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LA PRESENTAZIONE AL TEMPIO DI MARIA

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LA PRESENTAZIONE AL TEMPIO DI MARIA

Accogliendo questa festa, la Chiesa ha voluto riconoscere il cammino del tutto particolare della Vergine

di Padre Mario Piatti,

direttore del mensile “Maria di Fatima”

ROMA, mercoledì, 21 novembre 2012 (ZENIT.org).- La celebrazione della odierna “memoria”, la Presentazione di Maria al Tempio, ricorda la data della dedicazione di Santa Maria Nuova, nel 543, chiesa edificata presso il Tempio di Gerusalemme. Questa festa, celebrata anche dai Cristiani d’Oriente, costituisce uno dei tanti legami, di Fede e di cultura, che strettamente congiungono “i due polmoni” della Chiesa, come li definì Giovanni Paolo II.
Maria Santissima, secondo la letteratura apocrifa (senza dubbio spesso fantasiosa e arricchita di elementi leggendari, ma utilissima per cogliere molti aspetti della vita e della devozione dei primi secoli cristiani e per la definizione o la conferma di alcuni dogmi, come quello della Assunzione) fu condotta, ancora bambina, al Tempio, perché ivi prestasse il suo servizio, a gloria di Dio. Ne parla, naturalmente, il Protovangelo di Giacomo e i successivi Vangelo dello Pseudo-Matteo e il Libro sulla Natività di Maria. Dice il Protovangelo (VII-VIII) che Maria, a tre anni, fu condotta al Tempio: “Qui l’accolse il sacerdote, il quale, baciatala, la benedisse dicendo: Il Signore ha glorificato il tuo nome per tutte le generazioni; in te alla fine dei tempi il Signore manifesterà la sua redenzione per i figli d’Israele. Poi la pose sopra il terzo gradino dell’altare e il Signore Dio fece scendere su di lei la sua grazia… I suoi genitori se ne andarono pieni di ammirazione, ringraziando il Signore Dio perché la bambina non si era voltata indietro. Così Maria restò nel Tempio, allevata come una colomba e riceveva il cibo dalla mano di un angelo”.
Al di là della storicità del racconto e dei vari particolari, ingenuamente agiografici, raccolti negli scritti apocrifi, la Chiesa, accogliendo questa festa, ha voluto riconoscere il cammino, del tutto particolare, percorso dalla Vergine. Fin da piccola Ella appartenne totalmente a Dio, per la grandezza della missione affidatale dal Cielo. Immacolata, fu preservata dal contagio del male e conservò integro il Cuore, tutto e solo per il suo Signore, “senza voltarsi indietro”, senza ripensamenti o dubbi o incertezze, ma affidandosi generosamente e sempre a Iahvé. La Vergine Maria, proprio per la sua singolare vocazione, godette certamente di particolari privilegi, ma corrispose pienamente e liberamente al suo Signore, riservando la sua anima e tutta la sua persona per Lui solo.
Contemplando la sua innocenza e la fragranza del suo Cuore, fervido e ardente di amore verso Dio e sollecito per il bene di ogni uomo, siamo invitati, una volta di più, a riconoscere la grandezza di Dio, che opera nei semplici e nei piccoli le sue meraviglie.
Facciamo nostro il desiderio del Cielo di tutelare e proteggere il vero bene dei nostri figli, esposti spesso, già nei primissimi anni, alle insidie e agli inganni del mondo. Fin dalla più tenera età Dio dialoga con loro, nel linguaggio, a volte inesprimibile con le parole, dello Spirito. Il cuore di un bimbo è un giardino di Grazia che spesso l’uomo ignora e calpesta, mentre Dio lo irrora di soprannaturale rugiada, disponendolo a ricevere i suoi doni.
Guai a chi scandalizza anche uno solo di questi fratelli più piccoli! (Mt 18,6) ha detto il Signore.
L’educazione non inizia in età scolare, delegata poi a istituzioni a volte non più all’altezza della loro altissima missione. Addirittura fin dal grembo materno –non lo dice la Chiesa, lo afferma invece proprio la Scienza- un intimo scambio avviene tra quella creatura “in fieri” e la madre. Quel dialogo, fatto di premura e di affetto, seppure ancora inconsapevole per il bimbo, continua poi, dopo la nascita, tra le braccia della mamma e nei primi anni intreccia l’ “habitat” umanissimo, in cui quel piccolo fiore piano piano germoglia, vive, cresce. Ignorare tutti questi delicatissimi passaggi –iniziati nel grembo stesso della madre- significa, in qualche modo, disprezzare l’opera che Dio, silenziosamente e pazientemente, va ricamando, a beneficio di un suo nuovo figlio.
La Presentazione di Maria viene associata alla Giornata di preghiera per le Claustrali. Anime totalmente dedite, sull’esempio della Vergine, a Dio e alle cose di Dio, spinte dall’unica preoccupazione di piacere in tutto al loro Sposo e di essergli gradite, con l’offerta di tutta la loro vita.
La Clausura non è una prigione insensata, il luogo disumano in cui seppellire la propria voglia di vivere. È il prezioso giardino dove la Grazia coltiva i fiori più belli, preservandoli dalle minacce e dalla furia del mondo. È il luogo dove la Misericordia di Dio trova anime generose che nel silenzio, nella preghiera, nella comunione della vita fraterna accompagnano la nostra frenetica società, implorando per tutti luce, perdono, pace.
Benedette siano queste anime, che in un’epoca soffocata dal materialismo e confusa dal relativismo imperante ci testimoniano, immerse nel Mistero, ancora una volta, il primato assoluto dell’Eterno; la priorità della contemplazione; la necessità dell’ascolto dell’unica Parola che salva.
Esse ci attestano, con la loro vita, che Dio esiste e che “Lui solo basta”.

Publié dans:FESTE DI MARIA, MARIA VERGINE |on 21 novembre, 2012 |Pas de commentaires »

FESTA DELLA NATIVITÀ DI MARIA: OMELIA DI PAOLO VI

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FESTA DELLA NATIVITÀ DI MARIA

OMELIA DI PAOLO VI

Martedì, 8 settembre 1964

Dilette Figlie in Cristo!

