“S. PAOLO” — SBF • 34º Corso di Aggiornamento Biblico-Teologico — Gerusalemme, 25-28 marzo 2008
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La figura di S. Paolo nei Padri della Chiesa (Lino Cignelli)
I Padri della Chiesa, successori degli Apostoli e pastori del popolo di Dio nei primi secoli della nostra era (I-VIII), hanno venerato, celebrato e imitato S. Paolo apostolo, come gli altri Santi dell’Antico e Nuovo Testamento (cf. S. Giovanni Damasceno, De fide orth. 4,15s). Raccogliendo le lodi e i titoli onorifici che gli hanno prodigato, ne verrebbe fuori una litania interminabile. Essendo un autore biblico di singolare importanza, “il grande Paolo” – come lo chiamano S. Gregorio Nisseno (Or. cat. 32,8) e S. Agostino (Conf. 13,40) – è stato sempre molto letto e studiato nella Chiesa di Dio, anche se non sempre ben compreso e seguito sia nell’antichità che nella modernità (e post-modernità). Come tutti i grandi e come Gesù stesso, anche S. Paolo ha i tre popoli: nemici più o meno feroci (come alcune sette giudaizzanti e gnostiche nei primi secoli e R. Renan nei tempi moderni), falsi amici o tifosi (come Marcione e Lutero) e veri amici e devoti (come Orìgene e il Crisostomo, il B. Charles de Foucauld e il B. Giacomo Alberione). I Santi Padri sono, nel loro insieme, tra i migliori devoti del grande Apostolo. Data la vastità dell’assunto e il tempo ristretto a disposizione, procederò per flash o piccoli quadri. Va da sé che non pretendo di esaurire la gigantesca figura di Paolo: cosa impossibile a tutti… L’Apostolo è sempre una sfida per chi lo vuol conoscere sul serio (cf. già 2Pt 3,16).
1. Ritratto di S. Paolo e notizie varie su di lui
La letteratura patristica ci trasmette non poche notizie sull’apostolo Paolo che la Bibbia non contiene, almeno esplicitamente. Ci limitiamo a riferirne alcune, quelle che ci sembrano più importanti e utili.
– Ritratto fisico-morale di S. Paolo. Ce lo trasmette uno scritto anonimo del II secolo, gli Atti di Paolo, una vita romanzata dell’Apostolo dove c’è del valido e del meno valido, come un po’ in tutta la letteratura apocrifa di ogni tempo (M. Erbetta, Gli apocrifi del N.T., II, Marietti 1966, 242ss). Paolo – ci dice l’apocrifo – era “piccolo di statura, testa calva / rasa, gambe curve, corpo ben formato, naso un po’ sporgente, pieno di bontà. Alle volte sembrava un uomo, alle volte aveva la faccia di un angelo” (II,3: ivi 259). Più avanti Paolo stesso così si autopresenta ai fratelli di fede: “Io sono un servo di Dio,… piccolo e ignorato fra i gentili” (III: ivi 270).
– Martire a Roma sotto Nerone. La Scrittura lascia S. Paolo prigioniero a Roma (At 28). Il resto lo sappiamo dalla letteratura patristica. Il martirio dell’apostolo a Roma è già attestato nel I secolo da S. Clemente Papa (1Clem. 5), ma sono gli Atti di Paolo che ce ne parlano con molti particolari (IX: ivi 285-88).
– Vergine o vedovo? L’antichità cristiana ci trasmette due immagini di S. Paolo: una ce lo presenta vergine, l’altra vedovo. La prima è la più attestata, a partire – penso – dagli Atti di Paolo, dove l’Apostolo compare come un fervido predicatore della perfetta continenza (II,5ss: ivi 259-69). Dello stesso parere sono vari Padri, tra cui S. Ambrogio (Exhort. virg. 4,22s), S. Agostino (De s. virg. 40,41), S. Girolamo che scrive: Paolo “restò vergine, non per un ordine ricevuto ma di propria spontanea volontà” (Ep. 22,20; cf. 48,3).
– S. Tecla vergine e martire, la Maria di S. Paolo. Anche questa notizia ci viene dagli Atti di Paolo. L’Apostolo, predicando a Iconio (Asia Minore), converte Tecla, una nobile vergine che lascia subito il fidanzato pagano e diventa un po’ la madonna, la Maria di S. Paolo, la sua discepola e collaboratrice fedelissima nell’annuncio della Parola di Dio (II,7ss: ivi 260-69). Nel documento riceve vari titoli onorifici, come “ancella di Cristo”, “apostola e vergine di Dio” (II,43: ivi 267s).
