Archive pour la catégorie 'MEDITAZIONI PER IL SABATO'

NON CEDIAMO AL GRIGIORE, VIVIAMO DAVVERO di Gianfranco Ravasi

http://paroledivita.myblog.it/2010/01/05/non-cediamo-al-grigiore-viviamo-davvero/

NON CEDIAMO AL GRIGIORE, VIVIAMO DAVVERO

di Gianfranco Ravasi

È, questo, l’editoriale più difficile da scrivere, collocato com’è su un crinale da cui si diramano gli orizzonti di due anni. Da un lato, ci si affaccia sulla valle dei giorni ormai finiti, non di rado archiviati col timbro del pessimismo, quasi fossimo sempre in presenza di un annus horribilis. L’ironico ‘Dizionario del diavolo’ dell’americano Ambrose Bierce non aveva esitazioni. Alla voce ‘Anno’ recitava: «Periodo fatto di 365 delusioni». D’altro lato, si allarga la pianura dei giorni futuri sui quali cade, invece, la retorica degli auguri che spargono ottimismo e certezza di felicità e prosperità. Su questo crinale mi avventuro anch’io per condividere, però, coi lettori solo poche e semplici riflessioni. Lo spunto della prima me lo offre un cantautore che tutti conoscono, Claudio Baglioni: «A volte più che di un mondo nuovo, c’è bisogno di occhi nuovi per guardare il mondo».
Siamo spesso afflitti da una sorta di daltonismo spirituale; il nostro sguardo non è più abilitato a cogliere la ricchezza dei colori; indossiamo lenti scure che ci mostrano solo l’ombra della storia, immaginandola soltanto sotto il segno del male, della perversione, della negazione. Ignoriamo che, accanto all’egoismo, all’indifferenza e alla vacuità di molti, c’è una folla di persone che si dedicano silenziosamente ai miseri della terra, attraverso un volontariato sempre più generoso. Ci sono chiese e comunità che assumono anche su di sé il carico della crisi che attanaglia tante famiglie. È quel bene – come ha detto Benedetto XVI – sul quale non si puntano mai i riflettori dell’informazione. C’è un altro pensiero che vorrei condividere coi lettori di Avvenire. Essi hanno ragione di indignarsi nei confronti della corruzione pubblica e privata che anche lo scorso anno si è ben attestata sulla scena mediatica, oppure di sbuffare davanti a una politica così litigiosa e inconcludente. Certo, speriamo che un ritorno di saggezza si manifesti e si insedi nei palazzi del potere politico ed economico, anche sulla base degli appelli del presidente della Repubblica, di tanti pastori e persone stimate e oneste. C’è, però, un’ulteriore necessità primaria che riguarda quello che potremmo chiamare il ritmo del respiro della vita sociale. « Per compiere grandi passi, non dobbiamo solo agire, ma anche sognare; non solo pianificare, ma anche credere ». Era lo scrittore Anatole France a suggerirlo nell’Ottocento, ma l’idea è forse più adatta alla situazione odierna in cui un po’ tutti – e non solo i governanti o i protagonisti della vita pubblica – ci siamo assuefatti al piccolo cabotaggio, all’interesse privato, al vantaggio e alla sicurezza personale o di gruppo. Clint Eastwood in un suo film aveva questa battuta ironica: «Se vuoi una garanzia a tutti i costi, allora comprati un tostapane!». Nella scuola, nella famiglia e talora persino nella religione ci si accontenta sempre più del minimo comun denominatore. Sappiamo, però, che quando ci si abitua alle piccole cose, si diventa incapaci delle grandi. Ecco, infatti, l’incombere dei luoghi comuni, il rinchiudersi a riccio nella propria cerchia, il timore per gli orizzonti vasti che si aprono, l’assenza degli ideali, la caduta della ricerca della verità e dei valori permanenti. Per essere veramente uomini e donne bisogna coltivare sempre un sogno, un progetto, una fede, non rassegnandosi alla banalità, alla bruttezza, al grigiore, alla sopravvivenza. La stessa cura del creato, generatrice di un’armonia serena, a cui ci ha rimandato ieri il messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della pace, partecipa di questo respiro più alto. Giungiamo, così, a un’ultima riflessione un po’ scontata. Ogni nuovo anno è una porzione di tempo che ci è offerta. E proprio perché il tempo non è ‘infinito’ come l’eternità, ha in sé la stimmata della fine e, diciamolo pure (anche se questa parola è oggi esorcizzata), può avere in sé anche la morte. L’augurio che, allora, vogliamo proporre a noi e a tutti è quello che ci ha lasciato un grande pensatore come il cardinal Newman: «Non aver paura che la vita possa finire. Abbi invece paura che non cominci mai davvero».

