Archive pour la catégorie 'Santi – scritti'

VENERDÌ 25 FEBBRAIO 2011 – VII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

VENERDÌ 25 FEBBRAIO 2011 – VII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura
Dalla «Spiegazione dell’Ecclesiaste» di san Gregorio di Agrigento, vescovo
(Lib. 8, 6; PG 98, 1071-1074)

L’anima mia esulti nel Signore
Và, mangia con gioia il tuo pane, bevi con cuore lieto il tuo vino perché Dio ha già gradito le opere tue (Qo 9, 7).
Potremmo prendere queste parole come una sicura e sana norma di saggezza umana per la vita di tutti i giorni. Tuttavia la spiegazione anagogica ci porta ad una considerazione più alta, e ci insegna a considerare il pane celeste e mistico che è disceso dal cielo e ha portato la vita nel mondo. Così pure bere il vino spirituale con cuore sereno significa dissetarsi di quel vino che uscì dal costato della vera vite, al momento della sua passione salvifica. Di essi così parla il vangelo della nostra salvezza: Avendo preso del pane, dopo averlo benedetto, Gesù disse ai suoi discepoli: Prendete e mangiate: questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi in remissione dei peccati. Similmente prese anche il calice e disse: Bevetene tutti: questo è il mio sangue della nuova alleanza, sparso per voi e per molti in remissione dei peccati (cfr. Mt 26, 26-28). Coloro dunque che mangiano questo pane e bevono questo mistico vino gioiscono ed esultano e possono esclamare a gran voce: Hai portato la gioia nel nostro cuore (cfr. Sal 4, 7).
A mio giudizio, è proprio a questo pane e a questo vino che si riferisce la Sapienza di Dio sussistente, cioè Cristo nostro salvatore, quando ci invita alla comunione vitale con se stesso, Verbo divino. Lo fa con le parole del libro dei Proverbi: «Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato» (Pro 9, 5). Coloro ai quali viene rivolto questo invito, devono compiere opere di luce, in modo da avere le loro anime splendenti non meno della luce stessa, come dice il Signore nel vangelo: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli» (Mt 5, 16). Anzi in tal caso vedranno scendere sul loro capo anche l’olio, cioè lo Spirito di verità, che li proteggerà e li preserverà da ogni maleficio di peccato.

GIOVEDÌ 24 FEBBRAIO 2011 – VII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

GIOVEDÌ 24 FEBBRAIO 2011 – VII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura

Dalle «Istruzioni» di san Colombano, abate
(Istr. 1 sulla fede, 3-5; Opera, Dublino, 1957, pp. 62-66)

L’immensa profondità di Dio
Dio è dappertutto; egli è immenso e dovunque presente, secondo quanto egli ha detto di se stesso: Io sono un Dio vicino e non un Dio lontano (cfr. Ger 23, 23). Non cerchiamo dunque Dio come se stesse lontano da noi, perché lo possiamo avere dentro di noi. Egli dimora in noi come l’anima nel corpo, purché siamo suoi membri sani, siamo morti al peccato e immuni dalla corruzione di una volontà perversa. Allora abita veramente in noi, perché lo ha detto egli stesso: abiterò in essi e camminerò fra loro (cfr. Lv 26, 12).
Se noi siamo degni che egli abiti in noi, allora siamo vivificati da lui nella verità, come sue membra vive. «In lui, come dice l’Apostolo, viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17, 28).
Chi mai, dico, potrà investigare la sublime essenza di Dio, ineffabile e incomprensibile? Chi potrà scrutare i suoi altissimi misteri? Chi oserà dire qualcosa di colui che è il Principio eternamente esistente di tutte le cose create? Chi potrà vantarsi di conoscere Dio infinito, che tutto riempie di sé e tutti abbraccia, tutto penetra e tutto trascende, tutto comprende e a tutti sfugge? Nessuno mai lo ha visto così com’è (cfr. Gv 1, 18). Nessuno pertanto presuma di investigare i misteri incomprensibili di Dio: che cosa sia, come sia, dove sia. Questi sono misteri ineffabili, inscrutabili, impenetrabili. Devi credere questo solo, però con tutta la forza del tuo cuore: che Dio è così, come è sempre stato e come sempre sarà, perché è immutabile.
Chi dunque è Dio? Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Dio. Non cercare altro di Dio, perché volendo conoscere la misteriosa profondità di Dio, è necessario innanzi tutto investigare la natura delle cose. La conoscenza della Trinità infatti viene giustamente paragonata alla profondità del mare, secondo il detto del Sapiente: E l’immensa profondità chi potrà trovarla? (cfr. Qo 7, 24). Come la profondità del mare è invisibile agli sguardi umani, così la divinità della Trinità si dimostra incomprensibile ai sensi dell’uomo. Se dunque qualcuno vuol conoscere quello che deve credere, deve rendersi conto che non potrà capire di più parlandone, che credendo. La conoscenza di Dio, infatti, quanto più viene discussa, tanto più sembra allontanarsi da noi.
Cerca perciò la conoscenza di Dio più alta, quella che non sta nelle dispute verbose, ma nella santità di una buona vita; non nel parlare, ma nella fede che sgorga dalla semplicità del cuore; non quella conoscenza che si ottiene mettendo insieme le opinioni di una dotta empietà.
Se cercherai colui che è ineffabile con le discussioni, egli «fuggirà da te più lontano» (Qo 7, 23) di quanto non fosse prima. Se invece lo cercherai con la fede, troverai la sapienza presso le porte della città, dov’è la tua dimora. Lì almeno in parte la potrai vedere; anche allora però potrai raggiungerla solo in parte, proprio perché è invisibile e incomprensibile. Dio è invisibile e tale dobbiamo crederlo, anche se è possibile averne qualche conoscenza da parte di chi ha il cuore puro.