È motivo per Noi di grande consolazione spirituale celebrare la festa della Natività di Maria Santissima con voi tutte buone e care Religiose!
Spesso celebrando le nostre sacre solennità Ci angustia il pensiero circa la comprensione, circa la partecipazione dei fedeli che assistono al rito, avendo ragione di dubitare se essi comprendano, se essi siano uniti alla preghiera della Chiesa, se essi godano pienamente il senso dei misteri ricordati, delle orazioni proferite, del valore spirituale e morale di quanto il culto dovrebbe presentare alle nostre anime. Questo pensiero, questo dubbio qui non sussiste! Noi siamo sicuri che voi tutte siete con Noi per dare pienezza di significato e di fervore a questa santa Messa in onore di Maria nascente; e ciò per tre evidenti ragioni, che insieme concorrono a rendere solenne e memorabile la presente cerimonia.
Prima ragione: essa ci. obbliga a ricordare l’apparizione della Madonna nel mondo come l’arrivo dell’aurora che precede la luce della salvezza, Cristo Gesù, come l’aprirsi sulla terra, tutta coperta dal fango del peccato, del più bel fiore che sia mai sbocciato nel devastato giardino dell’umanità, la nascita cioè della creatura umana più pura, più innocente, più perfetta, più degna della definizione che Dio stesso, creandolo, aveva dato dell’uomo: immagine di Dio, bellezza cioè suprema, profonda, così ideale nel suo essere e nella sua forma, e così reale nella sua vivente espressione da lasciarci intuire come tale primigenia creatura era destinata, da un lato, al colloquio, all’amore del suo Creatore in una ineffabile effusione della beatissima e beatificante Divinità e in un’abbandonata risposta di poesia e di gioia (com’è appunto il «Magnificat» della Madonna), e d’altro lato destinata al dominio regale della terra.
Ciò che doveva in Eva apparire e svanire miseramente, per un disegno d’infinita misericordia (potremmo quasi dire per un proposito di rivincita, come quello dell’artista che, vedendo infranta l’opera sua, vuole rifarla, e rifarla ancora più bella e più rispondente alla sua idea creatrice), Dio fece rivivere in Maria: «ut dignum Filii tui habitaculum effici mereretur, Spiritu Sancta cooperante. praeparasti», come dice l’orazione’ a voi tutte ben nota; ed oggi, giorno dedicato al culto di questo dono, di questo capolavoro di Dio, noi ricordiamo, noi ammiriamo, noi esultiamo: Maria è nata, Maria è nostra, Maria restituisce a noi la figura dell’umanità perfetta, nella sua immacolata concezione umana, stupendamente corrispondente alla misteriosa concezione della mente divina della creatura regina del mondo. E Maria, per nuovo e sommo gaudio, incantevole gaudio delle nostre anime, non ferma a Sé il nostro sguardo se non per spingerlo a guardare più avanti, al miracolo di luce e di santità e di vita, ch’Ella annuncia nascendo e recherà con Sé, Cristo Signore, il Figlio suo Figlio di Dio, dal quale Ella stessa tutto riceve. Questo è il celebre giuoco di grazia, che si chiama Incarnazione, e che oggi ci fa presagire in anticipo, in Maria, lampada portatrice del lume divino, porta per cui il Cielo muoverà i suoi passi verso la terra, madre che offrirà vita umana al Verbo di Dio, l’avvento della nostra salvezza.
Voi sapete, Figlie dilettissime, tutte queste cose; voi le meditate, voi le onorate, voi le imitate; Maria ve ne dà il quadro sublime, nel quale Ella trionfa in umiltà ed in gloria senza pari. Non è questa una ragione che Ci fa lieti di sapervi tutte intimamente associate a questa gioia della Chiesa, a questa glorificazione della Madonna?
Seconda ragione: voi celebrate con Noi questa festa, soave ed intima, come una giornata di famiglia, come un avvenimento domestico, che stringe i cuori in dolci e comuni sentimenti. È la festa della Madre comune e celeste; e Noi comprendiamo come la vostra devozione si accresca per il fatto che voi oggi la celebrate insieme con questo umile Padre comune e terrestre, col Papa. E codesta pia soddisfazione rende lieti anche Noi, che sentiamo la vostra devozione unirsi alla Nostra, la vostra preghiera alla Nostra, la vostra fiducia alla Nostra.
Ci pare, care e buone Religiose, che voi siate queste mattina il Nostro mazzo di fiori, col quale Ci presentiamo a Maria per esprimerle i Nostri auguri – oh, diciamo meglio: i nostri omaggi! – nel giorno del suo genetliaco. Viene alle Nostre labbra una specie di infantile discorso: Vedi, Maria, che cosa Ti offriamo, questi fiori; sono i più bei fiori della Santa Chiesa; sono le anime dell’unico amore, dell’amore al Tuo divino Figliuolo Gesù, sono le anime che hanno veramente creduto alle sue parole, e che hanno lasciato tutto per seguire Lui solo; lo ascoltano, lo imitano, lo servono, lo seguono, con Te, sì, fino alla Croce; e non si lamentano, non hanno paura. non piangono, anzi sono sempre liete, sono buone, Maria, sono sante queste figliuole della Chiesa di Cristo! Noi speriamo che la Madonna Santissima ascolti queste semplici parole, c che si senta onorata dell’offerta, che Noi oggi le facciamo di voi, Religiose. Diciamo di più: di tutte le Religiose della Santa Chiesa; e speriamo che le voglia guardare tutte, Lei la benedetta fra tutte, con quei suoi occhi misericordiosi (illos tuos misericordes oculos . . .); che le voglia rallegrare, le voglia proteggere e benedire; perché sono sue, e sono sue perché sono della Chiesa!
Pare a Noi che questo incontro metta in evidenza particolare cotesto aspetto della vostra vita religiosa. Perché oggi voi siete tanto contente di assistere alla santa Messa del Papa e di venerare con lui la Madonna santissima? e perché il Papa è lui stesso contento d’avervi con sé? Perché voi siete, dicevamo, della Chiesa; voi appartenete, e con vincoli di particolare adesione, al corpo mistico di Cristo, e nella comunità ecclesiastica voi avete un posto speciale: voi siete il gaudio della Chiesa, voi l’onore, voi la bellezza, voi la consolazione, voi l’esempio! Noi possiamo anche aggiungere: voi la forza! Per la vostra pietà, per la vostra umiltà, per la vostra docilità, per il vostro spirito di sacrificio, voi siete le figlie predilette della santa Chiesa. Questo incontro deve ravvivare in voi il «senso della Chiesa». Avviene talvolta che questo «senso della Chiesa» sia meno avvertito e meno coltivato in certe famiglie religiose: per il fatto che esse vivono appartate, e che esse trovano nell’ambito delle loro comunità tutti gli oggetti d’immediato interesse, e poco sanno di quanto accade fuori del recinto delle loro occupazioni, a cui sono totalmente dedicate; avviene talora che la loro vita religiosa abbia orizzonti limitati, non solo per ciò che riguarda la vicenda delle cose di questo mondo, ma anche per ciò che riguarda la vita della Chiesa, i suoi avvenimenti, i suoi pensieri e i suoi insegnamenti, i suoi ardori spirituali, i suoi dolori e le sue fortune.
Questa non è una posizione ideale per la Religiosa; essa perde la visione grande e completa del disegno divino per la nostra salvezza e per la nostra santificazione. Non è un privilegio il rimanere ai margini della vita della Chiesa e costruire per sé una spiritualità che prescinda dalla circolazione di parola, di grazia e di carità della comunità cattolica dei fratelli in Cristo. Senza togliere alla Religiosa il silenzio, il raccoglimento, la relativa autonomia, lo stile di cui ha bisogno, la forma di vita che le è propria, Noi auguriamo che le sia restituita una partecipazione più diretta e più piena alla vita della Chiesa, alla liturgia specialmente, alla carità sociale, all’apostolato moderno, al servizio dei fratelli. Molto si fa in questo senso; e Noi crediamo con profitto sia della santificazione della Religiosa, sia dell’edificazione dei fedeli. Noi ricordiamo che a Milano, proprio in occasione di questa festività, invitammo ad assistere alla Nostra messa pontificale le care Suore di Maria Bambina, in quel Duomo, ch’è certo una delle più belle e più grandi cattedrali del mondo, e ch’è appunto dedicato alla Natività di Maria: nessuna di quelle Suore sentiva dalla propria devozione l’invito a partecipare al solenne e splendido rito in onore di Maria nascente nella Cattedrale della Città dove esse hanno la loro casa-madre e una magnifica rete di attività caritative; le invitò l’Arcivescovo; e vennero poi in Duomo tutti gli anni all’otto di settembre, in bel numero; e furono felici di sentirsi in quel giorno figlie predilette della Chiesa, come Noi lo fummo nel salutarle durante la Omelia e nel benedirle, come esemplari e degne della Nostra benevolenza. Ricordiamo anche quanto Ci sembrò edificante vedere nelle chiese delle fiorenti comunità missionarie della Rhodesia meridionale e della Nigeria le Suore, delle varie famiglie religiose, assistere, in posti riservati, alle funzioni domenicali, con grande loro onore e con grande consolazione ed ammirazione di tutti i fedeli.
Ebbene, questo incontro, ripetiamo, servirà a riaccendere in voi, come auguriamo in tutta la immensa schiera delle anime religiose femminili, l’amore alla Chiesa e a mettervi sempre più in comunione con lei. Grande pensiero, ricordatelo, è questo, che può aprire la finestra sulla realtà spirituale, a cui avete dedicato la vita; la Chiesa infatti è l’opera di salvezza stabilita da Cristo; grande pensiero, che può confortare e sostenere la modestia e il nascondimento delle vostre occupazioni; la Chiesa è il regno del Signore, chi vi appartiene e chi la serve partecipa alla dignità, alla fortuna di questo regno; grande pensiero, sì, è la Chiesa, che apre alla vostra oblazione le vie per le quali essa può essere sempre più feconda di risultati apostolici, di carità sapiente, di meriti immensi.
Noi crediamo che sia venuto il giorno in cui occorra mettere in più alto onore e in maggiore efficienza la vita religiosa femminile; e che questo possa avvenire perfezionando i vincoli che la uniscono a quella della Chiesa intera. Vi faremo a questo proposito una confidenza : Noi abbiamo dato disposizioni affinché anche alcune Donne qualificate e devote assistano, come Uditrici, a parecchi solenni riti e a parecchie Congregazioni generali della prossima terza Sessione del Concilio ecumenico vaticano secondo; a quelle congregazioni, diciamo, le cui questioni poste in discussione possono particolarmente interessare la vita della Donna; avremo così per la prima volta, forse, presenti in un Concilio ecumenico alcune, poche, – è ovvio – ma significative e quasi simboliche rappresentanze femminili; di voi, Religiose, per prime; e poi delle grandi organizzazioni femminili cattoliche, affinché la Donna sappia quanto la Chiesa la onori nella dignità del suo essere e della sua missione umana e cristiana.
* * *

