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SAN GIOVANNI PAOLO II E IL SUO LEGAME CON I CARMELITANI

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SAN GIOVANNI PAOLO II E IL SUO LEGAME CON I CARMELITANI

Studente di Giovanni della Croce: il suo pontificato riflette l’influenza carmelitana

Sono venute milioni di persone per il canonizzazione del Papa Giovanni Paolo II. Molti nelle piazze e nelle Chiese, avevano storie di incontri personali con il Papa. Qualche volta questi incontri avvenivano nella folla, ma per la persona era un momento davvero personale con il Papa.
Anche i carmelitani hanno molte storie di incontri personali da raccontare. In ventisei anni Giovanni Paolo II ha visitato molte Chiese e ospitato parecchi gruppi. Tra questi alcuni erano gruppi carmelitani. Ha scritto una « biblioteca » di documenti, e diversi indirizzati ai carmelitani.
Come ben documentato, questo Papa ha una profonda devozione per Maria e in particolare per la B. Vergine Maria del Monte Carmelo. Era forte il suo amore allo Scapolare carmelitano (vedere la storia allegata). Spesso per i suoi scritti utilizzava esempi tratti dalla vita e dagli scritti di santi carmelitani. Conosceva bene la vita del mistico carmelitano Giovanni della Croce vissuto nel XVI secolo. È stato oggetto della tesi di dottorato: Doctrina de fide apud Sanctum Ioannem a Cruce.
Tra i vescovi che ha consacrato diversi sono stati carmelitani, presenti in varie diocesi del mondo. Durante il suo Pontificato sono stati eretti diciotto monasteri di monache di clausura.
Il Papa ha mostrato di essere a conoscenza dei Carmelitani di oggi e dei nostri ministeri nella Chiesa in tutto il mondo. Nella lettera al Priore Generale, Joseph Chalmers, in occasione del Capitolo Generale 2001, il Papa Giovanni Paolo II ha ricordato il 2001 come 750° anniversario dello Scapolare, il 7° centenario della nascita del santo vescovo carmelitano Andrea Corsini, come anche il Terzo Millennio nel quale egli aveva introdotto la Chiesa. Ha descritto Elia e Maria come simboli dell’Ordine e ha parlato circa il « viaggio » intrapreso dall’Ordine. Significative le sue parole: « Voi siete chiamati a rileggere il ricco patrimonio della vostra famiglia alla luce delle sfide di oggi così che le gioie, le speranze, le tristezze e l’angoscia dell’umanità, del povero, e soprattutto di quelle sofferenze che sono la gioia e la speranza, la tristezza e l’angoscia dei discepoli di Cristo (Gaudium et Spes 1) e, in modo speciale, di ogni carmelitano ».
Lo Scapolare carmelitano
Quando si avvicinava la festa della Madonna del Monte Carmelo, il Papa spesso parlava dello Scapolare carmelitano nel contesto del suo valore oggi. In una udienza del 16 luglio 1988, con un gruppo di alpini, ramo dell’esercito italiano, Giovanni Paolo II ha ricordato l’esortazione del suo predecessore Pio XII a scegliere lo Scapolare tra le molte espressioni di devozione a Maria. Qualche giorno dopo nella residenza estiva di Castel Gandolfo, il Papa definiva lo Scapolare « una grazia particolare di Maria ». Così il cuore cresce in comunione e familiarità con la B. Vergine Maria. E lo Scapolare infatti è « un nuovo modo di vivere per Dio e di perpetuare in terra l’amore di Gesù Cristo, il Figlio, per sua Madre, Maria ».
