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Prepararsi alla venuta di Cristo guidati da San Paolo

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Prepararsi alla venuta di Cristo guidati da San Paolo

La riflessione del Cardinale brasiliano Eusébio Scheid

RIO DE JANEIRO, giovedì, 4 dicembre 2008 (ZENIT.org).- In questo periodo di Avvento, nel contesto dell’Anno Paolino, il Cardinale brasiliano Eusébio Scheid invita i fedeli a prepararsi alla venuta di Cristo guidati da San Paolo.
L’Arcivescovo di Rio de Janeiro ricorda che Paolo accetta Cristo “partendo da un’esperienza personale e definitiva di conversione”.
“Quello è stato il momento decisivo della sua vita”, spiega in un messaggio diffuso dalla sua Arcidiocesi.
“Se vogliamo davvero entrare nella spiritualità del Vangelo di Cristo, bisogna ascoltarlo, seguirlo, assorbirlo, al punto da abbandonare i nostri difetti e i nostri peccati e mettere da parte anche le piccole cose, per concentrarci sull’unico e vero Maestro, Valore Supremo”.
Secondo monsignor Scheid, San Paolo “afferma che la nostra vita ‘è nascosta con Cristo in Dio’”. “Cosa significano l’insegnamento, le opere, gli ideali di Cristo in noi? Come ci assume e ci trasforma? Questo è possibile solo con la fede, la fiducia totale che ci porta a seguirlo, senza dubitare o esitare, accogliendo tutto ciò che Egli realizza attraverso la sua Grazia”.
Per Paolo, osserva l’Arcivescovo, “saremo salvati dalla nostra fede, a patto che essa abbia il suo complemento essenziale nella carità. Questo deve portare a comportamenti conseguenti, logici, di una fede che si manifesta attraverso le opere”.
Monsignor Scheid ha anche constatato che San Paolo “non potrebbe parlare del Signore, annunciarlo alle Nazioni, senza sottolineare il punto più alto della sua vita, l’umiliazione della croce”.
“Per diventare uomo, il Figlio si è spogliato di ogni prerogativa divina, unendo alla divinità la natura umana nella sua Persona”.
“Nella sofferenza e nella vessazione della crocifissione, quando Gesù ha donato in modo volontario e definitivo la propria vita, sono state gettate le basi del Regno di Dio”, ha affermato.
Secondo l’Arcivescovo di Rio de Janeiro, “nonostante il razionalismo intellettuale dei greci, il potere arrogante dei romani e perfino la prospettiva politica degli ebrei, il Regno è apparso tra noi”.
“E nell’interiorità si costruisce a poco a poco – ha concluso –. Anche nella nostra vita cristiana: con la preghiera, l’ascesi, l’accoglienza filiale della grazia, la pratica del bene, diventiamo cittadini di quel Regno… come Gesù ha fatto e ci ha indicato di fare”.

Publié dans:c.CARDINALI, NATALE (QUALCOSA SUL) |on 10 décembre, 2010 |Pas de commentaires »

IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA (letture e commento)

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IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA

Fin dai primi secoli la Chiesa ha formulato nella preghiera “ Santa Maria, Madre di Dio “ l’essenza della sua fede intorno alla Madre di Gesù, espressa solennemente in particolare nel concilio di Efeso, l’anno 431. Sant’Ireneo aveva come preconizzato l’immacolata concezione della vergine Maria quando salutava in lei “la nuova Eva”. Soltanto nel XV secolo la Chiesa l’ha dichiarata formalmente nella liturgia fin che fu definita come dogma da Pio IX.

I Lettura
Gn 3,9-15.20
Dopo che Adamo ebbe mangiato dell’albero, il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: “Dove sei?”. Rispose: “Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”. Riprese: “Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?”. Rispose l’uomo: “La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato”. Il Signore Dio disse alla donna: “Che hai fatto?”. Rispose la donna: “Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato”.
Allora il Signore Dio disse al serpente: “Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”.
Alla donna disse: “Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà”.
All’uomo disse: “Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita.
Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre.
Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finchè tornerai alla terra, perchè da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!”.
L’uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi.

II Lettura
Ef 1, 3-6.11-12
Fratelli, benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto; nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia.
Egli l’ha abbondantemente riversata su di noi con ogni sapienza e intelligenza, poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra. In lui siamo stati fatti anche eredi, essendo stati predestinati secondo il piano di colui che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà, perché noi fossimo a lode della sua gloria, noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.

