Archive pour la catégorie 'OMELIE TEMPO DI AVVVENTO'

IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B) (24/12/2017)

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Una casa

don Luciano Cantini

IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B) (24/12/2017)

Quando si fu stabilito
Bisogna distinguere tra realtà storica e racconto; il secondo Libro di Samuele ci parla di un Re Davide idealizzato, il cui regno assume – ne secoli a venire – l’immagine del regno messianico, del regno ideale.
La realtà è molto diversa, è vero che ebbe riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, ma è anche vero che il suo regno era lontano dall’essere consolidato, lo si deduce dal testo biblico che testimonia diverse consacrazioni come re in ambiti diversi (2Sam 2,1-4; 5,1 -3;5,6-8) lontani da essere un’unica realtà. Davide aveva conquistato la città di Gerusalemme dai Gebusei e ne aveva fatto la capitale. L’arca della Alleanza e la tenda del Convegno era ancora in Samaria, là dove era il pozzo di Giacobbe. Davide progetta il suo trasferimento a Gerusalemme: una mossa politica, un sussulto religioso? È molto difficile poterlo dire in un’epoca in cui non c’era distinzione tra sacro e profano (siamo appena nell’età del ferro).
Quello che colpisce è la forza del progetto assecondato da Natan, profeta di corte.

Ma quella stessa notte
L’uomo progetta ma, come dice il proverbio, l’uomo propone e Dio dispone. Davide non ricorda quando fu consacrato re da Samuele, ultimo dei fratelli, dimenticato al pascolo: non era il più imponente né il più bello perché io (Dio)non guardo ciò che guarda l’uomo (1Sam 16,7). Adesso cosa sta guardando Davide? Davvero è in ansia perché l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda? Quanti dei nostri progetti, anche religiosi, nascondono una aspirazione alla grandezza e al prestigio. Cosa fanno i nostri politici se non assecondare i desiderata della gente senza neanche cercare di capire. La politica è un grande applausometro (Jovanotti, Lorenzo Cherubini). Oggi abbiamo coniato il termine populismo ma è una realtà vecchia come il genere umano. La notizia dell’ordinanza del sindaco di Como di impedire di aiutare i poveri nel periodo natalizio a motivo del decoro della città sta facendo il giro di tutti i giornali. Si danno disposizioni, si fanno leggi, costruiamo fili spinati ma intanto la storia va avanti per il suo corso, inderogabilmente, lontano dalle aspettative degli uomini e dalle prospettive dei politici. Si possono cancellare dal vocabolario parole sgradite ma non modificare la realtà delle cose. Dio ha il suo progetto di salvezza mentre noi annaspiamo tra i nostri progetti destinati a travolgerci.

Forse tu mi costruirai una casa
La parola che irrompe nella notte è forte, Dio non si lascia chiudere in una costruzione umana secondo un modello di potere. Il Dio d’Israele è Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe (cfr Es 3,6 e Mc 12,26), Dio degli uomini non dei territori o dei luoghi. Davide è costretto a confrontarsi con un Dio che cammina in mezzo al suo popolo, nella precarietà dell’uomo, tenda tra le tende. In questo contesto nasce anche la promessa. Non sarà il re a costruire una casa a Dio, ma sarà Dio stesso a donare una discendenza, una casa a Davide. La presenza di Dio è da ricercare nel volto di qualcuno, nel cuore nascosto del divenire della storia, che non è mai come appare. Se guardiamo bene la vita di Davide è impastata di peccato ma Dio non lo abbandona; anche dopo Salomone la storia del regno sarà un disastro, ma Dio non smette di accompagnare il suo popolo.

Un tuo discendente dopo di te
Luca rilegge questo capovolgimento dei progetti di Davide, vede in Gesù la realizzazione della promessa: il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine (Lc 1,32-33). Colui che nascerà sarà re, ma non secondo i criteri di potere degli uomini, lontano dalle logiche di consenso, piuttosto come colui che serve (Lc 22,26), nato da una serva (Lc 1, 38), in modo precario, solidale, vicino a chi dei poteri umani sono le vittime.
Maria è davvero il Tempio vivo della nuova alleanza, casa per Dio, custode della sua presenza: Lo Spirito santo verrà su di te, e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra; e perciò quello che nascerà santo sarà chiamato figlio di Dio (Lc 1,35).

 

I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B) (03/12/2017)

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Signore, ritorna in mezzo a noi, c’è urgenza di pace vera

padre Antonio Rungi

I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B) (03/12/2017)

