AGOSTINO CONTEMPLA LA PAROLA DI DIO
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AGOSTINO CONTEMPLA LA PAROLA DI DIO
Posted by Padre Eugenio Cavallari on 28 November 2012
I tre pani
Quando sarai giunto ai tre pani, cioè a cibarti della Trinità e a intenderla, avrai di che vivere e nutrire gli altri. Non devi temere un forestiero che arriva da un viaggio, ma accogliendolo cerca di farne un concittadino, un membro della tua famiglia, senza temere d’esaurire i tuoi viveri. Quel pane non avrà fine, ma porrà fine alla tua indigenza. E’ pane Dio Padre, è pane Dio Figlio, è pane Dio Spirito Santo. Eterno è il Padre, coeterno il Figlio, coeterno lo Spirito Santo. Immutabile è il Padre, immutabile il Figlio, immutabile lo Spirito Santo. E’ creatore non solo il Padre ma anche il Figlio e lo Spirito Santo. E’ pastore e datore di vita non solo il Padre ma anche il Figlio e lo Spirito Santo. E’ cibo e pane eterno sia il Padre che il Figlio e lo Spirito Santo. Impara e insegna: vivi e nutri. Dio, il quale dà a te, non ti dà di meglio che se stesso. O avaro, che cosa cercavi di più e di meglio? Anche se chiedessi un’altra cosa, come ti basterebbe se non ti basta Dio (Discorso 105, 3, 4)?
Vuoi altercare con me? Piuttosto con me ammira ed esclama: O profondità della ricchezza! Spaventiamoci tutti e due e ripetiamolo insieme. Siamo uniti nel timore, per non perire nell’errore: O profondità della ricchezza della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e impervie le sue vie (Rm 11, 33)! Scruta le cose inscrutabili, fa’ le cose impossibili, corrompi le cose incorruttibili, vedi le cose invisibili (Discorso 26, 13)!
La parola senza alcun suono di parola
Voi ricordate, fratelli miei, il racconto evangelico, che narra come le due sorelle Marta e Maria accolsero il Signore. Marta si dedicava alle faccende del servizio e si agitava nella cura della casa. Infatti aveva accolti in casa, quali ospiti, il Signore e i suoi discepoli. Si affannava con attenzione, scrupolo e devozione perché Gesù e gli apostoli non venissero turbati da alcuna mancanza di riguardo. Invece Maria sedeva ai piedi del Signore e ne ascoltava la parola. Marta, in affanno per il servizio, vedendo quella seduta e del tutto incurante del suo affaccendarsi, si rivolse al Signore: Ti sembra giusto, Signore, che mia sorella mi abbia lasciata sola, mentre sono sola a servirvi? E il Signore: Marta, Marta, tu ti preoccupi di molte cose. Ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta (Lc 10, 38-42). Tu hai scelto una parte buona, ma questa è la parte migliore. Inoltre ciò che tu hai scelto passa: servi chi ha fame e sete, provvedi letti a chi ha sonno, offri ospitalità a chi vuol entrare in casa. Tutto ciò passa. Verrà l’ora in cui nessuno avrà fame e sete, nessuno dovrà dormire; perciò ti sarà tolta ogni preoccupazione. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà mai tolta: ha scelto la contemplazione, ha scelto di vivere della Parola. Che sarà mai il vivere della Parola senza alcun suono di parola? Ora costei viveva della parola, ma della parola che ha un suono. Un giorno il vivere della Parola sarà senza alcun suono di parola. La Parola è di per sé la vita. Saremo quindi simili a lui, poiché lo vedremo così come egli è (1 Gv 3, 2). Questa era ed è la sola cosa necessaria: gustare la dolcezza del Signore. Non ci è ancora del tutto possibile questo nella notte del mondo (Discorso 169, 14, 17).