Mentre godiamo di fare a voi questo annuncio Ci rattrista il pensiero delle tante manifestazioni della vita moderna in cui la Donna appare decaduta dall’altezza spirituale ed etica, che il migliore costume civile e la elevazione alla vocazione cristiana le attribuiscono, al livello dell’insensibilità morale e spesso della licenza pagana; è privata la Donna, mentre le sono aperte le vie delle esperienze più pericolose e morbose, della vera felicità e dell’amore vero, che non possono mai esser disgiunti dal senso sacro della vita.
E Ci fa pena anche il vedere come tante anime femminili, fatte per le cose alte e generose, non sanno più oggi dare alla propria vita un senso pieno e superiore, perché mancano di due coefficienti della pienezza interiore: la preghiera, nella sua espressione completa, personale e sacramentale: e lo spirito di dedizione, di amore cioè che dà e che vivifica. Restano anime povere e tormentate, a cui le distrazioni esteriori recano fallace rimedio.
Ecco allora che la terza ragione del Nostro gaudio spirituale originato da questo incontro viene a consolarci; ed è quella di osservare nel vostro numero e nel vostro fervore che vi sono ancor oggi anime pure e forti che hanno sete di perfezione e che non hanno né paura, né vergogna a indossare l’abito religioso, l’abito della consacrazione totale della propria vita al Signore.
Veramente anche a questo riguardo Noi dovremmo fare una duplice non lieta osservazione; e cioè che le vocazioni religiose, anche femminili, sono in diminuzione; e che la Chiesa ed anche la società profana hanno un crescente bisogno di tali vocazioni. È questo uno dei problemi del nostro tempo, per la cui soluzione occorrerà operare e pregare.
Ma fermiamoci ora alla prova della vitalità religiosa che la vostra presenza Ci offre. Noi ringraziamo la Madonna di questa consolazione, che Ci lascia intravedere la sua provvida e materna assistenza alla Chiesa; che Ci offre l’esempio d’una sempre rifiorente generosità cristiana, che Ci fa pensare a tutto il tesoro di opere buone, a cui la vostra vita è consacrata.
Noi preghiamo la Madonna per voi: che ci dia la certezza per la bontà della scelta da voi fatta; essa è la migliore, essa è la più difficile e la più facile insieme, essa è la più vicina a quella di Maria Santissima, perché, come la sua, è tutta governata da un semplice e totale abbandono alla divina volontà: «Fiat mihi secundum Verbum tuum!». Noi la pregheremo perché vi faccia forti: oggi la vita religiosa esige fortezza; ieri forse era il rifugio di tante anime deboli e timide; oggi è l’officina delle anime forti, costanti ed eroiche. Noi la pregheremo infine perché la Madonna vi faccia liete e felici; la vita religiosa, per povera e austera che sia, non può essere autentica che nella gioia interiore! È quella che Noi vi auguriamo a ricordo di questo incontro a tutte chiedendo orazioni per il Concilio e per la Chiesa intera, a tutte dando la Nostra Benedizione.

BENEDETTO XVI (2011): SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DELL’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2011/documents/hf_ben-xvi_hom_20110815_assunzione_it.html

SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DELL’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Parrocchia di San Tommaso da Villanova, Castel Gandolfo

