LETTERA A FILEMONE – COMMENTO DI S. TOMMASO D’AQUINO
pubblico solo questo studio di San Tommaso d’Aquino, perché è relativamente breve e, perché, giustamente, non potrei mettere tutto; ci sono di San Tommaso d’Aquino i commenti a tutte le lettere di San Paolo, metto il link alle lettere di San Paolo sotto link però, se da lì, ritornate sull’Home page, è tutto molto interessante, dal sito:
http://amicidisantommaso.googlepages.com/LETTERAAFILEMONE.doc
DON GIUSEPPE SALA
CUGGIONO
LETTERA A FILEMONE
COMMENTO DI S. TOMMASO D’AQUINO
QUADERNI DI CATECHESI BIBLICA
INTRODUZIONE
La Lettera racconta una vicenda.
Lo schiavo Onesimo era fuggito, dopo aver rubato qualcosa o aver causato un notevole danno al suo padrone Filemone.
Nella sua fuga arrivò a Roma, centro di attrazione di tutti i fuggiaschi e dei senza legge.
Paolo gli diede ospitalità e riuscì a convertirlo al cristianesimo.
Più tardi Paolo apprese che Onesimo era schiavo di Filemone.
Benché Paolo desiderasse trattenere con sé Onesimo perché era un utile collaboratore nella predicazione dei Vangelo, egli riconobbe il diritto di Filemone e decise così di rimandare Onesimo al suo padrone.
Paolo scrisse questa Lettera, pregando Filemone di accogliere con sentimenti di umanità lo schiavo fuggiasco:
In pratica Paolo chiede a Filemone di non infliggergli le severe punizioni previste dalla legge.
Ma egli promette anche di risarcire personalmente il danno causato a Filemone da Onesimo ed esprime anzi il desiderio di riavere con sé Onesimo come suo collaboratore.
PROLOGO
Anche a questa Lettera, brevissima, San Tommaso premette un Prologo; egli parte da una espressione biblica, che, secondo lui, esprime il senso della Lettera che sta per commentare.
L’espressione biblica per questo Prologo è la seguente:
Il sapiente, cioè il Siracide, mostra tre cose che riguardano il padrone e lo schiavo:
1. ciò che si richiede da parte dello schiavo: si esige la fedeltà; dice:
2. quale deve essere l’affetto del padrone verso lo schiavo: un tale schiavo, fedele, deve essere trattato come un amico quanto all’affetto; perciò dice:
3. quale deve essere l’uso che il padrone deve fare dello schiavo; l’uso dello schiavo da parte del padrone è che sia trattato come un fratello; e questo
a. sia per quanto concerne la generazione della natura, perché hanno entrambi lo stesso autore;
b. sia per quanto concerne la generazione della grazia, che è la stessa in tutti;
Ora le suddette parole del Siracide corrispondono alla materia di questa Lettera.
Infatti, l’Apostolo,
« come in altre Lettere ha mostrato in che modo i prelati spirituali si devono comportare con i loro sudditi;
« così qui egli fa vedere in che modo i devono comportare i padroni temporali con gli schiavi temporali, e in che modo si deve comportare lo schiavo fedele con il suo padrone.
CAPITOLO UNICO
LEZIONE 1 (1-9)
1. Paolo, prigioniero di Cristo Gesù, e il fratello Timoteo al nostro caro collaboratore Filemone,
2. alla sorella Appia, ad Archippo nostro compagno d’armi e alla comunità che si raduna nella tua casa:
3. grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore nostro Gesù Cristo.
4. Rendo sempre grazie a Dio ricordandomi di te nelle mie preghiere,
5. perché sento parlare della tua carità per gli altri e della fede che hai nel Signore Gesù e verso tutti i santi.
6. La tua partecipazione alla fede diventi efficace per la conoscenza di tutto il bene che si fa tra voi per Cristo.
7. La tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, fratello, poiché il cuore dei credenti è stato confortato per opera tua.