Responsorio   Sal 35, 6-7; cfr. Rm 11, 33
R. Signore, la tua grazia è nel cielo, la tua fedeltà sino alle nubi, * la tua giustizia è come i monti più alti, il tuo giudizio come il grande abisso.
V. O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto impenetrabili sono i suoi giudizi!
R. La tua giustizia è come i monti più alti, il tuo giudizio come il grande abisso.

MERCOLEDÌ 16 FEBBRAIO 2011 – VI SETTIMANA DEL T.O.

MERCOLEDÌ 16 FEBBRAIO 2011 – VI SETTIMANA DEL T.O.

Seconda Lettura

Dal «Commento sui Proverbi» di san Procopio di Gaza, vescovo
(Cap. 9; PG 87, I, 1299-1303)

La Sapienza di Dio ci ha imbandito la tavola
«La Sapienza si è costruita una casa» (Pro 9, 1). La potenza di Dio e Padre, per se stessa sussistente, si è preparata, come propria dimora, l’universo intero, nel quale abita con la sua forza creatrice. Questo universo, che è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, consta di natura visibile e invisibile.
«E vi ha intagliato le sue sette colonne» (Pro 9, 1). L’uomo fu formato dopo la creazione a somiglianza di Cristo, perché crescesse in lui e osservasse i suoi comandamenti. A lui Dio ha dato i sette carismi dello Spirito santo. Essi mediante la scienza suscitano la fortezza e, viceversa, mediante la fortezza manifestano la scienza. Questi carismi perfezionano l’uomo spirituale, lo confermano nella fede e lo portano alla completa partecipazione delle realtà trascendenti.
Lo splendore naturale dello spirito viene esaltato dai vari doni.
La fortezza dispone a ricercare con fervore e a desiderare di compiere sempre e in tutte le cose, a seconda delle loro finalità, i divini voleri, conforme ai quali tutti gli esseri sono stati creati. Il consiglio discerne i santissimi voleri increati e immortali, capaci di essere pensati, rivelati e realizzati. La prudenza fa acconsentire a prestar fede a questi voleri e non agli altri.
Ha versato il suo vino nella coppa e imbandito la sua tavola (cfr. Pro 9, 2). Nell’uomo in cui viene fusa, come in una coppa, la natura spirituale e quella corporale, Dio infonde la scienza delle cose create e di se stesso, autore di tutto. L’intelletto fa sì che l’uomo sia inebriato, come per il vino, di tutto ciò che riguarda Dio. Egli, pane celeste, nutrendo di se stesso nella fortezza le anime, e arricchendole e dilettandole con la dottrina, dispone tutte queste cose come vivande per il convito spirituale di quanti desiderano parteciparvi.
Mandò i suoi servi ad invitare a gran voce e con insistenza al banchetto (cfr. Mt 22, 3). Mandò gli apostoli a servire la sua divina volontà con la proclamazione evangelica. Essa deriva dallo Spirito, sta al di sopra della legge scritta e di quella naturale, e chiama tutti a Cristo. Con l’incarnazione si è realizzata in lui senza confusione l’unione ipostatica della mirabile natura divina e di quella umana.
Per mezzo degli apostoli grida: Chi non ha la sapienza venga a me (cfr. Pro 9, 4). Cioè chi è stolto, e pensa quindi in cuor suo che Dio non esista, abbandoni l’empietà, si rivolga a me per mezzo della fede e riconosca che io sono il creatore e il Signore di tutte le cose. A coloro che abbisognano di sapienza dice: Venite, mangiate con me il pane e bevete il vino che ho versato per voi (cfr. Pro 9, 5). A coloro che sono privi delle opere della fede, anche se ricchi di dottrine elevate, dice: «Venite, mangiate il mio corpo, pane che vi nutre nella fortezza, bevete il mio sangue, vino che vi rallegra nella scienza e vi fa diventare Dio. Ho infatti unito il sangue alla divinità per la vostra salvezza» .

