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6 GENNAIO 2009 – SOLENNITÀ DELL’EPIFANIA

6 GENNAIO 2009 - SOLENNITÀ DELL'EPIFANIA dans EAQ - (dal sito francese) - 
Mat-02,01-The magis, Les mages » 3-Adoration
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6 GENNAIO 2009

SOLENNITÀ DELL’ EPIFANIA

MESSA DEL GIORNO

Seconda Lettura  Ef 3,2-3a.5-6
Ora è stato rivelato che tutte le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità.
 
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero.
Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.

DAL SITO FRANCESE EAQ:

http://www.vangelodelgiorno.org/www/main.php?language=IT&ordo=&localTime=01/06/2009#

J. B. Bossuet (1627-1704), vescovo di Meaux
17a elevazione sui misteri (2)


« Abbiamo visto sorgere la sua stella »
All’oriente sorge, come un astro splendente, l’amore della verità e della virtù. Come i magi, non sapete ancora di che cosa si tratti. Sapete soltanto e confusamente che questa stella vi conduce fino al re dei Giudei, cioè dei veri figli di Giuda e di Giacobbe : andate, camminate, imitate i magi.

« Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti » ; abbiamo visto, e subito siamo partiti. Per dove ? Non lo sappiamo ancora ; cominciamo col lasciare la nostra patria. Andate a Gerusalemme, ricevete i lumi della Chiesa. Là troverete i dottori che interpreteranno per voi le profezie, e vi faranno intendere i disegni di Dio. Sotto questa guida, camminerete con sicurezza.

Cristiani, chiunque voi siate a leggere queste cose, forse – chi infatti può prevedere i disegni di Dio ? – forse in questo momento la stella sta per sorgere nel vostro cuore. Andate, uscite dalla vostra patria, imparate a conoscere Gerusalemme, e il presepio del vostro Salvatore, e il pane che egli vi prepara a Betlemme.


PRIMI VESPRI

Lettura Breve   2 Tm 1, 9-10
Dio ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia; grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelata solo ora con l’apparizione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’immortalità per mezzo del vangelo.

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura
Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa
(Disc. 3 per l’Epifania, 1-3. 5; Pl 54, 240-244)

Il Signore ha manifestato in tutto il mondo la sua salvezza
La Provvidenza misericordiosa, avendo deciso di soccorrere negli ultimi tempi il mondo che andava in rovina, stabilì che la salvezza di tutti i popoli si compisse nel Cristo.
Un tempo era stata promessa ad Abramo una innumerevole discendenza che sarebbe stata generata non secondo la carne, ma nella fecondità della fede: essa era stata paragonata alla moltitudine delle stelle perché il padre di tutte le genti si attendesse non una stirpe terrena, ma celeste.
Entri, entri dunque nella famiglia dei patriarchi la grande massa delle genti, e i figli della promessa ricevano la benedizione come stirpe di Abramo, mentre a questa rinunziano i figli del suo sangue. Tutti i popoli, rappresentati dai tre magi, adorino il Creatore dell’universo, e Dio sia conosciuto non nella Giudea soltanto, ma in tutta la terra, perché ovunque «in Israele sia grande il suo nome» (cfr. Sal 75, 2).
Figli carissimi, ammaestrati da questi misteri della grazia divina, celebriamo nella gioia dello spirito il giorno della nostra nascita e l’inizio della chiamata alla fede di tutte le genti. Ringraziamo Dio misericordioso che, come afferma l’Apostolo, «ci ha messo in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. E’ lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto» (Col 1, 12-13). L’aveva annunziato Isaia: «Il popolo dei Gentili, che sedeva nelle tenebre, vide una grande luce e su quanti abitavano nella terra tenebrosa una luce rifulse» (cfr. Is 9, 1). Di essi ancora Isaia dice al Signore: «Popoli che non ti conoscono ti invocheranno, e popoli che ti ignorano accorreranno a te» (cfr. Is 55, 5).
«Abramo vide questo giorno e gioì» (cfr. Gv 8, 56). Gioì quando conobbe che i figli della sua fede sarebbero stati benedetti nella sua discendenza, cioè nel Cristo, e quando intravide che per la sua fede sarebbe diventato padre di tutti i popoli. Diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto il Signore aveva promesso lo avrebbe attuato (Rm 4, 20-21). Questo giorno cantava nei salmi David dicendo: «Tutti i popoli che hai creato verranno e si prostreranno davanti a te, o Signore, per dare gloria al tuo nome» (Sal 85, 9); e ancora: «Il Signore ha manifestato la sua salvezza, agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia» (Sal 97, 2).
Tutto questo, lo sappiamo, si è realizzato quando i tre magi, chiamati dai loro lontani paesi, furono condotti da una stella a conoscere e adorare il Re del cielo e della terra. Questa stella ci esorta particolarmente a imitare il servizio che essa prestò, nel senso che dobbiamo seguire, con tutte le nostre forze, la grazia che invita tutti al Cristo. In questo impegno, miei cari, dovete tutti aiutarvi l’un l’altro. Risplendete così come figli della luce nel regno di Dio, dove conducono la retta fede e le buone opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo che con Dio Padre e con lo Spirito Santo vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.

