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EPIFANIA DEL SIGNORE (06/01/2019)

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EPIFANIA DEL SIGNORE (06/01/2019)

Rivestiamoci tutti della luce di Cristo
padre Antonio Rungi

“Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce”, inizia con queste consolanti parole del profeta Isaia la prima lettura di questa solennità dell’Epifania del Signore, che quest’anno 2019, capita nella prima domenica del nuovo appena da pochi giorni iniziato. Migliore auspicio per tutti non può essere che questo invito da accogliere e da mettere in pratica.
L’invito a rialzarsi è rivolto a tutti gli uomini di buona volontà che desiderano ardentemente costruire un mondo migliore, partendo proprio dal messaggio del Redentore, in quella grotta di Betlemme a cui fa riferimento il profeta, tanti secoli prima della venuta di Cristo sulla terra. Il rialzarsi è quello della condizione di chi vive nell’errore e nel peccato o è scoraggiato dalla vita, per una molteplicità di motivi, compresi quelli del dolore, della malattia, della delusione, della depressione.
La ragione profonda di questa urgente ripresa che tutti dobbiamo attuare è il fatto che viene a noi la luce di Cristo e la gloria del Signore incomincia a brillare sopra di noi. Gesù la nostra speranza, apre nuovi orizzonti di vita spirituale, umana, sociale e mondiale, in quanto le genti cammineranno alla luce della buona notizia della venuta del salvatore e le tenebre scompariranno dal mondo, per tutti i popoli vedranno la gloria di Dio.
Chiaro riferimento alla manifestazione di Cristo, quale Salvatore, a tutta l’umanità con l’arrivo dei Magi, di cui oggi la chiesa fa memoria nella liturgia dell’Epifania.
A raccontarci lo storico avvenimento dell’arrivo dei Magi, prima e Gerusalemme e poi a Betlemme è l’evangelista Matteo che nel brano del Vangelo di oggi ci informa che al tempo del re Erode, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme per conoscere il re dei Giudei. Questi scienziati e scrutatori del cielo avevano, infatti, visto spuntare la stella del nuovo Re, cosicché si avviarono dal lontano Oriente verso la città santa, guidati dalla stella cometa. Cosa che avvenne regolarmente, non senza aver superato l’ostacolo del Re Erode, che voleva eliminare il bambino appena nato.
I Magi saggiamente non diedero informazioni al Re, una volta che ebbero la possibilità di seguire il tracciato del cielo per andare dritto al luogo prescelto dal Figlio di Dio per venire alla luce: quel villaggio di Betlemme, sconosciuto fino allora e divenuto famoso per la nascita di Gesù e per la diffusione della notizia che gli stessi Magi portarono nel loro viaggio di ritorno.
L’evangelista Matteo, mette in evidenza che i Magi, dopo un tempo di oscuramento della stella, provocato dal contatto con un Re assassino e criminale, videro di nuovo la stella, che avevano visto spuntare. Questa luce nel cielo li precedeva li accompagnava nel cammino e li illuminava nella notte, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.
Di fronte a questa indicazione sicura che il cielo inviava loro, i Magi al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Per cui non si fermarono, ma proseguirono oltre, per giungere esattamente ne posto dove il Signore li stava indirizzando e chiamando, in quella grotta in cui li aveva attesi. Essi, quindi, entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. L’atto di devozione e di ossequio viene espletato in tutte le modalità e formalità, trovandosi loro davanti al Re e come tale Gesù viene adorato. Gli stessi doni portati dai Magi esprimevano questo significato della regalità di Cristo sulla terra della Palestina e del resto del mondo.
L’incontro con Gesù Bambino permise a questi scienziati e astrologi di ritornare direttamente al loro paese senza dare informazione ad Erode che attendeva una risposta. Infatti, avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. Scelta saggia e intelligente per evitare ogni compromesso con il male e il potere distruttivo della politica del tempo.
Ecco perché san Paolo nella seconda lettura di oggi, tratta dalla sua lettera agli Efesini sottolinea l’importanza della sua missione tra le genti pagane, alle quali si rivolge per far conoscere il mistero della salvezza operata di Cristo. Tale mistero che non era stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni viene rivelato in questo preciso tempo della venuta di Gesù sulla terra.
E questo mistero consiste essenzialmente nel fatto che tutte le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo. Nessuno quindi è escluso dalla salvezza divina, ma tutti sono chiamati a salvarsi allontanandosi dal male, dalle temere del peccato, per seguire la luce radiosa del Cristo Redentore.
Non a caso nel prefazione dell’Epifania ci rivolgiamo a Dio con queste parole: Oggi in Cristo luce del mondo tu o Dio hai rivelato ai popoli il mistero della salvezza e in Lui, apparso nella nostra carne mortale, ci hai rinnovati con la gloria dell’immortalità divina. In fondo, la missione di Cristo è quella di portare a salvezza eterna tutti i suoi figli, tutti gli esseri umani, perché nessuno di esso vada perduto, allontanandosi dall’amore redentivo e misericordioso di Dio, fattosi bambino nel grembo purissimo della Beata Vergine Maria.

