Archive pour la catégorie 'SANTI'

San Giovanni Eudes, dal trattato: « L’ammirabile Cuore di Gesù » (m.f)

LITURGIA DELLE ORE - SECONDA LETTURE DALLA MEMORIA FACOLTATIVA  – 19 AGOSTO 2008 

DAGLI SCRITTI…
Dal trattato «L’ammirabile Cuore di Gesù» di san Giovanni Eudes, sacerdote
Fonte della salvezza e della vera vita

Pensa, ti prego, che Nostro Signore Gesù Cristo é il tuo vero capo, e che fai parte delle sue membra. Egli ti appartiene come il capo al corpo. Tutto ciò che é suo, é tuo: il suo Spirito, il suo cuore, il suo corpo, la sua anima, e tutte le sue facoltà. Tu ne devi usare come di cose tue per servire, lodare, amare e glorificare Dio. Tu gli appartieni come le membra al loro capo. Parimenti egli desidera usare, coma cosa che gli appartenga, tutto ciò che é tuo, per indirizzarlo al servizio e alla gloria del Padre suo. Non solamente egli ti appartiene, ma vuole essere in te, vivendo e dominando in te come il capo vive e regna nelle sue membra. Egli vuole che tutto ciò che é in lui viva e domini in te: il suo spirito nel tuo spirito, il suo cuore nel tuo cuore, tutte le facoltà della sua anima nelle facoltà della tua anima, perché anche in te si adempiano queste divine parole: «Glorificate Dio nel vostro corpo» (1 Cor 6, 20) e perché la vita di Gesù si manifesti in te.
E non basta che tu appartenga al Figlio di Dio, ma devi essere in lui, come le membra sono nel loro capo. Tutto ciò che é in te deve essere incorporato in lui e da lui ricevere vita e guida. Non c’é vera vita per se non in lui solo, che é la fonte esclusiva della vera vita. Fuori di lui per te non c’é che morte e perdizione. Egli deve essere il solo criterio delle tue iniziative, delle tue azioni, delle tue energie e della tua vita. Tu non devi vivere che di lui e per lui, seguendo queste divine parole: «Nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. Per questo infatti Cristo é morto ed é tornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi» (Rm 14, 7-9).
Dunque tu sei una sola cosa con questo stesso Gesù, come le membra sono una sola cosa con il loro capo. Perciò devi avere con lui uno stesso spirito, una stessa anima, una stessa vita, una stessa volontà, uno stesso sentimento, uno stesso cuore. E lui stesso deve essere il tuo spirito, il tuo cuore, il tuo amore, la tua vita e il tuo tutto. Ora queste grandi verità traggono origine nel cristiano dal battesimo, vengono accresciute e rafforzate dal sacramento della confermazione e dal buon uso delle altre grazie partecipate da Dio, e ricevono il loro supremo perfezionamento dalla santa Eucaristia.

Publié dans:SANTI :"memorie facoltative" |on 19 août, 2008 |Pas de commentaires »

Sant’Antonio Maria Zaccaria : Il discepolo di Paolo apostolo

dal sito: 

http://www.prayerpreghiera.it/padri/padri.html

DI SANT’ANTONIO MARIA ZACCARIA FONDATORE DEI PADRI BARNABITI

Dal « Discorso ai confratelli » di sant’Antonio Maria Zaccaria, sacerdote
(J. A. Gabutio, Historia Congregalionis Clericorum Regulariunì S. Pauli, 1,8)
Il discepolo di Paolo apostolo

 

« Noi stolti a causa di Cristo » (1Cor 4,10): così diceva di sé, degli apostoli e di coloro che professano la fede apostolica la nostra beata guida e santissimo protettore. Ma non dobbiamo meravigliarci o temere, carissimi fratelli, perché « un discepolo, non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone » (Mt 10,24). Coloro che ci avversano, mentre fanno male a se stessi, perché provocano contro di sé lo sdegno di Dio, fanno però del bene a noi, perché ci accrescono la corona della gloria eterna. Dobbiamo quindi compiangerli e amarli, piuttosto che disprezzarli e odiarli. Anzi, dobbiamo pregare per loro e non lasciarci vincere dal male, ma vincere il male con il bene e ammassare sopra il loro capo atti di pietà, come carboni ardenti (Rm 12,20) di carità – come ci ammonisce il nostro Apostolo – in modo che essi vedano la nostra pazienza e mitezza, ritornino ad una via migliore e si accendano di amore per Dio. Quanto a noi, Dio nella sua misericordi tolti dal mondo, sebbene indegni, perché lo serviamo salendo di virtù in virtù e portiamo un grande frutto di carità mediante la pazienza, gloriandoci non solo nella speranza della gloria dei figli di Dio, ma anche nelle tribolazioni.
Considerate la vostra chiamata (cfr. 1Cor 1,26), carissimi fratelli. Se volessimo esaminarla bene, vedremmo facilmente ciò che esige da noi, e come abbiamo incominciato a seguire, benché da lontano, i passi dei santi apostoli e degli altri discepoli di Cristo, così non rifiuteremmo di partecipare ai loro patimenti. « Corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede » (Eb 12,1).
Quindi noi che abbiamo scelto per padre e guida un apostolo così grande, e ci siamo impegnati a seguirlo, sforziamoci di mettere in pratica la sua dottrina e i suoi esempi. Non sarebbe conveniente infatti che sotto un tale capo vi siano soldati vili o disertori, né che siano indegni i figli di un così grande padre.