CONDANNATI AD ESSERE LIBERI

http://oodegr.co/italiano/tradizione_index/insegnamenti/condanliberipop.htm

CONDANNATI AD ESSERE LIBERI

Arch. Justin Popovic

Gli uomini condannarono Dio a morte. Dio, però, attraverso la sua Risurrezione condanna tutti gli uomini all’immortalità. Ai loro colpi risponde con degli abbracci. Agli insulti con delle benedizioni. Alla morte con l’immortalità. L’odio degli uomini non fu mai tanto, quanto nella Sua crocifissione. E Dio non mostrò mai tanto amore agli uomini, quanto nella Sua Risurrezione. Gli uomini volevano rendere Dio mortale, ma Dio attraverso la Sua Risurrezione ha reso gli uomini immortali. Risuscitò il Dio crocifisso e distrusse la morte. Ormai la morte non c’è più. L’immortalità inondò l’uomo e tutti i suoi mondi.
Attraverso la Risurrezione del Teantropo la natura umana fu condotta definitivamente sulla via dell’immortalità e divenne terribile anche per la stessa morte. Perché prima della Resurrezione di Cristo la morte era terribile per l’uomo, mentre dalla Resurrezione del Signore, l’uomo diventa terribile per la morte. Se l’uomo attraverso la fede vive nel Risorto Teantropo, vive al di sopra della morte. Si rende inespugnabile anche dalla morte. La morte si trasforma in “sgabello dei suoi piedi”: “dov’è, o morte, la tua vittoria? dov’è, o morte, il tuo pungiglione?” (cfr. 1 Cor 15, 55-56). Così, quando l’uomo che vive in Cristo muore, lascia semplicemente la veste del suo corpo per rivestirsi nel giorno della Seconda Venuta.
Fino al momento della Risurrezione del Cristo Teantropo la morte era la seconda natura dell’uomo. La prima era la vita, e la morte la seconda. L’uomo era abituato a vivere la morte come una cosa naturale. Eppure con la Sua Risurrezione il Signore cambiò tutto: l’immortalità divenne la seconda natura dell’uomo, successe qualcosa di naturale nell’uomo, e la morte si rese innaturale. Come fino alla Risurrezione di Cristo era naturale per gli uomini essere mortali, così dopo la Risurrezione divenne naturale per loro l’immortalità.
Attraverso il peccato l’uomo si rese mortale e limitato. Attraverso la Risurrezione del Teantropo diventa immortale ed eterno. In questo esattamente sta la forza e la potenza e l’onnipotenza della Risurrezione di Cristo. E per questo senza la Risurrezione di Cristo non ci sarebbe neppure il Cristianesimo. La Risurrezione del Signore è il più grande miracolo tra i miracoli. Tutti gli altri miracoli nascono da questo e si riassumono in questo. Da questo derivano la fede e l’amore e la speranza e la preghiera e la devozione di Dio. I discepoli fuggiti, quelli che andarono via, lontano da Gesù quando moriva, ritornarono da Lui quando risuscitò. E il centurione Romano quando vide il Cristo alzarsi dalla tomba, lo confessò come Figlio di Dio. Allo stesso modo anche tutti i primi Cristiani divennero Cristiani, perché Cristo risuscitò, perché vinse la morte. Questo è quello che nessun’altra religione ha. Questo è quello che in modo unico e incontestabile dimostra e prova che Gesù Cristo è l’unico vero Dio e Signore in tutti i mondi visibili e invisibili.
Grazie alla Risurrezione di Cristo, grazie alla vittoria sulla morte gli uomini diventavano, diventano e diventeranno per sempre Cristiani. Tutta la storia del Cristianesimo non è altra cosa che la storia di un unico e solo miracolo, della Risurrezione di Cristo, che è perpetuato costantemente in tutti i cuori dei Cristiani di giorno in giorno, di anno in anno, di secolo in secolo fino alla Seconda Venuta.
L’uomo nasce veramente non quando lo porta nel mondo sua madre, ma quando crede nella Risurrezione del Salvatore Cristo, perché allora nasce nell’immortalità e nella vita eterna, mentre la madre genera il suo figlio che arriverà alla morte, alla tomba. La Risurrezione di Cristo è la madre di tutti noi, di tutti i Cristiani, la madre degli immortali. Attraverso la fede nella Risurrezione del Signore, nasce di nuovo l’uomo, nasce per l’eternità.
“Questo è impossibile!”, nota lo scettico. E il Risorto Teantropo risponde: “ogni cosa è possibile a chi crede” (cfr. Mc 9, 23). E chi crede è colui che con tutto il suo cuore, tutta la sua anima, tutto il suo essere vive secondo l’Evangelo del Risorto Signore Gesù.
