Archive pour la catégorie 'Santi – scritti'

San Sofronio di Gerusalemme : Inno dell’ufficio bizantino della Teofania

dal sito: 

http://www.vangelodelgiorno.org/www/main.php?language=IT&localTime=01/11/2009#

San Sofronio di Gerusalemme (?-639), monaco, vescovo
Inno dell’ufficio bizantino della Teofania

« Oggi il cielo si è aperto, lo Spirito scende su Gesù e la voce del Padre domina le acque : ‘ Questi è il Figlio mio prediletto !’ »
Oggi il Sole senza tramonto è sorto e il mondo è illuminato dalla luce del Signore… Oggi le nubi fanno piovere sull’umanità una rugiada celeste di giustizia. Oggi colui che non è stato creato si fa volontariamente imporre le mani da colui che da lui è stato creato. Oggi il profeta e precursore viene incontro al suo Maestro, ma sta accanto a lui con tremore, vedendo la condiscendenza di Dio nei nostri confronti.

Oggi le onde del Giordano sono cambiate in fonti di salvezza dalla presenza del Signore… Oggi le offese degli uomini sono cancellate nelle acque del Giordano. Oggi il paradiso si apre davanti all’umanità e il sole di giustizia brilla su di noi (Mal 3,20)… Oggi il Maestro si affretta a farsi battezzare per sollevare il genere umano. Oggi colui che non può abbassarsi si china davanti al suo servo per liberarci dalla schiavitù. Oggi abbiamo acquisito il Regno dei cieli, perché non ci saranno confini al Regno del Signore.

Oggi la terra e il mare condividono la gioia del mondo e il mondo è pieno di gioia. «Ti videro le acque, Dio, ti videro e ne furono sconvolte» (Sal 77,17). «Il Giordano si volse indietro» (Sal 113,3) quando vide il fuoco della Divinità venire a lui corporalmente e scendere nel suo corso. Il Giordano si volse indietro quando vide lo Spirito discendere dal cielo come una colomba e posarsi su di te. Il Giordano si volse indietro quando vide l’Invisibile reso visibile, il Creatore fatto carne, il Signore prendere la forma dello schiavo… Le nubi fecero sentire la loro voce nell’ammirazione che causava loro la venuta fra di noi della Luce da Luce, del vero Dio da vero Dio.

Oggi nel Giordano vediamo la festa del Signore. E vediamo il Signore buttare nel Giordano la morte che la nostra disobbedienza ci aveva meritato, il pungiglione dell’errore, le catene dell’inferno, e dare al mondo il battesimo della salvezza.

9 GENNAIO 2009 – FERIA DI NATALE DOPO L’EPIFANIA

9 GENNAIO 2009 – FERIA DI NATALE DOPO L’EPIFANIA

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura
Dai «Discorsi» di san Proclo, vescovo di Costantinopoli
(Disc. per l’Epifania, 7, 1-3; Pg 65, 758-759)