EPIFANIA DEL SIGNORE (06/01/2018)

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Siamo in cammino custodi della rivelazione del mistero di Dio

Vito Calella

EPIFANIA DEL SIGNORE (06/01/2018)

Andiamo al di là del ricordo e la tradizione

La solennità dell’Epifania rischia di essere vissuta da noi come il ricordo della scenetta dei re Magi che arrivano a Betlemme, guidati dalla stella cometa, e fecero un grande viaggio per adorare il bambino Gesù. Nei nostri presepi i bambini mettono le statuette dei Magi, viviamo una dolce emozione e poi tutto finisce li.
Come per il Natale con Babbo Natale, così la Befana viene a imporsi come un parallelo festivo alla solennità religiosa, con la gioia di tutti i bambini, che in Italia, ricevono la calza delle caramelle. Finita l’epifania, sono finite le feste natalizie, si consumeranno gli ultimi pandori e panettoni e si ritornerà al duro ritmo di vita di ogni giorno.
Andiamo oltre il ricordo e la tradizione! La parola “Epifania” significa “rivelazione”, “manifestazione”. Siamo qui per celebrare una misteriosa manifestazione, puntando il nostro sguardo al bambino Gesù.
Siamo in cammino e custodiamo i misteri più profondi della rivelazione di Dio nella nostra storia.
I magi rappresentano tutti i popoli stranieri, che non appartengono al popolo di Israele. Il popolo di Israele invece è rappresentato (nel Vangelo e nella 1° lettura) attraverso l’immagine della città di Gerusalemme. Nella 1° lettura Gerusalemme è avvolta di luce e per questa luce tutti i popoli, immersi nelle tenebre, fanno una processione verso di essa.
Nel Vangelo Gerusalemme appare avvolta nelle tenebre di un turbamento: «Il re Erode, all’annuncio dei magi che cercavano il re dei Giudei che è nato, rimase turbato e con lui tutta Gerusalemme» I magi non appartengono al popolo di Israele, vengono da oriente. Noi ci identifichiamo in loro, perché non siamo del popolo di Israele. Rappresentano tutti i popoli e quindi anche noi.
Nella seconda lettura l’apostolo Paolo ci aiuta ad andare più in profondità. Paolo parla di una misteriosa rivelazione (Epifania), non manifestata agli uomini delle precedenti generazioni, ma rivelata a tutti i cristiani (i santi) nel presente per mezzo dello Spirito Santo. In cosa consiste questa misteriosa rivelazione? «I pagani (gentili) sono chiamati in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo”.
Guardando allora alla figura dei magi, ci domandiamo: chi siamo noi cristiani?
Siamo persone in cammino, in costante atteggiamento di ricerca e di conversione. Sentiamoci camminanti, pellegrini, ricercatori della verità come lo furono i magi! Non rinunciamo al nostro camminare, non accontentiamoci di quattro nozioni di catechismo, di una partecipazione tradizionale ai sacramenti, di un senso di appartenenza liquido nei confronti della nostra comunità, di una preghiera superficiale.
Siamo in cammino come i magi, custodi di due grandiosi misteri che sono simbolizzati nei tre doni: la mirra, l’incenso e l’oro. Li abbiamo ricevuti per tradizione, ma sono preziosissimi e li vogliamo offrire a Gesù in adorazione tutte le volte che veniamo in chiesa per celebrare l’Eucarestia. Si perché Maria, senza la figura di Giuseppe, nel Vangelo, rappresenta la Chiesa che genera oggi il Figlio al mondo.