Nel 1989 in un discorso ai giovani della Parrocchia Carmelitana di Santa Maria in Traspontina il Papa disse di essere stato nella sua giovinezza debitore allo Scapolare carmelitano e paragonò il modo con cui Maria ci veste del suo Scapolare a una madre che gode nel vedere i suoi figli vestiti come si deve: « Maria del Monte Carmelo ci veste in senso spirituale. Lei ci veste con la grazia di Dio e ci aiuta sempre… »
Maria – Signora del Monte Carmelo
La profonda devozione del Papa Giovanni Paolo II verso Maria nei suoi titoli è stata largamente approfondita nei ventisei anni del suo Pontificato. Già alla folla riunita in San Pietro per la sua prima benedizione Urbi et Orbi disse che accettava l’elezione « nello spirito di obbedienza al Signore e nella fiducia totale a sua Madre, Maria Santissima ». Il suo essersi salvato dall’attentato del 13 maggio 1981 lo attribuì alla Madonna di Fatima di cui quel giorno ricorreva la memoria.
La sua dedizione a Maria è stata manifesta durante gli anni del Pontificato. Nell’udienza generale del 13 luglio 1988 il Papa esortava i giovani a riflettere sul loro rapporto con Maria e suggerì loro di guardare alla Madonna del Monte Carmelo. Nella stessa udienza agli ammalati disse: « La Madonna del Carmelo versa luce sulla bellezza del mistero della sofferenza ». Invitò anche gli sposi novelli presenti in piazza « a mettere il loro amore sotto la protezione della Madonna del Carmelo » e li rassicurò: « la sua preghiera e la sua intercessione proteggerà il vostro amore da ogni pericolo e lo renderà sempre più fedele e ricco ».
All’Angelus celebrato a Castel Gandolfo il 24 luglio 1988 il Papa ricordava che due dei mistici carmelitani avevano sperimentato Dio nella loro vita come « via della perfezione » e « salita al Monte Carmelo » sempre alla presenza di Maria come Madre, Patrona e Sorella. E disse che per quanti fanno parte della famiglia carmelitana e per ogni anima profondamente carmelitana una vita di intensa comunione e vicinanza alla vergine Maria è vita feconda.
Quando Giovanni Paolo II visitò la Parrocchia carmelitana di Traspontina nel gennaio 1989 ricordò ai giovani di aver ricevuto un grande aiuto, quando lui era giovane, dalla Madonna del Carmelo: « Io non so esattamente quanto ma penso che mi abbia aiutato enormemente. È stata lei ad aiutarmi nel trovare la grazia della mia vocazione »
Durante l’Angelus domenicale del 16 luglio 2000, mentre era in vacanza ad Aosta, il Papa parlò ancora dei Carmelitani: vedendo tutto intorno le montagne il suo pensiero andò al Monte Carmelo in Palestina. E pensando al Carmelo come simbolo di totale adesione alla volontà divina e alla nostra salvezza eterna, disse: « Siamo chiamati a scalare questo monte spirituale con coraggio e senza fermarci. Camminando insieme con Maria, modello di totale fedeltà a Dio, non dovremmo aver paura degli ostacoli e delle difficoltà. Sostenuti dalla sua materna intercessione, come Elia noi saremo in grado di vivere in pienezza la nostra vocazione di autentici « profeti » del vangelo nel nostro tempo ». E si rivolse a Maria dicendo: « Che la B. Vergine del Monte Carmelo… ci aiuti a salire instancabilmente verso la vetta del monte della santità e a non avere niente di più caro che Cristo che rivela al mondo il mistero dell’amore divino e la vera dignità dell’uomo ».
Possa la sua preghiera diventare realtà nella nostra vita.