La santificazione delle acque
Cristo apparve al mondo e, mettendo ordine nel mondo in disordine, lo rese bello. Prese su di sé il peccato del mondo e scacciò il nemico del mondo; santificò le sorgenti delle acque ed illuminò le anime degli uomini. A miracoli aggiunse miracoli sempre più grandi.
Oggi la terra e il mare si sono divisi tra loro la grazia del Salvatore, il mondo intero è ripieno di letizia, perché il giorno presente ci mostra un numero maggiore di miracoli che nella festa precedente. Infatti nel giorno solenne del trascorso Natale del Signore la terra si rallegrava, perché portava il Signore in una mangiatoia; nel presente giorno dell’Epifania il mare trasalisce di gioia; tripudia perché ha ricevuto in mezzo al Giordano le benedizioni della santificazione.
Nella passata solennità ci veniva presentato come un piccolo bambino, che dimostrava la nostra imperfezione; nella festa odierna lo si vede uomo maturo che lascia intravedere colui che, perfetto, procede dal perfetto. In quella il re ha indossato la porpora del corpo; in questa la fonte circonda il fiume e quasi lo riveste. Suvvia dunque! Vedete gli stupendi miracoli: il sole di giustizia che si lava nel Giordano, il fuoco immerso nelle acque e Dio santificato da un uomo.
Oggi ogni creatura canta inni e grida: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore» (Sal 117, 26). Benedetto colui che viene in ogni tempo, perché non venne ora per la prima volta… E chi è costui? Dillo chiaramente tu, o beato Davide: «E’ il Signore Dio e brillò per noi» (Sal 117, 27). E non solamente il profeta Davide dice questo, ma anche l’apostolo Paolo gli fa eco con la sua testimonianza e prorompe in queste parole: «Apparve la grazia salvatrice di Dio a tutti gli uomini per ammaestrarci» (Tt 2, 11). Non ad alcuni, ma «a tutti». A tutti infatti, giudei e greci, dona la grazia salvatrice del battesimo, offrendo a tutti il battesimo come un comune beneficio.
Su, guardate lo strano diluvio, più grande e più prezioso del diluvio che venne al tempo di Noè. Allora l’acqua del diluvio fece perire il genere umano; ora invece l’acqua del battesimo, per la potenza di colui che è stato battezzato, richiama alla vita i morti. Allora la colomba, recando nel becco un ramoscello di ulivo, indicò la fragranza del profumo di Cristo Signore; ora invece lo Spirito Santo, scendendo in forma di colomba, ci mostra il Signore stesso, pieno di misericordia verso di noi.

VESPRI

Lettura breve  Col 1, 13-15
Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati. Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura.

GIOVEDÌ 8 GENNAIO 2009 – FERIA DI NATALE DOPO L’EPIFANIA

GIOVEDÌ 8 GENNAIO 2009 – FERIA DI NATALE DOPO L’EPIFANIA

UFFICIO DELLE LETTURE

per il tempo di Natale dopo l’Epifania

Seconda Lettura
Dal «Discorso sull’Epifania» attribuito a sant’Ippòlito, sacerdote
(Nn. 2, 6-8. 10; PG 10, 854. 858-859. 862)

L’acqua e lo Spirito
Gesù venne da Giovanni e ricevette da lui il battesimo. O fatto che riempie di stupore! Il fiume infinito, che rallegra la città di Dio, viene bagnato da poche gocce di acqua. La sorgente incontenibile, da cui sgorga la vita per tutti gli uomini ed è perenne, si immerge in un filo d’acqua scarsa e fugace.
Colui che è dappertutto e non manca in nessun luogo, colui che gli angeli non possono comprendere e gli uomini non possono vedere, si accosta a ricevere il battesimo di spontanea volontà. Ed ecco gli si aprono i cieli e risuona una voce che dice: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto» (Mt 3, 17).
Colui che è amato genera amore e la luce immateriale fa nascere una luce inaccessibile. Questi è colui che fu chiamato figlio di Giuseppe ed è il mio unigenito nella natura divina.
«Questi è il mio Figlio prediletto»: prova la fame, egli che nutre un numero infinito di creature; è affranto dalla stanchezza, egli che ristora gli affaticati; non ha dove posare il capo, egli che tutto sostiene nelle sue mani; soffre egli che guarisce ogni sofferenza; è schiaffeggiato egli che dona al mondo la libertà; è ferito al costato egli che ripara il costato di Adamo.
Ma, vi prego, prestatemi molta attenzione: voglio ritornare alla fonte della vita e contemplare la sorgente di ogni rimedio.
Il Padre dell’immortalità inviò nel mondo il Figlio e Verbo immortale, che venne tra gli uomini per lavarli nell’acqua e nello Spirito, e, per rigenerarci nell’anima e nel corpo alla vita eterna, insufflò in noi lo Spirito di vita e ci rivestì d’un armatura incorruttibile.
Se dunque l’uomo è divenuto immortale, sarà anche dio. Se nell’acqua e nello Spirito Santo diviene dio attraverso la rigenerazione del battesimo, dopo la risurrezione dai morti viene a trovarsi anche coerede di Cristo.
Perciò io proclamo come un araldo: Venite, tribù e popoli tutti, all’immortalità del battesimo. Questa è l’acqua associata allo Spirito Santo per mezzo del quale è irrigato il paradiso, la terra diventa feconda, le piante crescono, ogni essere animato genera vita; e per esprimere tutto in poche parole, è l’acqua mediante la quale riceve vita l’uomo rigenerato, con la quale Cristo fu battezzato, nella quale discese lo Spirito Santo in forma di colomba.
Chi scende con fede in questo lavacro di rigenerazione, rinunzia al diavolo e si schiera con Cristo, rinnega il nemico e riconosce che Cristo è Dio, si spoglia della schiavitù e si riveste dell’adozione filiale, ritorna dal battesimo splendido come il sole ed emettendo raggi di giustizia; ma, e ciò costituisce la realtà più grande, ritorna figlio di Dio e coerede di Cristo.
A lui la gloria e la potenza insieme allo Spirito santissimo, benefico e vivificante, ora e sempre, per tutti i secoli. Amen.