La Parola di Dio è il mio avversario
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario, finché sei per via (Mt 5, 25). Ma chi è questo avversario? Non è il diavolo: mai la Scrittura ti esorterebbe a metterti d’accordo con il diavolo. E’ un altro l’avversario, che l’uomo stesso rende suo avversario. Lui, se ti fosse avversario, non sarebbe con te per via; mentre invece proprio per questo è con te per via: per mettersi d’accordo con te. Sa che se non ti metti d’accordo con lui per via, cioè durante questa vita, ti porterà un giorno davanti al giudice, il giudice ti consegnerà alla guardia, la guardia ti porterà in carcere. Chi è dunque l’avversario? La Parola di Dio. Essa è il tuo avversario. Perché è avversario? Perché comanda cose contrarie a quelle che fai tu. Essa ti dice: Unico è il tuo Dio, adora l’unico Dio. Tu invece, abbandonato l’unico Dio, che è il legittimo sposo della tua anima, vuoi fornicare con gli errori e il male, con ess vuoi convivere, senza ripudiare Dio apertamente. Da anima adultera, non abbandoni la casa dello sposo, ma ti dai all’adulterio, pur rimanendo sposata con lui. Ora chi fa il male, non vorrebbe che io dicessi queste cose. Ma, lo vogliano o non lo vogliano, io parlerò. Se non vi esorto a mettervi d’accordo con l’avversario, rimarrò io in lite con lui. Chi comanda a voi di agire, comanda a me di parlare: voi, non facendo quanto comanda di fare, siete suoi avversari. Io e voi saremo suoi avversari se non diciamo quanto comanda di dire (Discorso 9, 3).
La Parola di Dio è l’avversario della tua volontà finché non sarà autore della tua salvezza. Oh, quant’è buono e utile questo avversario! Esso non desidera la nostra volontà, ma la nostra utilità. E’ nostro avversario finché noi stessi lo siamo di noi. Fino a quando tu sarai nemico di te stesso, avrai come nemica la parola di Dio: sii amico di te stesso e andrai d’accordo con essa. Dalle ascolto e andrai d’accordo. Non solo non ci perdi nulla, ma in essa ritrovi te stesso, che ti eri perduto. La via è la vita presente; se saremo andati d’accordo e avremo acconsentito alla parola di Dio, al termine della via non avremo paura del giudice, delle guardie, del carcere (Discorso 109, 3).
Maestro della Parola, Maestro la Parola
Alla vostra dolcissima Carità, come ho potuto e con la grazia di Dio, ho mostrato la sua Parola. Attualmente voi fate ciò che in cielo faremo tutti. Lassù non ci sarà più alcun maestro della parola, ma maestro sarà la Parola. Ne deriva, quindi, che a voi spetta attuarla, a noi esortarvi a viverla. Voi siete infatti gli ascoltatori della parola, noi i predicatori. Ma nell’intimo, dove nessuno vede, siamo ascoltatori tutti: interiormente, nel cuore, nella mente, dove è nostro maestro Colui che vi esorta a lodare. Io parlo dall’esterno, egli vi anima all’interno. Interiormente, quindi, siamo tutti ascoltatori; ma tutti, sia all’esterno sia nell’intimo alla presenza di Dio, dobbiamo essere realizzatori. Certo io che vi parlo o chiunque vi predica la parola non vede il vostro cuore: non si può giudicare che cosa fate all’interno dei vostri pensieri. Cosa impossibile all’uomo, ma a Dio non si può nascondere il cuore umano. Egli nota con quale impegno ascolti, a che cosa pensi, che cosa comprendi, quanto profitto fai del suo aiuto, con quanta insistenza preghi, come implori Dio per ottenere ciò che non hai e come lo ringrazi di ciò che hai (Discorso 179, 7).
Creare con le parole
Mosè, quando parla della creazione, dice che è opera di Dio: In principio Dio creò il cielo e la terra (Gn 1, 1). L’evangelista Giovanni afferma semplicemente: In principio era il Verbo (Prologo). Quindi se era fin dal principio, Egli non fu creato, poiché con il Verbo Dio il Padre creò l’universo: Il Verbo parlò e le cose furono fatte; ordinò e furono create (Sal 148, 5). Una cosa è creare con la parola, un’altra essere creati da essa; ma colui che pronuncia la Parola ha la Parola, e quindi crea con la Parola, e se crea con la Parola, non ha creato la Parola. Lui è la Parola (Discorso 380, 3).