15 agosto 2011

Cari fratelli e sorelle,

ci ritroviamo riuniti, ancora una volta, a celebrare una delle più antiche e amate feste dedicate a Maria Santissima: la festa della sua assunzione alla gloria del Cielo in anima e corpo, cioè in tutto il suo essere umano, nell’integrità della sua persona. Ci è data così la grazia di rinnovare il nostro amore a Maria, di ammirarla e di lodarla per le “grandi cose” che l’Onnipotente ha fatto per Lei e che ha operato in Lei.
Nel contemplare la Vergine Maria ci è data un’altra grazia: quella di poter vedere in profondità anche la nostra vita. Sì, perché anche la nostra esistenza quotidiana, con i suoi problemi e le sue speranze, riceve luce dalla Madre di Dio, dal suo percorso spirituale, dal suo destino di gloria: un cammino e una meta che possono e devono diventare, in qualche modo, il nostro stesso cammino e la nostra stessa meta. Ci lasciamo guidare dai brani della Sacra Scrittura che la liturgia oggi ci propone. Vorrei soffermarmi, in particolare, su un’immagine che troviamo nella prima lettura, tratta dall’Apocalisse, e alla quale fa eco il vangelo di Luca: cioè, quella dell’arca.
Nella prima lettura, abbiamo ascoltato: “Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza” (Ap 11,19). Qual è il significato dell’arca? Che cosa appare? Per l’Antico Testamento, essa è il simbolo della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Ma ormai il simbolo ha ceduto il posto alla realtà. Così il Nuovo Testamento ci dice che la vera arca dell’alleanza è una persona viva e concreta: è la Vergine Maria. Dio non abita in un mobile, Dio abita in una persona, in un cuore: Maria, Colei che ha portato nel suo grembo il Figlio eterno di Dio fatto uomo, Gesù nostro Signore e Salvatore. Nell’arca – come sappiamo – erano conservate le due tavole della legge di Mosè, che manifestavano la volontà di Dio di mantenere l’alleanza con il suo popolo, indicandone le condizioni per essere fedeli al patto di Dio, per conformarsi alla volontà di Dio e così anche alla nostra verità profonda. Maria è l’arca dell’alleanza, perché ha accolto in sé Gesù; ha accolto in sé la Parola vivente, tutto il contenuto della volontà di Dio, della verità di Dio; ha accolto in sé Colui che è la nuova ed eterna alleanza, culminata con l’offerta del suo corpo e del suo sangue: corpo e sangue ricevuti da Maria. A ragione, dunque, la pietà cristiana, nelle litanie in onore della Madonna, si rivolge a Lei invocandola come Foederis Arca, ossia “arca dell’alleanza”, arca della presenza di Dio, arca dell’alleanza d’amore che Dio ha voluto stringere in modo definitivo con tutta l’umanità in Cristo.
Il brano dell’Apocalisse vuole indicare un altro aspetto importante della realtà di Maria. Ella, arca vivente dell’alleanza, ha un destino di gloria straordinaria, perché è così strettamente unita al Figlio che ha accolto nella fede e generato nella carne, da condividerne pienamente la gloria del cielo. E’ quanto ci suggeriscono le parole ascoltate: “Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta… Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni…” (12,1-2; 5). La grandezza di Maria, Madre di Dio, piena di grazia, pienamente docile all’azione dello Spirito Santo, vive già nel Cielo di Dio con tutta se stessa, anima e corpo. San Giovanni Damasceno riferendosi a questo mistero in una famosa Omelia afferma: “Oggi la santa e unica Vergine è condotta al tempio celeste … Oggi l’arca sacra e animata del Dio Vivente, [l’arca] che ha portato in grembo il proprio Artefice, si riposa nel tempio del Signore, non costruito da mano d’uomo” (Omelia II sulla Dormizione, 2, PG 96, 723) e continua: “Bisognava che colei che aveva ospitato nel suo grembo il Logos divino, si trasferisse nei tabernacoli del Figlio suo … Bisognava che la Sposa che il Padre si era scelta, abitasse nella stanza nuziale del Cielo” (ibid., 14, PG 96, 742). Oggi la Chiesa canta l’amore immenso di Dio per questa sua creatura: l’ha scelta come vera “arca dell’alleanza”, come Colei che continua a generare e a donare Cristo Salvatore all’umanità, come Colei che in cielo condivide la pienezza della gloria e gode della felicità stessa di Dio e, nello stesso tempo, invita anche noi a divenire, nel nostro modo modesto, “arca” nella quale è presente la Parola di Dio, che è trasformata e vivificata dalla sua presenza, luogo della presenza di Dio, affinché gli uomini possano incontrare nell’altro uomo la vicinanza di Dio e così vivere in comunione con Dio e conoscere la realtà del Cielo.
Il vangelo di Luca appena ascoltato (cfr Lc 1,39-56), ci mostra quest’arca vivente, che è Maria, in movimento: lasciata la sua casa di Nazaret, Maria si mette in viaggio verso la montagna per raggiungere in fretta una città di Giuda e recarsi nella casa di Zaccaria e di Elisabetta. Mi sembra importante sottolineare l’espressione “in fretta”: le cose di Dio meritano fretta, anzi le uniche cose del mondo che meritano fretta sono proprio quelle di Dio, che hanno la vera urgenza per la nostra vita. Allora Maria entra in questa casa di Zaccaria e di Elisabetta, ma non entra sola. Vi entra portando in grembo il figlio, che è Dio stesso fatto uomo. Certamente c’era attesa di lei e del suo aiuto in quella casa, ma l’evangelista ci guida a comprendere che questa attesa rimanda ad un’altra, più profonda. Zaccaria, Elisabetta e il piccolo Giovanni Battista sono, infatti, il simbolo di tutti i giusti di Israele, il cui cuore, ricco di speranza, attende la venuta del Messia salvatore. Ed è lo Spirito Santo ad aprire gli occhi di Elisabetta e a farle riconoscere in Maria la vera arca dell’alleanza, la Madre di Dio, che viene a visitarla. E così l’anziana parente l’accoglie dicendole “a gran voce”: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?” (Lc 1,42-43). Ed è lo stesso Spirito Santo che davanti a Colei che porta il Dio fattosi uomo, apre il cuore di Giovanni Battista nel grembo di Elisabetta. Elisabetta, esclama: “Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo” (v. 44). Qui l’evangelista Luca usa il termine “skirtan”, cioè “saltellare”, lo stesso termine che troviamo in una delle antiche traduzioni greche dell’Antico Testamento per descrivere la danza del Re Davide davanti all’arca santa che è tornata finalmente in patria (2Sam 6,16). Giovanni Battista nel grembo della madre danza davanti all’arca dell’Alleanza, come Davide; e riconosce così: Maria è la nuova arca dell’alleanza, davanti alla quale il cuore esulta di gioia, la Madre di Dio presente nel mondo, che non tiene per sé questa divina presenza, ma la offre condividendo la grazia di Dio. E così – come dice la preghiera – Maria realmente è “causa nostrae laetitiae”, l’”arca” nella quale realmente il Salvatore è presente tra di noi.
Cari fratelli! Stiamo parlando di Maria, ma, in un certo senso, stiamo parlando anche di noi, di ciascuno di noi: anche noi siamo destinatari di quell’amore immenso che Dio ha riservato – certo, in una maniera assolutamente unica e irripetibile – a Maria. In questa Solennità dell’Assunzione guardiamo a Maria: Ella ci apre alla speranza, ad un futuro pieno di gioia e ci insegna la via per raggiungerlo: accogliere nella fede, il suo Figlio; non perdere mai l’amicizia con Lui, ma lasciarci illuminare e guidare dalla sua parola; seguirlo ogni giorno, anche nei momenti in cui sentiamo che le nostre croci si fanno pesanti. Maria, l’arca dell’alleanza che sta nel santuario del Cielo, ci indica con luminosa chiarezza che siamo in cammino verso la nostra vera Casa, la comunione di gioia e di pace con Dio. Amen!

LODI DELLA NOSTRA SANTISSIMA REGINA (SIGNORA) MADRE DI DIO E SEMPRE VERGINE MARIA -Inno della Chiesa Ortodossa

http://it.custodia.org/default.asp?id=2389&id_n=4849&Pagina=1

SBF Letture bibliche – Inni della Chiesa Ortodossa per la festa della Dormizione di Maria