Vangelo
Lc 1, 26-38
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”.
A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.
Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio”. Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei.

Commento di P. Vittorino Elio Vivacqua

Mentre ci avviciniamo alla festa del Natale, la liturgia ci presenta la figura di Maria, Madre di Cristo, sotto il titolo di Immacolata Concezione. Una prerogativa suggerita già dal Concilio di Basilea nel 1438 e proclamata quale domma di fede da Pio IX nel 1854. Con questo titolo la Chiesa ci presenta Maria come unica creatura al mondo che è nata senza peccato originale.
Le tre letture che ci aiutano a comprendere questo mistero sono: Genesi, 3,9-15-20, Lettera di Paolo agli Efesini 1,3-6 – 11-12 e il celebre passo del vangelo di Luca 1,26-38 che ci parla dell’ Annunciazione. Queste letture ci presentano alcuni tratti essenziali che delineano efficacemente la figura di Maria.
Cosa vuol dire “Immacolata Concezione”?
Il termine “concezione” nel linguaggio biblico significa la totalità dell’ esistenza. Nessuno viene al mondo senza esservi chiamato, senza un nome, senza un volto, senza un progetto di vita. Il profeta Geremia dichiara di “essere conosciuto da Dio prima di essere formato nel grembo materno”. Concetto che l’ apostolo Paolo nella lettera ai Galati riferisce a se stesso. E nel brano della Lettera agli Efesini che oggi viene proclamata. l’ apostolo ci ricorda che in Cristo Dio “ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità”. Se è così per tutti noi, l’ intera esistenza di Maria, prescelta a diventare la Madre di Dio, è in modo singolarissimo sotto il segno particolare di Dio, in ogni istante della sua vita, incluso il suo concepimento.
Maria non è stata mai soggetta ad alcun peccato, neppure a quello originale. La sua vita è tersa, limpida, immacolata nella sua totalità.
E’ importante approfondire il concetto di “peccato originale”, che proviene dalla riflessione sapienziale del brano del capitolo 3° della Genesi. In esso si racconta con linguaggio simbolico, un genere letterario proprio di quelle antiche civiltà, il peccato che sta all’ origine dei mali dell’ uomo. Esso è descritto come un’ autonoma decisione di voler “conoscere il bene e il male”, attraverso l’ immagine del “mangiare il frutto dell’ albero della conoscenza del bene e del male”. Nella Bibbia il verbo “conoscere” vuol dire appropriarsi, possedere, avere dominio su qualcosa o qualcuno.
“Bene e male” comprendono tutto l’ ambito morale dell’ esistenza umana. Per cui l’ espressione “Conoscere il bene e il male”, significa decidere da soli quello che è bene e quello che è male, contro il progetto di Dio.
Il serpente che tenta l’ uomo, era presso gli antichi una divinità della fecondità e della forza; quindi il simbolo dell’ antagonista del vero Dio. Nella tradizione biblica posteriore questi verrà identificato con il diavolo.
Sotto il simbolo della tentazione del serpente, l’ uomo esprime la sua volontà di costruire un progetto alternativo a quello di Dio, provocando così tutti i mali del mondo.
Questo è il peccato originale, che purtroppo caratterizza la nascita di tutti gli uomini della terra, esclusa la Madre di Colui, che “schiaccerà la testa del serpente”. La madre di Gesù Cristo, vincitore del peccato, non poteva essere soggetta al peccato originale.
Con Maria invece inizia una nuova storia, che non nasce nel paradiso terrestre, ma in un oscuro villaggio della Galilea: Nazareth.
Il vangelo di Luca è l’ unico a riportare l’ episodio fondamentale dell’ Annunciazione. Egli scrive che “L’ angelo Gabriele fu mandato da Dio ad una vergine… la vergine si chiamava Maria”. La verginità è dunque la prima caratteristica della figura evangelica di Maria. Questa specificazione ha un alto valore teologico, perché, come ci dice l’ evangelista Giovanni, Cristo è generato “non da sangue, né voleri di carne, né da volere di uomo, ma da Dio” (Prologo) Gesù infatti non nasce secondo i meccanismi della biologia umana, ma per opera dello Spirito che depone Gesù nel grembo verginale di Maria.
L’ angelo, a differenza di altre apparizioni bibliche, è il primo a salutare Maria, e non la chiama per nome: “Ti saluto, piena di grazia, il Signore è con te”. Ella, secondo l’ espressione originale greca, è colei che è “ricolma” della benevolenza di Dio, fin da sempre e dunque fin dal primo istante del suo concepimento, è il tempio di Dio.
Maria si turba ad udire un tale saluto ed in questo modo si inserisce in quella schiera di grandi uomini religiosi di Israele, che alla presenza di Dio o dei suoi angeli, si gettano con la faccia a terra: Mosè, i profeti, tutti i destinatari delle apparizioni divine. L’angelo però la rassicura: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un Figlio.. Sarà chiamato Figlio dell’ Altissimo”.
Ma il turbamento della vergine aumenta e perciò chiede: “Com’ è possibile? Non conosco uomo”. E l’ angelo di rimando: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’ Altissimo”. Finalmente consapevole della volontà di Dio risponde: “Eccomi, sono la serva del Signore”. La parola “serva” è tutt’ altro che sinonimo di umiltà. “Servo del Signore” è il titolo che tuttora l’ Islam riserva ai primogeniti dei principi; ed è il titolo di Abramo, di Mosè, dello stesso Cristo. Maria si inserisce in questo filone ed in quel momento esprime la coscienza della sua vocazione e così diventa docile strumento nella mani di Dio.
L’ Immacolata Concezione è la storia di una donna che aderisce pienamente al piano di salvezza tracciato da Dio e che in ogni momento della sua vita dirà “sì” al Signore. Nessun’ ombra di peccato,
nessuna imperfezione macchia la sua anima. Perciò potrà cantare nel Magnificat: “Grandi cose ha fatto in me l’ Onnipotente”.
Certamente noi, impastati di peccato, non possiamo avere l’innocenza di Maria. Ma, come dice Paolo nella lettura odierna, dobbiamo ricordarci che il Signore ci ha chiamati per essere “santi i immacolati al suo cospetto nella carità”. Anche noi dunque, come Maria, dobbiamo dire sempre sì al Signore. In questo modo non ci macchieremo mai di peccato