SABATO 12 FEBBRAIO 2011 – V SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

SABATO 12 FEBBRAIO 2011 – V SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla lettera ai Galati di san Paolo, apostolo 5, 25 – 6, 18

Consigli riguardo alla carità e allo zelo
Fratelli, se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri.
Qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso, per non cadere anche tu in tentazione. Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo. Se infatti uno pensa di essere qualcosa mentre non è nulla, inganna se stesso. Ciascuno esamini invece la propria condotta e allora solo in se stesso e non negli altri troverà motivo di vanto: ciascuno infatti porterà il proprio fardello.
Chi viene istruito nella dottrina, faccia parte di quanto possiede a chi lo istruisce. Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna. E non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede.
Vedete con che grossi caratteri vi scrivo, ora, di mia mano. Quelli che vogliono fare bella figura nella carne, vi costringono a farvi circoncidere, solo per non essere perseguitati a causa della croce di Cristo.
Infatti neanche gli stessi circoncisi osservano la legge, ma vogliono la vostra circoncisione per trarre vanto dalla vostra carne. Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio.
D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: difatti io porto le stigmate di Gesù nel mio corpo.
La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.

Responsorio   Cfr. Gal 6, 7. 8; Gv 6, 63
R. Ciascuno raccoglie ciò che seminato. Chi semina nella carne, raccoglie corruzione; * chi semina nello spirito, raccoglie vita eterna.
V. E’ lo Spirito che dà vita, la carne non giova a nulla:
R. chi semina nello spirito, raccogli vita eterna.

Seconda Lettura
Dai «Discorsi» del beato Isacco, abate del monastero della Stella
(Disc. 31; PL 194, 1292-1293)

La preminenza della carità
Perché mai, o fratelli, siamo poco solleciti nel cercare le occasioni di salvezza vicendevole, e non ci prestiamo mutuo soccorso dove lo vediamo maggiormente necessario, portando fraternamente i pesi gli uni degli altri? Volendoci ricordare questo, l’Apostolo dice: «Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo» (Gal 6, 2). E altrove: «Sopportatevi a vicenda con amore» (cfr. Ef 4, 2). Questa è senza dubbio la legge di Cristo.
Ciò che nel mio fratello per qualsiasi motivo — o per necessità o per infermità del corpo o per leggerezza di costumi — vedo non potersi correggere, perché non lo sopporto con pazienza? Perché non lo curo amorevolmente, come sta scritto: I loro piccoli saranno portati in braccio ed accarezzati sulle ginocchia? (cfr. Is 66, 12). Forse perché mi manca quella carità che tutto soffre, che è paziente nel sopportare e benigna nell’amare secondo la legge di Cristo! Egli con la sua passione si è addossato i nostri mali e con la sua compassione si è caricato dei nostri dolori (cfr. Is 53, 4), amando coloro che ha portato e portando
coloro che ha amato. Invece colui che attacca ostilmente il fratello in necessità, o che insidia alla sua debolezza, di qualunque genere sia, si assoggetta senza dubbio alla legge del diavolo e la mette in pratica. Usiamoci dunque comprensione e pratichiamo la fraternità, combattendo la debolezza e perseguitando solo il vizio.
La condotta più accetta a Dio è quella che, pur varia nelle forme e nello stile, segue con grande sincerità l’amore di Dio e, per lui, l’amore del prossimo.
La carità è l’unico criterio secondo cui tutto deve essere fatto o non fatto, cambiato o non cambiato. E’ il principio che deve dirigere ogni azione e il fine a cui deve tendere. Agendo con riguardo ad essa o ispirati da essa, nulla è disdicevole e tutti è buono.
Si degni di concedercela, questa carità, colui al quale senza di essa non possiamo piacere, colui senza del quale non possiamo fare assolutamente nulla, che vive e regna, Dio per i secoli senza fine. Amen.