LODI DELLA NOSTRA SANTISSIMA REGINA (SIGNORA) MADRE DI DIO E SEMPRE VERGINE MARIA

Tono 1° largo
Oh, tu Pura, fosti deposta nel sepolcro, tu che sulla terra, incinta in modo ineffabile hai contenuto Dio nel tuo seno.
Maria, come puoi morire, come puoi abitare un sepolcro, tu che hai generato il datore della vita, colui che ha risuscitato i morti dalla corruzione?
Dio Verbo che stabilì la terra nelle sue dimensioni, o Pura, fu compreso nel tuo seno; come puoi stare in un piccolissimo sepolcro?
Colei che ha generato il più bello fra tutti gli uomini, senza timore si sottomette alle leggi della natura.
Per tuo mezzo l’Ade è stato spogliato, o Venerabile, e noi siamo stati rivestiti della gloria di Dio; come dunque ti sottometti alle leggi della natura?
O Venerabile, il pungiglione della morte è stato da te spezzato, e noi siamo stati liberati dalla corruzione della morte; come dunque sei morta e sei annoverata tra i morti?
Tu, Maria, fosti il campo del Dio immenso e suo tempio santo; ma ora il campo del Getsemani ti ricopre.
O Sposa di Dio, sei disceso sotto terra tu che sulla terra hai portato in seno Cristo bambino, per salvare gli uomini dalla morte.
Si meraviglia e la natura e la moltitudine degli esseri intelligenti, o Verginemadre, per quel mistero della tua gloriosa e ineffabile sepoltura.
O miracoli straordinari, o cose nuove! Colei che concepì il datore del mio respiro, giace senza respiro ed, morta, è sepolta.
La moltitudine degli Apostoli per volontà divina è trasportata attraverso i cieli a te, per seppellire il tuo venerabile corpo.
La moltitudine degli eserciti celesti si unisce agli Apostoli e ai santi per seppellire te, Immacolata Madre di Dio.
Le Potestà, i Troni, i Cherubini, i Serafini, le Dominazioni, i Principati con le Potestà devotamente cantano inni alla tua dormizione.
Giaci morta secondo la legge umana tu che, Madrevergine Pura con il tuo parto hai vinto i limiti della natura.
Gli eserciti celesti come ti videro giacere morta si stupirono, o Immacolata, e ti coprirono con le loro ali.
Gli Angeli con inni celesti cantavano, nei tre giorni della sepoltura, o Venerabile, e magnificavano la tua gloria.
Il santo e venerabile Getsemani divenne come un secondo cielo, quando ricevette le tue sacre spoglie, o Pura.
Dove riposa la spoglia della Madre di Dio, lá si riuniscono devotamente le moltitudini delle Potestà celesti.
Il Figlio di Dio rese il tuo seno più ampio dei cieli e il tuo utero vero trono divino.
Coloro che furono ammaestrati dal Verbo divino erano presi da stupore, o Pura, vedendoti morta, senza voce, tu che fosti Madre la vita.
Il sepolcro copre le tue spoglie, o Pura, mentre tuo Figlio raggiante abbraccia teneramente la tu anima divina.
Anche se fosti racchiusa in un piccolissimo sepolcro, sei stata veramente riconosciuta da tutta la creazione Regina del cielo e della terra, o Maria.
Anche se ti vediamo corruttibile nel sepolcro, sappiamo che sei sposa dell’Altissimo e vera Madre di Gesú Verbo di Dio.
Fiore incorrotto e Madre di Dio ti riconosciamo e predichiamo, o Illibata, anche se ti vediamo mortale nel sepolcro.
O Semprevergine, i fedeli ti riconoscono veramente come chiave del Regno di Dio, anche se il sepolcro ti ricopre morta.
Fosti generata per noi porta della salvezza e capo della rinascita spirituale, anche se ti sei sottomessa alla corruzione della natura.
Ora il sepolcro accoglie te, o Vergine, vaso che prima aveva contenuto la manna celeste causa della nostra vita.
La verga che ha fatto fiorire Cristo, fiore profumato, ora è sotterrato nel sepolcro, perchè generi il frutto della salvezza.
Vicino alla valle del pianto fu posta la tua spoglia, o Immacolata, simbolo della tua preghiera per coloro che piangono.
Dove avverrà il giudizio dei vivi e dei morti fu posta la tua spoglia, o Immacolata, perché tu muova a pietà il Giudice.
Veramente tu sola sei che risplendi come tipo della risurrezione dei mortali e tu sola sei propiziazione per i colpevoli.
Tu, o Pura, che sei trono dell’Altissimo salisti dalla terra al cielo, assunta alla vita eterna.
Quando lo stuolo degli Apostoli si trovo presente alla tua sepoltura si lamentavano piangenti e gementi per la tua perdita.
Tu che prima con il tuo parto hai dato la morte al nemico, sei salita alle tende immortali dopo esser morta secondo la legge naturale degli uomini.
O Pura, gioirono i cori degli Spiriti celesti quando, trasportata dalla terra, ti ricevettero nelle tende celesti.
Come una volta hai generato in modo inesprimibile e inintelligibile, così ora, o Immacolata, in modo meraviglioso salisti dalla terra al cielo.
Ora ti sei presentata a Dio circondata e ornata di splendori come Regina e Madre di Dio.
O Angelo di Dio tre giorni prima fu mandato da te, o Immacolata, per annunzi arti la tua assunzione.
L’Arcangelo mandato dal cielo ti porta un ramo di palma simbolo della tua assunzione.
Di che infinita gioia fosti ripiena, o Pura, quando l’Angelo Gabriele ti annunziò la tua assunzione al cielo.
Gli alberi sul monte piegano i rami, o Immacolata, e ti rendono omaggio attribuendoti onori di Regina.
Moltitudine di Spiriti insieme con il tuo Signore, o Venerabile, dal cielo sono inviati devotamente in Sion presso di te.
L’Arcangelo troncò orribilmente le mani di colui che si azzardava toccare la veneranda Arca vivente di Dio.
Con lacrime e forti gemiti tutte le tue amiche si lamentano accanto a te, non potendo sopportare che tu fosti portata via.
Come quelle allora, così ora noi ti supplichiamo caldamente, o Regina che fosti assunta, di non lasciare orfani i tuoi servi.
China il capo dal cielo, o Pura, e manda infinita misericordia a noi che sulla terra onoriamo la tua dormizione.
O Fonte di grazie e sorgente di miracoli, tu che hai misericordia infinita non smettere di aver pietà di noi.
Le predizioni di tutti i profeti si adempiono ora in te, Donna Illibata, che fosti assunta alla vita eterna.
Come ha cantato Davide tuo progenitore, o Donna da tutti celebrata, ora ti sei presentata come vera Regina al trono di Dio.
Bisognava veramente che salissi alle abitazioni e alle tende celesti con tutto il tuo corpo, che fu talamo e tenda del Verbo di Dio.
O Immacolata, Tommaso per divina disposizione è assente dalle tue esequie, affinché noi conoscessimo la tua assunzione.
Volendo anche lui venerare devotamente le tue immacolate e sante spoglie ne trovò il sepolcro vuoto.
O fedeli affrettatevi tutti e corriamo anche noi con devozione alla sepoltura della Signora che è trasportata dalla terra al cielo.
Con canti funebri innalziamo anche noi devotamente inni al sepolcro della Purissima, insieme con gli uomini che ispirati da Dio le cantarono salmi.
La tavola divina che prima portava espiazione a buon prezzo (in abbondanza) ora è trasportata alle tende divine della delizie. La santa Scala che allora Giacobbe vide chiaramente, per la quale è disceso l’Altissimo, è trasportata dalla terra al cielo.
È innalzato il ponte che trasporta dalla morte alla vita totale coloro che prima sono morti per la trasgressione di Adamo.
Ora dunque danzano insieme i celesti con i terrestri; al canto degli uomini si uniscono gli angeli a causa della tua assunzione presso Dio.
Lampada divina dalla luce inesprimibile, tu che sei buona non smettere di far scendere dal cielo la luce sui tuoi servi che sono sulla terra.
O Pura innalzata in aria come nuvola leggera presso il Dio dei tuoi dono, aspergici sempre con leggera pioggia.
Ora che sei giunta al lido sereno della gioia inesprimibile, soccorri, o Sposa di Dio, noi che viviamo ancora nella tempesta sulla terra.
Tu che abiti le tende dell’Altissimo, o Pura, proteggi la tenda nella quale Dio è magnificato liberandola dalle tentazioni.
O Pura, consolida l’autorità dei Re ortodossi e l’ala dell’essere cito del tuo popolo devoto, tu che domini tutte le cose create.
Come i naviganti guardano al punto fermo della stella polare, cosi tutti fissiamo te, o Amabile.
Sei il vanto dei sacerdoti devoti, fermo sostegno della Chiesa, protettrice dei santi asceti.
Noi ortodossi ti proclamiamo sempre Madre di Dio e Vergine Pura e glorifichiamo la tua potenza, o Venerabile.
Il tuo sepolcro anche se ora si vede vuoto della tua spoglia, fa zampillare per noi fiumi di grazie e spande rimedi salutari.
Noi fedeli confidiamo fermamente in te, che ti abbiamo mediatrice presso il Signore, invincibile e potente protezione.
O Amabile, facci degni di divenire partecipi del Regno del tuo Figlio, intercedendo continuamente presso di Lui.
Se è vero che ogni giorno sconsideratamente diventiamo trasgressori dei suoi comandamenti, però mai lo rinneghiamo.
Buona come sei, tu Madre del Figlio buono e filantropo, facci buoni anche noi, o Vergine amante del buono.
Gloria…
O Logos, tutti cantiamo inni e devotamente glorifichiamo te Dio di tutti, con il Padre e il tuo santo Spirito.
Ora…
Ci felicitiamo con te, o Pura, Madre di Dio e onoriamo la tua santa dormizione e la tua assunzione dalla terra al cielo.
Oh! Pura, fosti deposta nel sepolcro tu che sulla terra fosti incinta in modo ineffabile e hai portato Dio nel tuo seno.
Breve colletta e acclamazione
Perché il tuo nome è benedetto ed è glorificato il Regno tuo, del Padre, del Figlio e del santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.