SECONDI VESPRI

Lettura breve  Tt 3, 4-5
Quando si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo.

Guglielmo di Saint-Thierry : « Vedrete il cielo aperto »

dal sito:

http://www.vangelodelgiorno.org/www/main.php?language=IT&localTime=01/05/2009#

Guglielmo di Saint-Thierry (circa 1085-1148), monaco benedettino poi cistercense
Meditativae orationes, VI, 5-7 ; SC 324, 109

« Vedrete il cielo aperto »
Se basta che due o tre siano riuniti nel tuo nome per vedere te in mezzo a loro (Mt 18,20)…, cosa dire di quel luogo dove hai riunito tutti i santi che « hanno sancito con te l’alleanza offrendo un sacrificio », e sono divenuti come « il cielo che annunzia la tua giustizia » ? (Sal 49, 5-6)

Il discepolo che tu amavi non è stato l’unico a trovare il cammino che sale al cielo ; non a lui solo è stata mostrata una porta aperta nel cielo (Ap 4,1). Infatti, con la tu stessa bocca hai dichiarato a tutti : « Io sono la porta : se uno entra attraverso di me, sarà salvo » (Gv 10,9). Sei dunque tu la porta, e secondo quello che hai aggiunto, apri a chiunque vuole entrare.

A noi però che siamo sulla terra, a cosa giova vedere una porta aperta nel cielo, se non abbiamo il mezzo per salirvi ? Risponde San Paolo : «  Colui che discese è lo stesso che anche ascese » (Ef 4,9). Chi è costui ? L’amore. Infatti, Signore, dai nostri cuori l’amore ascende verso di te, perché l’amore è disceso da te verso di noi. Perché ci hai amati, sei disceso fino a noi ; amandoti potremo ascendere fino a te. Tu che hai detto : « Sono la porta », ti prego, in nome tuo, apriti davanti a noi ! Vedremo allora più chiaramente di quale dimora sei la porta, e quando e a chi tu apri.

DOMENICA 4 GENNAIO 2009 – II DOMENICA DOPO NATALE

DOMENICA 4 GENNAIO 2009 - II DOMENICA DOPO NATALE dans EAQ - (dal sito francese) - 16%20IN%20PRINCIPIO

Joh-01,01_Logos made flesh_Logos fait chair

http://www.artbible.net/3JC/-Joh-01,01_Logos%20made%20flesh_Logos%20fait%20chair/index2.html

DOMENICA 4 GENNAIO 2009

II DOMENICA DOPO NATALE

MESSA DEL GIORNO

Seconda Lettura  Ef 1, 3-6. 15-18
Mediante Gesù, Dio ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi.
 