Siamo custodi del mistero della morte, sepoltura e risurrezione di Gesù e del mistero della cristificazione di tutte le situazioni del mondo.
La mirra ci ricorda il mistero della morte di Gesù, perché quello era l’unguento usato per imbalsamare i morti e dare degna sepoltura ai corpi. Nel dono della mirra rendiamoci conto che siamo custodi del mistero della morte di Gesù.
L’incenso ci ricorda il profumo della risurrezione, il profumo del giardino dove sta la tomba vuota. Nel dono dell’incenso profumato rendiamoci conto che siamo custodi del mistero della risurrezione di Gesù.
L’oro ci ricorda la regalità del Cristo risorto, ci ricorda che tutto si ricapitola in Cristo, tutto è cristificato, tutto è stato creato per mezzo di Lui e in vista di Lui. La risurrezione di Gesù non è un ricordo, non è un far rinascere nel nostro cuore gli insegnamenti di Gesù per poi tentare di applicarli nella vita. La risurrezione di Gesù è reale. Gesù vive, è il signore della nostra storia e della storia dell’umanità, e noi viviamo per lui, con lui, in lui.
Siamo custodi del mistero della Santa Trinità che si rivela al mondo.
Attraverso la morte e risurrezione di Gesù, si svela tutta la grandezza del mistero della Santa Trinità. La mirra ci ricorda il mistero della morte di Gesù..
L’incenso ci ricorda anche la nube dello Spirito Santo che copre con la sua ombra la Vergine Maria e genera il Verbo di Dio nel suo grembo con tutta la sua potenza. La stessa potenza dello Spirito dà la vita eterna al corpo martirizzato di Gesù, che era stato messo nel sepolcro.
L’oro ci ricorda la gloria del Padre, che si rivela tutta nel mistero della venuta del Verbo di Dio fatto carne, morto e risorto per noi, e si riversa, con il dono dello Spirito Santo, nella vita di ciascuno di noi, perché la gloria di Dio sia anche l’uomo vivente, l’uomo riscattato e rispettato nella sua dignità di figlio amato del Padre.
Siamo coscienti di questa “custodia”?
Siamo coscienti di questa custodia?
Se il mistero della morte e risurrezione di Gesù non incide affatto nella nostra vita quotidiana, non siamo come i magi, non siamo più in ricerca, in cammino e non abbiamo nulla da offrire al Signore Gesù quando veniamo ad adorarlo.
Facciamo ancora fatica a comprendere che tutto è cristificato, che Gesù risorto è vivo e presente anche nelle situazioni di dolore, di sofferenza, di guerra, nelle disgrazie. Ma continuiamo a camminare e sperare che la luce risplenda all’orizzonte, quando siamo nelle tenebre e nei turbamenti della vita.
Se il mistero della Santa Trinità non ci attrae e non facciamo nulla per contemplarlo con la preghiera orante della Parola di Dio, non abbiamo nulla da offrire al Signore Gesù quando veniamo ad adorarlo. Facciamo ancora tanta fatica a comprendere che ogni essere umano è figlio amato del Padre, che la gloria di Dio è l’uomo vivente. Ma da questa comunione con il mistero della Trinità Santa che si rivela a noi per mezzo di Cristo, fondiamo tutte le nostre azioni di carità, di condivisione, di accoglienza, di rispetto dei poveri di questo mondo.

EPIFANIA DEL SIGNORE (06/01/2017) – NOI FIGLI ADOTTIVI DELLA VERA STELLA DEL CIELO

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EPIFANIA DEL SIGNORE (06/01/2017) – NOI FIGLI ADOTTIVI DELLA VERA STELLA DEL CIELO

