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RAGAZZI, ATTENZIONE PREGO! OGGI PARLIAMO DI SANTITÀ!

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RAGAZZI, ATTENZIONE PREGO! OGGI PARLIAMO DI SANTITÀ!

I giovani sbadigliano se presentiamo loro la santità in modo anacronistico. Bisogna spiegare loro la bellezza della santità, che va cercata nell’intimo della propria esistenza, dove la voce di Dio ci chiama, ci consiglia, ci guida. Bisogna insegnare loro a donarsi ed affidarsi allo Spirito che dà la saggezza per discernere la strada da intraprendere.
Che c’entra la santità ai tempi di facebook
Quando si parla di santità oggi, l’immaginario di tanti passa istintivamente all’idea delle statue, delle processioni, delle candele, dei baci ai piedi delle statue di madonne e santi posti in chiesa, di feste paesane e di beatificazioni in piazza San Pietro. Confondiamo spesso infatti nella vita di ogni giorno la santità con le nostre devozioni particolari e private. E forse proprio tutto questo genera in molti giovani scetticismo e indifferenza, perché questi discorsi sembra che a loro non dicano proprio niente. Il linguaggio, gli atteggiamenti, la mentalità, l’ambiente stesso dei giovani non hanno nulla a che vedere con i discorsi e i cammini di santità.
ll loro mondo è ben altro. Fatto di scuola, di sport, di sogni, di amici, di noia; talvolta è sballo, talvolta sesso, talvolta alcool, talvolta droga. Per molti di loro la vita si comprende e si svolge in internet e su facebook.
Padre, ma io voglio rimanere un ragazzo normale!
Tenevo lezione di catechismo in preparazione alla cresima, in una parrocchia di Roma, quando ero ancora vicario parrocchiale. Molte in quella classe erano ragazze adolescenti. Parlavo quella sera di Santa Maria Goretti, presentandola come un ragazza uguale a tante altre, che si sacrifica però per salvare la sua dignità e non cede alle lusinghe e alla tentazione del sesso per rispetto della legge di Dio e per amore del suo Signore. Viene uccisa e viene riconosciuta santa, quindi un modello da proporre e da imitare per tante altre ragazze e ragazzi.
Cosa ne pensate voi ragazze? Sareste voi capaci di tanta fede e amore a Gesù per dire di no al vostro ragazzo? Risponde Lisa, sedicenne, sempre presente e attiva in chiesa (dicendo che secondo lei) non c’ha guadagnato proprio niente. “Io sono innamorata di Gesù, però mica mi farei uccidere per una cretinata che poi passa e te la dimentichi!”.
“Preferisco rimanere un ragazzo normale, diceva uno di essi durante un pomeriggio di ritiro spirituale, senza rinunciare a ciò che voglio e che mi piace, senza complicarmi la vita”.

Parlo di santi e loro sbadigliano
Forse la santità da noi descritta è qualcosa di lontano dalla vita normale e non piace loro l’atteggiamento sdolcinato e agiografico che spesso proponiamo con i nostri linguaggi religiosi e omiletici. I santi dovrebbero veramente essere un attraente messaggio cristiano, ma noi non sappiamo forse raccontare le loro vite, facciamo spesso i moralisti e il mondo dei giovani sbadiglia. Noi pensiamo che i santi vengono proposti quali modelli attraenti di vita, per aiutarci nella esperienza della fede. Molti giovani invece si fanno un’idea quasi opposta.
Ma i santi non vanno al bar? Non raccontano barzellette? Non si stravaccano mai sul divano? Stanno sempre e solo con le mani giunte, gli occhi dolci e il collo torto, come pensa Lucia?
Certo i miei studenti mancano forse di una vita di fede sufficiente per « leggere » in questi segni una forma di amore profondo per Dio. Ma è anche vero che se oggi non si riesce a declinare la santità anche nei gesti più banali e quotidiani della vita, alimentiamo ancora di più la frattura tra umano e spirituale, dando cibo agli estremismi di vario tipo. (Cfr. I santi non vanno al bar… di Gilberto Borghi, 2012).
Eppure la santità è sempre giovane come è giovane Dio
Non aspettate di avere più anni per avventurarvi sulla via della santità! La santità è sempre giovane, così come eterna è la giovinezza di Dio.(Giovanni Paolo II – Toronto XVII GMG, 2002).
Il nostro mondo ha bisogno di riscoprire una saggezza giovanile o che almeno la vita venga vissuta dai giovani con saggezza. Come tanti testimoni cristiani senza età, uomini e donne di oggi, spiritualmente maturi, innamorati di Gesù, che hanno imparato e continuato ad amarlo anche nelle difficoltà della vita, fino a morire d’amore per Lui.
È ora di riproporre a tutti con convinzione questa «misura alta» della vita cristiana ordinaria. Che senso ha una vita per un giovane credente se non è in sintonia con il vangelo? Sarebbe infatti un controsenso accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all’insegna di un’etica minimalistica e di una religiosità superficiale.
Vorrei avere le ali di un’aquila e spiccare voli sempre più alti verso di Te, che sei l’Altissimo e non accontentarmi delle basse quote. Vorrei essere musica che giunge ai tuoi orecchi e portarti la gioia. Vorrei, vorrei… quante cose vorrei essere, ma io sono quella che sono e sono quella che Tu hai voluto. (Cfr. dal diario di Santa Scorese).