IL MISTERO DELL’AVVENTO

dal sito:

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IL MISTERO DELL’AVVENTO

ROMA, sabato, 27 novembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito una riflessione di don Enrico Finotti, parroco di S. Maria del Carmine in Rovereto, tratta dal volum “L’anno liturgico. Mistero Grazia e celebrazione” (Vita Trentina editrice 2001).

* * *
L’Avvento, mettendo la Chiesa in comunione con l’evento della lunga preparazione alla prima venuta del Salvatore, nel tempo che intercorse tra Adamo e Cristo e specialmente nella vicenda storica d’Israele, attualizza l’attesa del Messia,  ravvivando nei fedeli l’ardente desiderio della sua “triplice venuta”: egli, infatti, venne nell’umiltà della carne, viene misticamente nella celebrazione dei santi misteri, verrà alla fine dei tempi nella gloria.

“Al suo primo avvento
nell’umiltà della nostra natura umana
egli portò a compimento la promessa antica,
e ci aprì la via dell’eterna salvezza.
Verrà di nuovo nello splendore della gloria,
e ci chiamerà a possedere il regno promesso
che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa”. [1]
“Ora egli viene incontro a noi
in ogni luogo e in ogni tempo,
perché lo accogliamo nella fede
e testimoniamo nell’amore
la beata speranza del suo regno”.[2]

La liturgia dell’Avvento, tuttavia, pone l’attenzione in modo speciale al tempo che immediatamente precedette la venuta del Salvatore , quando la secolare attesa del Messia raggiunse la piena maturità e si espresse con la massima intensità: è il tempo dell’annunzio, della nascita, della predicazione e della testimonianza di Giovanni Battista, il Precursore, e della presenza di Maria SS., l’Immacolata Vergine Madre, che ricevendo l’annunzio dell’angelo accolse nel grembo il Verbo fatto carne. In questa cornice di riferimento, gli annunzi dei Profeti, soprattutto quelli del profeta Isaia, assumono una singolare eloquenza ed esprimono il loro senso definitivo.

“Egli fu annunziato da tutti i profeti,
la Vergine Madre l’attese
e lo portò in grembo con ineffabile amore,
Giovanni proclamò la sua venuta
e lo indicò presente nel mondo”.[3]

1. Il mistero globale della “venuta” del Signore:
- la venuta “nella carne”,
- la venuta “mistica” nei sacramenti,
- la venuta “nella gloria”.


