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PAPA CALLISTO I – 14 OTTOBRE
16º papa della Chiesa cattolica
Elezione 217 -Fine pontificato 222
Nascita Roma, ? Morte Roma, 222
Sepoltura Catacomba di Calepodio
Callisto I, (conosciuto in latino col nome di Callixtus o Calixtus) (… – Roma, 222), fu il 16° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, che lo venera come santo. Fu papa all’incirca dal 217 al 222.
Biografia
Quasi tutte le notizie sulla sue figura si devono a sant’Ippolito, che forse inserì fatti malevoli nella sua biografia. Sarebbe stato schiavo e malversatore del denaro del suo padrone Carpoforo. Fuggì e venne riacciuffato venendo condannato alla macina. Appena graziato provocò dei disordini in una sinagoga, finendo per essere condannato alle miniere in Sardegna nel 186-189 circa.
Più sicure sono le notizie dopo la sua liberazione, dopo il 190-192. Da liberto aprì un banco nella regio terza di roma, popolata quasi esclusivamente da cristiani, che fallì travolta dalla crisi inflazionistica del II secolo. Fu diacono di Zefirino, che gli affidò la direzione di un cimitero sulla via Appia (detto appunto catacombe di San Callisto).
Pontificato
« Quattro cose resero in maniera particolare glorioso il pontificato di S. Callisto: la Basilica di Santa Maria in Trastevere, il digiuno delle quattro tempora, il Cimitero detto di S. Callisto nella porta Appia, oggidì porta San Sebastiano, ed il luminoso di lui martirio. »
[1]
Nonostante si faccia iniziare il suo regno nel 217, il suo contemporaneo, Giulio Africano, indicava la data della sua ascesa al soglio di Pietro nel primo (o secondo?) anno del regno di Eliogabalo, 218 o 219. Comunque, sia Eusebio di Cesarea che il Catalogo Liberiano concordavano nel riconoscergli cinque anni di episcopato.
La sua elezione provocò lo scisma di Ippolito di Roma, considerato antipapa.
L’Historia Augusta afferma che un luogo su cui fece erigere un oratorio fu rivendicato da dei tavernai (popinarii), ma l’imperatore decise che un luogo per l’adorazione di qualsiasi dio era meglio di qualunque taverna. Si dice che questa sia stata l’origine della basilica di Santa Maria in Trastevere. Tuttavia, secondo quanto affermato nel Catalogo Liberiano, questa basilica fu fatta costruire da papa Giulio I. Forse l’intervento costruttivo di papa Callisto è da ricercarsi nella vicina chiesa di San Callisto. Essa, inoltre, contiene un pozzo in cui la leggenda dice che fu gettato il corpo del papa. È questa, con molte più probabilità, la chiesa fatta edificare da Callisto.
Quasi tutto quello che sappiamo di questo papa proviene dagli scritti dei suoi acerrimi nemici, Quinto Settimio Fiorente Tertulliano e l’autore del Philosophumena, l’antipapa Ippolito. Si tratta, perciò, di notizie tendenziose, che cercano di farlo apparire una persona riprovevole e odiosa.
Tesi avversa a Callisto
Secondo il Philosophumena, che lo definiva « uomo industrioso per il male e pieno di risorse per l’errore », Callisto era lo schiavo di un certo Carpoforo, un cristiano della famiglia imperiale. Costui affidò grandi somme di denaro a Callisto, che creò una banca in cui orfani e vedove potevano portare i loro soldi. Callisto, però, perse tutto e scappò. Carpoforo lo seguì fino a Porto, dove Callisto si stava imbarcando su una nave. Vedendo il suo padrone avvicinarsi su una barca, lo schiavo si gettò in mare per suicidarsi, ma fu salvato, trascinato a riva, e consegnato al padrone affinché lo punisse.