Essere santi vuol dire diventare grandi crescendo nell’amore di Dio
Questo ideale di perfezione non va equivocato come se implicasse una sorta di vita straordinaria, praticabile solo da alcuni eroi e martiri della santità. Le vie della santità sono molteplici, e adatte alla vocazione di ciascuno. I percorsi della santità sono personali, ed esigono una vera e propria pedagogia della santità, che sia capace di adattarsi ai ritmi delle singole persone.
Sì, è vero c’è forse un segreto per diventare grandi, non solo di statura. É Benedetto XVI a dirlo ai giovani di AC, riuniti in Piazza San Pietro. Diventare grandi significa amare, imparare l’arte del vero amore. Non adattarsi a un amore ridotto a merce di scambio, da consumare senza rispetto per sé e per gli altri, incapace di castità e purezza. Insomma è richiesto un di più ai ragazzi e giovani che decidono di amare come Gesù. E quindi diventare grandi significa trasformare la propria vita in un dono per gli altri.
«Essere grandi – è la risposta del Papa – vuol dire amare tanto Gesù, ascoltarlo e parlare con Lui nella preghiera, incontrarlo nei Sacramenti, nella Santa Messa, nella Confessione». Ma soprattutto vuol dire farlo conoscere anche agli altri, ai propri amici, e comportarsi bene nella vita.
Si può forse insegnare la santità?
Dunque che cos’è e cosa può essere la santità per i giovani d’oggi? La santità non è un insieme di nozioni da trasmettere ma è davvero un percorso da fare insieme con i giovani, come Gesù con i discepoli di Emmaus. È un progetto di vita pensato e cercato.
Prima di parlare loro di santi e di santità occorre avere idee chiare su chi è il santo oggi. Santo è colui che vive per attualizzare nell’oggi la Volontà di Dio. Non ci riferiamo sempre a un fondatore, un missionario, un predicatore, a chi ha costruito ospedali o lebbrosari, a chi ha dato vita ad una comunità religiosa o ha trascorso la sua vita nella contemplazione e nella preghiera. Non sempre è questo, o soltanto questo, che definisce oggi la santità. Essere santi significa saper ascoltare nell’intimo della propria esistenza la voce di Dio che ci chiama, ci consiglia, ci guida. Può significare semplicemente fare la volontà di Dio nel quotidiano, vivendo la propria vita come vocazione e donazione. E i giovani sono sensibili al dono di sé.
Santi non si nasce lo si diventa con tanta fatica
Santi non si nasce, lo si diventa giorno dopo giorno con tanta fatica e tanta voglia di farcela, valorizzando le personali qualità e doni ricevuti, così come non facendosi condizionare dalle difficoltà e dai limiti che la vita ci impone ogni giorno, lasciando libero spazio alla bontà di Dio che ci ha voluti così come siamo e si aspetta da noi un ricambio di attenzione e di amore.
Amore e attenzione che si esprimono nella nostra disponibilità di lavoro e di impegno a favore dei fratelli, degli ultimi, nel desiderio di essere di Dio, di ascoltarne la voce nel silenzio e nella preghiera e di cercarlo e riconoscerlo presente nei fratelli e sorelle che ci passano accanto. Come si può amare Dio che non si vede se non si ama il fratello che incontri ogni giorno?
«I giovani oggi sono di fronte ad una sconcertante varietà di scelte di vita, così che per essi talvolta è arduo sapere come meglio orientare il loro idealismo e la loro energia. È lo Spirito che dona la saggezza per discernere il cammino giusto ed il coraggio per percorrerlo. Egli corona i nostri poveri sforzi con i suoi doni divini, come il vento, riempiendo le vele, spinge la nave in avanti, superando di molto ciò che i vogatori possono ottenere mediante il loro faticoso remare. Così, lo Spirito rende possibile a uomini e donne di ogni terra e di ogni generazione di diventare santi. Mediante l’azione dello Spirito possano i giovani avere il coraggio di divenire santi! Questo è ciò di cui il mondo ha bisogno, più di qualunque altra cosa». (Benedetto XVI, Discorso ai giovani nella Government House di Sydney, 17 luglio 2008).