VENERDÌ 11 FEBBRAIO – V SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

VENERDÌ 11 FEBBRAIO – V SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

BEATA MARIA VERGINE DI LOURDES (mf)

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla lettera ai Galati di san Paolo, apostolo 5, 1-25

La libertà del cristiano
Fratelli, Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Ecco, io Paolo vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla. E dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la legge. Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella legge; siete decaduti dalla grazia. Noi infatti per virtù dello Spirito, attendiamo dalla fede la giustificazione che speriamo. Poiché in Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità.
Correvate così bene; chi vi ha tagliato la strada che non obbedite più alla verità? Questa persuasione non viene sicuramente da colui che vi chiama! Un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta. Io sono fiducioso per voi nel Signore che non penserete diversamente; ma chi vi turba, subirà la sua condanna, chiunque egli sia. Quanto a me, fratelli, se io predico ancora la circoncisione, perché sono tuttora perseguitato? E’ dunque annullato lo scandalo della croce? Dovrebbero farsi mutilare coloro che vi turbano.
Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso. Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!
Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.
Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge. Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è legge.
Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.

Responsorio    Cfr. Gal 5, 18. 22. 25
R. Se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge. * Frutto dello Spirito è amore, pace e gioia.
V. Se viviamo dello Spirito, camminiamo in comunione con lui.
R. Frutto dello Spirito è amore, pace e gioia.
 
Seconda Lettura
Dalla «Lettera» di santa Maria Bernardetta Soubirous, vergine
(Lettera a P. Gondrand, a. 1861; cfr. A. Ravier, Le scrits de sante Bernardette, Paris, 1961, pp. 53-59)

Una Signora mi ha parlato
Un giorno, recatami sulla riva del fiume Gave per raccogliere legna insieme con due fanciulle, sentii un rumore. Mi volsi verso il prato ma vidi che gli alberi non si muovevano affatto, per cui levai la testa e guardai la grotta. Vidi una Signora rivestita di vesti candide. Indossava un abito bianco ed era cinta da una fascia azzurra. Su ognuno dei piedi aveva una rosa d’oro, che era dello stesso colore della corona del rosario. A quella vista mi stropicciai gli occhi, credendo a un abbaglio. Misi le mani in grembo, dove trovai la  mia corona del rosario. Volli anche farmi il segno della croce sulla fronte, ma non riuscii ad alzare la mano, che mi cadde. Avendo quella Signora fatto il segno della croce, anch’io, pur con mano tremante, mi sforzai e finalmente vi riuscii. Cominciai al tempo stesso a recitare il rosario, mentre anche la stessa Signora faceva scorrere i grani del suo rosario, senza tuttavia muovere le labbra. Terminato il rosario, la visione subito scomparve.
Domandai alle due fanciulle se avessero visto qualcosa, ma quelle dissero di no; anzi mi interrogarono cosa avessi da rivelare loro. Allora risposi di aver visto una Signora in bianche vesti, ma non sapevo chi fosse. Le avvertii però di non farne parola. Allora anch’esse mi esortarono a non tornare più in quel luogo, ma io mi rifiutai.
Vi ritornai pertanto la domenica, sentendo di esservi interiormente chiamata.
Quella Signora mi parlò soltanto la terza  volta e mi chiese se volessi recarmi da lei per quindici giorni. Io le risposi di sì. Ella aggiunse che dovevo esortare i sacerdoti perché facessero costruire là una cappella; poi mi comandò di bere alla fontana. Siccome non ne vedevo alcuna, andavo verso il fiume Gave, ma ella mi fece cenno che non parlava del fiume e mi mostrò col dito una fontana. Recatami là, non trovai se non poca acqua fangosa. Accostai la mano, ma non potei prender niente; perciò cominciai a scavare e finalmente potei attingere un po’ d’acqua; la buttai via per tre volte, alla quarta invece potei  berla. La visione allora scomparve ed io me ne tornai verso casa.
Per  quindici  giorni però  ritornai colà e  la Signora mi apparve tutti i giorni tranne un lunedì e un venerdì, dicendomi di nuovo di avvertire i  sacerdoti che facessero costruire là una cappella, di andare a lavarmi alla fontana e di pregare per la conversione dei peccatori. Le domandai più volte chi fosse, ma sorrideva dolcemente. Alla fine, tenendo le braccia levate ed alzando gli occhi al cielo, mi disse di essere l’Immacolata Concezione.
Nello spazio di quei quindici giorni mi svelò anche tre segreti, che mi proibì assolutamente di rivelare ad alcuno; cosa che io ho fedelmente  osservato fino ad oggi.