padre Antonio Rungi

La prima manifestazione pubblica, a livello globale, diremmo oggi, da parte di Gesù si rifà al giorno della prima Epifania che noi cristiani celebriamo, ricordando la venuta dei Re Magi a Betlemme per adorare il Salvatore. Oggi, a distanza di 2016 anni riviviamo la stessa esperienza dei tre sapienti, andando anche noi dietro alla nostra vera stella che è Gesù. La nostra preghiera assembleare, inizia, in questo giorno con un’orazione, la colletta, che è la sintesi del significato di quello che oggi, come credenti ed oranti, intendiamo fare « O Dio, che in questo giorno, con la guida della stella, hai rivelato alle genti il tuo unico Figlio, conduci benigno anche noi, che già ti abbiamo conosciuto per la fede, a contemplare la grandezza della tua gloria.
In questa preghiera, chiediamo al Signore di prenderci per mani e condurci alla sua capanna, dove incontriamo il volto misericordioso e luminoso di un Dio fatto uomo, in Gesù Cristo, Figlio di Dio e figlio di Maria. Per fare cosa e per attendere quale risposta? A questi due interrogativi risponde la parola di Dio di questa solennità, conclusiva del periodo natalizio e molto avvertita dai bambini essendo la festa dei doni, che tu i bambini del mondo attendono con impazienza, in segno di attenzione e di amore verso ognuno di loro. Per molti l’attesa riguarda cose ed oggetti di grande valore, per altri l’attesa è solo di un pezzo di pane e di un strumento di gioco quanto più semplice ed elaborato. A Gesù i Re Magi portano oro, incenso e mirra, per indicare la triplice funzione regale di Cristo, a noi l’Epifania 2017 porti tanta gioia e speranza nel cuore di ciascuno di noi, tanto bisognoso di conforto e tenerezza. Ecco perché ci è di incoraggiamento la prima lettura di oggi, tratta dal Profeta Isaia, che abbiamo incontrato sistematicamente nel tempo di Avvento ed ora in quello di Natale, che si conclude oggi. « Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te ». Primo invito ad alzarsi, cioè ad uscire fuori da una condizione di abbattimento e solitudine interiore e spirituale per riprendere il cammino di vita cristiana. Poi « alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te ». Secondo invito ad alzare gli occhi a guardare intorno e soprattutto a guardare il cielo. Come è straordinariamente bello, lasciando a se stesse le cose che non hanno peso e consistenza per l’eterno. Fatta questa duplice operazione di alzarsi e guardare, al quel punto « sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti ».
Chi si rialza dalla condizione miserevole e comincia a guardare la vita con occhi diversi e da prospettive altrettanto diverse acquista in bellezza interiore e di bontà del cuore, in quanto Dio ha potere di far sorgere dalle pietre un cuore di carne, un cuore che sa veramente amare. Infatti, ci ricorda la salmo 71 è detto che il Signor « libererà il misero che invoca e il povero che non trova aiuto » ed avrà « pietà del debole e del misero e salvi la vita dei miseri ».
Chi si rialza dalla condizione di peccato, come San Paolo, può fare le cose che l’Apostolo delle Genti scrive nella sua lettera agli Efesini: « penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo. Queste genti sono tutte le genti, tutti i popoli, tutte le nazioni, tutte le culture e tutte le altre religioni che non conoscono i vero Signore e che hanno bisogno di scoprire questo grande arcano della fede e della storia dell’umanità. E tra le genti di culture diverse che si confrontano con Gesù, sono propri i tre Magi, che rappresentano la scienza in cerca di risposte certe, che non avrà mai. Il Vangelo di Matteo, sull’arrivo dei Magi, ci aiuta a capire il significato di questa prima emblematica manifestazione di Dio.
Alcune azioni liturgiche compiute dai Re Magi ci fanno assaporare la gioia di questa solennità, che è la festa della fede. I Magi videro spuntare la stella di Gesù e vennero a Betlemme dall’oriente. Arrivati si prostrano, lo adorano per quello che è il vero Re e gli offrono in dono i segni dell’autorità spirituale e morale che il Bambino Gesù rappresenta anche per loro, scienziati e sapienti provenienti da altri ambienti e da altre culture. Fatto il pieno di gioia nel vedere Gesù, Giuseppe Maria ritorna per una strada diversa da dove erano venuti. Possiamo facilmente capire che la nuova strada che intraprendono è quella della fede, senza abbandonare quella della scienza con la quale avevano intrapreso il viaggio della conoscenza e della verità. Fede e ragione si incontrano nell’esperienza di conoscenza del Dio fatto uomo fatta dai magi e come ben sappiamo che fede e ragione sono due ali o vie che conducono alla verità, che è Cristo, che è Via, Verità e Vita. Come i Magi, pur confidando nella scienza e nella tecnologia, non dimentichiamoci mai che la via certa per giungere alla verità solo una, è questa si chiama Gesù.