La nostra speranza è la vittoria attraverso cui vinciamo la morte, cioè la fede nel Signore Risorto. “Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?”, “pungiglione della morte è il peccato” (1 Cor 15, 55-56). Attraverso la Sua risurrezione il Signore “ha indebolito il pungiglione della morte”. La morte è il serpente mentre il peccato è il suo pungiglione. Attraverso il peccato la morte effonde il veleno nell’anima e nel corpo dell’uomo. Quanti più sono i peccati che l’uomo ha, tanti di più ne sono i pungiglioni tramite i quali la morte effonde il suo veleno in lui.
Quando la vespa punge l’uomo, egli si sforza per quanto possibile ad estrarre il pungiglione dal suo corpo. Quando invece lo pungerà il peccato – il pungiglione stesso della morte – cosa deve fare? – Deve con la fede e la preghiera invocare il Risorto Salvatore Cristo, perché Egli estragga il pungiglione della morte dall’anima. Ed Egli come misericordioso lo farà, poiché è Dio della Misericordia e dell’Amore. Quando molte vespe andranno, attaccheranno il corpo dell’uomo e lo feriranno molto con i loro pungiglioni, allora l’uomo si avvelenerà e morirà. E questo accade anche nell’anima dell’uomo quando viene ferita dai tanti pungiglioni dei tanti peccati. Costui muore di una morte che non conosce resurrezione.
L’uomo, vincendo attraverso il Cristo, il peccato dentro di sé, vince la morte. Se viene trascorso un giorno e tu non hai vinto neanche un tuo peccato, sappi che sei diventato ancora più mortale. Se invece vinci una o due o tre tuoi peccati, sei diventato più giovane di una giovinezza che non invecchia, che è immortale ed eterna! Non dimentichiamo mai: quando qualcuno crede nel risorto Cristo, questo significa che lotta continuamente la lotta contro il peccato, del male e della morte.
Il fatto che l’uomo crede veramente nel Signore Risorto lo prova lottando contro il peccato e le passioni. Se lotta deve sapere che lotta per l’immortalità e la vita eterna. Se però non lotta, allora la sua fede è vana! Perché, se la fede dell’uomo non risulta una lotta per l’immortalità e l’eternità, allora che cosa è? Se con la fede in Cristo non raggiunge l’immortalità e la vittoria sulla morte, allora a cosa serve la nostra fede? Se Cristo non è risorto ciò significa che il peccato e la morte non sono sconfitti. Se questi ultimi due non sono sconfitti, allora perché si deve credere a Cristo? Costui, però, che attraverso la fede nel Cristo Risorto lotta contro ogni suo peccato, egli rafforza gradualmente in sé la sensazione che il Signore è effettivamente risorto, ha infatti indebolito il pungiglione della morte, ha veramente vinto la morte su tutti i fronti della battaglia.
Il peccato sminuisce l’anima dell’uomo gradualmente, la porta pian piano alla morte, la trasforma da immortale a mortale, da incorruttibile e immensa in corruttibile e limitata. Quanti più peccati ha l’uomo, tanto più è mortale. E se l’uomo non sente lui stesso la morte, è evidente che si trova tutto immerso nei peccati, nei pensieri miopi, nei sentimenti morti. Il Cristianesimo è una chiamata, per una lotta fino all’ultimo respiro contro la morte, cioè fino alla vittoria definitiva su di lei. Ogni peccato risulta un ritiro, ogni passione un tradimento, ogni malvagità una sconfitta.
Non si deve chiedere perché anche i Cristiani muoiono della morte fisica. Questo succede perché la morte del corpo è una semina. Si semina corpo mortale, dice l’Apostolo Paolo (cfr. 1 Cor 15, 42 e seg.), e germoglia, cresce e diventa immortale. Come il grano seminato, anche così il corpo si scoglie, perché il Santo Spirito lo vivifichi e lo perfezioni. Se il Signore Gesù non avesse risuscitato il corpo che guadagno avrebbe avuto il corpo da Lui? Egli non avrebbe salvato l’uomo interamente. Se non ha risuscitato il corpo, allora perché si incarnò, perché assunse il corpo, visto che non gli diede niente della Sua Divinità?[1]