SUL MONTE DI MARIA – IL MONTE CARMELO

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SUL MONTE DI MARIA – IL MONTE CARMELO

di fra Rosario Pierri ofm

Quello che comunemente è chiamato Monte Carmelo non è che il promontorio di una catena montuosa di 150 chilometri quadrati, sulle cui pendici costiere si estende la città di Haifa. La cima della collina più a sud-est della catena è alta 482 metri ed è chiamata el-Muhraqa, «il Sacrificio». Qui la tradizione pone il luogo dove si riunirono il popolo e i profeti di Baal convocati dal profeta Elia.
La tradizione ebraica lega strettamente la vicenda del profeta dalla sua apparizione al suo rapimento in cielo al Carmelo (2Re 18.21; 2Re 1-2). Elia, che significa «il mio Dio è proprio il Signore», è il campione per eccellenza della resistenza all’idolatria, e questa sua missione egli l’affida al suo successore Eliseo (1Re 2,1-18). Il Carmelo fa da sfondo anche ad alcuni episodi della vita di quest’ultimo (2Re 4,8-37).
Tradizione monastica. La storia del Carmelo a partire dal quarto secolo d.C. è indissolubilmente connessa al monachesimo, che in Palestina fiorì tra il quarto e il settimo secolo su impulso di san Caritone e sant’Ilarone.
L’Anonimo di Piacenza (ca. 570) dice di aver visto il «Monastero di Eliseo». È probabile che il piacentino abbia visto piuttosto il monastero di Elia, l’antico monastero del Beato Brocardo, i cui resti sono visibili nel Wadi ‘ain es-Siah «Valle dei martiri», località a 5 chilometri dal santuario Stella Maris. Le fonti ricordano che nello stesso sito sorse intorno al 1200 un monastero dedicato a santa Margherita o santa Marina. Va detto che la fase antica di questi siti è molto complessa e difficile da ricostruire. L’essenziale è sapere che i luoghi principali intorno a cui ruota la storia dei santuari cristiani del Carmelo sono due, Wadi ‘ain es-Siah (monastero di Santa Margherita) e la spianata del Monte Carmelo (santuario Stella Maris), a cui si può unire la Grotta di Elia, chiamata el Khader («il verdeggiante») dai musulmani. Questo sito si trova ai piedi del promontorio, in corrispondenza del faro.
I pellegrini. Con la conquista musulmana, i pellegrini diretti a Gerusalemme che percorrevano la via marittima, giunti a Haifa potevano visitare e fare sosta in diversi luoghi, tra i quali la Grotta di Elia e l’abbazia di santa Margherita. A Wadi ‘ain es-Siah i pellegrini erano accolti dai Carmelitani, potevano attingere acqua alla Fonte di Elia e visitare le grotte di Elia e Eliseo. In questo stretto wadi i Carmelitani eressero una chiesa e un monastero.
I Carmelitani. L’ordine dei Carmelitani è nato in Terra Santa proprio sul Monte Carmelo. Fu il patriarca di Gerusalemme Alberto a dare una «regola» a un gruppo di eremiti latini che dimoravano presso la Fonte di Elia. Per quale motivo Elia aveva attratto lungo i secoli monaci bizantini ed eremiti latini? Perché nella tradizione cristiana il profeta era diventato un modello della vita religiosa. Girolamo (347-419/20) e Cassiano (360-435), infatti, vedevano in Elia ed Eliseo gli iniziatori della vita religiosa. La spiritualità carmelitana, perciò, porta l’impronta di Elia, considerato fondatore dell’Ordine. Il nesso è naturale: a partire da Elia, senza interruzione, avevano vissuto sul Monte Carmelo una schiera di suoi seguaci, dei quali gli eremiti latini facevano parte. L’approvazione della regola di Alberto da parte di papa Onorio diede un’identità definitiva a questo gruppo di religiosi.
Maria. La costruzione di una chiesa in onore di Maria presso la Fonte di Elia rivela un tratto interessante della storia della spiritualità carmelitana. La fusione della tradizione di Elia e quella della Vergine si deve principalmente a due carmelitani che vissero in Europa. Il primo, John Baconthorpe, nei primi decenni del 1300, applicò a Maria il testo di Isaia 35,2, dove si profetizza che a Gerusalemme «è dato lo splendore del Carmelo». Maria è presentata, dunque, come Signora del monte. Qualsiasi avvenimento compiuto sul monte nel passato, concludeva il frate, era stato fatto in onore di Maria. Elia ed Eliseo, inoltre, prefiguravano Cristo, figlio di Maria. Jean de Cheminot, una cinquantina d’anni più tardi, affermò che Elia e Maria appartenevano alla tribù di Aronne e che entrambi avevano professato la verginità. Siccome, poi, Maria era apparsa più volte agli eremiti, in suo onore costoro avevano eretto una chiesa vicino a una fonte.
Il santuario. Alla conquista dei Mamelucchi nel 1291 seguì la distruzione di tutti i monasteri cristiani disseminati sul Monte Carmelo e il martirio dei religiosi. A causa dell’eccidio i Carmelitani si trasferirono in Europa, ma il desiderio di ritornare al luogo delle origini non venne mai meno, anche se il ritorno fu tutt’altro che semplice. Solo nel 1627 la Congregazione di Propaganda Fide permise ai Carmelitani di ritornare al Carmelo, non prima però di aver assicurato ai religiosi l’appoggio diplomatico della Francia.
Il principale promotore della ricostruzione dei conventi e delle chiese fu padre Prospero dello Spirito Santo, che iniziò la sua opera nel 1631. Nel 1719 si fece strada il progetto di costruire un convento sulla spianata del promontorio. Della sua realizzazione fu incaricato padre Filippo di san Giovanni, che nel 1762 riprese innanzitutto possesso delle proprietà. Nell’attesa di edificare il nuovo convento sulla spianata, padre Filippo decise di eseguire alcuni lavori urgenti al convento costruito da padre Prospero. Ben presto padre Filippo e il nuovo arrivato, fra Giambattista di sant’Alessio, si concentrarono sulla costruzione del convento sulla spianata. L’inaugurazione del santuario avvenne il 16 luglio 1768, nel giorno della solennità della Madonna del Santo Carmelo.
Il convento fu poi distrutto da Abdallah, il pascià di Acco. Nel giugno del 1827 fu posta la prima pietra di un nuovo edificio, che per volontà del re di Francia, doveva servire da santuario, convento, ospizio per pellegrini, ospedale e fortezza.

Publié dans:ORDINI RELIGIOSI, TERRA SANTA (LA) |on 15 juillet, 2014 |Pas de commentaires »

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