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini.
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
Perciò anch’io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.

DAL SITO FRANCESE EAQ:

http://www.vangelodelgiorno.org/www/main.php?language=IT&ordo=&localTime=01/04/2009#

Beato Guerrico d’Igny (circa 1080-1157), abate cistercense
Discorsi per il giorno di Natale, 5, 1-2 ; SC 166, 223-226

« Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, e noi vedemmo la sua gloria »
Siamo tutti riuniti, fratelli, per ascoltare la Parola di Dio. Eppure Dio ci ha preparato qualcosa di migliore : ci viene donato oggi, non soltanto di ascoltare, ma pure di vedere il Verbo di Dio, purché noi « andiamo fino a Betlemme e vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere » (Lc 2,15)…

Se è vero che « la fede dipende di ciò che ascoltiamo » (Rm 10,17), Dio sa che essa dipende più direttamente e più rapidamente da ciò che vediamo, come ce lo insegna l’esempio di Tommaso… Dio, volendo accondiscendere alla nostra ottusità, oggi ha reso visibile per noi il suo Verbo, che aveva prima reso udibile. Anzi, l’ha reso palpabile, al punto che alcuni tra noi hanno potuto dire : « Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita » (1 Gv 1,1)…

Se quindi si trova fra di noi un fratello che soffre di languore spirituale, non voglio che i suoi orecchi si affatichino più a lungo nell’ascoltare la mia povera parola. Che si rechi a Betlemme, e là, contempli colui « nel quale gli angeli desiderano fissare lo sguardo » (1 Pt 1,12), che contempli colui « che il Signore ci ha fatto conoscere » (Lc 2,15). Che si rappresenti nella mente come la « Parola di Dio, viva e efficace » (Eb 4,12) giace lì, in una mangiatoia.

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla lettera ai Colossesi di san Paolo, apostolo 2, 16 – 3, 4

La vita nuova in Cristo
Fratelli, nessuno vi condanni più in fatto di cibo o di bevanda, o riguardo a feste, a noviluni e a sabati: tutte cose queste che sono ombra delle future; ma la realtà invece è Cristo! Nessuno v’impedisca di conseguire il premio, compiacendosi in pratiche di poco conto e nella venerazione degli angeli, seguendo le proprie pretese visioni, gonfio di vano orgoglio nella sua mente carnale, senza essere stretto invece al capo, dal quale tutto il corpo riceve sostentamento e coesione per mezzo di giunture e legami, realizzando così la crescita secondo il volere di Dio.
Se pertanto siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché lasciarvi imporre, come se viveste ancora nel mondo, dei precetti quali «Non prendere, non gustare, non toccare»? Tutte cose destinate a scomparire con l’uso: sono infatti prescrizioni e insegnamenti di uomini! Queste cose hanno una parvenza di sapienza, con la loro affettata religiosità e umiltà e austerità riguardo al corpo, ma in realtà non servono che per soddisfare la carne.
Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria.

Responsorio   Col 3, 1-2; Lc 12, 34
R. Se siete risorti con Cristo, cercate i beni di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; * pensate ai beni di lassù, non a quelli della terra.
V. Dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
R. Pensate ai beni di lassù, non a quelli della terra.

Seconda Lettura
Dal trattato «Sullo Spirito Santo» di san Basilio, vescovo
(Cap. 26, 61. 64; PG 32, 179-182. 186)