La tomba di Maria a Gerusalemme – G.Claudio Bottini, ofm

http://198.62.75.4/www1/ofm/san/TSmary11.html

La tomba di Maria a Gerusalemme

G.Claudio Bottini, ofm

E’ proprio vero–come ripete la saggezza popolare–che ‘non tutti i mali vengono per nuocere’. Una violenta alluvione il 7 febbraio 1972 allagò completamente la chiesa che racchiude il sepolcro vuoto della Madonna presso il Getsemani, a pochi passi dal celebre Orto degli Ulivi. Fu un allagamento provvidenziale, perché costrinse i greci ortodossi e gli armeni ortodossi, attuali custodi del santuario, a smantellare le sovrastrutture, che nascondevano la tomba di Maria, e a intraprendere lavori di restauro.
Grazie all’ecumenismo fatto di gesti piccoli e silenziosi – a Gerusalemme è forse l’unico tipo di ecumenismo che non rischia di aggravare le divisioni già esistenti – l’abuna (= padre) greco Macarios e il sacrestano armeno Hagop invitarono padre Bellarmino Bagatti, il decano degli archeologi francescani in Terra Santa, a visitare e a studiare la tomba e il complesso sepolcrale e architettonico che la circondano. P. Bagatti, fedele al metodo, cui si è sempre ispirato, di accostare reperti archeologici e fonti letterarie, non si limitò ad esaminare il monumento, ma rilesse con attenzione la letteratura antica sulla morte e la sepoltura della Madonna.
Si sa che il Nuovo Testamento parla di Maria per l’ultima volta dopo l’Ascensione di Gesù presentandola circondata dagli apostoli e dalla primitiva comunità cristiana (Atti 1, 14). Nessun testo canonico ci dice come Maria trascorse gli ultimi anni e come lasciò la terra. Invece non pochi libri apocrifi, che vanno sotto il nome di ciclo sulla Dormizione della Madonna, molto diffusi nel mondo cristiano, tramandano tutta una serie di informazioni che, passate al vaglio della critica storica e teologica, si rivelano di primissima importanza. I diversi testi sugli ultimi giorni e sulla morte di Maria sembrano tutti riconducibili a un documento originario, ad un prototipo giudeocristiano redatto intorno al II secolo nell’ambito della Chiesa Madre di Gerusalemme, per la commemorazione liturgica annuale presso la tomba della Vergine. Nella redazione della Dormizione attribuita a Giovanni il teologo si legge:
‘…gli apostoli trasportarono la lettiga e deposero il suo corpo santo e prezioso in una tomba nuova del Getsemani’.
In un altro testo conservato in siriaco si trovano indicazioni topografiche ancora più precise:
‘Stamattina prendete la Signora Maria e andate fuori di Gerusalemme nella via che conduce al capo valle oltre il Monte degli Ulivi, ecco, vi sono tre grotte: una larga esterna, poi un’altra dentro e una piccola camera interna con un banco alzato di argilla nella parte di est. Andate e mettete la Benedetta su quel banco e mettetela lì e servitela finché io non ve lo dica’.
Con la verifica dei fatti Padre Bagatti ha dimostrato che l’accordo tra documento e monumento non poteva risultare maggiore.
Effettivamente la tomba di Maria al Getsemani è situata in una zona cimiteriale in uso nel I secolo. Essa corrisponde molto bene sia al tipo di tombe usate in Palestina in quel tempo, sia ai dati topografici indicati nelle differenti redazioni della Dormizione della Vergine, specialmente per ciò che riguarda la camera sepolcrale nuova e la sua posizione rispetto alle altre. Il fatto che si trovi accanto all’Orto degli Ulivi e alla Grotta dove Gesù era solito passare la notte (Giovanni 18, 2), fa pensare che l’anonimo discepolo proprietario della zona vi abbia accolto anche la sepoltura di Maria. La tomba, custodita e venerata dai giudeo-cristiani fin verso la fine del IV secolo, quando passò nelle mani dei gentilocristiani fu isolata dalle altre e racchiusa in una chiesa. La venerazione e il culto a Maria in questo luogo non sono venuti mai meno, nonostante tutte le trasformazioni, ed è intorno a questa tomba vuota che è nata e si è alimentata la fede del popolo cristiano nell’Assunzione di Maria al cielo. Per citare un esempio, così è espressa questa fede nel testo già ricordato di Giovanni il teologo: ‘Per tre giorni si udirono voci di Angeli invisibili che glorificavano Cristo, Dio nostro, nato da Lei. Dopo il terzo giorno le voci non si udirono più: tutti allora compresero che il puro e prezioso corpo di lei era stato trasportato in Paradiso’.
Oggi delle diverse chiese erette lungo i secoli sul luogo santo resta la cripta che attraverso un’ampia scala di quarantotto gradini conduce alla tomba per un dislivello di circa quindici metri rispetto alla strada. L’edicola che racchiude la cameretta funeraria con il banco roccioso ancora visibile è appena rischiarata dalla luce che filtra dall’esterno e dalle lampade ad olio. Nell’interno si respira l’atmosfera tipica delle chiese orientali caratterizzate dall’odore forte dell’incenso, dalle numerose immagini e dalle tante candele e lampade ad olio. Il pellegrino che vi entra con fede riesce a percepire anche l’eco delle preghiere incessanti che vi effondono cristiani di tutte le denominazioni, visitatori di ogni parte del mondo e persino i musulmani.
E commovente e istruttivo sostare accanto alla tomba di Maria rileggendo i deliziosi racconti popolari della Dormizione o contemplando l’icona che li traduce in immagini. La figura di Maria è quella stessa del Nuovo Testamento e della Tradizione divino-apostolica. Maria è insieme la Madre di Cristo Signore e la creatura che vive immersa nella realtà quotidiana, la Vergine-Sposa-Madre scelta da Dio e la donna partecipe del comune destino di lotta e di dolore che giunge alla piena glorificazione dopo le prove della vitaterrena e passando per il sonno della morte. Sul piano umano, moralee spirituale lei appare dopo e con Gesù modello e guida di autentica vita cristiana. Come l’Ascensione non èstata una partenza di Gesù, ma l’inizio di una presenza nuova nella sua Chiesa, così Maria nella sua Assunzione non si allontana dai nuovi figli che le sono donati dal Figlio primogenito. Il discepolo amato la chia-ma: ‘Sorella mia Maria, divenuta madre dei dodici rami’ e gli apostoli la salutano: ‘Maria, sorella nostra,madre di tutti i salvati’. Negli apocrifi della Dormizione Maria è proclamata anche ‘tempio di Dio e porta del cielo’, ‘signora e regina’ che esplica la sua mediazione e intercessione sia prima che dopo l’Assunzione. Tutto ciò immerso in un mondo carico di immagini e di simboli: dalla palma dell’immortalità che Gesù le consegna preannunciandole il passaggio alla vita eterna ai sette cieli che Maria attraversa per giungere presso il Figlio, dalle nubi sulle quali giungono gli apostoli dalle quattro parti del mondo, alla ‘bambina luminosa’ simbolo dell’anima di Maria che Gesù prende fra le sue braccia, fino all’albero della vita, ai profumi, ai canti e alle luci del paradiso. Allora la preghiera che spontaneamente dal cuore affiora sulle labbra si confonde con quella dell’autore estasiato o del devoto traduttore dei manoscritti della Dormizione: ‘Celebrando misticamente la festa della sua gloriosa dormizione, troveremo misericordia e grazia in questo secolo e nel futuro, in virtù della bene-volenza e benignità del Signore nostro Gesù Cristo, al quale sia gloria e dominazione con il suo Padre, che è senza principio, e il santissimo e vi-vificante Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen’.