I RE MAGI E LA STELLA DI BETLEMME

http://www.tuttolevangelo.com/studi/i_re_magi.pdf

I RE MAGI E LA STELLA DI BETLEMME

(è un PDF, ho trovato difficoltà a « districarlo », scusate e c’è qualche errore)

Vedremo in questo studio di spiegare come e quando si creò (o inventò) la leggenda dei “Re Magi”. Dopo tratteremo il tema della “Stella di Betlemme”, che li guidò al luogo dove stava Gesù. La leggenda dei Re Magi ÓL’evangelo di Matteo non dice che erano re, ne che fossero tre, ne come si chiamavano, né di che razza erano, né da quale paese venivano; solo afferma che erano “dei magi”, venuti dall’Oriente (Matteo 2:1-12), dove, con il nome di “mago”, si inglobava a uomini importanti che svolgevano diverse attività. Presso il popolo dei Medi, i « Magoi », erano una delle sei tribù ed appartenevano alla classe sacerdotale. In effetti, la parola impiegata da Matteo, in questo testo, é “magoi”, questa parola, in singolare é “mago”, e significa: “(…) mago, sacerdote, astrologo, saggio, interprete di sogni, ecc. , della Media, Persia, Caldea, ecc. // 2 incantatore”. (Dizionario Greco-Spagnolo di Miguel Balagué) Ö Vediamo che, nella Media, Persia e Caldea (Babilonia), la denominazione di “mago” si riferiva a certi uomini che svolgevano diverse funzioni; tra queste, quella del “saggio (o sapiente o dotto)”. A proposito di quello che succedeva tra i persiani, sopra questo tema, leggiamo: “I magi si dividevano in varie classi, ognuna delle quali aveva i suoi privilegi e i suoi doveri diversi. C’erano interpreti di sogni, incantatori propriamente detti, occupando questi savi gli incarichi principali” (Enciclopedia universale illustrata Europea Americana). ÖPrecisamente, quando i giudei stettero in cattività in Babilonia settanta anni nel VI° secolo a.C., il profeta Daniele e tre compagni suoi lavoravano nell’Amministrazione del regno di Babilonia, e li si considerava tra i “saggi” (Dan. 1:18-19; 2:12-16, 48-49). Daniele continuò nel suo posto fino a quando Babilonia fu conquistata dall’esercito del persiano Ciro nell’anno 539 a.C.; allora governò in Babilonia “Dario il Medo” (Dan. 5:30). Daniele tuttavia continuò nel suo incarico (Dan. 9:1-2). Dopo di questo Dario, governò in Babilonia “Ciro il Persiano”, e Daniele ancora stava lì (Dan. 6:29). ÖAl compimento dei settanta anni di cattività in Babilonia, il re Ciro dette libertà ai giudei, per ritornare alla loro terra (Esdra 1:11; 2:1-70; Geremia 25:11; 29:10). Ora, tutti i giudei residenti in Babilonia non ritornarono in questa occasione alla loro terra, dopo, in altre occasioni, ritornarono altri (Esdra 7:11-28; 8:1-36; Nemia 7:6-7”; ecc.). Anche in queste occasioni, non tutti i giudei ritornarono in Giuda e risiedettero ancora nella terra di Babilonia; dunque, sempre restò una numerosa colonia di giudei in Babilonia, dove composero “il Talmud di Babilonia” dopo dell’epoca di Cristo. Questi giudei di babilonia continuavano dando grandi quantità di offerte per il Tempio di Gerusalemme nell’epoca di Cristo. “(…). ‘ Quelli della dispersione’ consideravano il Tempio come il vincolo della loro vita nazionale e religiosa. Il patriottismo e la religione facevano aumentare i loro doni, che oltrepassavano di molto quello che era legalmente stabilito. Gradualmente giunsero a considerare il tributo del Tempio, letteralmente, come “riscatto delle loro anime” (Esodo 30:12). Tanto erano i donatori e tanto grandi i loro doni che sempre erano portati prima a certi punti centrali, da dove i più onorevoli tra loro li portavano come “ambasciatori” a Gerusalemme. Le contribuzioni più ricche venivano dai numerosi stabilimenti giudei in Mesopotamia e Babilonia, dove originalmente erano stati deportati “quelli della dispersione”. Qui si erano edificati tesori speciali per la loro ricezione nelle città di Nisibis e