dal sito:
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Omelia (09-03-2011)
padre Mimmo Castiglione
Teshuva! Il ritorno!
Tempo propizio per operare carità,
per esercitare le pratiche della pietà,
che bisogna fare in ogni caso, sempre e comunque,
anche se inquinate di vanagloria ed interesse privato,
o fatte per esaurire bisogni ed incertezze,
o per essere apprezzati e scansare spregio.
E poi col tempo purificarle, allenando volontà.
Compiere il bene senza aspettarsi ricambio.
E non per essere ammirati. Solo da Dio gratificati.
Per esser figli dello stesso Padre.
Vivere onestamente anche per sé stessi.
Per sentirsi soddisfatti, per dirsi d’esserci stati.
Pregare non per avvisare il Genitore o per costringerlo ad intervenire,
ma per consegnarsi fiduciosi a chi si prende cura,
per stabilire relazione e fare comunione.
Digiunare perché lo Sposo ch’era vicino è stato tolto.
Bisogna ricordare. Mai dimenticare. E rinunciare a qualcosa.
Perché si possa servirlo ancora incontrandolo nell’indigente.
Fare elemosina perché siano cancellati molti peccati.
E sia partecipato, anche poco, dando sollievo al bisognoso.
Ancora abbandonarsi al Provvido
perché intervenga dando ricompensa: il regno e la salvezza.
Nella buona e bella notizia di oggi,
Gesù invita i suoi discepoli a vivere nella verità
e senza ipocrisia le opere buone,
in particolare la preghiera, il digiuno e l’elemosina.
Vivere le opere di pietà perfezionando il modo e le finalità,
facendo un salto di qualità, con dedizione, attenti a Dio,
con una giustizia superiore. Senza retribuzione. Senza pubblicità.
In segreto. Senza ostentazione. Autenticità della religione.
Liberi dalla preoccupazione di non riuscire ad essere i primi della classe.
Liberi dall’ansia di dimostrare d’essere buoni e bravi.
Fare l’elemosina per condividere e non per vanagloria.
Pregare perché ne abbiamo bisogno e non per ostentare.
Digiunare per mantenerci sobri e non per dimagrire.
Mi ascolto. Penso a quante volte ho strumentalizzato queste opere,
praticandole per essere ammirato dagli altri, per ottenere consenso e stima.
Quale ricompensa aspettarmi?! Altro che segreto!
Ho fatto sfoggio, non superando la giustizia degli ipocriti,
che ho sempre giudicato con disprezzo.
PREGHIERA
Benedetto Gesù maestro, che m’indichi il volto del Padre nell’indigente,
e m’insegni a rendergli il vero culto nel servizio ai bisognosi.
Pietà di me o Padre, incapace di scorgere il tuo volto nel povero,
nell’orfano e nella vedova, nell’oppresso e nel forestiero,
nel debole e nel perseguitato, nell’afflitto e nell’abbandonato,
nel disperato e nell’emarginato, nel misero e nel peccatore.
Egoista rivolgo il mio sguardo altrove, quasi sempre al cielo,
illudendomi di vederti, e dove invece incontro solo aria, la mia vanità.
Educami tu o Dio compassionevole e buono alla gratuità.
Abbi pietà di me, per tutte quelle volte che ho pregato,
digiunato e fatto l’elemosina (del mio superfluo)
per propiziarmi la tua benevolenza,
per tenerti a bada e carpire i tuoi favori.
Pietà di me o Dio, ho fatto di te il faraone d’Egitto:
un esattore di tangenti da temere ed un tiranno di cui avere paura.
Possa la consapevolezza della fragilità della mia condizione umana,
farmi prendere coscienza del tuo essere diverso da me,
e riconoscere che tu sei fatto di un’altra pasta,
della quale non posso astenermi facendone beneficenza.