– Ha conosciuto S. Paolo la Madonna? La Scrittura non ce ne parla, ma la letteratura patristica ne sa qualcosa e integra così il racconto biblico. I Padri – è noto – sono attenti a tutto, non trascurano niente della vita cristiana, ne esplorano tutte le dimensioni essenziali, quindi anche “la dimensione mariana” (Giov. Paolo II, Red. Mater 45s). E fanno questo anche a proposito di S. Paolo. Cf. Atti di Paolo (VII,2s: Erbetta II,280s); Transito di Maria, ugualmente del II secolo (cc. 22s.28: Erbetta I/2, Marietti 1981, 468s); S. Atanasio di Alessandria († 373), il quale ritiene che l’insegnamento paolino sulla verginità consacrata sia stato ispirato dall’esempio della Madonna, conosciuta in qualche modo dall’Apostolo (Lettera alle vergini: CSCO 151,62.72).
– S. Paolo scrittore. I Padri, letterati quali sono, parlano anche di S. Paolo scrittore, rilevandone sia la straordinaria ricchezza e profondità di pensiero, sia le non poche difficoltà che il suo stile offre ai lettori di ogni categoria. A differenza di S. Giovanni evangelista, che unisce mirabilmente profondità dottrinale e semplicità stilistica, S. Paolo ha solo la profondità dottrinale. Cf. Orìgene, In Rom. com., praef.; S. Girolamo (Ep. 120,10); S. Agostino (Retr. I,25, dove il Santo si dice “spaventato” dalla complessità della lettera ai Romani).
2. L’innamorato di Cristo. S. Paolo si autorivela – senza rispetto umano – come un grande e folle innamorato del Cristo Dio-Uomo, di cui ha intuito e già pregusta “le imperscrutabili ricchezze” (Ef 3,8). Di qui il suo continuo nominarLo, rilevato – e imitato – bene dai mistici (cf. S. Teresa di Gesù, Vita 22,7). Sappiamo che si nomina ciò che si ama, come si parla di ciò che si ama (De imit. Chr. 3,48,2). I Padri esaltano e cercano di imitare l’amore di Paolo per il Dio-Uomo. “Nessuno più di Paolo amò Cristo”, scrive il Crisostomo (De Sacer. 2,5), e di conseguenza nessuno amò gli uomini più di lui (De laudibus Pauli 3,9s), dato che i due amori sono indivisibili (1Gv 4,20s). Cf. Orìgene, In Rom. com. 5,10; Teodoreto, St. relig. 31.
3. Il testimone di Cristo. È la conseguenza logica di quanto detto sopra. L’amore infatti conforma l’amante all’amato, fa vero testimone ossia copia conforme della persona amata. Si diventa ciò che si ama, ci ricorda S. Agostino con la sana psicologia (In 1Io. tr. 2,14). L’amore ha trasformato Paolo in un “alter Christus”, ne ha fatto una cristofanìa esemplare e, di conseguenza, un vero superuomo, come i Padri amano presentarlo. Cf. Orìgene, In Lev. hom. 4,6; 7,4; S. Gregorio Nisseno, La perf. cristiana (CTP 15,78s); specialmente il Crisostomo, De laud. Pauli (passim); S. Girolamo, Ep. 58,1; 55,4…
4. L’Apostolo di Cristo. S. Paolo è “l’Apostolo (di Cristo)” per eccellenza: un titolo che la Chiesa gli riconosce da sempre. E lo è sia per la vastità del suo campo di lavoro, sia per l’efficacia della sua azione missionaria, come i Padri non cessano di sottolineare. Cf. specialmente Orìgene, C. Celsum 1,63; il Crisostomo, De laud. Pauli (passim).
5. Esempio da imitare. L’eccellenza etico-spirituale fonda l’esemplarità e il dovere dell’imitazione. Dobbiamo imitare i migliori, non già i peggiori (come troppo spesso si fa). Come il suo Signore e Maestro (Mt 11,28ss; 16,24ss; Gv 13,18ss), anche S. Paolo esige sequela e imitazione dai suoi discepoli e devoti: non li vuole semplici ascoltatori o ammiratori della sua dottrina, ma imitatori della sua vita, incarnazione esemplare di ciò che insegna (cf. 2Ts 3,7; Fil 3,17). Ecco un suo testo famoso: “Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo!” (1Cor 11,1; cf. 4,16 lv). Per l’Apostolo si ha diritto a chiedere l’imitazione degli altri, dei condiscepoli, se si è personalmente (veri) imitatori del Maestro, “il modello supremo” e fontale (Paolo VI, MC 57). Un principio sacrosanto, ma quanto disatteso nella pratica quotidiana dai “maestri in Israele”! (Gv 3,10; cf. Mt 23,2ss). A loro volta, i Padri imitano ed esortano all’imitazione di S. Paolo. Cf. specialmente Orìgene, In Ez. hom. 4,5 (stupendo!), In Ps. 38 hom. 2,1; e il Crisostomo (De laud. Pauli, passim)…
La figura di S. Paolo nei Padri della Chiesa (L. Cignelli)