei riformatori sulle pagine dell’apostolo, sul significato della giustizia di Dio e della giustificazione per grazia mediante la fede che Paolo annuncia nelle lettere ai Romani e ai Galati.

Allo stesso modo, anche il ‘Solus Christus’ ha una chiara impronta paolina, la centralità e l’esclusività del Signore morto e risorto, la ‘teologia della croce’ contro la ‘teologia della gloria’ di una chiesa imperante.

Non solo Paolo sta all’inizio, alla nascita del protestantesimo, ma è rimasto presente anche nei secoli successivi, ha osservato Baratto.

Se parlare di Paolo non significa parlare dei protestanti ha proseguito , è invece vero che chiunque voglia parlare di Paolo non può non parlare con i protestanti.

Se uno degli intenti dell’Anno dedicato all’Apostolo delle genti è apprendere la verità e la fede in cui sono radicate le ragioni dell’unità tra i discepoli di Cristo, questo evento non può non tradursi in un rilancio del dialogo ecumenico tra cattolicesimo e protestantesimo, cioè con quella parte di cristianità occidentale che molto ha riflettuto su Paolo e la cui teologia spesso giudicata mancante, per esempio nella concezione della chiesa, affonda le sue radici nella teologia biblica in generale e in quella paolina in particolare. Sul dialogo ecumenico, infatti,

Paolo ha molto da insegnare.

Vissuto in un ambiente in cui le chiese cristiane nascenti erano molto diverse le une dalle altre, ha lottato per un cristianesimo inclusivo e di fronte alla diversità tra le chiese proponeva la centralità di Cristo: un’unità che si basa sul sapere chi è Gesù Cristo e che spazio ha nella nostra vita di singoli e chiese. Il suo essere

portatore di un messaggio che va al di là di barriere culturali, può portarci a riflettere sull’idea di inculturazione dell’evangelo in un mondo globalizzato come il nostro.

Baratto ha concluso affermando che sono tantissime le piste di riflessione che partono da Paolo per il nostro presente.

Ma se parlate di lui ha osservato , parlate anche con noi, con quella tradizione teologica che così tanto deve alla predicazione dell’apostolo.

Publié dans:TEMI, temi - ecumenismo |on 3 juillet, 2008 |Pas de commentaires »

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