I creditori, credendo che avesse ancora i loro soldi, implorarono affinché fosse rilasciato: Callisto però non li aveva più, così cercò di nuovo la morte attaccando e insultando gli ebrei nella loro sinagoga. Gli ebrei lo trascinarono di fronte al prefetto Fusciano, dove Carpoforo dichiarò che Callisto non doveva essere considerato come un cristiano, ma il prefetto, pensando che il padrone stesse tentando di salvare il suo schiavo, condannò Callisto ai lavori forzati nelle miniere in Sardegna (ad metalla). Qualche tempo dopo, Marcia, l’amante di Commodo, convocò papa Vittore I e gli chiese se c’erano cristiani in Sardegna[2]. Questi le diede un elenco, senza includere Callisto. Marcia spedì allora un emissario con l’incarico di far rilasciare i prigionieri. Callisto si gettò ai suoi piedi, e lo implorò di portarlo con sé. Vittore si risentì dell’accaduto, ma essendo un uomo compassionevole, lasciò Callisto ad Anzio con una sovvenzione mensile.
Quando Zefirino divenne papa, Callisto fu richiamato e organizzò il primo cimitero della Chiesa, con una catacomba privata, che fin da allora si chiama « catacombe di Callisto ». Callisto ebbe grande influenza sull’ignorante, analfabeta ed avido Zefirino. Comunque, non ci sono testimonianze su come lo schiavo fuggitivo (per la legge romana, libero dal suo padrone, che aveva perso tutti i diritti quando Callisto venne condannato ai lavori forzati) divenne prima arcidiacono e poi papa.
Antitesi
Döllinger e de Rossi hanno però demolito questa tesi. Tanto per cominciare, Ippolito non affermava che Callisto perse i soldi depositati presso di lui per sua colpa. Questi poi, evidentemente, si gettò dalla nave più per scappare che per commettere suicidio. Quel Carpoforo, un cristiano, avrebbe dovuto evitare ad un suo schiavo cristiano una punizione orribile e ciò non depone bene sul carattere del padrone, mentre l’intercessione dei cristiani per Callisto depone a favore di quest’ultimo. È assurdo, inoltre, sostenere che corteggiò la morte attaccando una sinagoga; ne consegue che chiese ai debitori ebrei di rimborsargli ciò che gli dovevano. La dichiarazione stessa che Carpoforo rilasciò dinanzi al prefetto sulla non cristianità di Callisto era falsa.
Ippolito stesso, infatti, diceva che era proprio in qualità di cristiano che Callisto fu spedito alle miniere, e che in qualità di cristiano fu rilasciato. Se papa Vittore accordò a Callisto una sovvenzione mensile, è evidente che non si pentì della sua liberazione. È, inoltre, molto improbabile che Zefirino fosse ignorante e avido. Callisto non si sarebbe potuto elevare così in alto senza considerevoli doti, e lo spirito vendicativo dimostrato da Ippolito insieme alla sua teologia non ortodossa spiega perché Zefirino ripose la sua fiducia in Callisto piuttosto che nel dotto discepolo di Ireneo.
La dottrina di san Callisto
Papa Callisto insegna la dottrina cristiana ai giovani
Ippolito e Tertulliano sfidarono l’ortodossia di Callisto, sul campo di un famoso editto in cui il papa garantiva la comunione, dopo la giusta penitenza, a coloro che avevano commesso adulterio e fornicazione. È chiaro che Callisto si basò sul potere di rimettere e perdonare concesso a san Pietro, ai suoi successori ed a chi era in comunione con loro.
Si lamentava il montanista Tertulliano: « Come giungesti a questa decisione, io mi chiedo, da dove usurpi questo diritto della Chiesa? Se è perché Dio disse a Pietro: ‘Su questa pietra io costruirò la Mia Chiesa, io darò a te le chiavi del regno dei cieli’, o sull’affermazione che ‘qualsiasi peccato rimetterai o non rimetterai sulla terra sarà rimesso o non rimesso in paradiso’? Forse tu presumi che questo potere di rimettere o non rimettere ti è stato trasmesso e con te ad ognuno in comunione con la Chiesa di Pietro (ad omnem ecclesiam Petri propinquam), chi sei tu per alterare la manifesta intenzione di Dio di conferire questa facoltà personalmente e solo a Pietro? » (De Pudicitia, XXI).