Nehardea, da dove un grande esercito accompagnava annualmente agli “ambasciatori” in Palestina (Il Tempio, il suo ministerio e servizi nei tempi di Cristo di Alfred Edersheim). Ö Abbiamo visto che ci furono giudei considerati “saggi” dai babilonesi, e che fino all’epoca di Cristo continuavano a rimanere in Babilonia, giudei importanti, che composero un Talmud. Pertanto, nel venire i “magi” dall’Oriente di Gerusalemme, é più probabile che si trattava di alcuni giudei “saggi” della colonia giudea di Babilonia, da dove portavano le offerte per il Tempio di Gerusalemme tutti gli anni, anche nell’epoca di Cristo. ÓNon solo i Babilonesi, i Medi e persiani, con il nome di “mago” designavano a certi uomini importanti, che consideravano “saggi”, tra i quali c’erano giudei come lo abbiamo già menzionato, ma gli stessi giudei chiamavano e continuano a chiamare ancora “saggi” ai loro antenati illustri. Così lo vediamo nella Misnà, dove, dopo aver presentato l’opinione di qualche rabbino, si apostrofa con la frase: “Però i saggi dicono…”, che si ripete incessantemente. (La Misnà) Ö Nel Medio Evo, i giudei anche consideravano “saggi” ai loro antenati che avevano redatto la Misnà e il Talmud; il giudeo Abraham ibn Daud (1110-1180) così dice: “Scriviamo questo trattato della tradizione per far conoscere ai discepoli che tutte le parole dei nostri maestri, di benedetta memoria, i saggi della Misnah e del Talmud, furono trasmesse a un saggio grande e giusto per altri, a un presidente dell’Accademia e il suo gruppo per altri, così anche i membri della Grande Assemblea che la ricevettero dai profeti, benedetta sia la memoria di tutti loro!” (libro della Tradizione). Nella nostra epoca, i giudei continuano a chiamarli “saggi” ai loro antenati illustri, come lo si può comprovare stando nelle loro riunioni nella sinagoga, e parlando con loro sopra questo tema. ÓPertanto, non é nulla di strano che, nel venire questi “saggi” giudei da un luogo dove sono chiamati “magi”, l’evangelista li chiamasse così, perché anche lui era giudeo e scriveva per i giudei, e tutti loro conoscevano bene tutti i dettagli di queste cose. ÓDi conseguenza, essendo questi “magi”, “saggi” giudei, speravano la venuta del Messia promesso nell’Antico Testamento (Isaia 7:14; 9:6 ecc.; Matteo 1:22-23), e Dio gli indicò che questa venuta si era prodotta, allo stesso modo come avvisò ai pastori che stavano nei pressi di Betlemme (Luca 2:8-12). Questo é il più verosimile che si può dedurre sopra il luogo d’origine e la razza di quei “magi”, secondo la storia dei giudei residenti in Babilonia dopo il secolo VI a.C.; però il loro numero, i loro nomi, e il loro carattere di re non ha alcuna base storica. D’altra parte, se consideriamo che detti “magi” erano giudei, osserviamo che Dio dette avviso della nascita del Messia, per mezzo di loro, ai giudei della Diaspora e ai dirigenti giudei di Gerusalemme, e, per mezzo dei pastori, al popolo intero; così, tutti i giudei furono avvisati; Per questo, l’evangelista Giovanni poté dire quello che leggiamo in Giov. 1:11-12. Ora, con questo semplice episodio dei magi, si é fatto un grande montaggio col passare dei secoli, che, come una palla di neve, sempre é andata aumentando fino a giungere a quello che é oggi; però vediamo come tutto si originò dopo l’epoca degli apostoli: Il numero dei Magi In antiche pitture nelle catacombe romane i Magi sono ora due, ora quattro ed anche sei mentre, in tradizioni Siriane ed Armene si giunge fino a dodici (ma lo Stewart cita un antico scritto che parlerebbe di 14 Magi!). Ó Per vari secoli, il numero dei re magi oscillò tra i 2 e 15, finché, alla fine, un Papa affermò che erano tre: “Il numero non viene constatato certamente, le tradizioni e monumenti antichi contano 2, 3, 4, 6, 8, 12, e fino a 15. Il numero tra tutti, il più