FESTA DELLA MADONNA DEL CARMINE. QUAL È L’ORIGINE DELLA DEVOZIONE A GROTTAGLIE E NEL MONDO

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FESTA DELLA MADONNA DEL CARMINE. QUAL È L’ORIGINE DELLA DEVOZIONE A GROTTAGLIE E NEL MONDO

Di Cosimo Quaranta

La storia della devozione alla Madonna del Carmine ha radici molto lontane nella memoria cristiana, infatti risalirebbe già all’epoca della III crociata (1189-1191). In quegli anni tra quelli che partivano verso la Terra Santa, alcuni iniziarono a sentire l’esigenza di vivere una spiritualità più profonda, secondo il Vangelo, nella preghiera e nella carità. Per questo motivo si ritirarono come eremiti presso il Monte Carmelo, volendo imitare il profeta Elia, il quale stette per un certo tempo in quel luogo ed ebbe una viva esperienza di Dio (secondo i libri dei Re).
Questi eremiti non avevano un preciso fondatore, proprio perché dicevano di rifarsi al profeta, e il loro ideale di vita darà l’impulso iniziale per le prime regole dell’Ordine Carmelitano. Agli inizi del XIII secolo si riuniranno in una forma di vita più comunitaria stimolati da un primo riconoscimento da parte di S. Alberto, patriarca di Gerusalemme. Gli eremiti del Carmelo avevano scelto come patrona e protettrice la Vergine Maria, che pertanto iniziarono a chiamare “Santa Maria del Monte Carmelo”.
Spesso i titoli della Vergine si riferiscono a delle sue azioni (come la Vergine Odegitria di Bari, ovvero “Colei che indica la Via”), a delle qualità (la Vergine Addolorata), a degli atteggiamenti (la Madonna dell’Umiltà, a Prato), a dei titoli (la Regina Apuliae, nel Seminario di Molfetta e patrona della Puglia) o infine a degli eventi storici (la Madonna di Lourdes, in virtù delle apparizioni). Che cosa vuol dire allora il titolo di Vergine del Monte Carmelo o Madonna del Carmine? Il significato e la risposta sono nel nome stesso del monte.
Il Carmelo è una catena montuosa (lunga circa 39km) che nella tradizione biblica è sempre esaltato come il più bello dei monti. Esso è “il giardino fiorito di Dio” come dice il nome stesso “Carmelo”, il quale deriva dall’aramaico “Karmel” cioè “giardino”. Non è un caso che tutti i conventi carmelitani abbiano annesso un giardino e lo stesso dicasi per la nostra Confraternita (con un bel giardino interno) e la Chiesa (che conserva un antico chiostro risalente all’epoca dei padri carmelitani). Il titolo di Madonna del Carmine è dunque uno dei più alti e certamente dei più belli per la Vergine Santa perché è come dire che Lei è la realtà più bella di Dio, colei che di Dio ci vuole raccontare la Bellezza.
Ritornando alla vicenda storica dell’Ordine, aggiungiamo alcuni dati. Nel 1226 l’Ordine Carmelitano riceve la prima approvazione pontificia da Onorio III e dopo questa viene inserito tra gli Ordini mendicanti con le modifiche e le approvazioni di Innocenzo IV nel 1247. Sembra che la “tradizione sabatina” risalente a Giovanni XXII sia un falso storico (il fatto per cui la Madonna porterebbe in Paradiso le anime devote il primo sabato dopo la loro morte), mentre è un fatto importante la rivelazione di Maria a San Simone Stock; questo frate vide in sogno la Vergine che, consegnandogli lo scapolare, promise la salvezza di quanti lo avrebbero indossato con fede.
In pochi anni l’Ordine si diffuse in larga parte d’Europa, uscendo dunque dai confini della Palestina, e prendendo piede specialmente in Spagna, Portogallo e Italia. La storia di Grottaglie ha un forte tratto carmelitano. Alcune fonti fanno risalire l’arrivo dei primi padri carmelitani al 1505. In Puglia vi erano già altri 7 conventi e il loro numero crescerà fino a 25 attorno al 1650. La fraternità di questi monaci fu la prima a raggiungere la terra di Grottaglie e dunque andò a costituire, in ordine cronologico, la seconda delle attuali sette parrocchie. Infatti esisteva già un ben nutrito numero di sacerdoti della Collegiata (la Chiesa Madre) e solo diversi anni dopo verranno i padri Minimi (1536) e i Cappuccini (1546). Per la costruzione del monastero i religiosi poterono beneficiare della donazione del suolo, di alcune case e di una grotta; tutto questo era dono di don Romano de Romano, presbitero della Collegiata.
Nella grotta vi era affrescata una effige della Vergine Maria, nota con il titolo di Madonna della Grotta, la quale testimonia un culto a Maria precedente a quello carmelitano. Tale effige nel corso dei secoli fu spostata nella parte superiore della Chiesa, come testimonia un antico documento, lo Status Conventus (1703) opera di don Paolo D’Alessandro (1659-1744). Quando poi si chiuderà la cripta, si perderà la memoria storica del resto del patrimonio del Carmine; ad esempio rimarranno per secoli nell’oblio gli affreschi di Sant’Apollonia e Santa Caterina d’Alessandria, sepolti fino al 1998 con il resto della cripta.
La storia carmelitana di Grottaglie vide nel tempo diversi uomini illustri portare il nome della città fuori dalle sue mura. Oltre ai numerosi capitoli provinciali carmelitani dei sec. XVI e XVII, passò di qui uno dei padri generali, il Fantoni. Il Carmine diede inoltre i natali al p. Antonio Marinaro Senior (1500 ca. – 1580). Questi fu reggente per la provincia di Puglia per 36 anni, lavorò presso la curia romana come Procuratore Generale dell’Ordine e, fatto ancor più prestigioso, fu uno dei teologi del Concilio di Trento. Altro personaggio illustre fu il nipote, il p. Antonio Marinaro Junior (1605-1689). Come lo zio fu molto apprezzato per l’elevata dottrina teologica tanto che fu per tre volte provinciale della provincia romana. Morirà come vescovo titolare di Ostia e Velletri.
Dell’epoca seicentesca ricordiamo anche il p. Maestro Cesare Tripalda, p. Domenico Antonio Basile e Giovanni Stefano Verga. Dell’epoca settecentesca e ottocentesca sono gli altrettanto famosi p. Maestro Francesco Paolo Quaranta, segretario generale dell’Ordine; p. Giovanni De Laurentis, nominato da Benedetto XIII vescovo di Capri; p. Nicola Maria Ricchiuti, primo Priore Generale dell’Ordine in tutta la storia del Mezzogiorno; p. Pietro Antonio Carrieri, filosofo e letterato all’interno della provincia pugliese. Al nostro secolo appartengono invece parecchi sacerdoti ancora operanti nel clero italiano.
Tra questi ne ricordo due per tutti: p. Bernardo Cervellera, religioso del P.I.M.E. e attuale direttore dell’agenzia internazionale di stampa Asianews.it e S.E.R. Mons. Salvatore Ligorio, Arcivescovo di Matera-Irsina.
La confraternita nacque subito sotto la direzione dei padri carmelitani; solo nel 1612 ebbe il suo primo statuto approvato, e che sarà riconfermato nel 1644 dall’allora Arcivescovo di Taranto, Mons. Tommaso Caracciolo. Nel corso degli anni, leggere modifiche allo statuto hanno permesso che chiunque potesse entrare a farne parte: una prima apertura fu verso gli uomini qualsiasi lavoro svolgessero (in principio era solo per i contadini) e recentemente l’ultima apertura fu per le donne che, cosa strana per noi, non erano ammesse.
Il Carmine a Grottaglie divenne parrocchia nel 1938 e da allora, da don Consiglio Pinca si sono succeduti sette parroci, di cui il settimo è don Pasquale Laporta, attualmente in carica.