Publié dans:SANTI |on 18 juin, 2008 |Pas de commentaires »

San Bernardo sul Cantico dei Cantici (Rm)

dal sito: 

http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&localTime=05/27/2008#

San Bernardo (1091-1153), monaco cistercense e dottore della Chiesa
Discorsi 37 sul Cantico dei Cantici

« Già al presente cento volte tanto »

«Seminate nella giustizia, dice il Signore, e raccoglierete la speranza della vita». Non vi rimanda nell’ultimo giorno, quando tutto vi sarà dato realmente e non più nella speranza; egli parla del presente. Certo, grande sarà la nostra gioia, infinita la nostra esultanza, quando comincerà la vita vera. Ma già la speranza di una tale gioia non può essere senza gioia. «Siate lieti nella speranza», dice l’apostolo Paolo (Rm 12,12). E Davide non dice che sarà nella gioia, bensì che vi è stato il giorno in cui ha sperato di entrare nella casa del Signore (Sal 121,1). Non possedeva ancora la vita, eppure aveva già mietuto la speranza della vita. E faceva l’esperienza della verità della Scrittura che dice che non soltanto la ricompensa ma anche «l’attesa dei giusti finirà in gioia» (Prv 10,28).Questa gioia è prodotta, nell’animo di chi ha seminato per la giustizia, dalla convinzione che i suoi peccati sono perdonati…

Chiunque tra voi, dopo gli inizi amari della conversione, ha la fortuna di vedersi alleggerito dalla speranza dei beni che attende… ha mietuto fin d’ora il frutto delle sue lacrime. Ha visto Dio e lo ha sentito dire: «Dategli del frutto delle sue mani» (Prv 31,31). Come colui che ha «gustato e visto quanto è soave il Signore» (Sal 33,9) non avrebbe veduto Dio? Il Signore Gesù sembra molto soave a chi riceve da lui non soltanto la remissione delle sue colpe, ma anche il dono della santità e, meglio ancora, la promessa della vita eterna. Beato chi ha già raccolto una così bella messe… Il profeta dice il vero: «Chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo» (Sal 125,2)… Nessun profitto né onore terreno ci sembrerà superare la nostra speranza e questa gioia di sperare, ormai profondamente radicata nei nostri cuori: «La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5).

San Francesco – Fioretti: Come santo Francesco…pregò Iddio e santo Pietro e santo Paulo

SAN FRANCESCO –  FIORETTI

CAPITOLO XIII.

Come santo Francesco e frate Masseo il pane che aveano accattato puosono in su una pietra allato a una fonte, e santo Francesco lodò molto la povertà. Poi pregò Iddio e santo Pietro e santo Paulo che gli mettesse in amore la santa povertà, e come gli apparve santo Pietro e santo Paulo.