SABATO 8 GENNAIO 2011 – II SETTIMANA DOPO NATALE

SABATO 8 GENNAIO 2011 – II SETTIMANA DOPO NATALE

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dal libro del profeta Isaia 62, 1-12

La redenzione è vicina
Per amore di Sion non mi terrò in silenzio,
per amore di Gerusalemme non mi darò pace,
finché non sorga come stella la sua giustizia
e la sua salvezza non risplenda come lampada.
Allora i popoli vedranno la tua giustizia,
tutti i re la tua gloria;
ti si chiamerà con un nome nuovo
che la bocca del Signore indicherà.
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo Dio.
Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta Devastata,
ma tu sarai chiamata Mio compiacimento
e la tua terra, Sposata,
perché il Signore si compiacerà di te
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposerà il tuo creatore;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.
Sulle tue mura, Gerusalemme,
ho posto sentinelle;
per tutto il giorno e tutta la notte
non taceranno mai.
Voi, che rammentate le promesse al Signore,
non prendetevi mai riposo
e neppure a lui date riposo,
finché non abbia ristabilito Gerusalemme,
finché non l’abbia resa
il vanto della terra.
Il Signore ha giurato con la sua destra
e con il suo braccio potente:
«Mai più darò il tuo grano
in cibo ai tuoi nemici,
mai più gli stranieri berranno il vino
per il quale tu hai faticato.
No! Coloro che avranno raccolto il grano
lo mangeranno e canteranno inni al Signore,
coloro che avranno vendemmiato berranno il vino
nei cortili del mio santuario».
Passate, passate per le porte,
sgombrate la via al popolo,
spianate, spianate la strada,
liberatela dalle pietre,
innalzate un vessillo per i popoli.
Ecco ciò che il Signore fa sentire
all’estremità della terra:
«Dite alla figlia di Sion:
Ecco arriva il tuo salvatore;
ecco, ha con sé la sua mercede,
la sua ricompensa è davanti a lui.
Li chiameranno popolo santo,
redenti del Signore.
E tu sarai chiamata Ricercata,
Città non abbandonata».

Responsorio    Is 62, 2-3
R. Vedranno i popoli la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; * ti chiameranno con un nome nuovo che il Signore ti avrà donato.
V. Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella destra del tuo Dio.
R. Ti chiameranno con un nome nuovo che il Signore ti avrà donato.

Seconda Lettura
Dal «Discorso sull’Epifania» attribuito a sant’Ippòlito, sacerdote
(Nn. 2, 6-8. 10; PG 10, 854. 858-859. 862)

