“Voi siete una lettera di Cristo scritta con lo Spirito del Dio vivente” II Cor 3,3
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“Voi siete una lettera di Cristo scritta con lo Spirito del Dio vivente” II Cor 3,3
Nel mondo antico era prassi esibire referenze o lettere di raccomandazioni per accreditare la propria persona e dare lustro alle proprie attività o iniziative. Queste lettere erano necessarie soprattutto per i filosofi, gli insegnanti o i predicatori. Anche l’Apostolo Paolo usava scrivere lettere di raccomandazione in favore dei suoi collaboratori quando li inviava presso le chiese locali. Sembra invece che egli non portasse lettere di questo tipo dopo la sua “conversione”, esponendosi così ad accuse tese a screditare la sua persona e la sua opera. Discutendo con i Corinti, una comunità
difficile e litigiosa, San Paolo chiede loro con humor se per annunciare il Vangelo di Gesù hanno bisogno di una lettera di raccomandazione e lancia questa superba affermazione: “La nostra lettera siete voi, lettera scritta nei nostri cuori, conosciuta e letta da tutti gli uomini. E’ noto infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori” (II Lettera ai Corinzi 3, 2-3). Paolo fa cinque affermazioni che caratterizzano la lettera di raccomandazione che sono i Corinti: 1. Essi sono “una lettera di Cristo”. Non si tratta di una lettera “che parla di Cristo”, ma di una lettera “scritta da Cristo” il quale, dunque, ne è l’autore. 2. Paolo ne è stato lo strumento: è stata scritta “mediante il nostro
servizio”. 3. Colui che ha scritto le righe è lo Spirito del Dio vivente e vero. 2 4. La lettera è scritta su “cuori di carne” e non su tavolette di pietra o di cera. 5. E’ una lettera manifesta, pubblica, palpabile, “conosciuta e letta
da tutti gli uomini”.
Noi siamo un pensiero di Dio e portiamo il suo messaggio
L’Apostolo scrive alla comunità cristiana di Corinto e pertanto attribuisce al suo messaggio un valore comunitario e personale: cioè è lettera di Cristo sia la comunità che il singolo cristiano. Io, la Comunità in cui vivo, la Congregazione delle Battistine siamo “una lettera” scritta da Cristo. Si tratta di qualcosa di grandioso e di spaventoso perché siamo chiamati ad essere libro di coloro che non credono. In altre parole l’annuncio più efficace di Cristo è la mia vita e la vita della mia comunità cristiana. Per cercare di cogliere l’insegnamento di Paolo è importante sapere che cosa l’Apostolo intende quando parla di “lettera scritta su tavole di pietra” e “lettera scritta con lo Spirito del Dio vivente”.
La prima è la legge di Mosè la quale essendo una legge scritta rimane esteriore a chi la doveva osservare. Il cristiano, invece, è mosso da una legge interiore, scritta nei cuori, quella che altrove l’Apostolo definisce la legge dello Spirito che dà la vita in Gesù Cristo e che libera dalla legge del peccato e della morte (Rm. 8, 2).
Lo Spirito Santo ci plasma secondo l’immagine di Cristo
Nella nuova alleanza Dio non si limita più a comandare all’uomo di fare o non fare, ma fa egli stesso con lui e in lui le cose che egli comanda. La vita cristiana, allora, non è tanto l’adempimento di precetti esterni, l’osservanza di una legge esteriore, ma un assecondare lo Spirito che 3 vive in noi, ci muove, ci guida nell’amore, nella gioia, nella pace. S. Ireneo afferma che “sotto l’azione dello Spirito Santo l’uomo diventa un essere composto di corpo, anima e Spirito Santo”. Pertanto possiamo dire che il cristiano è una persona condotta, guidata, influenzata, mossa dallo Spirito.
Scrive il Card. Martini che “una delle tentazioni più sottili e perfide del Maligno [è ] quella di farci dimenticare la presenza dello Spirito, di farci cadere nella tristezza come se Dio ci avesse abbandonato in un mondo cattivo, contro il quale lottiamo ad armi impari, perché l’indifferenza, l’egoismo e la dimenticanza di Dio hanno a poco a poco il sopravvento (Tre racconti dello Spirito, Centro Ambrosiano). Il Cardinale si chiede poi se questo atteggiamento non sia “un grave peccato contro lo Spirito Santo, che nega in pratica la sua forza e la sua capacità persuasiva, la sua penetrazione come vento e come soffio nei meandri della storia”.