Il maraviglioso servo e seguitatore di Cristo, cioè messere santo Francesco, per conformarsi perfettamente a Cristo in ogni cosa, il quale, secondo che dice il Vangelo, mandò li suoi discepoli a due a due a tutte quelle città e luoghi dov’elli dovea andare; da poi che ad esempio di Cristo egli ebbe radunati dodici compagni, sì li mandò per lo mondo a predicare a due a due. E per dare loro esempio di vera obbidienza, egli in prima incominciò a fare, che ‘nsegnare. Onde avendo assegnato a’ compagni l’altre partì del mondo, egli prendendo frate Masseo per compagno prese il cammino verso la provincia di Francia. E pervenendo un dì a una villa assai affamati, andarono, secondo la Regola, mendicando del pane per l’amore di Dio; e santo Francesco andò per una contrada, e frate Masseo per un’altra. Ma imperò che santo Francesco era uomo troppo disprezzato e piccolo di corpo, e perciò era riputato un vile poverello da chi non lo conosceva, non accattò se non parecchi bocconi e pezzuoli di pane secco, ma frate Masseo, imperò che era uomo grande e bello del corpo, sì gli furono dati buoni pezzi e grandi e assai e del pane intero. Accattato ch’egli ebbono, si si raccolsono insieme fuori della villa in uno luogo per mangiare, dov’era una bella fonte, e allato avea una bella pietra larga, sopra la quale ciascuno puose tutte le limosme ch’avea accattate. E vedendo santo Francesco che li pezzi del pane di frate Masseo erano più e più belli e più grandi che li suoi fece grandissima allegrezza e disse così: « O frate Masseo, noi non siamo degni di così grande tesoro ». E ripetendo queste parole più volte, rispose frate Masseo: « Padre, come si può chiamare tesoro, dov’è tanta povertà e mancamento di quelle cose che bisognano? Qui non è tovaglia, né coltello, né taglieri, né scodelle, né casa, né mensa, né fante, né fancella ». Disse santo Francesco: « E questo è quello che io riputo grande tesoro, dove non è cosa veruna apparecchiata per industria umana; ma ciò che ci è, è apparecchiato dalla provvidenza divina, siccome si vede manifestamente nel pane accattato, nella mensa della pietra così bella, e nella fonte così chiara. E però io voglio che ‘l tesoro della santa povertà così nobile il quale ha per servidore Iddio, ci faccia amare con tutto il cuore ». E dette queste parole, e fatta orazione e presa la refezione corporale di questi pezzi del pane e di quella acqua, si levarono per camminare in Francia. E giungendo ad una chiesa, disse santo Francesco al compagno: « Entriamo in questa chiesa ad orare ». E vassene santo Francesco dietro all’altare, e puosesi in orazione, e in quella orazione ricevette dalla divina visitazione sì eccessivo fervore, il quale infiammò sì fattamente l’anima sua ad amore della santa povertà, che tra per lo colore della faccia e per lo nuovo isbadigliare della bocca parea che gittasse fiamme d’amore. E venendo così infocato al compagno gli disse: « A, A, A, frate Masseo, dammi te medesimo ». E così disse tre volte, e nella terza volta santo Francesco levò col fiato frate Masseo in aria, e gittollo dinanzi a sé per ispazio d’una grande asta di che esso frate Masseo ebbe grandissimo stupore. Recitò poi alli compagni che in quello levare e sospignere col fiato il quale gli fece santo Francesco, egli sentì tanta dolcezza d’animo e consolazione dello Spirito Santo, che mai in vita sua non ne sentì tanta. E fatto questo disse santo Francesco: « Compagno mio carissimo, andiamo a santo Pietro e a santo Paulo, e preghiamoli ch’eglino c’insegnino e aiutino a possedere il tesoro ismisurato della santissima povertà imperò ch’ella è tesoro sì degnissimo e sì divino, che noi non siamo degni di possederlo nelli nostri vasi vilissimi, con ciò sia cosa che questa sia quella virtù celestiale, per la quale tutte le cose terrene e transitorie si calcano, e per la quale ogni impaccio si toglie dinanzi all’anima, acciò ch’ella si possa liberamente congiungere con Dio eterno. Questa è quella virtù la quale fa l’anima, ancor posta in terra, conversare in cielo con gli Agnoli. Questa è quella ch’accompagnò Cristo in sulla croce; con Cristo fu soppellita, con Cristo resuscitò, con Cristo salì in cielo; la quale eziandio in questa vita concede all’anime, che di lei innamorano, agevolezza di volare in cielo; con ciò sia cosa ch’ella guardi l’armi della vera umiltà e carità. E però preghiamo li santissimi Apostoli di Cristo, li quali furono perfetti amatori di questa perla evangelica, che ci accattino questa grazia dal nostro Signore Gesù Cristo, che per la sua santissima misericordia ci conceda di meritare d’essere veri amatori, osservatori ed umili discepoli della preziosissima, amatissima ed evangelica povertà« .

E in questo parlare giunsono a Roma, ed entrarono nella chiesa di santo Pietro; e santo Francesco si puose in orazione in uno cantuccio della chiesa, e frate Masseo nell’altro. E stando lungamente in orazione con molte lagrime e divozione, apparvono a santo Francesco li santissimi apostoli Pietro e Paulo con grande splendore, e dissono: « Imperò che tu addimandi e disideri di osservare quello che Cristo e li santi Apostoli osservarono, il nostro Signore Gesù Cristo ci manda a te annunziarti che la tua orazione è esaudita, ed ètti conceduto da Dio a te e a’ tuoi seguaci perfettissimamente il tesoro della santissima povertà. E ancora da sua parte ti diciamo, che qualunque a tuo esempio seguiterà perfettamente questo disiderio, egli è sicuro della beatitudine di vita eterna; e tu e tutti i tuoi seguaci sarete da Dio benedetti ». E dette queste parole disparvono, lasciando santo Francesco pieno di consolazione. Il quale si levò dalla orazione e ritornò al suo compagno e domandollo se Iddio gli avea rivelato nulla, ed egli rispuose che no. Allora santo Francesco sì gli disse come li santi Apostoli gli erano appariti e quello che gli aveano rivelato. Di che ciascuno pieno di letizia diterminarono di tornare nella valle di Spulito, lasciando l’andare in Francia. A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.

Publié dans:SANTI |on 27 avril, 2008 |Pas de commentaires »
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