Il Signore vivifica il suo Corpo nello Spirito
Colui che ormai non vive più secondo la carne ma è guidato dallo Spirito di Dio, poiché prende il nome di figlio di Dio e diviene conforme all’immagine del Figlio unigenito, viene detto spirituale.
Come in un occhio sano vi è la capacità di vedere, così nell’anima che ha questa purezza vi è la forza operante dello Spirito. Come il pensiero della nostra mente ora resta inespresso nell’intimo del cuore, ora invece si esprime con la parola, così lo Spirito Santo ora attesta nell’intimo al nostro spirito e grida nei nostri cuori: «Abbà, Padre» (Gal 4, 6), ora invece parla per noi, come dice la Scrittura: Non siete voi che parlate, ma parla in voi lo Spirito del Padre (cfr. Mt 10, 20). Inoltre lo Spirito distribuendo a tutti i suoi carismi è il Tutto che si trova in tutte le parti. Tutti infatti siamo membra gli uni degli altri, e abbiamo doni diversi secondo la grazia di Dio comunicata a noi. Per questo «non può l’occhio dire alla mano: Non ho bisogno di te; né la testa ai piedi: Non ho bisogno di voi» (1 Cor 12, 21). Tutte le membra insieme completano il corpo di Cristo nell’unità dello Spirito e secondo i carismi si rendono, come è necessario, utili le une alle altre. Dio infatti ha disposto le membra nel corpo, ciascuna di esse secondo il suo volere. Le parti dunque sono piene di sollecitudine vicendevole, secondo la spirituale comunione dell’amore. Perciò «se un membro soffre, tutte le altre membra soffrono insieme; e, se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui» (1 Cor 12, 26). E come le parti sono nel tutto, così noi siamo ognuno nello Spirito, poiché tutti in un solo corpo siamo stati battezzati nell’unico Spirito.
Come il Padre si rende visibile nel Figlio, così il Figlio si rende presente nello Spirito. Perciò l’adorazione nello Spirito indica un’attività del nostro animo, svolta in piena luce. Lo si apprende dalle parole dette alla Samaritana. Essa infatti, secondo la concezione errata del suo popolo, pensava che si dovesse adorare in un luogo particolare, ma il Signore, facendole mutare idea, le disse: Bisogna adorare nello Spirito e nella Verità (cfr. Gv 4, 23), chiaramente definendo se stesso «la Verità».
Dunque nel modo come intendiamo adorazione nel Figlio, come adorazione cioè nell’immagine di colui che è Dio e Padre, così anche dobbiamo intendere adorazione nello Spirito, come adorazione a colui che esprime in se stesso la divina essenza del Signore Dio.
Giustamente, dunque, nello Spirito che ci illumina noi vediamo lo splendore della gloria di Dio. Per mezzo dell’impronta risaliamo al sigillo e a colui al quale appartiene l’impronta e il sigillo e al quale l’una e l’altra cosa sono perfettamente uguali.

Responsorio   1 Cor 2, 12. 10; Ef 3, 5
R. Non abbiamo ricevuto lo spirito di questo mondo, ma lo Spirito di Dio, per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato: * lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio.

SABATO 3 GENNAIO 2009 – PRIMA DELL’EPIFANIA

SABATO 3 GENNAIO 2009 – PRIMA DELL’EPIFANIA

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura

Dall’opera sul «Vangelo eterno» di san Bernardino da  Siena

(Sermone 49, art. 1 – Opera Omnia, IV, pp. 495 ss).

Grande fondamento della fede è il nome di Gesù
per il quale siamo fatti figli di Dio
Il Nome santissimo dagli antichi Patriarchi e Padri fu desiderato, con tanta ansietà aspettato, con tanti sospiri, con tante lagrime invocato, ma nel tempo della grazia misericordiosamente è stato donato. Scompaia il nome dell’umana sapienza, non si senta nome della vendetta, rimanga il nome della giustizia. Donaci il nome della misericordia, risuoni il nome di Gesù nelle mie orecchie, poiché allora veramente la tua voce è dolce e grazioso il tuo volto.