8. Per questo, pur avendo in Cristo piena libertà di comandarti ciò che devi fare,
9. preferisco pregarti in nome della carità, così qual io sono, Paolo, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù;
Versetti 1-2.
L’occasione della Lettera proviene dal fatto che presso i Colossesi un cristiano di valore aveva uno schiavo, che di nascosto si era rifugiato a Roma ed era stato battezzato dall’Apostolo, e per il quale egli scrive.
Dice:
Poi presenta le persone salutate.
Viene presentata prima di tutti la persona principale: Filemone; e poi le persone aggiunte: Appia…
Lo chiama
Lo chiama
Viene presentata la persona aggiunta quando dice:
Dice inoltre:
Aggiunge:
Versetto 3.
L’Apostolo presenta le cose augurate, secondo la consuetudine: grazia e pace.
Versetto 4.
Viene iniziato il racconto epistolare; incomincia dal rendimento di grazie.
Dice:
Come se dicesse: rendo grazie per il passato in modo tale da pregarvi per le cose future.
Perciò dice:
Versetto 5.
L’Apostolo espone la materia del rendimento di grazia e della preghiera; egli mostra per che cosa intende pregare Filemone.
Ora la materia era necessaria e buona per Filemone, cioè la carità e la fede.
Senza la carità nessun’altra cosa vale.
Ma in chi Filemone ha fede e carità?
E questo è necessario perché dal Cristo amato più dolcemente procede l’amore alle membra; e non ama il capo chi non ama le membra.
Perciò aggiunge:
L’Apostolo parla della fede di Filemone.
La fede si basa sulla dottrina così come essa viene manifestata per mezzo di Cristo.
Versetto 6.
Prosegue:
E questo bene avviene
Ci può essere un’altra interpretazione:
nel mondo ci sono molte buone opere che però non sono buone rispetto a Dio, perché non sono fatte rettamente.
Le opere sono fatte rettamente quando sono fatte mediante una fede retta.
Versetto 7.
Viene presentato il motivo per cui l’Apostolo rende grazie: il motivo è la gioia e la consolazione.
Perciò dice:
Questa gioia alleggeriva le afflizione; perciò aggiunge:
L’Apostolo assegna la ragione di ciò dicendo:
Versetti 8-9.
L’Apostolo presenta con fiducia una richiesta a Filemone; gli dice:
Che cosa spinge Paolo a supplicare Filemone?
La sua condizione di vecchio e di sofferente per Cristo.
Perciò dice:
LEZIONE 2 (10-25)
10. Ti prego dunque per il mio figlio, che ho generato in catene, Onesimo,
11. lui che un giorno ti fu inutile, ma ora è utile a te e a me.
12. Te l’ho rimandato, lui, il mio cuore.
13. Avrei voluto trattenerlo presso di me, perché mi servisse in vece tua nelle catene che porto per il Vangelo.
14. Ma non ho voluto far nulla senza il tuo parere, perché il bene che farai non sapesse di costrizione, ma fosse spontaneo.
15. Forse per questo è stato separato da te per un momento perché tu lo riavessi per sempre:
16. non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come un fratello carissimo in primo luogo a me, ma quanto più a te, sia come uomo sia come fratello nel Signore.
17. Se dunque tu mi consideri come amico, accoglilo come me stesso.
18. E se in qualcosa ti ha offeso o ti è debitore, metti tutto sul mio conto.
19. Lo scrivo di mio pugno, io, Paolo: pagherò io stesso. Per non dirti che anche tu mi sei debitore e proprio di te stesso!
20. Sì, fratello! Che io possa ottenere da te questo favore nel Signore; dà questo sollievo al mio cuore in Cristo!
21. Ti scrivo fiducioso nella tua docilità, sapendo che farai anche più di quanto ti chiedo.
22. Al tempo stesso preparami un alloggio, perché spero, grazie alle vostre preghiere, di esservi restituito.
23. Ti saluta Epafra, mio compagno di prigionia per Cristo Gesù,
24. con Marco, Aristarco, Dema e Luca, miei collaboratori.