Lo Spirito ci guida nella conoscenza del Vangelo e della volontà di Dio
Ma come agisce, in concreto, questa legge nuova che è lo Spirito? Agisce attraverso l’amore. Il Veni Creator dice: riempi d’amore i nostri cuori. Solo lo Spirito possiede l’amore e fa sì che tutta la vita umana sia impregnata e governata dall’amore e trasformata in amore. L’amore che ci dona lo Spirito Santo non è da confondersi con il
sentimentalismo o le emozioni o la compassione: è l’amore di Dio e di Cristo che ci viene donato, è lo stesso amore che circola all’interno della Santissima Trinità. La legge dello Spirito crea nel cristiano un dinamismo che lo spinge a
fare tutto ciò che Dio vuole, perché ha fatto propria la volontà di Dio e ama tutto ciò che Dio ama. Il Figlio di Dio, Cristo, è la mano attraverso la quale il Padre ci abbraccia, ci accarezza, ci aiuta, ci dice che ci ama. Il Figlio a sua
volta, toccandoci ci dona lo Spirito. Esso è il dito della destra di Dio e sta ad indicare l’intervento concreto ed immediato di Dio nella mia vita per farmi creatura nuova. Lo Spirito, soprattutto, porta con sé 4 Cristo. E’ il principio trasformante che ci assimila progressivamente a Cristo. Come? Aiutandoci ad interpretare correttamente le sue parole.
Infatti lo Spirito non dice nulla di suo, ma ci aiuta a “ricordare” le parole di Gesù, a comprenderle, ad approfondirle e a viverle. In questo senso egli è Spirito di “sapienza e di scienza”. E’ voce che parla al cuore (Gv. 16,13; Rm. 8,26; Gal. 4,6) e ci dice che tutto quello che Gesù ha detto, quando era in mezzo agli uomini, non è arida dottrina, ma legge di vita. Mi insegna che il Vangelo non è solo né principalmente un testo di studio, ma è codice esistenziale, legge e
segnaletica per una vita nuova, finalizzata all’adorazione al Padre.
Maria… lettera perfetta di Cristo
La presenza dello Spirito chiede docilità, obbedienza, abbandono. Non è sufficiente ascoltare, non è sufficiente neppure prestare attenzione, ma è necessario l’affidamento a Lui come ha fatto la Vergine Maria. Quando l’anima sarà totalmente abbandonata allo Spirito Santo allora la Parola si incarnerà in lei e avverrà la nostra identificazione con
Cristo. In questa prospettiva, allora, la perfetta lettera di Cristo, la più bella, la pagina più splendente che Dio ha scritto è la Vergine Maria. Lei è il capolavoro di Dio. Nei Messali ed antifonari antichi troviamo delle bellissime lettere miniate, così è Maria. E’ la lettera d’oro, ricercata, curata che nobilita, abbellisce e dà senso a tutta l’umanità.
I Santi realizzano il messaggio di Dio a loro affidato
Dopo di lei i Santi sono somiglianza di Cristo, coloro nei quali risplende il volto di Gesù, che hanno gli stessi sentimenti di Cristo, e sono riproposizione del messaggio di Cristo. I Santi sono spiegazione viva del Vangelo che la Chiesa, che è comunione dei santi, è chiamata ad annunciare in ogni tempo. 5 Il Concilio Vaticano II ricorda che i santi sono coloro “che hanno seguito fedelmente Cristo”. Attraverso di loro impariamo “la via sicurissima per la quale, tra le mutevoli cose del mondo e secondo lo stato e la condizione propria di ciascuno, potremo arrivare alla perfetta unione con Cristo, cioè alla santità. Nella vita di quelli che, sebbene partecipi della nostra natura umana, sono più perfettamente
trasformati nell’immagine di Cristo, Dio manifesta agli uomini in una viva luce la sua presenza e il suo volto. In loro è egli stesso che ci parla e ci dà un segno del suo regno verso il quale, avendo intorno a noi un tal nugolo di testimoni e una tale affermazione della verità del Vangelo, siamo potentemente attirati” (LG 50). Nella vita dei santi Cristo si fa di nuovo presente in mezzo a noi perché è lo specchio di Cristo. La sua esistenza è la più efficacia opera di convinzione della bontà della Parola di Dio, della sua verità per l’esistenza gioiosa dell’umanità.
Lo Spirito ci dà la forza per annunciare e testimoniare il messaggio
I Santi non sono figure eccezionali o degli eroi leggendari, ma persone che – poiché si sono resi docili all’azione dello Spirito Santo e si sono abbandonati alla sua forza trasformante – sono diventati nuovi nei pensieri, nuovi nella volontà, nuovi nei desideri e nuovi nei sentimenti. In particolare, chi è ripieno dello Spirito, sperimenta una creatività inattesa e una forza nuova. Una forza quanto mai necessaria oggi, soprattutto per non tradire il messaggio di Cristo o ridurlo, come si dice, ad una forma di buonismo, a buoni sentimenti, a parole che vanno bene per qualsiasi situazione.
A questo proposito vorrei ricordare che S. Ippolito (inizio III sec.) fa presente che gli apostoli hanno tradito Cristo prima della Pentecoste, mentre dopo hanno predicato e testimoniato con fortezza il Cristo. Esiste uno stretto legame tra Spirito e testimonianza. Io sono niente. Davanti al mondo sono un disarmato. E’ lo Spirito che mi dà coraggio,
fortezza, generosità; che mi rende annunciatore e testimone. Rimane quanto mai attuale anche per noi ’ammonimento, quando qualche nostra opera ha successo, a non dimenticare l’origine della 6 nostra “forza”: “Guardati dal dire: è stata la mia forza, il vigore del mio braccio a procurarmi questo potere”. Soprattutto la vita dei santi è tutto un atto di amore. Hanno compiuto tante cose, ma tutto quello che hanno fatto si riassume nel duplice comandamento dell’amore.