VESPRI

Lettura Breve  Ef 2, 3b-5
Eravamo per natura meritevoli d’ira, come gli altri. Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per la sua grazia siete stati salvati.

MERCOLEDÌ 7 GENNAIO 2009 – FERIA DI NATALE DOPO L’EPIFANIA

MERCOLEDÌ 7 GENNAIO 2009

FERIA DI NATALE DOPO L’EPIFANIA

UFFICIO DELLE LETTURE

perché siamo in tempo di Natale, dopo l’Epifania

Seconda Lettura
Dai «Discorsi» di san Pietro Crisòlogo, vescovo
(Disc. 160; Pl 52, 620-622)

Colui che ha voluto nascere per noi, non ha voluto essere ignorato da noi.
Benché nel mistero stesso dell’Incarnazione del Signore i segni della sua divinità siano stati sempre chiari, tuttavia la solennità odierna ci manifesta e ci svela in molte maniere che Dio è apparso in corpo umano, perché la nostra natura mortale, sempre avvolta nell’oscurità, non perdesse, per ignoranza, ciò che ha meritato di ricevere e possedere per grazia.
Infatti colui che ha voluto nascere per noi, non ha voluto rimanere a noi nascosto; e perciò si manifesta in questo modo, perché questo grande mistero di pietà non diventi occasione di errore.
Oggi i magi, che lo ricercavano splendente fra le stelle, lo trovano che vagisce nella culla. Oggi i magi vedono chiaramente, avvolto in panni, colui che tanto lungamente si accontentarono di contemplare in modo oscuro negli astri. Oggi i magi considerano con grande stupore ciò che vedono nel presepio: il cielo calato sulla terra, la terra elevata fino al cielo, l’uomo in Dio, Dio nell’uomo, e colui che il mondo intero non può contenere, racchiuso in un minuscolo corpo.
Vedendo, credono e non discutono e lo proclamano per quello che è con i loro doni simbolici. Con l’incenso lo riconoscono Dio, con l’oro lo accettano quale re, con la mirra esprimono la fede in colui che sarebbe dovuto morire.
Da questo il pagano, che era ultimo, è diventato primo, perché allora la fede dei gentili fu come inaugurata da quella dei magi.
Oggi Cristo è sceso nel letto del Giordano per lavare i peccati del mondo. Lo stesso Giovanni attesta che egli è venuto proprio per questo: «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo» (Gv 1, 29). Oggi il servo ha tra le mani il padrone, l’uomo Dio, Giovanni Cristo; lo tiene per ricevere il perdono, non per darglielo.
Oggi, come dice il Profeta: «La voce del Signore è sulle acque» (cfr. Sal 28, 23). Quale voce? «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto» (Mt 3, 17).
Oggi lo Spirito Santo si libra sulle acque sotto forma di colomba, perché, come la colomba di Noè aveva annunziato che il diluvio universale era cessato, così, a indicazione di questa, si comprendesse che l’eterno naufragio del mondo era finito; e non portò come quella un ramoscello dell’antico ulivo, ma effuse tutta l’ubertosità del nuovo crisma sul capo del nuovo progenitore, perché si adempisse quanto il Profeta aveva predetto: «Perciò Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato con olio di letizia a preferenza dei tuoi eguali» (Sal 44, 8).
Oggi Cristo dà inizio ai celesti portenti, cambiando le acque in vino; ma l’acqua doveva poi mutarsi nel sacramento del sangue, perché Cristo versasse, a chi vuol bere, puri calici dalla pienezza della sua grazia. Si adempiva così il detto del Profeta: «Com’è prezioso il mio calice che trabocca! » (cfr. Sal 22, 5).