“In Avvento celebriamo tutto il grande mistero della venuta del Signore: esso va dalla prima venuta a Betlemme, che ha risposto all’attesa del popolo antico, fino all’ultima venuta del Re della gloria, che colmerà l’attesa della Chiesa.
Entro questi due termini estremi si colloca un terzo avvento: quello che ha luogo nella Chiesa e nella vita cristiana, soprattutto per mezzo dei Sacramenti.
L’Avvento quindi è un tempo di attesa: attendiamo il Signore che viene. L’attesa non è mai colmata. Le anime lo aspettano, perchè non hanno ancora raggiunto la piena statura di Cristo; la Chiesa lo aspetta, perchè le realtà che essa possiede non sono ancora definitive; il mondo lo aspetta, perchè la missione della Chiesa non ha ancora portato fino ai suoi confini la testimonianza evangelica”.[4]
“Tre sono le venute del Signore: la prima nella carne, la seconda nell’anima, la terza per il giudizio. La prima avvenne sulla mezzanotte, la seconda al mattino, la terza a mezzogiorno… La prima venuta è già passata. Il Cristo fra gli uomini ‘è apparso e con gli uomini è vissuto’ (Bar 3, 38). Noi siamo nella sua seconda venuta, se però siamo tali che egli si degni di venire a noi; siamo sicuri che, se lo amiamo, verrà e dimorerà con noi. Questa venuta perciò è sottoposta a condizione… Quanto al terzo avvento è certissimo che accadrà, ma assolutamente incerto è il quando… Il primo avvento apre la via al secondo, il secondo prepara l’ultimo. Il primo fu nascosto e umile, il secondo è segreto e mirabile, il terzo sarà manifesto e terribile. Nel primo egli discese a noi per venire in noi nel secondo; nel secondo venne in noi per non venire nel terzo contro di noi. Nel primo operò con la sua misericordia, nel secondo dona la grazia, nel terzo darà la gloria, perché il Signore concede grazia e gloria (Sal 83, 12). Il Cristo Gesù, che abbiamo accolto come Salvatore e aspettiamo come Giudice, ci salvi non secondo le opere malvagie da noi compiute, ma secondo la sua grande misericordia!”. [5]
La venuta finale “nella gloria”, – che pure fa parte del mistero dell’Avvento ed è espressa sia nella Messa, come nel lungo responsorio dell’Ufficio di lettura della I domenica di Avvento “Guardo da lontano, e vedo arrivare la potenza del Signore, come una nube che copre la terra”[6]  e che colora molti altri elementi liturgici dall’inizio del tempo di Avvento fino al 16 dicembre, – è tuttavia anticipata e celebrata nelle ultime domeniche del Tempo Ordinario, e soprattutto nei giorni feriali dell’ultima settimana del Tempo Ordinario.
Così la dimensione escatologica della venuta del Signore tende ad essere considerata nella parte terminale dell’anno liturgico dominata dalla solennità di Nostro Signore Cristo Re dell’universo, che viene sulle nubi per il giudizio finale.[7]
In tal modo il forte carattere escatologico dell’Avvento antico viene temperato dalle domeniche che lo precedono e chiudono l’anno liturgico e l’attenzione si sposta più facilmente sulla prima venuta del Redentore.

La preparazione dell’Antico Testamento: mistero sempre attuale
“La venuta del Figlio di Dio sulla terra è un avvenimento di tale portata che Dio lo ha voluto preparare nel corso dei secoli. Riti e sacrifici, figure e simboli della “Prima Alleanza” (Eb 9, 15), li fa convergere tutti verso Cristo; lo annunzia per bocca dei profeti che si succedono in Israele; risveglia inoltre nel cuore dei pagani l’oscura attesa di tale venuta”.[8]
“Questo tempo che stiamo celebrando ci fa ricordare il Desiderato, cioè il desiderio dei santi padri che vissero prima della sua nascita. Molto giustamente la Chiesa ha disposto che in questo tempo si leggano le parole e si ricordino i desideri di coloro che precedettero il primo avvento del Signore. Noi non celebriamo questa attesa soltanto per un giorno, ma per un tempo piuttosto lungo; perché è un fatto di esperienza che le cose vivamente desiderate, se devono essere attese per un certo tempo, ci sono più dolci quando ciò che amiamo si fa presente. Sta a noi, perciò, fratelli carissimi, seguire gli esempi dei santi padri, coltivare in noi stessi i loro desideri, e così accendere nelle nostre anime l’amore e l’attesa di Cristo. La celebrazione di questo tempo fu istituita appunto per farci riflettere sulla fervente attesa dei nostri padri per la prima venuta del Signore, e perché impariamo dal loro esempio a desiderare grandemente la sua seconda venuta”.[9]
Ma perché Dio ha atteso tanti secoli per inviarci il Salvatore?