Grande fondamento della fede pertanto è il Nome di Gesù, per il quale siamo fatti figli di Dio. La fede della religione cattolica consiste nella conoscenza e nella luce di Gesù Cristo; che è illuminazione dell’uomo, porta della vita, fondamento della salute eterna. Se qualcuno non lo ha o lo ha abbandonato, è come se camminasse senza luce nelle tenebre e per luoghi pericolosi ad occhi chiusi; e sebbene splenda il lume della ragione, segue una guida cieca quando segue il proprio intelletto per capire i segreti celesti, come colui che intraprenda la costruzione della casa senza curarsi del fondamento, oppure, non avendo costruita la porta, cerca poi di entrare per il tetto.
Questo fondamento è Gesù, porta e luce che, mostrandosi agli erranti, indicò a tutti la luce della fede per la quale è possibile ricercare il Dio sconosciuto, e ricercandolo credere, e credendo trovarlo. Questo fondamento sostiene la Chiesa fondata nel Nome di Gesù.

Il Nome di Gesù è luce ai predicatori, poiché fa luminosamente risplendere, annunciare e udire la sua parola. Da dove credi che provenga tanta improvvisa e fervida luce di fede in tutta la terra, se non dalla predicazione del Nome di Gesù? Forse che Dio non ci ha chiamati all’ammirabile sua luce attraverso la luce e la dolcezza di questo Nome? A coloro che sono illuminati e che vedono in questa luce, giustamente l’Apostolo dice: «Una volta eravate tenebre, ora siete luce nel Signore: camminate dunque quali figli della luce».

O nome glorioso, o nome grazioso, o nome amoroso e virtuoso! Per mezzo tuo vengono perdonate le colpe, per mezzo tuo vengono sconfitti i nemici, per te i malati vengono liberati, per te coloro che soffrono sono irrobustiti e gioiscono! Tu onore dei credenti, maestro dei predicatori, forza di coloro che operano, tu sostegno dei deboli! I desideri si accendono per il tuo calore e ardore di fuoco, si inebriano le anime contemplative e per te le anime trionfanti sono glorificate nel cielo: con le quali, o dolcissimo Gesù, per questo tuo santissimo Nome, fa’ che possiamo anche noi regnare. Amen!

30 DICEMBRE MARTEDÌ – VI GIORNO OTTAVA DI NATALE

30 DICEMBRE MARTEDÌ – VI GIORNO OTTAVA DI NATALE

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla lettera ai Colossesi di san Paolo, apostolo 1, 15 – 2, 3

Cristo, Capo della Chiesa, e Paolo suo servo
Fratelli, Cristo Gesù è immagine del Dio invisibile,
generato prima di ogni creatura;
poiché per mezzo di lui
sono state create tutte le cose,
quelle nei cieli e quelle sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potestà.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte sussistono in lui.
Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa;
il principio, il primogenito di coloro
che risuscitano dai morti,
per ottenere il primato su tutte le cose.
Perché piacque a Dio
di fare abitare in lui ogni pienezza
e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose,
rappacificando con il sangue della sua croce,
cioè per mezzo di lui,
le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli.
 
E anche voi un tempo eravate stranieri e nemici con la mente intenta alle opere cattive che facevate, ma ora egli vi ha riconciliati per mezzo della morte del suo corpo di carne, per presentarvi santi, immacolati e irreprensibili al suo cospetto: purché restiate fondati e fermi nella fede e non vi lasciate allontanare dalla speranza promessa nel vangelo che avete ascoltato, il quale è stato annunziato ad ogni creatura sotto il cielo e di cui io, Paolo, sono diventato ministro.
Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa. Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio presso di voi di realizzare la sua parola, cioè il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi, ai quali Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo ai pagani, cioè Cristo in voi, speranza della gloria. E’ lui infatti che noi annunziamo, ammonendo e istruendo ogni uomo con ogni sapienza, per rendere ciascuno perfetto in Cristo. Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza.
Voglio infatti che sappiate quale dura lotta io devo sostenere per voi, per quelli di Laodicèa e per tutti coloro che non mi hanno mai visto di persona, perché i loro cuori vengano consolati e così, strettamente congiunti nell’amore, essi acquistino in tutta la sua ricchezza la piena intelligenza, e giungano a penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, cioè Cristo, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza.