San Francesco di Sales : « Coraggio ! Sono io »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/

San Francesco di Sales (1567-1622), vescovo di Ginevra, dottore della Chiesa
Lettere

« Coraggio ! Sono io »
Tutte le navi hanno una bussola, il cui ago, toccato dalla calamita, guarda sempre verso la stella polare, e anche se la barca fosse diretta verso mezzogiorno, l’ago non smetterebbe di guardare sempre verso il Nord.

Così… la sottile punta dello spirito guarda sempre verso il suo Dio che è il suo Nord… State per prendere il largo nel  mondo: non cambiate per questo né quadrante, né albero, né vela, né ancora, né vento. Abbiate sempre Gesù Cristo per quadrante, la sua croce per albero, sul quale stenderete le vostre risoluzioni come vele; la vostra ancora sia una profonda fiducia in lui, e andate spediti nel tempo opportuno. Voglia per sempre il vento propizio delle ispirazioni celesti gonfiare sempre di più le vele della vostra nave e farvi giungere felicemente al porto della santa eternità…

Seppur tutto fosse sottosopra, non dico soltanto attorno a noi, ma dico dentro di noi, cioè sia che la nostra anima sia triste, gioiosa, nella dolcezza, nell’amarezza, nella pace, nel turbamento, nella luce, nelle tenebre, nelle tentazioni, nel riposo, nel gusto, nel disgusto, nell’aridità, nella tenerezza, che il sole la bruci o che la rugiada la rinfreschi, ah, occorre tuttavia che sempre la punta del nostro cuore, cioé il nostro spirito, la nostra volontà superiore, che è la nostra bussola, guardi incessantemente e tenda perpetuamente verso l’amore di Dio.

San Giovanni della Croce : « E’ ormai tardi… Tutti mangiarono e si sfamarono »

dal sito:

http://www.vangelodelgiorno.org/www/main.php?language=IT&localTime=01/08/2009#

San Giovanni della Croce (1542-1591), carmelitano, dottore della Chiesa
Cantico spirituale, 2

« E’ ormai tardi… Tutti mangiarono e si sfamarono »
L’Amato,
la quiete della notte
vicina allo spuntar dell’aurora,
musica silenziosa,
solitudin sonora,
cena che ristora e innamora.

Nelle Sante Scritture, il riposo della sera designa la visione di Dio. Come dunque la cena corona i lavori del giorno e apre al riposo della notte, così l’anima assapora nella conoscenza pacevole di cui parliamo, un assaggio della fine delle sue fatiche e la sicurezza dei beni che aspetta. Anche in questo il suo amore per Dio cresce molto. È dunque veramente per essa «la cena che ristora», annunciandole la fine della sue fatiche, e che «innamora», assicurandole il possesso di tutti i beni.

Per fare capire meglio quanto sia deliziosa all’anima questa cena, poiché come abbiamo detto questa cena non è altro che l’amato in persona, ricordiamo le parole dello Sposo nell’Apocalisse: «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20). In questo ci fa capire che porta con lui la cena, cioè il sapore e le delizie di cui lui stesso si ciba e che comunica all’anima quando egli si unisce a lei, affinché anche lei se ne cibi. Tale è il senso di queste parole: «Cenerò con lui ed egli con me» e tale è l’effetto prodotto dall’unione dell’anima con Dio: i beni stessi di Dio diventano comuni tra lui e l’anima sposa, perché glieli comunica gratuitamente e con una sovrana liberalità. Dio è dunque in persona questa «cena che ristora e innamora». Ristora la sua sposa con la sua liberalità, l’innamora con la benevolenza che le testimonia.

