Archive pour la catégorie 'PADRI DELLA CHIESA, SCRITTORI ECCLESIASTICI E DOTTORI'

San Lorenzo, dai « Discorsi » di Sant’Agostino (1Tm, Fil, Col)

su San Lorenzo martire, dal sito: 

http://liturgia.silvestrini.org/santo/240.html

Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo
Fu ministro del sangue di Cristo

Oggi la chiesa di Roma celebra il giorno del trionfo di Lorenzo, giorno in cui egli rigettò il mondo del male. Lo calpestò quando incrudeliva rabbiosamente contro di lui e lo disprezzò quando lo allettava con le sue lusinghe. In un caso e nell’altro sconfisse satana che gli suscitava contro la persecuzione. San Lorenzo era diacono della chiesa di Roma. Ivi era ministro del sangue di Cristo e là, per il nome di Cristo, versò il suo sangue. Il beato apostolo Giovanni espose chiaramente il mistero della Cena del Signore, dicendo: «Come Cristo ha dato la sua vita per noi, così anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1 Gv 3, 16). Lorenzo, fratelli, ha compreso tutto questo. L’ha compreso e messo in pratica. E davvero contraccambio quanto aveva ricevuto in tale mensa. Amò Cristo nella sua vita, lo imitò nella sua morte.
Anche noi, fratelli, se davvero amiamo, imitiamo. Non potremmo, infatti, dare in cambio un frutto più squisito del nostro amore di quello consistente nell’imitazione del Cristo, che «patì per noi, lasciandoci un esempio, perché ne seguiamo le orme» (1 Pt 2, 21). Con questa frase sembra quasi che l’apostolo Pietro abbia voluto dire che Cristo patì solamente per coloro che seguono le sue orme, e che la passione di Cristo giova solo a coloro che lo seguono. I santi martiri lo hanno seguito fino all’effusione del sangue, fino a rassomigliarli nella passione. Lo hanno seguito i martiri, ma non essi soli. Infatti, dopo che essi passarono, non fu interrotto il ponte; né si é inaridita la sorgente, dopo che essi hanno bevuto.
Il bel giardino del Signore, o fratelli, possiede non solo le rose dei martiri, ma anche i gigli dei vergini, l’edera di quelli che vivono nel matrimonio, le viole delle vedove. Nessuna categoria di persone deve dubitare della propria chiamata: Cristo ha sofferto per tutti. Con tutta verità fu scritto di lui: «Egli vuole che tutti gli uomini siano salvati, e arrivino alla conoscenza della verità» (1 Tm 2, 4). Dunque cerchiamo di capire in che modo, oltre all’effusione del sangue, oltre alla prova della passione, il cristiano debba seguire il Maestro. L’Apostolo, parlando di Cristo Signore, dice: «Egli, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio». Quale sublimità!
«Ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso» (Fil 2, 7-8). Quale abbassamento! Cristo si é umiliato: eccoti, o cristiano l’esempio da imitare. Cristo si é fatto ubbidiente: perché tu ti insuperbisci? Dopo aver percorso tutti i gradi di questo abbassamento, dopo aver vinto la morte, Cristo ascese al cielo: seguiamolo. Ascoltiamo l’Apostolo che dice: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio» (Col 3, 1).(Disc. 304, 14; PL 38, 1395-1397).

Il segno di Giona (riferimenti)

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&ordo=&localTime=07/21/2008#

San Cirillo di Gerusalemme (313-350), vescovo di Gerusalemme, dottore della Chiesa
Catechesi n° 20, 2 ; SC 126, 111