Responsorio   Col 1, 18. 17
R. Cristo è il capo del corpo che è la Chiesa, il primogenito dai morti; * suo è il primato su tutte le cose.
V. Egli è prima di tutto, e tutto sussiste in lui:
R. suo è il primato su tutte le cose.

Seconda Lettura
Dal trattato «La condizione di tutte le eresie» di sant’Ippolito, sacerdote
(Cap. 10, 33-34; PG 16, 3452-3453)

Il Verbo che s’è fatto carne ci rende simili a Dio
Noi crediamo al Verbo di Dio. Non ci appoggiamo su parole senza senso, né ci lasciamo trasportare da improvvise e disordinate emozioni o sedurre dal fascino di discorsi ben congegnati, ma invece prestiamo fede alle parole della potenza di Dio.
Queste cose Dio le ordinava al suo Verbo. Il Verbo le diceva in parole per distogliere con esse l’uomo dalla sua disobbedienza. Non lo dominava come fa un padrone con i suoi schiavi, ma lo invitava a una decisione libera e responsabile.
Il Padre mandò sulla terra questa sua Parola nel tempo ultimo poiché non voleva più che parlasse per mezzo dei profeti, né che fosse annunziata in forma oscura e solo intravista attraverso vaghi riflessi, ma desiderava che apparisse visibilmente in persona. Così il mondo contemplandola avrebbe potuto avere la salvezza. Il mondo avendola sotto il suo sguardo non avrebbe più sentito il disagio e il timore come quando si trovava di fronte a un’immagine divina riflessa dai profeti, né avrebbe provato lo smarrimento come quando essa veniva resa presente e manifestata mediante le potenze angeliche. Ormai avrebbe constatato di trovarsi alla presenza medesima di Dio che parla.
Noi sappiamo che il Verbo ha preso un corpo mortale dalla Vergine, e ha trasformato l’uomo vecchio nella novità di una creazione nuova. Noi sappiamo che egli si è fatto della nostra stessa sostanza. Se infatti non fosse della nostra stessa natura, inutilmente ci avrebbe dato come legge di essere imitatori suoi quale maestro. Se egli come uomo è di natura diversa perché comanda a me nato nella debolezza la somiglianza con lui? E come può essere costui buono e giusto?
In verità, per non essere giudicato diverso da noi, egli ha tollerato la fatica, ha voluto la fame, non ha rifiutato la sete, ha accettato di dormire per riposare, non si è ribellato alla sofferenza, si è assoggettato alla morte, e si è svelato nella risurrezione. Ha offerto come primizia, in tutti questi modi, la sua stessa natura d’uomo, perché non ti perda d’animo nella sofferenza, ma riconoscendoti uomo, aspetti anche per te ciò che il Padre ha offerto a lui.
Quando tu avrai conosciuto il Dio vero, avrai insieme all’anima un corpo immortale e incorruttibile; otterrai il regno dei cieli, perché nella vita di questo mondo hai riconosciuto il re e il Signore del cielo. Tu vivrai in intimità con Dio, sarai erede insieme con Cristo, non più schiavo dei desideri, delle passioni, nemmeno della sofferenza e dei mali fisici, perché sarai diventato dio. Infatti le sofferenze che hai dovuto sopportare per il fatto di essere uomo, Dio te le dava perché eri uomo. Però Dio ha promesso anche di concederti le sue stesse prerogative una volta che fossi stato divinizzato e reso immortale.
Cristo, il Dio superiore a tutte le cose, colui che aveva stabilito di annullare il peccato degli uomini, rifece nuovo l’uomo vecchio e lo chiamò sua propria immagine fin dall’inizio. Ecco come ha mostrato l’amore che aveva verso di te. Se tu ti farai docile ai suoi santi comandi, e diventerai buono come lui, che è buono, sarai simile a lui e da lui riceverai gloria. Dio non lesina i suoi beni, lui che per la sua gloria ha fatto di te un dio.