Dai “Discorsi” di san Pietro Crisologo, vescovo: Sii sacrificio e sacerdote di Dio (Rm 12, 1)

dal sito:

http://www.collevalenza.it/riviste/2004/Riv0504/Riv0504_03.htm

Dai “Discorsi” di san Pietro Crisologo, vescovo
(Disc. 108; PL 52, 499-500) 

Sii sacrificio e sacerdote di Dio (Rm 12, 1)

«Vi prego per la misericordia di Dio» (Rm 12, 1). E’ Paolo che chiede, anzi è Dio per mezzo di Paolo che chiede, perché vuole essere più amato che temuto. Dio chiede perché vuol essere non tanto Signore, quanto il Padre. Il Signore chiede per misericordia, per non punire nel rigore.

Ascolta il Signore che chiede: vedete, vedete in me il vostro corpo, le vostre membra, il vostro cuore, le vostre ossa, il vostro sangue. E se temete ciò che è di Dio, perché non amate almeno ciò che è vostro? Se rifuggite dal padrone, perché non ricorrete al congiunto?
Ma forse vi copre di confusione la gravità della passione che mi avete inflitto. Non abbiate timore. Questa croce non è un pungiglione per me, ma per la morte. Questi chiodi non mi procurano tanto dolore, quanto imprimono più profondamente in me l’amore verso di voi. Queste ferite non mi fanno gemere, ma piuttosto introducono voi nel mio interno. Il mio corpo disteso anziché accrescere la pena, allarga gli spazi del cuore per accogliervi. Il mio sangue non è perduto per me, ma è donato in riscatto per voi.
Venite, dunque, ritornate. Sperimentate almeno la mia tenerezza paterna, che ricambia il male col bene, le ingiurie con l’amore, ferite tanto grandi con una carità così immensa.
Ma ascoltiamo adesso l’Apostolo: «Vi esorto», dice, «ad offrire i vostri corpi» (Rm 12, 1). L’Apostolo così vede tutti gli uomini innalzati alla dignità sacerdotale per offrire i propri corpi come sacrificio vivente.

O immensa dignità del sacerdozio cristiano! L’uomo è divenuto vittima e sacerdote per se stesso. L’uomo non cerca fuori di sé ciò che deve immolare a Dio, ma porta con sé e in sé ciò che sacrifica a Dio per sé. La vittima permane, senza mutarsi, e rimane uguale a se stesso il sacerdote, poiché la vittima viene immolata ma vive, e il sacerdote non può dare la morte a chi compie il sacrificio.

Mirabile sacrificio, quello dove si offre il corpo senza ferimento del corpo e il sangue senza versamento di sangue. «Vi esorto per la misericordia di Dio ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente».

Fratelli, questo sacrificio è modellato su quello di Cristo e risponde al disegno che egli si prefisse, perché, per dare vita al mondo, egli immolò e rese vivo il suo corpo; e davvero egli fece il suo corpo ostia viva perché, ucciso, esso vive. In questa vittima, dunque, è corrisposto alla morte il suo prezzo. Ma la vittima rimane, la vittima vive e la morte è punita. Da qui viene che i martiri nascono quando muoiono, cominciano a vivere con la fine, vivono quando sono uccisi, brillano nel cielo essi che sulla terra erano creduti estinti.

«Vi esorto, dice, o fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo». Questo è quanto il profeta ha predetto: Non hai voluto sacrificio né offerta, ma mi hai dato un corpo (cfr. Sal 39, 7 volg.) . Sii, o uomo, sii sacrificio e sacerdote di Dio; non perdere ciò che la divina volontà ti ha dato e concesso. Rivesti la stola della santità. Cingi la fascia della castità. Cristo sia la protezione del tuo capo. La croce permanga a difesa della tua fronte. Accosta al tuo petto il sacramento della scienza divina. Fà salire sempre l’incenso della preghiera, come odore soave. Afferra la spada dello spirito, fà del tuo cuore un altare, e così presenta con ferma fiducia il tuo corpo quale vittima a Dio.

Dio cerca la fede, non la morte. Ha sete della tua preghiera, non del tuo sangue. Viene placato dalla volontà, non dalla morte.

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