Il segno di Giona

Presi per mano, siete stati accompagnati alla santa piscina del divino lavacro, come Cristo deposto dalla croce nella tomba qui di fronte [in questa chiesa del anto Sepolcro]. Qui foste interrogati uno ad uno se credevate nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, e voi avete fatto la salutare confessione di fede. Per tre volte siete stati immersi nell’acqua e per ciascuna delle tre ne siete riemersi, per simboleggiare i tre giorni della sepoltura di Cristo, imitando cioè con questo rito il nostro Salvatore che passò tre giorni e tre notti nel seno della terra… Prima immersi nella notte non vedevate nulla, riemergendo invece vi siete trovati in pieno giorno. Mistero della morte e della nascita, quest’acqua di salvezza è stata per voi tomba e genitrice….
Evento al di là di ogni umana realtà e credibilità! In senso letterale, non siamo né veramente morti, né veramente sepolti, né veramente crocifissi; l’imitazione immaginifica di questi eventi esprime la vera realtà della nostra salvezza: il Cristo veramente crocifisso, veramente seppellito, veramente risorto per elargirci tutti questi doni, perché partecipando all’imitazione della passione ottenessimo la realtà della salvezza. O misericordia senza limiti! Il Cristo si è assoggettato ai chiodi che ne perforarono le immacolate mani e gli immacolati piedi, ai dolori della sua passione, perché io senza soffrirne le pene mi unissi alle sue sofferenze e godessi i frutti della salvezza…
Il nostro battesimo, lo sappiamo bene, non solo opera la purificazione dei peccati e ci procura il dono dello Spirito Santo, ma anche fa delle nostre sofferenze un prolungamento nel quotidiano di quelle cui andò storicamente incontro Cristo nostro esemplare. Lo disse chiaramente Paolo: «Ignorate che quanti siamo stati battezzati in Gesù Cristo siamo stati battezzati nella sua morte? Siamo stati sepolti con lui mediante il battesimo» … Cristo ha veramente sofferto per noi e per la nostra salvezza; lo sappiamo bene, non ha patito apparentemente. Che dobbiamo partecipare alla sua passione, lo dice Paolo con precisione: «Se siamo divenuti una stessa pianta con lui per la somiglianza della sua morte, lo saremo anche per la risurrezione» (Rm 6, 3-5).

La figura di S. Paolo nei Padri della Chiesa (Lino Cignelli) (SBF JERUSALEM)

“S. PAOLO” — SBF • 34º Corso di Aggiornamento Biblico-Teologico — Gerusalemme, 25-28 marzo 2008

http://www.custodia.org/spip.php?article2300&lang=it

La figura di S. Paolo nei Padri della Chiesa (Lino Cignelli)

I Padri della Chiesa, successori degli Apostoli e pastori del popolo di Dio nei primi secoli della nostra era (I-VIII), hanno venerato, celebrato e imitato S. Paolo apostolo, come gli altri Santi dell’Antico e Nuovo Testamento (cf. S. Giovanni Damasceno, De fide orth. 4,15s). Raccogliendo le lodi e i titoli onorifici che gli hanno prodigato, ne verrebbe fuori una litania interminabile. Essendo un autore biblico di singolare importanza, “il grande Paolo” – come lo chiamano S. Gregorio Nisseno (Or. cat. 32,8) e S. Agostino (Conf. 13,40) – è stato sempre molto letto e studiato nella Chiesa di Dio, anche se non sempre ben compreso e seguito sia nell’antichità che nella modernità (e post-modernità). Come tutti i grandi e come Gesù stesso, anche S. Paolo ha i tre popoli: nemici più o meno feroci (come alcune sette giudaizzanti e gnostiche nei primi secoli e R. Renan nei tempi moderni), falsi amici o tifosi (come Marcione e Lutero) e veri amici e devoti (come Orìgene e il Crisostomo, il B. Charles de Foucauld e il B. Giacomo Alberione). I Santi Padri sono, nel loro insieme, tra i migliori devoti del grande Apostolo. Data la vastità dell’assunto e il tempo ristretto a disposizione, procederò per flash o piccoli quadri. Va da sé che non pretendo di esaurire la gigantesca figura di Paolo: cosa impossibile a tutti… L’Apostolo è sempre una sfida per chi lo vuol conoscere sul serio (cf. già 2Pt 3,16).

1. Ritratto di S. Paolo e notizie varie su di lui

La letteratura patristica ci trasmette non poche notizie sull’apostolo Paolo che la Bibbia non contiene, almeno esplicitamente. Ci limitiamo a riferirne alcune, quelle che ci sembrano più importanti e utili.

Ritratto fisico-morale di S. Paolo. Ce lo trasmette uno scritto anonimo del II secolo, gli Atti di Paolo, una vita romanzata dell’Apostolo dove c’è del valido e del meno valido, come un po’ in tutta la letteratura apocrifa di ogni tempo (M. Erbetta, Gli apocrifi del N.T., II, Marietti 1966, 242ss). Paolo – ci dice l’apocrifo – era “piccolo di statura, testa calva / rasa, gambe curve, corpo ben formato, naso un po’ sporgente, pieno di bontà. Alle volte sembrava un uomo, alle volte aveva la faccia di un angelo” (II,3: ivi 259). Più avanti Paolo stesso così si autopresenta ai fratelli di fede: “Io sono un servo di Dio,… piccolo e ignorato fra i gentili” (III: ivi 270).

