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I COLLABORATORI DI SAN PAOLO – SAN TIMOTEO
Il più antico storico della Chiesa, il Vescovo Eusebio di Cesarea di Palestina (m. nel 399), scriveva che l’Apostolo Paolo ha dato ai suoi collaboratori nel ministero dell’evangelizzazione « la gloria di una imperitura memoria per averli con tanta frequenza nominati nelle sue lettere » (Storia eccles. III,IV,4). Tra questi uomini glorificati per sempre nella memoria dei Cristiani spicca Timoteo, il cui nome non soltanto ricorre con maggiore frequenza nell’epistolario di Paolo, ma è il più colmo di elogi. A lui soltanto, caso unico nella storia dei libri del Nuovo Testamento, l’Apostolo indirizzò due tenerissime e importantissime lettere personali: di lui si può tracciare, grazie alle testimonianze dell’evangelista Luca, autore degli Atti degli Apostoli, e di Paolo stesso , una sia pur piccola biografia e un efficace ritratto.
Timoteo nacque, probabilmente a Listra, tra il 25 e il 30 d.C. e proprio a Listra, al tempo del suo primo viaggio missionario (47 – 49), Paolo conosce due donne e un giovanetto: Loide, Eunice e Timoteo che formavano una famiglia piissima. Loide era la piu’ anziana: Eunice, sua figlia, era la madre di Timoteo. Le due donne, ebree, avevano educato il bambino nel timor di Dio, istruendolo nelle sacre scritture fin dall’infanzia (2 Tim 3,15), senza però averlo fatto circondere, probabilmente perchè il marito di Eunice era un pagano (At. 16,1). I tre si convertirono alla fede cristiana e forse accolsero nella loro casa Paolo e Barnaba (cfr. At 14,3).
Durante il secondo viaggio missionario (50 – 52), Paolo incontra nuovamente Timoteo, ormai nel fiore della giovinezza: cristiano ardente e fedele, di carattere schivo e timido (1Cor. 16,10; 2Tim 1,7-8), forse per essere stato educato da donne, fragile e sofferente di stomaco (1Tim. 5,23).
Paolo dovette essere conquistato da quella bontà delicata e dal sincero fervore del figlio di Eunice, il quale si era già fatto una buona fama fra i Cristiani della sua città e della vicina Iconio (At 16,2). Inoltre, a ragione della sua doppia ascendenza, giudaica per parte di madre e pagana per parte di padre, Timoteo poteva essere (e lo sarà, difatti) un collaboratore ideale nel ministero che Paolo svolgeva sia tra i Giudei che tra i pagani. Così Timoteo prese il suo posto accanto a Paolo, come « aiutante » (At. 13,5) e per facilitargli il ministero in ambiente giudaico Paolo, provvederà anche alla sua circoncisione.
Timoteo venne quindi solennemente deputato, con l’ordinazione, al ministero apostolico: il collegio dei presbiteri impose le mani sull’eletto nel gesto consueto che indicava la trasmissione dei poteri soprannaturali necessari (1Tim. 1,14; 2Tim. 1.6) e così Timoteo ricevette la grazia dello Spirito Santo e iniziò la sua grande avventura al servizio del Vangelo. Non si separerà più dal maestro se non quando la necessità dell’apostolato renderanno necessario un distacco, sempre profondamente sofferto. La sua biografia, a questo punto, si fonde con quella di Paolo, compagni di ogni viaggio, di ogni missione, di ogni esperienza.
Quando la vita tormentata dell’Apostolo delle genti volgerà alla fine, ritroviamo Timoteo accanto al suo maestro a raccoglierne l’eredità e a
confortarlo con la sua presenza delle tante amarezze subite.
Probabilmente testimone del suo martirio, avvenuto nel 67, Timoteo ritornò, orfano nell’anima, alla sua Chiesa di Efeso per edificarla nel nome e nella grazia di Gesù, secondo gli ammaestramenti del suo indimenticabile maestro.
Forse conservò la direzione e la responsabilità della chiesa efesina fino alla morte, che la tradizione fissa al 22 gennaio dell’anno 97, al tempo dell’imperatore romano Nerva. A tale proposito si racconta che il Vescovo Timoteo, preoccupato degli eccessi deplorevoli che si verificavano in occasione di una mascherata pagana, abbia tentato di convertire la folla al vero Dio, ma i suoi ascoltatori risposero percuotendolo con bastoni e lanciandogli pietre. Raccolto agonizzante dai Cristiani sarebbe stato trasportato su una vicina collina, dove, poco tempo dopo, coronò nell’aureola del martirio la sua vita consacrata al Vangelo di Cristo.
Il suo corpo fu sepolto presso la città di Efeso, nelle vicinanze della tomba dove riposerà Giovanni l’evangelista, che ad Efeso trascorse gli ultimi anni della sua lunga vita. Vi morì, infatti, vecchissimo, verso il 104 d.C.. Probabilmente Timoteo ebbe la fortuna di ascoltare il discepolo prediletto di Gesù, giunto ad Efeso forse una ventina d’anni prima.
Il 24 giugno del 356, le reliquie del corpo di Timoteo furono trasportare da Efeso a Costantinopoli e poste sotto un altare di argento purissimo insieme alle reliquie dell’Apostolo Andrea e dell’Evangelista Luca nella grande Basilica dedicata agli Apostoli.
Il 12 aprile del 1204 Costantinopoli fu saccheggiata dai guerrieri della quarta Crociata e quella chiesa non sfuggì alla devastazione. Da allora si perdono le tracce delle reliquie di Timoteo.
Nei primi giorni del maggio 1945, durante alcuni scavi praticati sotto il presbiterio della cattedrale di Termoli, costruita nel XIII secolo, fu ritrovata una cassetta di legno consunto, coperta da una lastra di marmo che recava una iscrizione latina dell’anno 1239, nella quale si leggeva che nell’urna era conservato il corpo « del beato Timoteo, discepolo di Paolo Apostolo ». Si trattava, come risulto’ dagli esami scientifici, dei resti di uno scheletro di adulto di età avanzata. Il cranio mancava, fatta eccezione per un frammento di mandibola. Nella stessa cattedrale, si conserva, in un reliquario della prima metà del secolo XIII, « il capo di S. Timoteo », mancante appunto di una mandibola.
Estratto da: Salvatore Garofalo: TIMOTEO – IL DISCEPOLO CHE PAOLO AMAVA – Editrice COR UNUM – Tipografia Poliglotta Vaticana – Edizione 1985