25. La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.
Versetti 10-11.
Espressa la fiducia dell’Apostolo nella bontà di Filemone, l’Apostolo presenta qui la sua richiesta; e mostra la persona per la quale presenta la sua petizione, cioè Onesimo.
Dice: è davvero da esaudire la mia richiesta, perché essa contiene la pietà per il mio figlio Onesimo, di cui si occupa la mia presente premura.
L’Apostolo aveva generato Onesimo alla fede in prigione.
Per un secondo motivo Filemone deve esaudire la richiesta dell’Apostolo per Onesimo: per il cambiamento dei costumi.
Se infatti avesse perseverato nel peccato, non sarebbe stato degno del perdono.
L’Apostolo parla lievemente della colpa di Onesimo, dicendo
Versetto 12.
Dicendo:
Versetto 13.
Qui l’Apostolo esprime il proposito di trattenere Onesimo, dicendo:
Versetto 14.
L’Apostolo spiega il motivo per cui ha desistito da tale proposito, dicendo:
Egli dice dunque a Filemone che, sebbene fosse una persona eminente, tuttavia era solito prestare servizi all’Apostolo.
Perciò, per questa fiducia, gli propone di tenerlo presso di sé, cioè presso l’Apostolo, cosicché gli presti servizio al suo posto.
Perciò dice:
Un tale servizio era massimamente necessario all’Apostolo quando si trovava in prigione per Cristo.
Il motivo per cui egli rinunziò è che egli non voleva usare una cosa altrui, mentre il padrone non lo sapeva.
Perciò dice:
Versetti 15-22.
L’Apostolo indica il motivo per cui Filemone deve ricevere benevolmente Onesimo:
« sia da parte di Dio,
« sia da parte dell’Apostolo,
« sia da parte dello stesso Filemone.
L’Apostolo dice il motivo per ricevere Onesimo da parte di Dio, perché la provvidenza divina spesso permette che accada ciò che sembra cattivo, perché poi ne segua il bene, come è evidente nel caso della vendita di Giuseppe, perché liberasse dall’Egitto la stessa famiglia del padre Giacobbe.
L’Apostolo dice:
E dice di accoglierlo
L’Apostolo dice il motivo di ricevere Onesimo da parte di sé, cioè da parte dello stesso Apostolo.
E qui dice tre cose:
In primo luogo adduce la sua amicizia con Filemone, sotto la copertura della quale egli chiede che Onesimo sia ricevuto da Filemone.
Dice:
In secondo luogo l’Apostolo garantisce Filemone per il danno; l’Apostolo obbliga se stesso per soddisfare Filemone del danno che Onesimo gli ha procurato.
Dice dunque:
Perciò dice:
E questo non avviene per necessità, perché
Pertanto Filemone deve considerare l’Apostolo come suo liberatore.
In terzo luogo l’Apostolo mostra a Filemone il compito dell’accoglienza.
Dice: .
Come se dicesse: se mi vuoi avere come collega, accoglilo, così anch’io ti potrò trattare come un fratello; cioè se farai questo ricolmerai il mio volere di gioia.
Infatti godere è gioire dei frutti, e come l’usare sta all’utile, così il godere sta al frutto.
Ora il frutto implica la dolcezza.
L’Apostolo dice:
Dice ancora l’Apostolo:
Un uomo viene ristorato spiritualmente quando soddisfa i desideri della sua anima.
Come se dicesse: colma gli intimi desideri del mio cuore; e non nelle cose cattive, ma
L’Apostolo dice il motivo di ricevere Onesimo da parte dello stesso Filemone.
L’Apostolo mostra in che modo egli riponga la propria fiducia nell’obbedienza di Filemone.