Martire a Roma sotto Nerone. La Scrittura lascia S. Paolo prigioniero a Roma (At 28). Il resto lo sappiamo dalla letteratura patristica. Il martirio dell’apostolo a Roma è già attestato nel I secolo da S. Clemente Papa (1Clem. 5), ma sono gli Atti di Paolo che ce ne parlano con molti particolari (IX: ivi 285-88).

Vergine o vedovo? L’antichità cristiana ci trasmette due immagini di S. Paolo: una ce lo presenta vergine, l’altra vedovo. La prima è la più attestata, a partire – penso – dagli Atti di Paolo, dove l’Apostolo compare come un fervido predicatore della perfetta continenza (II,5ss: ivi 259-69). Dello stesso parere sono vari Padri, tra cui S. Ambrogio (Exhort. virg. 4,22s), S. Agostino (De s. virg. 40,41), S. Girolamo che scrive: Paolo “restò vergine, non per un ordine ricevuto ma di propria spontanea volontà” (Ep. 22,20; cf. 48,3).

S. Tecla vergine e martire, la Maria di S. Paolo. Anche questa notizia ci viene dagli Atti di Paolo. L’Apostolo, predicando a Iconio (Asia Minore), converte Tecla, una nobile vergine che lascia subito il fidanzato pagano e diventa un po’ la madonna, la Maria di S. Paolo, la sua discepola e collaboratrice fedelissima nell’annuncio della Parola di Dio (II,7ss: ivi 260-69). Nel documento riceve vari titoli onorifici, come “ancella di Cristo”, “apostola e vergine di Dio” (II,43: ivi 267s).

Ha conosciuto S. Paolo la Madonna? La Scrittura non ce ne parla, ma la letteratura patristica ne sa qualcosa e integra così il racconto biblico. I Padri – è noto – sono attenti a tutto, non trascurano niente della vita cristiana, ne esplorano tutte le dimensioni essenziali, quindi anche “la dimensione mariana” (Giov. Paolo II, Red. Mater 45s). E fanno questo anche a proposito di S. Paolo. Cf. Atti di Paolo (VII,2s: Erbetta II,280s); Transito di Maria, ugualmente del II secolo (cc. 22s.28: Erbetta I/2, Marietti 1981, 468s); S. Atanasio di Alessandria († 373), il quale ritiene che l’insegnamento paolino sulla verginità consacrata sia stato ispirato dall’esempio della Madonna, conosciuta in qualche modo dall’Apostolo (Lettera alle vergini: CSCO 151,62.72).

S. Paolo scrittore. I Padri, letterati quali sono, parlano anche di S. Paolo scrittore, rilevandone sia la straordinaria ricchezza e profondità di pensiero, sia le non poche difficoltà che il suo stile offre ai lettori di ogni categoria. A differenza di S. Giovanni evangelista, che unisce mirabilmente profondità dottrinale e semplicità stilistica, S. Paolo ha solo la profondità dottrinale. Cf. Orìgene, In Rom. com., praef.; S. Girolamo (Ep. 120,10); S. Agostino (Retr. I,25, dove il Santo si dice “spaventato” dalla complessità della lettera ai Romani).

2. L’innamorato di Cristo. S. Paolo si autorivela – senza rispetto umano – come un grande e folle innamorato del Cristo Dio-Uomo, di cui ha intuito e già pregusta “le imperscrutabili ricchezze” (Ef 3,8). Di qui il suo continuo nominarLo, rilevato – e imitato – bene dai mistici (cf. S. Teresa di Gesù, Vita 22,7). Sappiamo che si nomina ciò che si ama, come si parla di ciò che si ama (De imit. Chr. 3,48,2). I Padri esaltano e cercano di imitare l’amore di Paolo per il Dio-Uomo. “Nessuno più di Paolo amò Cristo”, scrive il Crisostomo (De Sacer. 2,5), e di conseguenza nessuno amò gli uomini più di lui (De laudibus Pauli 3,9s), dato che i due amori sono indivisibili (1Gv 4,20s). Cf. Orìgene, In Rom. com. 5,10; Teodoreto, St. relig. 31.