Essere Santi secondo la propria vocazione
I santi, prima di diventare tali, erano scrittura comune, scarabocchio, fango, libri sigillati dall’incoerenza, come noi. Come hanno conseguito la pienezza della vocazione cristiana, la santità? La vita spirituale del cristiano è un cammino che è molto differente dal cammino dell’uomo sul piano naturale. Il cammino dell’uomo sul piano naturale si qualifica come una lenta conquista della propria indipendenza ed autonomia. Nella vita spirituale è il contrario. Nasciamo che siamo vecchi a causa del peccato ed il cammino dell’anima è un cammino a ritroso, un cammino cioè che va dalla
vecchiaia alla giovinezza, all’infanzia: “Se non vi convertirete e non diventerete come bambini non entrerete nel Regno dei cieli” (Mt 18, 3). Si tratta di un’esperienza meravigliosa! Invece di invecchiare si ringiovanisce. Si nasce vecchi e si muore bambini. In definitiva il cammino della vita spirituale consiste in una rinuncia progressiva alla propria indipendenza per aderire alla volontà di colui che amiamo: Cristo. Quanto più cresce l’amore per il Signore tanto si
è disposti a rinunciare con gioia alle proprie vedute, ai propri giudizi, alle proprie vie per seguire le vie attraverso le quali il Signore ci conduce. Fino all’abbandono! Proprio come un bambino in braccio a sua madre. E’ questo il cammino dell’anima. Anche se abbiamo i capelli bianchi bisogna ritornare bambini, tra le braccia di Dio. Se Cristo vive, cresce, risplende in noi saremo un “segno chiaro” leggibile di Cristo. Se Cristo, invece, viene messo ai margini
dell’esistenza e dell’apostolato – perché ha prevalso una mentalità mondana, perché sono assecondate mode o atteggiamenti effimeri e mutevoli, perché ci si è mimetizzati con il mondo – saremo un “segno oscuro” con grave pericolo per la nostra vita spirituale e per i fratelli. Il giorno della professione religiosa, per usare parole di Paolo VI, 7
abbiamo detto al Signore: “La mia vita è tua; da te, mio Dio, mi è stata data, a te, o Dio, la restituisco”.
Il Beato Alfonso M. Fusco, lettera chiara e trasparente di Cristo
La lettera di Cristo per noi è il nostro Fondatore: il beato Alfonso Maria Fusco. Attraverso la sua vita, la sua opera, i suoi scritti, il suo amore per i poveri, la sua attività apostolica… noi vediamo il volto di Cristo. E’ lui che dà concretezza alla nostra sequela di Cristo. Noi, infatti, non seguiamo un Cristo astratto, generico, disincarnato, ma il
Cristo che si rende presente e si rivela in una comunità ben definita: la Chiesa. Ed è all’interno di questa Comunità che vengono generati figli santi, tra i quali il nostro Fondatore. In lui il Signore Gesù ha assunto fattezze concrete e storiche, si è quasi “umanizzato”. Pertanto la nostra conoscenza di Cristo oltre che dalla Chiesa è mediata dal Beato Alfonso Maria Fusco. I Corinti sono diventati lettera di Cristo mediante il servizio apostolico di S. Paolo. Noi
diventiamo “lettera di Cristo” per mezzo del ministero del nostro Fondatore. E’ questo che voleva il nostro Fondatore quando alle Suore ripeteva: “Cosa credete di essere venute a fare nell’Istituto? Forse a formare una famiglia qualsiasi? No! Siete venute a formare una famiglia di Sante. Scopo della vostra vita è santificarvi”
La nostra vocazione è la chiamata alla santità
Dio ci chiama alla grandezza, alla bellezza dell’ideale della santità: diventare santi per essere rivelazione della presenza di Cristo in mezzo agli uomini. Davanti alle altezze alle quali il Signore ci chiama può nascere in noi sgomento e smarrimento perché ci sentiamo estremamente poveri ed infinitamente lontani. Eppure la nostra 8 povertà e miseria non deve diventare un pretesto per diminuire le esigenze di Dio ed accontentarci di essere delle persone buone.
Il Signore non ci chiede una qualunque bontà ci chiede la santità che è trasparenza di Dio, che è liberazione dall’egoismo, che è rivestimento di Cristo, testimonianza della presenza di lui in mezzo agli uomini. No! la nostra miseria non deve diventare il pretesto per diminuire le esigenze di Dio. Se veramente noi siamo figli di Dio noi possiamo confidare che anche dalla nostra miseria Dio saprà trarre prodigi di santità e di grazia.
Don Francesco Cavina