L’editto era un ordine per l’intera Chiesa. Commentava Ippolito: « Ho udito della pubblicazione di un editto perentorio; il vescovo dei vescovi, ovvero il Pontifex Maximus proclama: Io rimetto i peccati di adulterio e di fornicazione a coloro che avranno fatto la dovuta penitenza. E dove si affiggerà questo editto così liberale? Sulle porte dei postriboli? » Gli altri attacchi di Ippolito riguardavano il fatto che Callisto non faceva fare pubblica penitenza per i peccati commessi fuori dalla Chiesa ai convertiti dalle eresie (questa mitezza era consueta ai tempi di sant’Agostino d’Ippona); che il papa aveva ammesso nella sua « scuola » (La Chiesa cattolica) quelli che Ippolito aveva scomunicato da « La Chiesa » (la sua setta); che Callisto aveva dichiarato che un peccato mortale non era (« sempre », si può aggiungere) una ragione sufficiente per deporre un vescovo. Tertulliano (De Exhortatione Castitatis, VII) parlava con ripugnanza dei vescovi che si erano sposati più di una volta, e Ippolito additava Callisto come il primo a permettere queste cose, in contrasto con gli insegnamenti di San Paolo. Callisto permise al basso clero di sposarsi, e permise alle nobili di sposare persone di basso rango e schiavi, cosa impedita dalla legge romana; in questo modo, secondo i suoi oppositori, Callisto creò i presupposti per commettere infanticidi.
Callisto insisteva anche sulla differenza tra la legge ecclesiastica e la legge civile sui matrimoni. In ogni caso, risulta evidente che la chiesa cattolica parteggiava per Callisto contro lo scismatico Ippolito e l’eretico Tertulliano. Nelle loro opere, inoltre, non veniva pronunciata alcuna parola contro la persona di Callisto dal momento della sua elezione, né contro la validità della sua consacrazione.
Ippolito considerava Callisto un eretico quando proprio la sua Cristologia era così imperfetta, e scrisse che Callisto lo accusò di Diteismo (forma di teismo che crede in due grandi dèi al posto di un solo Dio). Non c’è da meravigliarsi, poi, se Ippolito definiva Callisto l’inventore di un qualche genere di Sabellianesimo. In realtà è storicamente provato che sia Zefirino che Callisto condannarono vari Monarchianisti e Sabellio stesso, così come l’errore opposto commesso da Ippolito. Ciò è abbastanza per poter affermare che Callisto difese la Fede cattolica e la dottrina trinitaria dell’ortodossia cattolica.
Morte e sepoltura
Statua di papa Callisto I, Cattedrale di Reims
Callisto fu il primo papa iscritto nel Depositio martyrum del IV secolo, fonte che riporta il suo martirio.
Fu martirizzato attorno al 222, forse durante una sollevazione popolare. La leggenda secondo la quale venne gettato nel pozzo non ha riscontri storici.
Fu sepolto nella catacomba di Calepodio sulla via Aurelia. Nel 790 papa Adriano I fece traslare le sue reliquie nella basilica di Santa Maria in Trastevere. Papa Gregorio IV (827-843) ritrovò il suo corpo e quello di san Calepodio sotto l’ingresso della basilica e li fece deporre sotto l’altare maggiore.
Culto
Il suo ricordo liturgico, secondo il Depositio martyrum (Callisti in viâ Aureliâ miliario III) e i martirologi seguenti, ricorre il 14 ottobre.
Dal Martirologio Romano (ed. 2004):
« 14 ottobre – San Callisto I, papa, martire: da diacono, dopo un lungo esilio in Sardegna, si prese cura del cimitero sulla via Appia noto sotto il suo nome, dove raccolse le vestigia dei martiri a futura venerazione dei posteri; eletto poi papa promosse la retta dottrina e riconciliò con benevolenza i lapsi, coronando infine il suo operoso episcopato con un luminoso martirio. In questo giorno si commemora la deposizione del suo corpo nel cimitero di Calepodio a Roma sulla via Aurelia. »
È venerato come patrono di coloro che lavorano nei cimiteri.
Iconografia
San Callisto viene rappresentato con indosso una veste rossa e una tiara (simbolo del papa); o mentre viene gettato in un pozzo con una pietra al collo; spesso vicino a lui c’è una fontana.