3. Il testimone di Cristo. È la conseguenza logica di quanto detto sopra. L’amore infatti conforma l’amante all’amato, fa vero testimone ossia copia conforme della persona amata. Si diventa ciò che si ama, ci ricorda S. Agostino con la sana psicologia (In 1Io. tr. 2,14). L’amore ha trasformato Paolo in un “alter Christus”, ne ha fatto una cristofanìa esemplare e, di conseguenza, un vero superuomo, come i Padri amano presentarlo. Cf. Orìgene, In Lev. hom. 4,6; 7,4; S. Gregorio Nisseno, La perf. cristiana (CTP 15,78s); specialmente il Crisostomo, De laud. Pauli (passim); S. Girolamo, Ep. 58,1; 55,4…

4. L’Apostolo di Cristo. S. Paolo è “l’Apostolo (di Cristo)” per eccellenza: un titolo che la Chiesa gli riconosce da sempre. E lo è sia per la vastità del suo campo di lavoro, sia per l’efficacia della sua azione missionaria, come i Padri non cessano di sottolineare. Cf. specialmente Orìgene, C. Celsum 1,63; il Crisostomo, De laud. Pauli (passim).

5. Esempio da imitare. L’eccellenza etico-spirituale fonda l’esemplarità e il dovere dell’imitazione. Dobbiamo imitare i migliori, non già i peggiori (come troppo spesso si fa). Come il suo Signore e Maestro (Mt 11,28ss; 16,24ss; Gv 13,18ss), anche S. Paolo esige sequela e imitazione dai suoi discepoli e devoti: non li vuole semplici ascoltatori o ammiratori della sua dottrina, ma imitatori della sua vita, incarnazione esemplare di ciò che insegna (cf. 2Ts 3,7; Fil 3,17). Ecco un suo testo famoso: “Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo!” (1Cor 11,1; cf. 4,16 lv). Per l’Apostolo si ha diritto a chiedere l’imitazione degli altri, dei condiscepoli, se si è personalmente (veri) imitatori del Maestro, “il modello supremo” e fontale (Paolo VI, MC 57). Un principio sacrosanto, ma quanto disatteso nella pratica quotidiana dai “maestri in Israele”! (Gv 3,10; cf. Mt 23,2ss). A loro volta, i Padri imitano ed esortano all’imitazione di S. Paolo. Cf. specialmente Orìgene, In Ez. hom. 4,5 (stupendo!), In Ps. 38 hom. 2,1; e il Crisostomo (De laud. Pauli, passim)…

La figura di S. Paolo nei Padri della Chiesa (L. Cignelli)

San Giovanni Crisostomo: La preghiera è luce dell’anima (Rm 8,26b, citazione)

dal sito: 

http://www.prayerpreghiera.it/padri/padri.html

Dalle « Omelie » di san Giovanni Crisostomo, vescovo
(Om. 6 sulla preghiera; PG 64,462-466)
La preghiera è luce per l’anima

La preghiera, o dialogo con Dio, è un bene sommo. È infatti, una comunione intima con Dio. Come gli occhi del corpo vedendo la luce ne sono rischiarati, così anche l’anima che è tesa verso Dio viene illuminata dalla luce ineffabile della preghiera. Deve essere, però, una preghiera non fatta per abitudine ma che proceda dal cuore. Non deve essere circoscritta a determinati tempi od ore, ma fiorire continuamente, notte e giorno.Non bisogna infatti innalzare il nostro animo a Dio solamente quando attendiamo con tutto lo spirito alla preghiera. Occorre che, anche quando siamo occupati in altre faccende, sia nella cura verso i poveri, sia nelle altre attività, impreziosite magari dalla generosità verso il prossimo, abbiamo il desiderio e il ricordo di Dio, perché, insaporito dall’amore divino, come da sale, tutto diventi cibo gustosissimo al Signore dell’universo. Possiamo godere continuamente di questo vantaggio, anzi per tutta la vita, se a questo tipo di preghiera dedichiamo il più possibile del nostro tempo. La preghiera è luce dell’anima, vera conoscenza di Dio, mediatrice tra Dio e l’uomo. L’anima, elevata per mezzo suo in alto fino al cielo, abbraccia il Signore con amplessi ineffabili. Come il bambino, che piangendo grida alla madre, l’anima cerca ardentemente il latte divino, brama che i propri desideri vengano esauditi e riceve doni superiori ad ogni essere visibile. La preghiera funge da augusta messaggera dinanzi a Dio, e nel medesimo tempo rende felice l’anima perché appaga le sue aspirazioni. Parlo, però, della preghiera autentica e non delle sole parole.Essa è un desiderare Dio, un amore ineffabile che non proviene dagli uomini, ma è prodotto dalla grazia divina. Di essa l’Apostolo dice: « Non sappiamo pregare come si conviene, ma lo Spirito stesso intercede per noi con gemiti inesprimibili » (Rm 8,26b). Se il Signore dà a qualcuno tale modo di pregare, è una ricchezza da valorizzare, è un cibo celeste che sazia l’anima; chi l’ha gustato si accende di desiderio celeste per il Signore, come di un fuoco ardentissimo che infiamma la sua anima.Abbellisci la tua casa di modestia e umiltà mediante la pratica della preghiera. Rendi splendida la tua abitazione con la luce della giustizia; ornale sue pareti con le opere buone come di una patina di oro puro e al posto dei muri e delle pietre preziose colloca la fede e la soprannaturale magnanimità, ponendo sopra ogni cosa, in alto sul fastigio, la preghiera a decoro di tutto il complesso. Così prepari per il Signore una degna dimora, così lo accogli in splendida reggia. Egli ti concederà di trasformare la tua anima in tempio della sua presenza.