Se Cristo non è risuscitato, perché allora si deve credere in Lui? Confesso, sinceramente, che non avrei mai creduto in Cristo, se non fosse risuscitato e non avesse vinto la morte, il nostro maggiore nemico. Però Cristo è risorto e ha donato a noi l’immortalità. Senza questa verità, il nostro mondo è solo una mostra caotica di odiose sciocchezze. Solo con la gloriosa Sua Risurrezione l’ammirabile Signore e Dio nostro, ci ha liberati dall’assurdità e la disperazione. Perché senza la Risurrezione non esiste niente di più assurdo in questo mondo, né sui cieli né sotto i cieli. Né maggior disperazione di questa vita, senza l’immortalità. Per questo in tutti i mondi non esiste un essere più disgraziato dell’uomo, che non crede nella Risurrezione di Cristo e la risurrezione dei morti (cfr. 1 Cor 15, 19). “Sarebbe stato meglio per quest’uomo che non fosse mai nato” (Mt 26, 24).
Nel nostro mondo umano la morte è il più grande tormento e la più orripilante disumanità. La liberazione da questo tormento e da questa disumanità è esattamente la salvezza. Questa salvezza è stata donata al genere umano dal Vincitore della morte – il Risorto Teantropo [= Dio-uomo]. Attraverso la Sua Risurrezione Egli ci ha rivelato tutto il mistero della nostra salvezza. Salvezza significa assicurare per il corpo e l’anima l’immortalità e la vita eterna. E come si riesce in questo? Solo attraverso una vita teantropica, la nuova vita nella Risurrezione e attraverso il Cristo Risorto!
Per noi Cristiani questa vita terrena è una scuola, nella quale impariamo come mettere al sicuro l’immortalità e la vita eterna. Poiché che guadagno abbiamo da questa vita, se tramite essa non riusciamo a ottenere quella eterna? Ma perché l’uomo possa risorgere insieme a Cristo, deve prima morire insieme a Lui e vivere la vita di Cristo come sua. Se fa questo, allora nel giorno della Risurrezione potrà dire, insieme a san Gregorio il Teologo: “Ieri sono stato crocifisso con Cristo, oggi sono glorificato con Lui. Ieri ero morto insieme a Lui, oggi sono vivificato. Ieri mi ero sepolto con Lui, oggi mi alzo insieme a Lui”[2].
Tutti e quattro i Vangeli di Cristo si possono ricapitolare in quattro sole parole: Χριστός Ανέστη! – Αληθώς Ανέστη!… [= Cristo è Risorto! – È veramente Risorto!...] Ad ognuna di queste parole si trova un Evangelo e nei quattro Evangeli si trova l’intero senso di tutti i mondi di Dio, di quelli visibili e invisibili. E quando tutti i sentimenti dell’uomo e tutti i suoi pensieri saranno concentrati nel tuono di questo saluto: “Cristo è Risorto!”, allora la gioia dell’immortalità scuoterà tutti gli esseri, e questi risponderanno in esultanza, confermeranno il miracolo pasquale: “È veramente Risorto!”.
Sì, è veramente risorto il Signore! E testimone di questo fatto sei tu, ne sono io, ne è ogni Cristiano, partendo dai santi Apostoli fino al giorno della Seconda Venuta. Poiché solo la forza del Risorto Teantropo Cristo riuscì a dare – dà continuamente e continuamente darà – la forza ad ogni Cristiano – dal primo fino all’ultimo – per vincere ogni cosa mortale e anche la morte stessa. Ogni cosa peccatrice e il peccato stesso. Ogni cosa demoniaca e il diavolo stesso. Poiché il Signore solo con la Sua Risurrezione, secondo il modo più convincente, mostrò e dimostrò che la Sua vita è Vita Eterna, la Sua verità è Eterna Verità, il Suo amore Eterno Amore, la Sua bontà Eterna Bontà, la Sua gioia Eterna Gioia. Anzi, mostrò e dimostrò che tutte queste cose le dà Lui, secondo la Sua impareggiabile filantropia, ad ogni Cristiano in tutte le epoche.
A questo riguardo, non esiste un fatto non solo nell’Evangelo, ma neanche nell’intera storia del genere umano, che non sia testimoniato in modo talmente forte, talmente inespugnabile, talmente innegabile, quanto la Risurrezione di Cristo. Indubbiamente, il Cristianesimo in tutta la sua realtà storica, la sua forza storica e la sua onnipotenza, si fonda sull’evento della Risurrezione di Cristo, cioè sull’Esistenza eternamente viva del Teantropo Cristo. E di questo ne è testimone tutta la longeva e sempre miracolosa storia del Cristianesimo.