Il “desiderio” di Dio e del Salvatore
Innanzitutto Dio ha voluto, con tanto tempo di attesa, suscitare nell’umanità il “desiderio” di Dio, affievolito a causa del peccato, ma non estinto nel cuore umano.
“Il desiderio di Dio è iscritto nel cuore dell’uomo, perchè l’uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l’uomo e soltanto in Dio l’uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa”.[10]
Il tempo di Avvento è il tempo della riscoperta dell’essere religioso dell’uomo, della ricerca di Dio nella considerazione delle sue opere e mediante la luce naturale della ragione.
E’ il tempo dei “praeambula fidei”, che consentono all’uomo di essere “capace” di Dio e a Dio di comunicare con l’uomo ed essere da lui compreso.
“L’uomo è per natura e per vocazione un essere religioso. Poiché viene da Dio e va a Dio, l’uomo non vive una vita pienamente umana, se non vive liberamente il suo rapporto con Dio”.[11]
“Quando ascolta il messaggio delle creature e la voce della propria coscienza, l’uomo può raggiungere la certezza dell’esistenza di Dio, causa e fine di tutto”.[12]
“La Chiesa insegna che il Dio unico e vero, nostro creatore e Signore, può essere conosciuto con certezza attraverso le sue opere, grazie alla luce naturale della ragione umana”.[13]
“Partendo dalle molteplici perfezioni delle creature, similitudini del Dio infinitamente perfetto, possiamo realmente parlare di Dio, anche se il nostro linguaggio limitato non ne esaurisce il Mistero”.[14]
“La creatura senza il Creatore svanisce”.[15]
Ma non appena l’uomo si mette alla ricerca sincera di Dio e della sua verità, s’accorge della fragilità della sua mente, che, con fatica e non senza errori, si inoltra nella maestà del mistero divino e con sofferenza prova la debolezza della sua volontà nel persistere nel bene, anzi la sua natura umana, ferita dal peccato, compie il male che non vorrebbe (Rm 7, 18-25).
Ecco allora insorgere nell’umanità il desiderio del Salvatore, che porti all’uomo quella liberazione che l’uomo non può procurarsi con le sole sue forze.
Il “Messia”, già promesso ai Progenitori nel paradiso terrestre, dopo il peccato originale (Gn 3, 15), doveva così essere intensamente invocato dall’umanità peccatrice, che sperimentava le tragiche conseguenze del peccato.
Infatti, la liturgia dell’Avvento invoca il “Messia” come “speranza e salvezza dei popoli”[16]  e “atteso da tutte le nazioni”,[17] perché “tutta la terra desidera il suo volto”.[18]
Così l’Eterno Padre, affinché il suo divin Figlio non venisse tra noi senza essere sufficientemente atteso, ha stabilito un lungo tempo di aspettativa, degno di così grande Dono. E così l’umanità provata dai gemiti secolari dell’attesa invoca la venuta del Re delle genti: “Oppressi a lungo sotto il giogo del peccato, aspettiamo, Padre, la nostra redenzione…”[19]  finché nella gioia dell’incontro ormai vicino potrà esclamare: “Ecco, l’Atteso dalle nazioni è vicino, la casa del Signore sarà piena di gloria”[20] e “Rialzatevi, sollevate la testa: la vostra redenzione è vicina”.[21]
Il mistero dell’Avvento sta veramente alla radice della fede; infatti se l’uomo non sente il desiderio e il bisogno di Dio e se non sperimenta il suo essere insufficiente e peccatore, non potrà aprirsi né a Dio, né al dono del Salvatore. Si comprende l’attualità e l’urgenza del Tempo di Avvento nel contesto secolarizzato della cultura dominante nella quale sono obnubilati proprio i principi, che stanno alla base della religiosità in quanto tale, anzi è la stessa capacità razionale dell’uomo che viene messa in discussione per cui non è più ovvio che egli sia “capace” di Dio e in grado di cogliere oggettivamente il Vero e il Bene. La risoluzione di questa crisi esistenziale di identità dell’uomo nella sua dimensione razionale è fondamentale per il superamento dei problemi relativi alla stessa fede, che non può essere assolutamente accettata come un fideismo soggettivo.