L’acqua e lo Spirito
Gesù venne da Giovanni e ricevette da lui il battesimo. O fatto che riempie di stupore! Il fiume infinito, che rallegra la città di Dio, viene bagnato da poche gocce di acqua. La sorgente incontenibile, da cui sgorga la vita per tutti gli uomini ed è perenne, si immerge in un filo d’acqua scarsa e fugace.
Colui che è dappertutto e non manca in nessun luogo, colui che gli angeli non possono comprendere e gli uomini non possono vedere, si accosta a ricevere il battesimo di spontanea volontà. Ed ecco gli si aprono i cieli e risuona una voce che dice: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto» (Mt 3, 17).
Colui che è amato genera amore e la luce immateriale fa nascere una luce inaccessibile. Questi è colui che fu chiamato figlio di Giuseppe ed è il mio unigenito nella natura divina.
«Questi è il mio Figlio prediletto»: prova la fame, egli che nutre un numero infinito di creature; è affranto dalla stanchezza, egli che ristora gli affaticati; non ha dove posare il capo, egli che tutto sostiene nelle sue mani; soffre egli che guarisce ogni sofferenza; è schiaffeggiato egli che dona al mondo la libertà; è ferito al costato egli che ripara il costato di Adamo.
Ma, vi prego, prestatemi molta attenzione: voglio ritornare alla fonte della vita e contemplare la sorgente di ogni rimedio.
Il Padre dell’immortalità inviò nel mondo il Figlio e Verbo immortale, che venne tra gli uomini per lavarli nell’acqua e nello Spirito, e, per rigenerarci nell’anima e nel corpo alla vita eterna, insufflò in noi lo Spirito di vita e ci rivestì d’un armatura incorruttibile.
Se dunque l’uomo è divenuto immortale, sarà anche dio. Se nell’acqua e nello Spirito Santo diviene dio attraverso la rigenerazione del battesimo, dopo la risurrezione dai morti viene a trovarsi anche coerede di Cristo.
Perciò io proclamo come un araldo: Venite, tribù e popoli tutti, all’immortalità del battesimo. Questa è l’acqua associata allo Spirito Santo per mezzo del quale è irrigato il paradiso, la terra diventa feconda, le piante crescono, ogni essere animato genera vita; e per esprimere tutto in poche parole, è l’acqua mediante la quale riceve vita l’uomo rigenerato, con la quale Cristo fu battezzato, nella quale discese lo Spirito Santo in forma di colomba.
Chi scende con fede in questo lavacro di rigenerazione, rinunzia al diavolo e si schiera con Cristo, rinnega il nemico e riconosce che Cristo è Dio, si spoglia della schiavitù e si riveste dell’adozione filiale, ritorna dal battesimo splendido come il sole ed emettendo raggi di giustizia; ma, e ciò costituisce la realtà più grande, ritorna figlio di Dio e coerede di Cristo.
A lui la gloria e la potenza insieme allo Spirito santissimo, benefico e vivificante, ora e sempre, per tutti i secoli. Amen.

VENERDÌ 7 GENNAIO 2011 – II SETTIMANA DOPO NATALE

VENERDÌ 7 GENNAIO 2011 – II SETTIMANA DOPO NATALE

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dal libro del profeta Isaia 61, 1-11

Lo Spirito del Signore è sopra il suo servo
Lo spirito del Signore Dio è su di me
perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione;
mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri,
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a proclamare la libertà degli schiavi,
la scarcerazione dei prigionieri,
a promulgare l’anno di misericordia del Signore,
un giorno di vendetta per il nostro Dio,
per consolare tutti gli afflitti,
per allietare gli afflitti di Sion,
per dare loro una corona invece della cenere,
olio di letizia invece dell’abito da lutto,
canto di lode invece di un cuore mesto.
Essi si chiameranno querce di giustizia,
piantagione del Signore per manifestare la sua gloria.
Ricostruiranno le vecchie rovine,
rialzeranno gli antichi ruderi,
restaureranno le città desolate,
devastate da più generazioni.
Ci saranno stranieri a pascere i vostri greggi
e figli di stranieri saranno vostri contadini e vignaioli.
Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore,
ministri del nostro Dio sarete detti.
Vi godrete i beni delle nazioni,
trarrete vanto dalle loro ricchezze.
Perché il loro obbrobrio fu di doppia misura,
vergogna e insulto furono la loro porzione;
per questo possiederanno il doppio nel loro paese,
avranno una letizia perenne.
Poiché io sono il Signore che amo il diritto
e odio la rapina e l’ingiustizia:
io darò loro fedelmente il salario,
concluderò con loro un’alleanza perenne.
Sarà famosa tra i popoli la loro stirpe,
i loro discendenti tra le nazioni.
Coloro che li vedranno ne avranno stima,
perché essi sono la stirpe che il Signore ha benedetto.
Io gioisco pienamente nel Signore,
la mia anima esulta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza,
mi ha avvolto con il manto della giustizia,
come uno sposo che si cinge il diadema
e come una sposa che si adorna di gioielli.
Poiché come la terra produce la vegetazione
e come un giardino fa germogliare i semi,
così il Signore Dio farà germogliare la giustizia
e la lode davanti a tutti i popoli.

