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VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA (ANNO A)

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VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA (ANNO A) 

So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui
Movimento Apostolico – rito romano

Una verità che emerge in tutta evidenza nella narrazione della risurrezione di Gesù è l’assenza dei discepoli dal sepolcro. Altra evidenza che illumina il giorno dopo il Sabato ci rivela che le donne si recano presso la tomba di Gesù per ragioni di umana tradizione. Esse vanno per completare il rito della sepoltura che la sera della Parasceve non avevano potuto compiere perché con il tramonto del sole era iniziato il giorno solenne della Pasqua, nel quale ogni lavoro era severamente proibito. Da queste due evidenze si deduce che la risurrezione di Gesù non solo non è invenzione della comunità. La comunità neanche immagina che Gesù possa risuscitare. Lui è morto ed essi vanno per preparare il suo corpo a rimanere per sempre nella tomba.
Altra verità che bisogna affermare vuole che vi sia una sostanziale differenza tra tutte le risurrezioni che registra la Scrittura Santa e quelle compiute da Gesù Signore e la risurrezione del Crocifisso. Esse in tutto sono sei – una di Elia, due di Eliseo, tre di Gesù: figlio della vedova di Nain, figlia di Giàiro, Lazzaro – e sono tutte un ritorno alla vita di prima, nel corpo di prima, nella carne di prima, nella visibilità di prima. Gesù invece risorge alla vita del dopo. Lui nel suo corpo anticipa l’avvento dei nuovi cieli e della nuova terra. Lui risorge con un corpo glorioso, spirituale, incorruttibile, immortale. Questo corpo è opera dell’onnipotenza creatrice e trasformatrice di Dio, data tutta a Cristo Gesù. È Lui che trasforma il suo corpo ed anche il Padre.
Il passaggio di Gesù dal corpo di carne, corpo morto, trafitto, al corpo di spirito con il ritorno dell’anima in esso – la persona divina e la natura divina mai hanno abbandonato il corpo, perché la morte è nella separazione dell’anima di Cristo dal corpo, non della divinità dall’umanità. L’unione ipostatica è irreversibile e inseparabile in eterno. La morte non ha violato questa irreversibilità e inseparabilità – non cade sotto l’osservazione storica, cioè di occhi umani. Cadono però nella legge della storia i frutti che la risurrezione ha prodotto: il tuono che attesta che Gesù è risorto, la pietra che viene ribaltata non da mani d’uomo, gli Angeli che appaiono, il sepolcro vuoto, la presenza invisibile o irriconoscibile di Cristo presso il sepolcro. Tutti questi elementi devono essere aggiunti al fatto storico delle apparizioni del risorto, apparizioni che non sono state fatte solo alle donne, ma a tutti i discepoli. Circa cinquemila uomini e donne hanno visto Gesù risorto. Anche Paolo di Tarso ricevette questa grazia sulla via di Damasco. Gli Apostoli infatti non sono testimoni della risurrezione, ma del Risorto.
Gesù vuole che gli Apostoli giungano alla sua risurrezione mediante la fede nella parola delle donne. Chiede loro questo profondissimo atto di umiltà. Essi dovranno sperimentare per primi che senza grande umiltà nessuno mai crederà in Gesù risorto. Loro crederanno. Sapranno cosa è l’umiltà. Anche il mondo si aprirà alla fede in Cristo risorto se essi sapranno insegnare ad esso la grande umiltà e il rinnegamento di ogni loro scienza incapace di aprirsi al mistero della fede. È giusto che nei processi della fede ognuno sperimenti personalmente le vie. Solo così potrà aiutare gli altri.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la fede in Gesù Risorto.

Publié dans:PASQUA 2020 |on 10 avril, 2020 |Pas de commentaires »

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