(Teologo Borèl) Settembre 2012 – autore: Adamo Calò

Publié dans:giovani, SANTITÀ |on 28 décembre, 2015 |Pas de commentaires »

Aiutiamo i giovani a non lasciarsi « ingabbiare » dalle mode correnti e dai piaceri « effimeri ».

dal sito:

http://www.atma-o-jibon.org/italiano4/rit_matino19.htm

Andare « controcorrente »,  la sfida del nostro tempo

Aiutiamo i giovani a non lasciarsi « ingabbiare » dalle mode correnti e dai piaceri « effimeri ».

Gennaro Matino
(« Avvenire », 15/7/’08)

«Non conformatevi alla mentalità di questo secolo». Paolo di Tarso sapeva provocare il mondo del suo tempo e la sua parola…

 forte del Vangelo che aveva ricevuto, non concedeva « sconti » alla verità. In difesa della giustizia e della dignità della persona umana, invitava i cristiani a prendere atto della « metamorfosi » operata dallo Spirito per guardare oltre gli orizzonti limitati e frustranti del mondo materiale. L’umanità, finalmente liberata dalla morte e da ogni morte dall’evento « Cristo », è chiamata ad andare più in là di una realtà esistenziale legata alla terra. È infatti la speranza in « cieli nuovi » che libera l’uomo da una mentalità « edonistica », in cui il bene individuale pare costituire il bene più alto e il fondamento della vita morale.«Non conformatevi alla mentalità di questo secolo» è, quindi, una provocazione quanto mai attuale e nell’anno dedicato all’ »Apostolo delle Genti » risuona come un grido di senso nel silenzio di significati dei nostri giorni. Se la mentalità del nostro secolo sembra essere strutturata sulla ricerca del piacere fine a se stesso, allora la speranza di rinnovare l’uomo dal di dentro passa attraverso il coraggioso « monito » di Paolo, «trasformatevi rinnovando la vostra mente». Mai come oggi, la mentalità di questo mondo ha fondato su valori « effimeri » e sull’egoismo i canoni interpretativi della vita, provocando danni tali che è necessaria più di un’impresa eroica per poterli superare. Per trasformare la mentalità di questo secolo bisogna intraprendere una via « tortuosa »: annunciare una proposta che sappia coniugare la felicità individuale con la giustizia universale, il bene del singolo con quello collettivo, la generosità con la soddisfazione personale, per liberare soprattutto i più giovani da una mentalità che tutto sacrifica alla ragione economica. Svuotati della loro coscienza, « ingabbiati » nella cultura del benessere, o « annebbiati » dalle droghe e dagli « sballi » del sabato sera, i giovani, più degli altri, sono vittime ignare di una mentalità che li vuole tutti uguali.
Eppure proprio nei giovani ho sempre trovato terreno fertile per trasformare la mentalità del secolo. Insegno da quando io ero giovane e nel corso degli anni molti ragazzi mi hanno scritto confidandomi le loro paure e i loro sogni. Un denominatore comune è sempre emerso dalle loro lettere: la solitudine di chi non vuole lasciarsi « omologare » dagli « standard » imposti dal mercato; il disagio interiore di chi prova ad essere se stesso, anziché fare ciò che gli altri vogliono che faccia; il sogno di chi vuol costruire il mondo sul dialogo e non sulla violenza; la volontà di conoscere proposte concrete per la realizzazione di una economia alternativa che rispecchi i principi « etici » universali; l’entusiasmo nel prendere atto che è possibile non conformarsi alla mentalità di un secolo che in nome del profitto continua a generare i « mostri » della guerra e della fame.
Ogni anno alla fine dei corsi sono ancora più convinto che i giovani siano sempre la « terra » migliore per seminare la giustizia, la pace, l’amore e convertire i cuori, a patto di operare un nostro radicale cambiamento di mentalità, un cambiamento di linguaggi per passare nuovi e coraggiosi stili di vita, un cambiamento di modalità di annuncio per inaugurare « frontiere » inesplorate di incontri tra diversi. Sono convinto che nessuno sarà mai operatore di pace e di giustizia, capace di costruire un mondo migliore, se non aiutiamo i giovani a prendere coscienza della « strumentalizzazione » operata dal circolo vizioso dell’economia « diabolica ».
Proprio per questo è necessario gridare con forza ai nostri ragazzi quello che Paolo annunciava ai Romani: «Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente» o sarà la mentalità di questo mondo ad avere ragione del nostro futuro.

Publié dans:giovani, MEDITAZIONI |on 22 septembre, 2011 |Pas de commentaires »

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