PAPA BENEDETTO XVI/JOSEPH RATZINGER: 2. Alleanza ed alleanze nell’Apostolo Paolo
PAPA BENEDETTO XVI/JOSEPH RATZINGER
stralcio dal libro: La Chiesa, Israele e le religioni del mondo, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, (MI) 2000;
stralcio dal capitolo II: La Nuova Alleanza; Sulla teologia dell’alleanza nel Nuovo Testamento;
pagg. 31-34;
(metto solo le note che sono esplicative del testo, le altre, spesso in tedesco, mi sembrano un sovrappiù per un testo su un Blog)
2. Alleanza ed alleanze nell’Apostolo Paolo
In Paolo risalta anzitutto la decisa sottolineatura dell’alleanza instaurata da Cristo rispetto all’alleanza mosaica. Ed è questa sottolineatura che caratterizza generalmente la differenza tra “antica” e “nuova” alleanza. La contrapposizione più netta tra i due Testamenti si trova in 2Cor 3, 4-18 e in Gal 4, 21-31. Mentre l’espressione “nuova alleanza” deriva dalle promesse profetiche (Ger 31,31) e lega pertanto tra loro le due parti della Bibbia, l’espressione “antica alleanza” si trova solo in 2Cor 3,14; la lettera agli Ebrei parla invece di “prima alleanza” (9,15) e chiama la nuova alleanza – oltre che con questa definizione classica – anche alleanza “eonica”, cioè “eterna” (13,20), con una terminologia che è ripresa dal canone romano nel racconto dell’istituzione, laddove si parla di “nuova ed eterna alleanza”.
Alleanza di Cristo e alleanza mosaica
Nella seconda lettera ai Corinzi Paolo pone in netta antitesi l’alleanza instaurata da Cristo e quella di Mosè, definendo quest’ultima transitoria e la prima permanente. Caratteristica dell’alleanza mosaica appare quindi la sua transitorietà, che Paolo vede rappresentata nelle tavole di pietra. La pietra è l’espressione della morte e che resta chiuso nell’ambito della legge di pietra, resta nell’ambito della morte.
Con ciò Paolo pensava certo alla profezia di Geremia, secondo cui nella nuova alleanza la legge sarà scritta nel cuore come pure alle parole di Ezechiele, secondo cui il cuore di Pietra sarà sostituito da un cuore di carne.
Se nel testo si mette anzitutto in evidenza la transitorietà dell’alleanza mosaica, la sua caducità, si finisce per trovarsi di fronte a una prospettiva nuova e diversa. A chi volge il proprio sguardo al Signore è tolto il velo dal cuore e può quindi vedere lo splendore interiore, la luce pneumatica nella Legge e interpretarla quindi nella maniera giusta.
Qui e diverse altre volte in Paolo il cambiamento di immagini che possiamo constatare non rende molto chiaro il senso delle sue affermazioni, ma nell’immagine del velo tolto l’idea della provvisorietà della Legge appare comunque modificata: dove il velo cade dal cuore, viene alla luce ciò che della Legge è più autentico e definitivo; essa ste4ssa diviene Spirito e finisce per identificarsi con il nuovo ordine di vita che nasce dallo Spirito.
Alleanza con Noè, con Abramo, con Giacobbe-Israele
La rigida antitesi tra le due alleanze, l’antica e la nuova, sviluppata da Paolo nel terzo capitolo della seconda lettera ai Corinzi ha da allora segnato profondamente il pensiero cristiano, e in ciò si è prestata scarsa attenzione al sottile rapporto di lettera e Spirito che si annuncia nell’immagine del velo. Soprattutto, però, si è dimenticato che in altri passi paolini il dramma della storia di Dio con gli uomini è presentato in modo molto più articolato.
Nell’elogio di Israele fatto da Paolo nel nono capitolo della Lettera ai Romani, tra i doni che Dio ha elargito al suo popolo figura anche questo: sue sono le “alleanze”, i patti che Dio ha concluso con lui. Il termine “alleanza” appare qui al plurale, conformemente alla tradizione sapienziale (Rm 9,4). E in effetti l’Antico Testamento conosce tre alleanze: il sabato, l’arcobaleno, la circoncisione; esse corrispondono ai tre gradi dell’alleanza o alle tre Alleanze. L’Antico Testamento consoce l’alleanza con Noè, quella con Abramo, quella con Giacobbe-Israele; quella stabilita sul Sinai, quella di Dio con Davide.
Tutte queste alleanze hanno una loro caratteristica specifica, su cui occorrerà ritornare. Paolo sa quindi che la parola alleanza, a partire dalla storia della salvezza prima di Cristo, deve essere pensata e detta al plurale; delle diverse alleanze ne pone in evidenza due in maniera particolare, mettendole a confronto e riferendole, ciascuna a suo modo, all’alleanza stabilita da Cristo: l’Alleanza la vede come l’alleanza vera e propria, fondamentale e permanente, mentre quella con Mosè è “sopraggiunta in seguito” (Rm 5,20), 430 anni dopo quella con Abramo (Gal 3,17), che non ha affatto privato quest’ultima del suo valore, rappresentando piuttosto uno stadio intermedio nel piano di Dio.
Diritto e promessa
È una forma della pedagogia di Dio con gli uomini; le singole componenti vengono meno quando il fine dell’educazione è raggiunto. Si abbandonano le vie percorse, resta il senso. L’alleanza mosaica si inserisce in quella stabilita con Abramo, la Legge diventa uno strumento della promessa. Così Paolo ha operato una netta distinzione tra le due modalità dell’alleanza che, di fatto, si incontrano nelle stesso Antico Testamento: l’alleanza che è una proclamazione del diritto e quella che è sostanzialmente promessa, dono di un’amicizia che viene offerta senza condizioni.
In effetti nel Pentateuco la parola berit (alleanza) è spesso usata come sinonimo di legge e comandamento. Una berit è oggetto di un comando; in Es 24 l’alleanza sinaitica appare sostanzialmente come un’ “imposizione di leggi e di obblighi per il popolo” . Una simile alleanza può anche essere spezzata; del resto nell’Antico testamento la stessa storia di Israele appare continuamente come storia dell’alleanza spezzata.
Un’unità carica di tensione: l’unica alleanza nelle alleanze
D’altra parte l’alleanza con i patriarchi è considerata eternamente valida. Mentre l’alleanza come obbligo legale riproduce il patto vassallatico, l’alleanza della promessa ha come modello la donazione regale. In questo senso Paolo, con la sua distinzione tra alleanza abramitica e alleanza mosaica, ha interpretato in maniera del tutto corretta il testo della Bibbia. Nello stesso tempo, con questa distinzione viene meno la rigida contrapposizione tra antica e nuova alleanza e si esplicita l’unità carica di tensione della storia della salvezza in cui nelle diverse alleanze si realizza l’unica alleanza.
Se le cose stanno così, non si possono assolutamente contrapporre L’Antico e il Nuovo Testamento come se si trattasse di due diverse religioni; c’è una sola volontà di Dio nei riguardi degli uomini, un solo agire storico di Dio con gli uomini, che si compie nei suoi interventi, certamente diversi e in parte anche contrapposti, ma in verità sempre intimamente legati l’uno all’altro.