La graduale manifestazione di Cristo nell’Antico Testamento
Un secondo motivo della millenaria attesa del Messia lo si deve riconoscere nella necessità di preparare l’umanità a comprendere e ad accogliere il Figlio di Dio.
“Dio che abita una luce inaccessibile” (1Tim 6, 16) vuole comunicare la propria vita divina agli uomini da lui liberamente creati, per farne figli adottivi nel suo unico Figlio. Rivelando se stesso, Dio vuole rendere gli uomini capaci di rispondergli, di conoscerlo e di amarlo ben più di quanto sarebbero capaci da se stessi.
Il disegno divino della Rivelazione si realizza ad un tempo “con eventi e parole” che sono “intimamente connessi tra loro” e si chiariscono a vicenda. Esso comporta una “pedagogia divina” particolare: Dio si comunica gradualmente all’uomo, lo prepara per tappe a ricevere la Rivelazione soprannaturale che egli fa di se stesso e che culmina nella persona e nella missione del Verbo incarnato, Gesù Cristo”.[22]
Il Padre ha realizzato la preparazione nelle antiche Alleanze con Adamo e Noè. Poi con la vocazione di Abramo ha scelto un popolo, il popolo eletto, e lo ha educato con speciale cura attraverso quella che è la “storia della salvezza”, che noi troviamo testimoniata nella Bibbia.
L’Avvento è il tempo tipico per le catechesi sulla “Storia Sacra” e per le meditazioni delle pagine bibliche dell’Antico Testamento per scoprirvi la presenza e l’azione del Cristo venturo. È questo lo scopo della consegna della Bibbia nella prima domenica di Avvento e delle celebrazioni della Parola proposte per i mercoledì e i venerdì di Avvento.
I grandi personaggi biblici prefiguravano il Redentore che doveva venire, gli eventi storici d’Israele erano profezie della vita di Cristo, i salmi anticipavano la sua preghiera, i profeti ne annunziavano la sua opera di salvezza, i comandamenti preparavano la via alle beatitudini evangeliche, le grandi verità sull’Unico Dio, sulla creazione dal nulla, sulla trascendenza di Dio, sull’uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio, sul senso progressivo della storia, ecc., sono anticipate e acquisite nella cultura ebraica in vista di quella pienezza di verità che sarà rivelata in Cristo.


“Egli in Noè già governava la Chiesa,
in Abramo fu patriarca fedelissimo,
in Isacco si offrì in glorioso sacrificio al Padre,
in Giacobbe fu maestro di pazienza,
in Giuseppe prefigurò la sua passione e la sua gloria,
in Mosè fu guida mirabile del suo popolo,
in Davide fu insigne re d’Israele,
in Salomone fu fonte di abbondantissima sapienza,
in Isaia fu l’autore di tutte le profezie,
in Giovanni preannunziò il battesimo che ci avrebbe redenti”.[23]
In tal modo il Redentore “ha visitato il suo popolo” (Lc 1, 68) e si è fatto uomo dentro “un popolo ben disposto” (Lc 1, 17) a capirlo e ad accoglierlo.
———————-
1) MRI, Prefazio dell’Avvento I.
2) MRI, Prefazio dell’Avvento I/A.
3) MRI, Prefazio dell’Avvento II.
4) La preghiera del mattino e della sera, Conferenza episcopale italiana, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1989, p. 2.
5) PIETRO DI BLOIS, sacerdote, Discorso III per l’Avvento, Lettura patristica dell’Ufficio di lettura del mercoledì della prima settimana di Avvento, in UNIONE MONASTICA ITALIANA PER LA LITURGIA, L’Ora dell’Ascolto, Torino, ed. Marietti, 1977, vol. I, p. 28.
6) LO, I dom. Avv., Uff. lett., 1° resp.; RIGHETTI, vol. II, p. 56.
7) Messale Romano riformato a norma dei decreti del Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato da Papa Paolo VI, Lezionario domenicale e festivo, Anno A, Conferenza Episcopale Italiana, Città del Vaticano, Tipografia Poliglotta Vaticana, 1983; TESTO BASE, p. 242.
8) CCC, n. 522.
9) S. ELREDO, abate, Discorso 1 per l’Avvento, Lettura patristica dell’Ufficio di lettura della prima domenica di Avvento, in UNIONE MONASTICA ITALIANA PER LA LITURGIA, L’Ora dell’Ascolto, Torino, ed. Marietti, 1977, vol. I, p. 10.
10) CCC, n. 27.
11) CCC, n. 44.
12) CCC, n. 46.
13) CCC, n. 47.
14) CCC, n. 48.
15) CCC, n. 49.
16) LO, ant. Magn., 23 dic.
17) LO, ant. Magn., 22 dic.
18) LO, Primi Vespri di Natale, ant. 1° Sal.
19) MRI, orazione del 18 dic.
20) LO, IV dom. di Avv., Primi Vespri, ant. 1° Sal.
21) LO, 24 dic., Lodi, ant. 2° Sal.
22) CCC, nn. 52 e 53.
23) PINELL JORDI, Preci Eucaristiche Occidentali, Testi delle Liturgie Ambrosiana, Gallicana e Ispanica – Sintesi di uno studio letterario-dottrinale, Pontificio Istituto Liturgico, Roma 1984, pp. 55-57; Anamnesis, vol. VI, p. 356.

