Archive pour la catégorie 'Lettera ai Colossesi'

LETTERA AI COLOSSESI – INTRODUZIONE:

LETTERA AI COLOSSESI

INTRODUZIONE:

 

la città di Colossi, l’occasione della lettera, i personaggi;

stralcio dal libro: Rossé G., : Lettera ai Colossesi, Lettera agli Efesini, Città Nuova Editrice, Roma 2001;

pagg. 7-8;

« La città di Colossi era situata a circa 150 Km ad oriente di Efeso, nella vallata del fiume Lico, non lontana dalle città di Laodicea e di Gerapoli. Fu probabilmente distrutta nel 60/61 d.C. da un terremoto (nota: Tacito afferma per la vicina Laodicea: Ann, 27,1. Ne danno notizie molto più tardi alcuni scrittori ecclesiastici: Orosio…Eusebio…del V secolo.) per finire nell’anonimato

All’epoca della permanenza di Paolo ad Efeso, durante il cosiddetto terzo viaggio missionario (intorno al 53-56 d.C.), Colossi era ancora una città, o forse meglio, una cittadina senza importanza particolare (nota: Strabone, 12,8,13): L’apostolo non vi soggiornò personalmente; il Vangelo fu portato a Colossi, così come a Laodice e a Gerapoli, da un discepolo di Paolo Epafa (Col 1,7; 4,12s; Fm 23). Tuttavia Paolo aveva avuto l’occasione di scrivere una lettera a Filemone e alla Chiesa che si radunava a casa sua, probabilmente a Colossi, nella quale lo pregava di riaccogliere Onesimo.

L’occasione della lettera ai Colossesi è però un’altra ed è da situare in un periodo successivo, anche se il contesto è tanto simile a quello della lettera a Filemone: Paolo è prigioniero e attorno a lui ritroviamo gli stessi collaboratori Aristarco, Marco, Luca e Dema nominato soltanto in Filemone e nelle lettere paoline autentiche; in particolare c’è ancora Onesimo, come era desiderio dell’apostolo, quindi dopo che è stato affrancato dal padrone Filemone. Vediamo in seguito se la lettera ai Colossesi sia da considerare come pseudoepigrafica o meno.

L’occasione dello scritto è il pericolo di una che si è insinuata e rischia di fare adepti nella Chiesa di Colossi. L’eresia è difficile da definire: pratiche ascetiche, osservanza di certi giorni, venerazione di potenze angeliche; e non manca un buon grado di arroganza e aria di superiorità da parte dei membri della setta nei confronti di chi non è d’accordo con loro. Una mescolanza di elementi pagani, giudaici e cristiani, tipica del sincretismo religioso allora in voga? È da classificare tra le religioni misteriche del paganesimo o tra i sistemi gnostici giudeo-cristiani? L’autore della lettera non fornisce precisazioni necessarie per saperlo; e non importa saperlo al fine di questo commentario. L’apostolo stesso, pur affrontando l’argomento nel corpo dello scritto, non intende combattere direttamente l’eresia. La è piuttosto l’occasione per ricordare ai credenti la centralità di Cristo nella fede, la loro realtà battesimale e il loro conseguente comportamento etico.

Publié dans:Lettera ai Colossesi |on 2 mai, 2008 |Pas de commentaires »

Mons. Gianfranco Ravasi: Il primato di Cristo unico mediatore (1 Col)

dal sito: 

http://www.novena.it/ravasi/2002/472002.htm

 MONS. GIANFRANCO RAVASI – 2002 (Colossesi 1) 

Il primato di Cristo unico mediatore 

Chi va oggi a cercare l’antica Colossi, «città grande, fiorente, con molti abitanti», come la definiva lo storico greco Senofonte, s’imbatte in una ristretta area archeologica nei pressi del villaggio di Honez, nella Turchia centrale. È solo un cumulo di pietre su cui regna il silenzio; eppure il nome antico di questa ex città risuona ancor oggi per merito di san Paolo, che però mai si recò a Colossi di Frigia, la cui Chiesa fu fondata da un suo discepolo, Epafra, originario di quella regione. A quei cristiani, infatti, l’Apostolo inviò una lettera, così originale per stile e contenuti da aver fatto ipotizzare a molti studiosi una mano diversa, quella di un suo discepolo.

Noi scegliamo di fermarci sulla pagina d’apertura di questo scritto. Reagendo a certe stravaganze dei cristiani colossesi che erano tentati da forme rischiose di fede (si condanna in 2,18 un’eccessiva «venerazione degli angeli», ma anche si denunciano varie degenerazioni religiose), l’autore della Lettera vuole quasi operare una bonifica spirituale, riproponendo l’unicità della figura di Gesù Cristo come Salvatore. E lo faceva evocando o creando un inno solenne che è posto appunto all’inizio dello scritto. Forse è da considerarsi — come quello di Filippesi 2, presentato la scorsa settimana, e come quello che apre la Lettera agli Efesini (1,3-14) — la citazione di un canto in uso nelle Chiese dell’Asia Minore, sia pure con qualche ritocco e aggiunta.

Nei versi che ora leggeremo, scanditi dalla ripetizione del termine greco che indica la totalità, panta, emerge grandiosa la figura di Cristo, Signore di tutto l’essere cosmico e storico, Sapienza creatrice e pienezza di ogni vita e salvezza, sorgente di armonia e di pace universale. Questo inno, perciò, ben s’adatta alla solennità di Cristo re che celebriamo questa domenica e ben esorcizza le tentazioni dei Colossesi di ridurre Gesù forse al primo degli angeli, una specie di guida preminente in mezzo ad altri mediatori tra l’umanità e Dio. Egli, invece, è l’unico mediatore tra terra e cielo e non ci sono salvatori concorrenti.

L’inno si svolge in due movimenti. Il primo, in modo molto nitido, esalta il primato di Cristo come creatore dell’essere. Ascoltiamo questi versi potenti e incisivi. «Cristo è immagine del Dio invisibile, primogenito di ogni creazione poiché in lui sono state create tutte le realtà, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili… Tutto è stato creato per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutto e tutto in lui sussiste» (1,15-17).

Al secondo movimento del canto è assegnato, invece, il compito di delineare la funzione storica di Cristo, cioè quella di Salvatore dell’umanità, attraverso la Chiesa che è il suo corpo continuamente presente e operante nel tempo e nello spazio, del quale egli costituisce il capo. Con questa azione di salvezza egli riesce a riconciliare l’umanità in sé stessa e con Dio. Lasciamo la parola all’inno: «Cristo è il capo del corpo, cioè la Chiesa, il principio, il primogenito dei risorti dai morti, così da primeggiare su tutti. Poiché piacque a Dio di far abitare in lui ogni pienezza e per mezzo suo di riconciliare tutta la realtà in lui, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, sia le realtà della terra sia quelle del cielo» (1,18-20). 

1...910111213

Une Paroisse virtuelle en F... |
VIENS ECOUTE ET VOIS |
A TOI DE VOIR ... |
Unblog.fr | Annuaire | Signaler un abus | De Heilige Koran ... makkel...
| L'IsLaM pOuR tOuS
| islam01