Publié dans:FESTE DI MARIA, MARIA VERGINE |on 16 juillet, 2012 |Pas de commentaires »

BENEDETTO XVI : CELEBRAZIONE MARIANA PER LA CONCLUSIONE DEL MESE DI MAGGIO (2007)

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2007/may/documents/hf_ben-xvi_spe_20070531_mese-mariano_it.html

CELEBRAZIONE MARIANA PER LA CONCLUSIONE DEL MESE DI MAGGIO

(VISITAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA)

DISCORSO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Grotta della Madonna di Lourdes nei Giardini Vaticani

Giovedì, 31 maggio 2007

Cari fratelli e sorelle!

con gioia mi unisco a voi al termine di questa veglia mariana, sempre suggestiva, con la quale si conclude in Vaticano il mese di maggio nella festa liturgica della Visitazione della Beata Vergine Maria. Saluto con fraterno affetto i Cardinali e i Vescovi presenti, e ringrazio l’Arciprete della Basilica, Mons. Angelo Comastri, che ha presieduto la celebrazione. Saluto i sacerdoti, le religiose e i religiosi, in particolare le monache del Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano; come pure le tante famiglie che prendono parte a questo rito. Meditando i misteri della luce del santo Rosario, siete saliti su questo colle ove avete rivissuto spiritualmente, nel racconto dell’evangelista Luca, l’esperienza di Maria, che da Nazaret di Galilea « si mise in viaggio verso la montagna » (Lc 1,39) per raggiungere il villaggio della Giudea dove abitava Elisabetta col marito Zaccaria.
Che cosa ha spinto Maria, giovane ragazza, ad affrontare quel viaggio? Che cosa, soprattutto, l’ha spinta a dimenticare se stessa, per spendere i primi tre mesi della sua gravidanza al servizio della cugina bisognosa di assistenza? La risposta sta scritta in un Salmo: « Corro per la via dei tuoi comandamenti, [Signore,] / perché hai dilatato il mio cuore » (Sal 118,32). Lo Spirito Santo, che rese presente il Figlio di Dio nella carne di Maria, dilatò il suo cuore alle dimensioni di quello di Dio e la spinse sulla via della carità. La Visitazione di Maria si comprende alla luce dell’evento che immediatamente precede nel racconto del Vangelo di Luca: l’annuncio dell’Angelo e il concepimento di Gesù ad opera dello Spirito Santo. Lo Spirito scese sulla Vergine, la potenza dell’Altissimo stese su di Lei la sua ombra (cfr Lc 1,35). Quello stesso Spirito la spinse ad « alzarsi » e a partire senza indugio (cfr Lc 1,39), per essere di aiuto all’anziana parente. Gesù ha appena incominciato a formarsi nel seno di Maria, ma il suo Spirito ha già riempito il cuore di Lei, così che la Madre inizia già a seguire il Figlio divino: sulla via che dalla Galilea conduce in Giudea è lo stesso Gesù a « spingere » Maria, infondendole lo slancio generoso di andare incontro al prossimo che ha bisogno, il coraggio di non mettere avanti le proprie legittime esigenze, le difficoltà, le preoccupazioni, i pericoli per la sua stessa vita. E’ Gesù che l’aiuta a superare tutto lasciandosi guidare dalla fede che opera mediante la carità (cfr Gal 5,6).
Meditando questo mistero, noi vediamo bene che cosa significhi che la carità cristiana è una virtù « teologale ». Vediamo che il cuore di Maria è visitato dalla grazia del Padre, è permeato dalla forza dello Spirito e spinto interiormente dal Figlio; vediamo cioè un cuore umano perfettamente inserito nel dinamismo della Santissima Trinità. Questo movimento è la carità, che in Maria è perfetta e diventa modello della carità della Chiesa, come manifestazione dell’amore trinitario (cfr Enc. Deus caritas est, 19). Ogni gesto di amore genuino, anche il più piccolo, contiene in sé una scintilla del mistero infinito di Dio: lo sguardo di attenzione al fratello, il farsi vicino a lui, la condivisione del suo bisogno, la cura delle sue ferite, la responsabilità per il suo futuro, tutto, fin nei minimi dettagli, diventa « teologale » quando è animato dallo Spirito di Cristo. Ci ottenga Maria il dono di saper amare come Lei ha saputo amare. A Maria affidiamo questa singolare porzione di Chiesa che vive e lavora in Vaticano; Le affidiamo la Curia Romana e le istituzioni ad essa collegate, perché lo Spirito di Cristo animi ogni compito ed ogni servizio. Ma da questo colle allarghiamo lo sguardo a Roma e al mondo intero, e preghiamo per tutti i cristiani, perché possano dire con san Paolo: « l’amore di Cristo ci spinge », e con l’aiuto di Maria sappiano diffondere nel mondo il dinamismo della carità.

Vi ringrazio ancora per la vostra devota e calorosa partecipazione. Portate il mio saluto ai malati, agli anziani e a ciascuno dei vostri cari. A tutti imparto di cuore la mia Benedizione.

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