EPIFANIA DEL SIGNORE 2010 – SOLENNITÀ – OMELIA

dal sito:

http://www.pastoralespiritualita.it/Articoli-Rubriche/Omelie-domenicali/Epifania-del-Signore-6-Gennaio-2010.html

EPIFANIA DEL SIGNORE 2010 – SOLENNITÀ

Prima Lettura: Isaia 60,1-6

Salmo: 71

Seconda Lettura: Efesini 3,2-3a.5-6

Vangelo: Matteo 2,1-12

Alcuni Magi vennero dall’oriente
 
« Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto la sua stella e siamo venuti per adorarlo ». Sulla scia dei Magi ripercorriamo l’itinerario dell’uomo che cerca sinceramente Dio. Troveremo alla fine che Dio ci ha preceduti e ci aspetta in una casa perché anche noi lo abbiamo ad adorare. Epifania significa appunto « manifestazione di Dio ». Quel Dio invisibile che l’uomo cerca da sempre s’è reso visibile in quel Bambino che i Magi vengono a Betlemme ad adorare.
 
1) LA RICERCA DI DIO
 
Una stella appare ai Magi. Forse erano degli astronomi, scrutatori della bellezza del creato in cui primariamente si squaderna la grandezza di Dio creatore. Dalle cose visibili l’uomo è rapito alle cose invisibili: « Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce l’autore » (Sap 13,5). Scrive San Paolo: « Ciò che di Dio si può conoscere, lui stesso lo ha manifestato; le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalle creature del mondo attraverso le opere da lui compiute » (Rm 1,19-20).

In fondo è da questa radice che si nutre il senso religioso di ogni uomo e sono nate tutte le grandi religioni storiche. Ma più probabilmente questi Magi conoscevano la tradizione biblica, lì dove si parla che « una stella spunterà da Giacobbe e uno scettro sorgerà da Israele » (Nm 24,17). Vi è stato tra il popolo di Dio una lunga preparazione e attesa del Messia, che sarebbe nato a Betlemme – come attestano le Scritture e ben sanno i capi dei sacerdoti.

E’ la Bibbia allora a precisare la ricerca dell’uomo e a indirizzarne l’incontro al punto giusto, all’evento storico della Incarnazione. Il Cristianesimo porta l’uomo là dove Dio gli è venuto incontro, dove il cielo si è chinato sulla terra, dove in sostanza « il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi ». E’ un fatto storico, un punto geografico preciso l’incrocio tra le strade dell’uomo e quelle di Dio.

A Gerusalemme i Magi trovano l’indifferenza della città e il sarcasmo di Erode. Non è facile il cammino della ricerca di Dio, ieri come oggi. Una cultura, la nostra, che per lo meno è indifferente, quando non ostile e stoltamente supponente nei confronti del fatto religioso; e in particolare nei confronti del Cristianesimo e della Chiesa. Ma in alternativa cosa sa offrire? Magia, sette, e – oggi – le stupidaggini pagane della befana! Pura irrazionalità e generico sentimentalismo come è nella forma vagamente religiosa che si sta diffondendo chiamata New Age. Quanto è penoso vedere gente che lascia la sicurezza documentata di Cristo per volgersi alle più sciocche favole ammannite dalla televisione!

