«ACCOGLIETEVI, PERCIÒ, GLI UNI GLI ALTRI, COME ANCHE CRISTO ACCOLSE VOI, PER LA GLORIA DI DIO!» (RM 15,7).
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«ACCOGLIETEVI, PERCIÒ, GLI UNI GLI ALTRI, COME ANCHE CRISTO ACCOLSE VOI, PER LA GLORIA DI DIO!»
(RM 15,7).
Volendo recarsi a Roma e, da lì, proseguire per la Spagna, l’Apostolo Paolo si fa precedere da una sua “Lettera”, alle Comunità Cristiane, presenti in quella città! In esse, che, presto, testimonieranno, con un innumerevole numero di Martiri, la sincera, e profonda, adesione al Vangelo, non mancano, come altrove, tensioni, incomprensioni, e perfino rivalità. I Cristiani di Roma presentano, infatti, una variegata estrazione sociale, culturale, e Religiosa. Vi sono persone, provenienti dal Giudaismo, dal mondo Ellenico, e dall’antica Religione Romana: forse, dallo Stoicismo, o da altri orientamenti filosofici… Esse portano con sé proprie tradizioni di pensiero, e convinzioni etiche! Alcuni vengono definiti “deboli”, perché seguono usanze alimentari particolari: sono, ad esempio, vegetariani, o si attengono a calendari, che indicano speciali giorni di digiuno; altri sono detti “forti”, perché, liberi da questi condizionamenti, non sono legati a tabù alimentari, o a rituali particolari! A tutti, Paolo rivolge un pressante invito…
“Accoglietevi, perciò, gli uni gli altri, come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio!”.
Già precedentemente, nella “Lettera”, era entrato nell’argomento, rivolgendosi, prima, ai “forti”, per invitarli ad “accogliere” i “deboli”, “senza discuterne le opinioni”; poi, ai “deboli”, perché accolgano, a loro volta, i “forti”, senza giudicarli, essendo stati, loro stessi, “accolti” da Dio…
Paolo è, infatti, convinto, che ognuno, pur nella diversità di opinioni, e di usanze, agisce, per amore del Signore! Non c’è, dunque, motivo di giudicare, chi pensa diversamente: tanto meno, di scandalizzarlo, con un fare arrogante, e con senso di superiorità… Quello, invece, che occorre avere di mira, è il bene di tutti, la “edificazione vicendevole”: ossia, la costruzione della Comunità, la sua unità (cfr. “Rm 14,1-23”)!
Si tratta di applicare, anche in questo caso, la grande norma del vivere Cristiano, che Paolo aveva ricordato, poco prima, nella “Lettera”: «Pienezza, della Legge, è la carità!» (“Rm 13,10”). Non comportandosi più, «secondo carità» (“Rm 14,15”), i Cristiani di Roma erano venuti meno allo spirito di fraternità, che deve animare i membri, di ogni Comunità!
L’Apostolo propone, come modello di accoglienza reciproca, quella di Gesù, quando, nella sua morte, invece di piacere a se stesso, prese, su di sé, le nostre debolezze (cfr. “Rm 15,1-3”)… Dall’alto, della Croce, attirò tutti a sé, ed accolse l’Ebreo Giovanni, assieme al Centurione Romano: Maria Maddalena, assieme al malfattore, crocifisso con lui!
“Accoglietevi, perciò, gli uni gli altri, come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio!”.
Anche nelle nostre Comunità Cristiane, pur essendo tutti «amati da Dio, e santi, per chiamata» (“Rm 1,7”), non mancano, al pari di quelle di Roma, disaccordi, e contrasti, tra modi di vedere diversi, e culture, spesso distanti, le une dalle altre… Spesso, si contrappongono tradizionalisti, e innovatori – per usare un linguaggio, forse, un po’ semplicistico, ma, subito, comprensibile – : persone più aperte, e altre più chiuse, interessate a un Cristianesimo più sociale, o più spirituale! Le diversità sono alimentate da convinzioni politiche, e da estrazioni sociali differenti… Il fenomeno immigratorio attuale aggiunge, alle nostre Assemblee Liturgiche, e ai vari Gruppi Ecclesiali, ulteriori componenti, di diversificazione culturale, e di provenienza geografica!
Le stesse dinamiche possono scattare, nei rapporti tra Cristiani di Chiese diverse, ma anche in famiglia, negli ambienti di lavoro, o in quelli politici… Si insinua, allora, la tentazione di giudicare, chi non la pensa come noi, e di ritenersi superiori, in una sterile contrapposizione, ed esclusione, reciproche!
Il modello, proposto da Paolo, non è l’“uniformismo”, che appiattisce, ma la comunione, tra diversi, che arricchisce! Non a caso, due Capitoli prima, nella stessa “Lettera”, parla dell’unità del corpo, e della diversità delle membra, così come della varietà dei carismi, che arricchiscono, e animano, la Comunità (cfr. “Rm 12,3-13”). Il modello non è, per usare un’immagine di Papa Francesco, la sfera, dove ogni punto si trova equidistante, dal centro, senza che vi siano differenze, tra un punto, e l’altro… Il modello è il poliedro, che ha superfici diverse, tra loro, e una composizione asimmetrica, dove tutte le parzialità mantengono la loro originalità! «Persino le persone, che possono essere criticate, per i loro errori, hanno qualcosa da apportare, che non deve andare perduto… È l’unione dei Popoli, che, nell’ordine universale, conservano la loro peculiarità; è la totalità delle persone, in una società che cerca un bene comune che, veramente, incorpora tutti!».
“Accoglietevi, perciò, gli uni gli altri, come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio!”.
La “Parola di Vita” è un invito pressante, a riconoscere il positivo, che c’è, nell’altro, almeno per il fatto che Cristo ha dato la vita, anche per quella persona, che sarei portato a giudicare… È un invito, ad ascoltare, lasciando cadere i meccanismi difensivi: a rimanere aperti al cambiamento, ad accogliere le diversità, con rispetto, e amore, per giungere a formare una Comunità plurale e, insieme, unita!
Questa “Parola” è stata scelta, dalla “Chiesa Evangelica”, in Germania, per essere vissuta dai suoi membri, ed essere loro di luce, per l’intero 2015… Condividerla, almeno in questo mese, tra membri di varie Chiese, vuol essere già un segno, di accoglienza reciproca!
Potremo, così, rendere gloria a Dio, con un solo animo, e una voce sola (“Rm 15,6”), perché, come disse Chiara Lubich, nella “Cattedrale Riformata” di “St. Pierre”, a Ginevra: «Il tempo presente [...] domanda, a ciascuno di noi, amore: domanda unità, comunione, solidarietà! E chiama, anche le Chiese, a ricomporre l’unità, infranta da secoli… È, questa, la “riforma delle riforme”, che il Cielo ci chiede! È il primo, e necessario, passo, verso la fraternità universale, con tutti gli uomini, e le donne, del mondo… Il mondo, infatti, crederà, se noi saremo uniti!».
Fabio Ciardi