Adamo di Perseigne, Discorso 4 per Natale: « I genitori portarono al Tempio il bambino Gesù »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&localTime=12/30/2008#

Adamo di Perseigne ( ?-1221), abate cistercense
Discorso 4 per Natale

« I genitori portarono al Tempio il bambino Gesù »
La carne si avvicini al Verbo fattosi carne oggi, per farvi dimenticare ciò che è la carne e insegnarvi a passare, a poco a poco, dalla carne allo Spirito. Ci si avvicini dunque oggi, perché un nuovo sole brilla più del solito. Finora rinchiuso a Betlemme nelle ristrettezze di un presepe e conosciuto solo da un piccolo numero di persone, oggi viene a Gerusalemme nel Tempio del Signore; è presentato davanti numerose persone. Finora, Betlemme, da sola ti rallegravi della luce che era stata data per tutti; fiera del privilegio di una nascita inaudita, potevi rivaleggiare con l’Oriente stesso per la tua luce. Meglio, cosa incredibile a dirsi, c’era da te, in un presepe, più luce di quanta ne possa diffondere il sole di questo mondo al suo sorgere… Ma oggi, il Sole si dona per irradiare il mondo. Oggi, viene offerto nel Tempio di Gerusalemme, il Signore del Tempio.

Quanto sono felici coloro che si offrono a Dio come Cristo, come una colomba, nella solitudine di un cuore tranquillo! Questi sono maturi per celebrare con Maria il mistero della purificazione… Non è la madre di Dio, la quale non ha mai consentito al peccato, ad essere stata purificata in quel giorno. È l’uomo macchiato dal peccato ad essere oggi purificato dalla nascita e dall’offerta volontaria di lui… È stata così ottenuta, per mezzo di Maria, la nostra purificazione… Se abbracceremo con fede il frutto del suo seno, se ci offriremo con lui nel Tempio, ci purificherà il mistero che celebriamo.

Santa Teresa d’Avila : « Simeone prese il bambino tra le braccia »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&localTime=12/29/2008#

Santa Teresa d’Avila (1515-1582), carmelitana, dottore della Chiesa
Il cammino di perfezione, cap 31/33

« Simeone prese il bambino tra le braccia »
Nell’orazione di quiete, il Signore comincia a mostrarci che ascolta la nostra preghiera e ci accorda il suo Regno, affinché possiamo veramente benedirlo e santificare il suo nome, e incitiamo tutti gli uomini a fare lo stesso. Questa è una cosa soprannaturale che non possiamo procurarci con i nostri sforzi, qualsiasi essi siano.

Qui infatti, l’anima si immerge nella pace, o, per dirlo meglio, il Signore la immerge nella pace, con la sua presenza, come egli ha fatto per il giusto Simeone. Allora tutte le potenze dell’anima si pacificano, e essa capisce, con un modo di comprensione proprio diverso da quello che ci viene dai mezzi esteriori, che è vicinissima al suo Dio e che, poco le manca per essere nell’unione, una sola cosa con lui. Non che essa lo vedesse con gli occhi del corpo né con quelli dell’anima; anche il giusto Simeone vedeva esternamente soltanto l’augusto Poverello e guardando alle fasce che lo avvolgevano, al piccolo numero di coloro che gli facevano corteo, avrebbe potuto scambiarlo per il figlio di povera gente, piuttosto che per il Figlio del Padre celeste. Ma il Bambino in prima persona gli ha fatto sapere chi aveva di fronte. Qui, in questo stesso modo, l’anima capisce; con meno chiarezza tuttavia, perché non sa ancora come capisce. Soltanto, si accorge di trovarsi nel Regno, o almeno accanto al Re che deve darglielo, ed è commossa da un rispetto così grande da non osare fare alcuna domanda.

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