San Giovanni Crisostomo: « Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono » (Cor)

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&localTime=06/12/2008#

San Giovanni Crisostomo (verso il 345-407), vescovo di Antiochia poi di Costantinopoli, dottore della Chiesa
Commento alla lettera ai Corinzi, n° 24

« Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono »

«Pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane» (1 Cor 10,17). Cos’è questo pane? Il Corpo di Cristo. E cosa diventano coloro che lo ricevono? Il Corpo di Cristo. Non sono più diversi corpi, ma un solo Corpo. Quanti chicchi di grano compogono il pane! Eppure chi vede questi chicchi? Sono veramente nel pane che hanno formato, eppure nulla li distingue gli uni dagli altri, tanto sono uniti.Così noi siamo uniti gli uni con gli altri e con Cristo. Non ci sono più parecchi corpi nutriti da parecchi cibi; formiamo un solo corpo nutrito e vivificato da un unico pane. Per questo Paolo dice: «Tutti partecipiamo dell’unico pane». Se partecipiamo tutti dell’unico pane, se siamo nutriti in lui al punto di diventare un medesimo corpo, perché mai non siamo uniti dal medesimo amore, strettamente legati tra noi dalla medesima carità.

Rileggete la storia dei nostri progenitori nella fede e troverete quel quadro insigne: «La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola» (At 4,32). Ma purtroppo, non è così oggi. Ai nostri giorni la Chiesa mostra lo spettacolo contrario; non si vedono che conflitti dolorosi, divisioni accanite tra i fratelli… Eravate lontani da lui, eppure Cristo non ha esitato ad unirvi a lui. E ora non vi degnate di imitarlo per unirvi di tutto cuore con il fratello?… A causa del peccato, i nostri corpi plasmati con la polvere del suolo (Gen 2,7) avevano perso la vita e erano divenuti schiavi della morte; il Figlio di Dio vi ha aggiunto il lievito della sua carne, libera da ogni peccato, in una pienezza di vita. E ha dato il suo corpo in cibo per tutti gli uomini affinché, rinnovati da questo sacramento dell’altare, partecipino tutti della sua vita immortale e beata.

San Giovanni Crisostomo: « Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono » (1Cor)

dal sito francese « Evangile Au Quotidien »:

http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&localTime=06/12/2008#

San Giovanni Crisostomo (verso il 345-407), vescovo di Antiochia poi di Costantinopoli, dottore della Chiesa
Commento alla lettera ai Corinzi, n° 24

« Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono »

«Pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane» (1 Cor 10,17). Cos’è questo pane? Il Corpo di Cristo. E cosa diventano coloro che lo ricevono? Il Corpo di Cristo. Non sono più diversi corpi, ma un solo Corpo. Quanti chicchi di grano compogono il pane! Eppure chi vede questi chicchi? Sono veramente nel pane che hanno formato, eppure nulla li distingue gli uni dagli altri, tanto sono uniti.