Dice:
L’Apostolo inoltre comanda a Filemone qualcosa di simile; poiché l’uomo ascolta più facilmente una persona, quando spera di rivederlo, dice:
Infatti quando si trovava a Colossi, era suo costume essere ospitato nella sua casa.
L’Apostolo aggiunge:
Obiezione
Poiché l’Apostolo non potè recarsi da Filemone, ma morì a Roma, ha ingannato la fiducia di Filemone?
Risposta
Bisogna dire che conoscere le cose future è proprio solamente di Dio e non della conoscenza umana, tranne quella profetica.
E nessun profeta seppe il futuro di se stesso, tranne il solo Cristo, che non possedeva lo Spirito in misura limitata.
Perciò non c’è da meravigliarsi se l’Apostolo non conosceva alcune cose.
Versetti 23-25.
L’Apostolo conclude la lettera con i saluti da parte degli altri prima che da parte sua.
Dice dunque:
I suoi personali saluti li esprime con un augurio:
Come si vede, il saluto dell’Apostolo non va solo a Filemone, ma si estende a tutti quelli che sono legati a Filemone.
Il saluto dell’Apostolo è simile a quello della seconda lettera a Timoteo:
Obiezione
Com’è possibili che tra i saluti degli altri ci sia anche quello di Dema, dal momento che in 2Tm.4,10 l’Apostolo dice:
Risposta
La Lettera a Filemone aveva preceduto la seconda Lettera a Timoteo, perché qui dice:
Pertanto è necessario affermate che Paolo fu a Roma per quasi nove anni e che questa Lettera a Filemone fu scritta all’inizio, mentre la seconda Lettera a Timoteo fu scritta verso la fine della sua vita, e allora Dema, indebolito dalla lunga prigionia, lasciò l’Apostolo.
D’altronde le Lettere di Paolo non sono ordinate in ordine cronologico, perché le Lettere ai Corinzi furono scritte prima della Lettera ai Romani, e questa fu scritta prima della seconda Lettera a Timoteo.
UN PO’ DI CATECHISMO
(Dal Compendio del Catechismo)
Qual è il disegno di Dio per l’uomo?
Dio, infinitamente perfetto e beato in se stesso, per un disegno di pura bontà ha liberamente creato l’uomo per renderlo partecipe della sua vita beata.
Nella pienezza dei tempi, Dio Padre ha mandato suo Figlio come redentore e salvatore degli uomini caduti nel peccato, convocandoli nella sua Chiesa e rendendoli figli adottivi per opera dello Spirito Santo ed eredi della sua eterna beatitudine.
Perché nell’uomo c’è il desiderio di Dio?
Dio stesso, creando l’uomo a propria immagine, ha scritto nel suo cuore il desiderio di vederlo.
Anche se tale desiderio è spesso ignorato, Dio non cessa di attirare l’uomo a sé, perché viva e trovi in lui quella pienezza di verità e di felicità, che cerca senza posa.
Per natura e per vocazione, l’uomo è pertanto un essere religioso, capace di entrare in comunione con Dio.
Questo intimo e vitale legame con Dio conferisce all’uomo la sua fondamentale dignità.
Come si può conoscere Dio con la sola luce della ragione?
Partendo dalla creazione, cioè dal mondo e dalla persona umana, l’uomo, con la sola ragione, può con certezza conoscere Dio come origine e fine dell’universo e come sommo bene, verità e bellezza infinita.
Basta la sola luce della ragione per conoscere il mistero di Dio?
L’uomo, nel conoscere Dio con la sola luce della ragione, incontra molte difficoltà.
Inoltre non può entrare da solo nell’intimità del mistero divino.
Per questo, Dio l’ha voluto illuminare con la sua Rivelazione non solo su verità che superano la comprensione umana, ma anche su verità religiose e morali, che, pur accessibili di per sé alla ragione, possono essere così conosciute da tutti senza difficoltà, con ferma certezza e senza mescolanza di errore.