2) LA MANIFESTAZIONE DI DIO

E i Magi « entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono ». Riconoscono in quel bambino il Dio fatto uomo. « Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra ». Commenta Sant’Ambrogio: « L’oro spetta al re, l’incenso a Dio, la mirra al defunto ». Cioè riconoscono in quel Bambino il Messia, re discendente di Davide; il Dio fatto carne; il Figlio di Dio che muore per noi.

Il mistero sconvolgente del Natale è appunto quello di un Dio venuto tra noi, prima nella storia col nascere a Betlemme, e poi nella vita di ognuno, oggi, nella Chiesa e nel sacramento, fino a farsi pane, nostro nutrimento! Un Dio con noi e per noi! Anzi, per tutti. Oggi, nella seconda lettura, San Paolo si mostra orgoglioso di essere annunciatore di un mistero tenuto nascosto per secoli e ora finalmente svelato, un progetto cioè di Dio per il quale « i Gentili sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa, per mezzo del vangelo ».

Si sono cioè spalancate le porte: quel che all’inizio era dono ad Israele – l’alleanza e la comunione con Dio – ora è offerto a tutti. I Magi ne sono come la primizia e il simbolo. Isaia aveva sognato i tempi in cui Gerusalemme sarebbe diventata il centro d’incontro di tutti i popoli col Signore: « Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del suo sorgere. Tutti costoro si sono radunati, vengono a te.. proclamando le glorie del Signore ». E’ scritto: « Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità » (1Tim 2,4).

I modi di questa chiamata per ogni uomo sono sorprendenti e propri. Per i Magi fu il discreto tremolare di una stella; per ognuno di noi Dio pone dei segni e fa seguire itinerari personali. A noi chiede di essere attenti, incominciando a consentire con la rettitudine e la fedeltà della coscienza, prima voce di Dio e prima forma della sua chiamata. Divenire seri di fronte alla vita e porsi l’interrogazione sul significato e il fine della propria esistenza è condizione indispensabile per incrociare le risposte di Dio. Senza precludersi lo studio di ciò che oggettivamente Dio ha posto per incontrarci; lo studio quindi, sincero, della Bibbia.

******

Termina oggi il ciclo dell’Incarnazione. Un Dio che si rivela per comunicarsi. Un Dio che ama la nostra carne per contagiarla della sua divinità: è mistero decisivo per la sorte dell’uomo e della sua storia. L’immagine che meglio ne coglie il senso è quella dello sposalizio. Un antico canto orientale – caduto come canto alla comunione entro la Liturgia Ambrosiana di oggi – così si esprime: « Oggi la Chiesa si unisce al celeste suo sposo che laverà i suoi peccati nell’acqua del Giordano. Coi loro doni accorrono i Magi alle nozze del Figlio del Re, e il convito si allieta di un vino mirabile ». Mirabili nozze abbiamo celebrato con Dio in questo Natale; siamone degni e fedeli!

Don Bruno Maggioni (Biblista)

Natale 2009

Natale 2009 dans immagini sacre bambino-gesu

http://digilander.libero.it/annysea/poesie/poesia_sul_natale.htm

Publié dans:immagini sacre, NATALE (QUALCOSA SUL) |on 25 décembre, 2009 |Pas de commentaires »

buon Natale a tutti

nativityitepaolo.jpg

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Sant’Ambrogio: Nella notte di Natale

dal sito:

http://www.lestagioni.altervista.org/12poesia.htm

Nella notte di Natale

Sant’Ambrogio

Ascolta, tu che governi Israele,
che siedi sopra i cherubini;
compari in faccia ad Efraim, scuoti
la tua potenza, e vieni.

Vieni, redentore dei popoli,
vanta il parto da vergine;
ne stupisca ogni tempo:
parto che si conviene a Dio.

Non da seme maschile
ma per mistico fiato
si è fatto carne il Verbo di Dio
e il frutto del ventre è fiorito.

Il grembo della vergine si gonfia:
chiostro permane di pudore.
Delle virtù risplendono i vessilli:
in quel tempio si agita Dio.

Dal suo talamo venga,
regale sala del pudore,
il gigante di duplice natura
per correre animoso la sua strada:

l’uscita sua dal Padre,
il suo ritorno al Padre,
la corsa fino agli inferi,
e il suo ritorno alla divina sede.

Uguale al sommo Padre
recingiti col trionfo della carne
tu che rafforzi di valore eterno
le debolezze della nostra carne.

Già splende il tuo presepe
e la notte respira la sua luce,
che tenebra nessuna offuschi mai
e d’incessante fede possa splendere.

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