Con questa prima domenica di Avvento, iniziamo il nuovo anno liturgico e il nuovo itinerario spirituale per l’anno che prende avvio da oggi e si concluderà il prossimo anno, con la solennità di Cristo Re.
Chi bene inizia è a metà dell’opera, ci ricorda la sapienza popolare che, in base all’esperienza, non sbaglia mai o quasi mai.
Noi vogliamo iniziare questo itinerario liturgico, prestando attenzione a quanto il Signore ci dirà, di giorno in giorno, di domenica in domenica tramite la proclamazione della sua parola nella celebrazione della santissima eucaristia.
Non c’è vero cammino di fede e di santità se non accogliendo la parola di vita e di verità che sono i testi sacri. Parimenti non possiamo non progettare questo cammino senza una lode perenne a Dio, mediante la preghiera della Chiesa e della liturgia delle ore, mediante il canto e quanto rende lode a Dio mediante la celebrazione dell’anno liturgico. Alla liturgia e alla preghiera si associa la carità personale ed ecclesiale, che traduce, in pratica, i nostri progetti di bene, che non rimangono così, solo pie intenzioni, ma si trasformano in concrete azioni di bene verso i nostri fratelli.
Questo triplice impegno dell’Avvento è richiamato con precisione dall’Apostolo Paolo nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla sua prima lettera ai Corinzi.
Preghiera, penitenza, rendimento di grazie e carità saranno costantemente davanti a nostri occhi e alle nostre scelte operative per preparare il Natale di Gesù e vivere, a seguire, tutti gli altri momenti significativi della vita di Cristo, della Beata Vergine Maria, dei Santi e delle ricorrenze più importati della vita cristiana.
E già da questa prima domenica di Avvento la strada del cammino che va percorsa fino alla fine. si apre davanti a noi chiara, come ci ricorda il bellissimo testo della prima lettura, tratta dal profeta Isaia che è riconosciuto, per antonomasia, il profeta tempi forti dell’anno liturgico. E con parole accorate il profeta invoca la venuta del Signore: “Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità”. Questa forte richiesta a Dio che scenda in mezzo al suo popolo, Isaia la rapporta a fatti drammatici da un punto di vista spirituale e religioso: “Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli. Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento. Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balìa della nostra iniquità”. Il profeta denuncia apertamente lo stato di abbandono morale, spirituale e sociale di Israele. Soffre per questo stato di cose e vorrebbe una risposta immediata dal cielo, con la venuta di Dio sulla terra: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti…Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore. Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema? Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia. Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani. e si ricordano delle tue vie”.
Il profeta confida nell’intervento dall’alto, perché la situazione generale è deteriorata e il raccordo con la vera fede si è spezzato, causando una grave frattura interiore ed esteriore, personale e collettiva, religiosa e politica.
Intervento dall’alto e risposta dal basso, con il coinvolgimento della base di quanti hanno fede in Dio e in Cristo.
Il Vangelo di oggi, tratto dal testo di Marco, è un esplicito invito a vegliare per vivere nell’attesa del Signore, senza starsene con le mani in mano, ma facendosi operosi in tutte le situazioni che possono portare beneficio alla propria vita spirituale: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento…quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati”.
Qui il riferimento è alla venuta del secondo e definitivo avvento di Cristo sulla Terra, per giudicare i vivi e i morti, ma è anche un preavviso temporale a valorizzare gli anni che il Signore ci sta concedendo come preparazione immediata alla sua venuta per ciascuno di noi, nell’ora della nostra morte.
La duplice raccomandazione di “fare attenzione”, cioè di non distrarsi in cose che portano lontani da questa sicura venuta, e di “vigilare”, cioè agire con prudenza e serietà, non fa altro che immetterci in quel clima di responsabilità soggettiva di fronte alla vita cristiana che dobbiamo menare nel rispetto dei principi morali che sono la base essenziale del credo che professiamo. E non a caso, Gesù tiene a precisare che questo monito non riguarda solo qualcuno, ma tutti. Infatti ci rammenta il testo di Marco, mettendo le parole sulle labbra di Gesù: “Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!». Qualcuno, tra i cristiani, che si ritiene ormai alle soglie della santità e al gradino più alto della spiritualità, potrebbe abbassare la guardia e ritenersi al sicuro da ogni attacco o possibile errore. Sbaglierebbe se la pensasse così. Nessuno è immune da debolezze e peccati, da cadute e perdita di credibilità nel suo operare, fosse pure chi sta in punto di morte e sta per spirare.
La vigilanza non riguarda una stagione precisa della nostra vita, ma investe tutto il tempo della nostra esistenza. Noi dobbiamo essere vigilanti sempre, ma con saggezza e senza ansia di alcun genere.
La vigilanza non è aver paura di Cristo che sta per venire, ma è autocontrollo sul nostro proprio agire, che deve corrispondere alla nostra scelta di vita e specialmente a quella fondamentale della vita cristiana che abbiamo fatta nel giorno del nostro battesimo.
Le promesse fatte il quel giorno, vanno attuate tutti i giorni.
Credere al bene e farlo sempre e rinunciare al male in ogni momento. Questa è la strada maestra che porta al cielo e che ci fa attendere Gesù che viene nel modo migliore per chi ha fede e crede davvero.
Sia questa la nostra preghiera all’inizio dell’Avvento e per tutto il tempo che ci resta davanti a noi per accogliere Gesù Cristo che viene e si incarna per amore:
Ti aspettiamo, Gesù,
con la stessa ansia spirituale
degli antichi profeti,
che avevano annunciato, ripetutamente,
il tuo imminente primo avvento,
e che con i loro insegnamenti
avevano dissodato il terreno
per la tua discesa sulla terra.
Ti attendiamo, o Gesù,
con lo stesso spirito di Maria e Giuseppe,
tuoi stretti collaboratori
nel piano della redenzione.
Ti accogliamo, o Gesù,
con la stessa semplicità e laboriosità
dei pastori di Betlemme,
intenti a pascolare i loro greggi,
ma aperti ad accogliere
il tuo umile e silenzioso
ingresso nella storia e nel tempo.
Ti annunciamo, O Gesù,
con lo stesso coraggio
di Giovanni Battista, tuo precursore,
nella venuta del Regno di Dio in mezzo a noi,
invitando tutti alla conversione
e alla purificazione del loro cuore.
Vieni, Gesù,
Figlio di Dio e di Maria Santissima,
in questo nuovo Avvento liturgico,
tempo di attesa, speranza
e rinnovamento spirituale per tutti,
capace di cambiare il volto
di questa umanità,
per renderla giardino di pace
e di fraternità universale.
Vieni Signore, non tardare!
Noi di certo ti aspettiamo,
nell’attesa di glorificarti in eterno,
dove Tu sei il Dio per sempre,
tra tutti gli eletti. Amen.

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