Molte parole, una sola parola
Signore nostro Dio, crediamo in te, Padre e Figlio e Spirito Santo. Perché la Verità non avrebbe detto: Andate, battezzate tutte le genti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28, 19), se Tu non fossi Trinità. Né avresti ordinato, Signore Dio, che fossimo battezzati nel nome di chi non fosse Signore Dio. Dirigendo la mia attenzione verso questa regola di fede, per quanto ho potuto, per quanto tu mi hai concesso di potere, ti ho cercato e ho desiderato di vedere con l’intelligenza ciò che ho creduto, ed ho molto disputato e faticato. Signore mio Dio, mia unica speranza, esaudiscimi e fa’ sì che non cessi di cercarti per stanchezza, ma cerchi sempre il tuo volto con ardore. Dammi Tu la forza di cercare, Tu che hai fatto sì di essere trovato e mi hai dato la speranza di trovarti con una conoscenza sempre più perfetta. Davanti a Te sta la mia forza e la mia debolezza: conserva quella, guarisci questa. Davanti a Te sta la mia scienza e la mia ignoranza; dove mi hai aperto, ricevimi quando entro; dove mi hai chiuso, aprimi quando busso. Fa’ che mi ricordi di te, che comprenda te, che ami te. Aumenta in me questi doni, fin quando Tu mi avrai riformato interamente. Liberami, Dio mio, dalla moltitudine di parole di cui soffro nell’interno della mia anima, misera alla tua presenza, e che si rifugia nella tua misericordia. Infatti non tace il pensiero, anche quando tace la mia bocca. Molti sono i miei pensieri vani: concedimi di non consentirvi e, anche quando vi trovo qualche diletto, di condannarli almeno e di non abbandonarmi ad essi come in una specie di sonno. Né essi prendano su di me tanta forza da influire in qualche modo sulla mia attività, ma siano al sicuro dal loro influsso i miei giudizi e la mia coscienza con la tua protezione. Parlando di Te un sapiente ha detto: Molto potremmo dire senza giungere alla meta, la somma di tutte le parole è: Lui è tutto (Eccli 43, 29). Quando dunque arriveremo alla tua presenza, cesseranno queste molte parole che diciamo senza giungere a Te. Tu resterai, solo, tutto in tutti (cf 1 Cor 15, 28), e senza fine diremo una sola parola, lodandoti in un solo slancio e divenuti anche noi una sola cosa in Te. Signore, unico Dio e Trinità (Trinità 15, 28, 15).
Parlare, tacere, ascoltare
L’uomo maldicente non durerào sulla terra, il male lo spingerà verso la rovina (Sal. 139, 12). Che cosa infatti lo attrae, se non il vuoto parlare? Non bada a ciò che dice: basta che parli. Impossibile quindi che costui righi dritto. Come invece dovrà essere il servo di Dio, acceso da quei carboni ardenti della parola di Dio e diventato lui stesso carbone salutare? Come si comporterà? Deve imparare ad ascoltare più che parlare (cf. Gc 1, 19). Anzi, nei limiti del possibile, desideri non essere posto nella necessità di dover parlare, predicare e insegnare. Miei fratelli, in questo momento noi stiamo parlando a voi per insegnarvi qualcosa; ma quanto sarebbe meglio se tutti sapessimo tutto e nessuno dovesse far da maestro agli altri; se non ci fosse uno che parla e un altro che ascolta, ma tutti fossimo all’ascolto di quell’unico a cui è detto: Al mio udito farai sentire esultanza e letizia (Sal 50, 10)! Riponi la tua gioia nell’ascoltare Dio; nel parlare ti muova solo la necessità. E poi, perché voler parlare piuttosto che ascoltare? Uscire sempre fuori di sé e provar tanta difficoltà a tornare dentro? Il tuo maestro è dentro, mentre quando vuoi far da maestro esci fuori per avvicinarti a coloro che sono fuori. In effetti, è dall’interno che si fa udire la verità a noi; quando invece parliamo ci rivolgiamo a chi è fuori del nostro cuore. Non amiamo, dunque, le cose esteriori ma quelle interiori! Dei beni interiori godiamo, di quelli esteriori usiamone nella misura in cui sono necessari. Non attacchiamo ad essi la volontà (Esposizione Salmo 139, 15).
Il significato mistico della parola
Questa frase: Quando la sua terra fu a lui restituita (Sal 96, 3) potremmo intenderla così: Quando la carne di Gesù fu risuscitata dalla terra della morte. In tal modo coglieremmo il significato mistico, non in contrasto con l’insegnamento di Cristo. « Terra restituita » potrebbe corrispondere a « carne risuscitata ». Infatti tutto ciò che cantiamo nel salmo, si realizzò dopo la resurrezione del Signore. Ascoltiamo, quindi, questo salmo ridondante di gioia per la restituzione della terra al cielo, dalla morte alla vita. E il Signore nostro Dio voglia suscitare in noi un’attesa e un’esultanza che corrisponda alla grandezza degli eventi. Egli ci sia guida nel nostro parlare in modo che risulti adeguato ai bisogni del vostro cuore. Ciò che attraverso la contemplazione di tante meraviglie riempie di gaudio il nostro cuore, lo faccia salire sulla nostra lingua, e dalla nostra lingua passi ai vostri orecchi, e da qui nel vostro cuore e nella vostra vita (Esposizione Salmo 96, 3).