Poiché se esiste un evento nel quale bisognerebbe riassumere tutti gli eventi, della vita del Signore e degli Apostoli e in genere di tutto il Cristianesimo, questo evento sarebbe la Risurrezione di Cristo. Inoltre, se esiste una verità nella quale sarebbe possibile riassumere tutte le verità Evangeliche, questa verità sarebbe la Risurrezione di Cristo. E ancora, se esiste una realtà nella quale sarebbe possibile riassumere tutte le realtà Neotestamentarie, questa realtà sarebbe la Risurrezione di Cristo. E infine, se esiste un miracolo Evangelico nel quale sarebbe possibile riassumere tutti i miracoli Neotestamentari, allora questo miracolo sarebbe la Risurrezione di Cristo. Perché solo nella luce della Risurrezione di Cristo, vengono messe in risalto meravigliosamente e chiaramente, sia il volto del Teantropo Gesù che la Sua opera. Solo nella Risurrezione di Cristo assumono la piena spiegazione tutti i miracoli di Cristo, tutte le Sue verità, tutte le Sue parole, tutti i fatti del Nuovo Testamento.
Fino alla Sua Risurrezione il Signore insegnava sulla vita eterna, ma dopo la Sua Risurrezione ha mostrato che Egli è la Vita Eterna. Fino alla Sua Risurrezione insegnava sulla risurrezione dei morti, ma con la Sua Risurrezione ha mostrato che Egli è difatti la Risurrezione dei morti. Fino alla Sua Risurrezione insegnava che la fede in Lui ci porta dalla morte alla vita, ma con la Sua Risurrezione ha mostrato che Egli stesso ha vinto la morte e assicurò in questo modo a quelli che erano morti il passaggio dalla morte alla Risurrezione. Sì, sì, sì: il Teantropo Gesù Cristo con la Sua Risurrezione ha mostrato e dimostrato che è l’unico vero Dio, l’unico vero Teantropo in tutti i mondi umani.
E qualcosa ancora: senza la Risurrezione del Teantropo non è possibile spiegare né l’apostolato degli Apostoli, né il martirio dei Martiri, né la confessione dei Confessori, né la santità dei Santi, né l’ascesi degli Asceti, né la miracolosità dei Taumaturghi, né la fede di quelli che hanno creduto, né l’amore di quelli che amano, né la speranza di quelli che sperano, né il digiuno dei digiunatori, né la preghiera degli oranti, né la mitezza dei miti, né il pentimento dei penitenti, né la misericordia dei misericordiosi, né l’ascesi di qualsiasi virtù cristiana. Se il Signore non fosse risorto e come Risorto non avesse riempito i Suoi discepoli con la forza vivifica e la sua sapienza taumaturgica, chi avrebbe potuto radunare e dare il coraggio e la forza e la sapienza a questi impauriti fuggiaschi perché riuscissero così intrepidamente e con tanta forza e sapienza a predicare e confessare il Signore Risorto e andare con tanta gioia alla morte per Lui? E se il Risorto Salvatore non li avesse riempiti con la Sua divina forza e sapienza, come avrebbero potuto accendere nel mondo l’inestinguibile incendio della fede Neotestamentaria, questi ingenui, analfabeti, ignoranti e poveri uomini? Se la fede Cristiana non fosse la fede del Risorto e di conseguenza dell’eternamente vivo e vivificante Signore, chi avrebbe potuto ispirare i Martiri nelle imprese del martirio, e i Confessori nelle imprese della confessione, e gli Asceti nell’impresa dell’ascesi, e gli Anargiri nell’impresa della cura gratuita [anargiria], e i Digiunatori nell’impresa del digiuno e della continenza, e qualsiasi Cristiano in qualsiasi impresa Evangelica?
Tutte queste cose quindi sono vere e reali sia per me e per te, che per ogni esistenza umana. Poiché il mirabile e dolcissimo Signore Gesù, il Risorto Teantropo, è la sola Esistenza sotto il cielo con la quale l’uomo può vincere, qui sulla terra, la morte, il peccato e il diavolo, e divenire beato e immortale, compartecipe nell’Eterno Regno dell’Amore di Cristo… Per questo, per l’esistenza umana il Risorto Signore è tutto per tutti in tutti i mondi: per ogni cosa Bella, Buona, Vera, Cara, Lieta, Divina, Sapiente, Eterna. Egli è tutto il nostro Amore, tutta la nostra Verità, tutta la nostra Gioia, tutte le nostre cose Buone, tutta la nostra Vita, la Vita Eterna in tutte le eternità divine infinite.
– Per questo e di nuovo, e per molte, innumerevoli volte: Cristo è Risorto!

Traduzione a cura di Tradizione Cristiana, gennaio 2009

 

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