Responsorio  Is 61, 1; Gv 8, 42
R. Lo Spirito del Signore è su di me: mi ha consacrato con l’unzione, mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le ferite dei cuori spezzati, * a proclamare libertà agli schiavi, liberazione ai prigionieri.
V. Sono uscito da Dio e sono venuto nel mondo; non da me stesso sono venuto, ma lui mi ha mandato
R. a proclamare libertà agli schiavi, liberazione ai prigionieri.

Seconda Lettura
Dai «Discorsi» di san Pietro Crisòlogo, vescovo
(Disc. 160; Pl 52, 620-622)

Colui che ha voluto nascere per noi, non ha voluto essere ignorato da noi.
Benché nel mistero stesso dell’Incarnazione del Signore i segni della sua divinità siano stati sempre chiari, tuttavia la solennità odierna ci manifesta e ci svela in molte maniere che Dio è apparso in corpo umano, perché la nostra natura mortale, sempre avvolta nell’oscurità, non perdesse, per ignoranza, ciò che ha meritato di ricevere e possedere per grazia.
Infatti colui che ha voluto nascere per noi, non ha voluto rimanere a noi nascosto; e perciò si manifesta in questo modo, perché questo grande mistero di pietà non diventi occasione di errore.
Oggi i magi, che lo ricercavano splendente fra le stelle, lo trovano che vagisce nella culla. Oggi i magi vedono chiaramente, avvolto in panni, colui che tanto lungamente si accontentarono di contemplare in modo oscuro negli astri. Oggi i magi considerano con grande stupore ciò che vedono nel presepio: il cielo calato sulla terra, la terra elevata fino al cielo, l’uomo in Dio, Dio nell’uomo, e colui che il mondo intero non può contenere, racchiuso in un minuscolo corpo.
Vedendo, credono e non discutono e lo proclamano per quello che è con i loro doni simbolici. Con l’incenso lo riconoscono Dio, con l’oro lo accettano quale re, con la mirra esprimono la fede in colui che sarebbe dovuto morire.
Da questo il pagano, che era ultimo, è diventato primo, perché allora la fede dei gentili fu come inaugurata da quella dei magi.
Oggi Cristo è sceso nel letto del Giordano per lavare i peccati del mondo. Lo stesso Giovanni attesta che egli è venuto proprio per questo: «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo» (Gv 1, 29). Oggi il servo ha tra le mani il padrone, l’uomo Dio, Giovanni Cristo; lo tiene per ricevere il perdono, non per darglielo.
Oggi, come dice il Profeta: «La voce del Signore è sulle acque» (cfr. Sal 28, 23). Quale voce? «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto» (Mt 3, 17).
Oggi lo Spirito Santo si libra sulle acque sotto forma di colomba, perché, come la colomba di Noè aveva annunziato che il diluvio universale era cessato, così, a indicazione di questa, si comprendesse che l’eterno naufragio del mondo era finito; e non portò come quella un ramoscello dell’antico ulivo, ma effuse tutta l’ubertosità del nuovo crisma sul capo del nuovo progenitore, perché si adempisse quanto il Profeta aveva predetto: «Perciò Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato con olio di letizia a preferenza dei tuoi eguali» (Sal 44, 8).
Oggi Cristo dà inizio ai celesti portenti, cambiando le acque in vino; ma l’acqua doveva poi mutarsi nel sacramento del sangue, perché Cristo versasse, a chi vuol bere, puri calici dalla pienezza della sua grazia. Si adempiva così il detto del Profeta: «Com’è prezioso il mio calice che trabocca! » (cfr. Sal 22, 5).

1...56789...59

Une Paroisse virtuelle en F... |
VIENS ECOUTE ET VOIS |
A TOI DE VOIR ... |
Unblog.fr | Annuaire | Signaler un abus | De Heilige Koran ... makkel...
| L'IsLaM pOuR tOuS
| islam01