Così noi siamo uniti gli uni con gli altri e con Cristo. Non ci sono più parecchi corpi nutriti da parecchi cibi; formiamo un solo corpo nutrito e vivificato da un unico pane. Per questo Paolo dice: «Tutti partecipiamo dell’unico pane». Se partecipiamo tutti dell’unico pane, se siamo nutriti in lui al punto di diventare un medesimo corpo, perché mai non siamo uniti dal medesimo amore, strettamente legati tra noi dalla medesima carità.

Rileggete la storia dei nostri progenitori nella fede e troverete quel quadro insigne: «La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola» (At 4,32). Ma purtroppo, non è così oggi. Ai nostri giorni la Chiesa mostra lo spettacolo contrario; non si vedono che conflitti dolorosi, divisioni accanite tra i fratelli… Eravate lontani da lui, eppure Cristo non ha esitato ad unirvi a lui. E ora non vi degnate di imitarlo per unirvi di tutto cuore con il fratello?… A causa del peccato, i nostri corpi plasmati con la polvere del suolo (Gen 2,7) avevano perso la vita e erano divenuti schiavi della morte; il Figlio di Dio vi ha aggiunto il lievito della sua carne, libera da ogni peccato, in una pienezza di vita. E ha dato il suo corpo in cibo per tutti gli uomini affinché, rinnovati da questo sacramento dell’altare, partecipino tutti della sua vita immortale e beata.

HO COMBATTUTO LA BUONA BATTAGLIA (2Tm 4,6.8)

HO COMBATTUTO LA BUONA BATTAGLIA

(il titolo è tratto dalla seconda Lettera a Timoteo cap.4, 6-8)

« Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione « 

http://www.prayerpreghiera.it/padri/padri.html

Dalle « Omelie » di san Giovanni Crisostomo, vescovo
(Om. 2, Panegirico di san Paolo; PG 50,480-484)
Ho combattuto la buona battaglia

Paolo se ne stava nel carcere come se stesse in cielo e riceveva percosse e ferite più volentieri di coloro che ricevono il palio nelle gare: amava i dolori non meno dei premi, perché stimava gli stessi dolori come fossero ricompense; perciò li chiamava anche una grazia divina. Ma sta’ bene attento in qual senso lo diceva. Certo era un premio essere sciolto dal corpo ed essere con Cristo (cfr. Fil 1,23), mentre restare nel corpo era una lotta continua; tuttavia per amore di Cristo rimandava il premio per poter combattere: cosa che giudicava ancora più necessaria.
L’essere separato da Cristo costituiva per lui lotta e dolore, anzi assai più che lotta e dolore. Essere con Cristo era l’unico premio al di sopra di ogni cosa. Paolo per amore di Cristo preferì la prima cosa alla seconda.
Certamente qui qualcuno potrebbe obiettare che Paolo riteneva tutte queste realtà soavi per amore di Cristo. Certo, anch’io ammetto questo, perché quelle cose che per noi sono fonti di tristezza, per lui erano invece fonte di grandissimo piacere. Ma perché io ricordo i pericoli ed i travagli? Poiché egli si trovava in grandissima afflizione e per questo diceva: « Chi è debole, che anch’io non lo sia? Chi riceve scandalo che io non ne frema? » (2Cor 11,29).
Ora, vi prego, non ammiriamo soltanto, ma anche imitiamo questo esempio così magnifico di virtù. Solo così infatti potremo essere partecipi dei suoi trionfi.
Se qualcuno si meraviglia perché abbiamo parlato così, cioè che chiunque avrà i meriti di Paolo avrà anche i medesimi premi, può ascoltare lo stesso
Apostolo che dice: « Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno, e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione » (2Tm 4,7-8). Puoi vedere chiaramente come chiama tutti alla partecipazione della medesima gloria.
Ora, poiché viene presentata a tutti la medesima corona di gloria, cerchiamo tutti di diventare degni di quei beni che sono stati promessi.
Non dobbiamo inoltre considerare in lui solamente la grandezza e la sublimità delle virtù e la tempra forte e decisa del suo animo, per la quale ha meritato di arrivare ad una gloria così grande, ma anche la comunanza di natura, per cui egli è come noi in tutto. Così anche le cose assai difficili ci sembreranno facili e leggere e, affaticandoci in questo tempo così breve, porteremo quella corona incorruttibile ed immortale, per grazia e misericordia del Signore nostro Gesù Cristo, a cui appartiene la gloria e la potenza ora e sempre, nei secoli d secoli. Amen.
 

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