Dio non parla agli angeli così come parliamo fra noi o a Dio o agli angeli o gli angeli stessi a noi o Dio a noi con il loro intervento. Comunque è sempre in modo inesprimibile, sebbene a noi venga comunicato nel nostro solito modo d’intendere. La parola di Dio più alta, prima di aver agito nel mondo, è la ragione immutabile e intima dell’azione stessa, perché non ha un suono che colpisce l’udito e passa, ma possiede una forza che rimane al di là del tempo ed opera nel tempo. Con essa parla agli angeli, con noi parla in altra maniera perché siamo nello spazio. Quando anche noi con l’udito della coscienza afferriamo qualche vibrazione di questa parola, siamo simili agli angeli. Io non devo ad ogni momento rendere ragione del modo di parlare di Dio. E’ la non diveniente Verità che parla da sé in modo ineffabile alla coscienza della creatura ragionevole o parla mediante una creatura che muta, tanto al nostro pensiero con concetti della ragione quanto ai sensi con suoni sensibili (Città di Dio 16, 6, 1).
Varie modalità del parlare di Dio
Molti sono i modi con cui Dio parla a noi. A volte ci parla tramite qualche documento, per esempio il libro delle sacre Scritture, o parla tramite una stella come ai magi (cf. Mt 2, 2). Che cosa è infatti il parlare se non la manifestazione della volontà? Parla anche tramite il sorteggio, parla per mezzo di un essere umano, ad esempio un profeta; parla tramite l’angelo, come ad alcuni patriarchi, profeti e apostoli. Parla infine tramite una qualsiasi creatura, fatta voce e suono, come leggiamo e crediamo siano scese voci dal cielo cantando. Infine Dio parla direttamente all’uomo stesso, non esternamente attraverso orecchi e occhi, ma interiormente, nell’anima, in varie maniere: in sogno, inebriando lo spirito dell’uomo con l’estasi, oppure nella mente, quando ciascuno intuisce l’autorità o la volontà di Dio. Nessuno può mai conoscere ciò che Dio vuole, se non risuona interiormente in lui un certo tacito grido della verità. Dio parla inoltre nella coscienza dei buoni e dei cattivi: nessuno può rettamente approvare quanto fa di bene e disapprovare quanto fa di male se non per quella voce della verità che loda o disapprova queste cose nel silenzio del cuore. E la verità è Dio in persona (Discorso 12, 4).
Agostino spiega il mistero del pensiero con la parola
Dio disse: Sia…e quella cosa fu (cf. Gn 1, 1 s). Per ciascuna creatura egli disse e quella fu. In quale lingua parlò? Dio non va immaginato come un corpo, come un uomo o come un angelo; anche se ai padri si è degnato di manifestarsi così. Non era questa la sua natura, ma si serviva di una sua creatura a lui soggetta; in nessun altro modo infatti colui che è l’invisibile si sarebbe potuto manifestare agli sguardi degli uomini. Ora, come la parte migliore di noi è la mente, così chi è migliore di ogni realtà è Dio. Ciò che è superiore, come puoi concepirlo attraverso una cosa inferiore? In te il corpo è inferiore alla mente; fra gli esseri nulla è migliore di Dio. Ora, sollevati a ciò attraverso il meglio di te, per arrivare, se puoi, a colui che di tutti è il migliore. Io adesso sto parlando, a delle menti; sì, certo, anch’io, visibile nel corpo, guardo delle facce visibili; però attraverso ciò che vedo io parlo a ciò che non vedo. Io dentro di me porto il pensiero concepito nel cuore e quel che ho concepito nel cuore voglio partorirlo nelle tue orecchie; voglio comunicare a te quello che ho dentro, manifestare a te quel che è nascosto e cerco di farlo giungere fino alla tua mente. Prima mi raccolgo davanti ai tuoi orecchi, come se fossi alla porta della tua mente, e poiché il pensiero che ho concepito con la mente è invisibile, e non posso condurlo fino a te, gli metto a disposizione il suono come se fosse un veicolo. Il pensiero è invisibile, il suono è percepibile; io pongo ciò che è invisibile sopra ciò che è percepibile e così posso arrivare fino a chi ascolta. In tal modo il pensiero è uscito da me ed è arrivato a te, ma non si è allontanato da me. Ora – se è lecito paragonare le cose piccole alle grandi, le basse alle alte, le umane alle divine – Dio ha fatto proprio così. Il Verbo era invisibile presso il Padre; per arrivare fino a noi assunse un veicolo, prese la carne; arrivò fino a noi, ma non si allontanò dal Padre (Discorso 223 A, 2).