costante e il più probabile e il numero 3 che ha prevalso. La prima testimonianza formale e quella di san Leone, papa, del V° secolo; (…) ». (Enciclopedia Universale illustrata Europeo Americana). È appunto in un altra « cronaca ancora più fantasiosa e sincretista che si parla di dodici Magi provenienti della terra di Syr (secondo lo studioso Monneret de Villard: l’odierno Iran) che apprendono dal « Libro dei misteri occulti », passato da Seth (il figlio di Adamo) ai suoi figli e conservato nella « Caverna dei tesori », della nascita del grande Re Messia e degli eventi che l’avrebbero annunciata. Anche costoro, guidati dalla stella, arrivano fino a Betleemme e adorano il bambino Gesù, che gli chiarisce il mistero della Sua crocifissione, dela Sua morte e risurrezione, affidando loro il compito di portare la Parola evangelica in Oriente. “Sopra il loro numero nulla ci dice l’Evangelo. La tradizione popolare, che appare già in Origene (m 253) e altri Padri e in alcuni monumenti antichi, suppongono che erano tre, e questo sembrano indicare i tre doni che offrirono al bambino”. (Professori della Compagnia se Gesù). Effettivamente, l’Evangelo di Matteo dice che i magi offrirono al bambino, oro, incenso e mirra (Mat. 2:11); però non dice che ogni mago offrisse un dono; di conseguenza, come é evidente, l’affermare che i magi erano tre appartiene alla tradizione, che per vari secoli oscillò tra i 2 e 15, finché, alla fine, il papa Leone (440-461) fissò il numero di tre. L’origine dei nomi Sopra l’origine di questi nomi si afferma: “Ancor meno risultano i nomi dei Magi. I nome volgari di Gaspare, Baldassarre e Melchiorre, ne sono i primi, ne gli unici che si applicano. Questi nomi si trovano, per la prima volta in un codice della Biblioteca Nazionale di Parigi, del secolo VII. Il venerabile Beda (672-735) descrive così ai tre magi: Melchiorre era un anziano, di barba lunga e folta; Gaspare, giovane sbarbato e biondo; Baldassarre, negro e barba spessa. Nonostante, Vigouroux fa notare che questa differenza di razze non concorda con le rappresentazioni archeologiche della scultura, numismatica e pittura dei primi secoli del cristianesimo, dove si rappresenta i magi come di una stessa razza, non apparendo le diversità fino a molti secoli prima. I tre nomi sono distinti in diverse lingue, e così: nella lingua siriaca, li si chiama: Kagpha, Badadilma e Badadakharida; nella greca: Appellicon, Amerin e Damascòn; nell’ebrea: Magalath, Galgalath e Serakin; nell’etiopica: Ator, Sater e Paratoras. Siccome gli armeni suppongono che furono 12 i magi, anche gli assegnano 12 nomi differenti ». Il titolo di re applicato ai Magi Si legge in un’altra opera del V° secolo che i Magi erano tre e erano « re figli di re » i cui nomi sarebbero stati: Hormidz di Makhodzi re di Persia, Jazdegerd re di Saba, e Peroz re di Seba. La leggenda continua dicendo che questi, oltre ad essere re erano anche sapienti i quali, attraverso la lettura dei testi sacri e l’interpretazione degli oracoli, da tempo aspettavano la nascita di un Messia. Nel cielo di Persia, due anni prima della nascita di Gesù, una stella era apparsa ed aveva, nel mezzo, l’immagine di una donna con in grembo un bambino. Così, continua la tradizione, i tre re lasciarono la loro reggia ed arrivarono alla Caverna dei tesori, sul monte Nud, dove Adamo ed Eva cacciati dall’Eden avevano riposto dei doni avuti da Dio. Fra questi doni i Magi avrebbero scelto quelli più adatti al nascituro: oro, incenso e mirra. Anche qui passò molto tempo finché qualcuno si rese conto che quei magi erano stati re, (dispiace) che i loro contemporanei non lo sapessero nemmeno! “Prima del VI° secolo, nessun autore afferma espressamente che fossero re. (…) Il primo che lo afferma é San Cesareo di Arlés (C. 470-543), in un sermone falsamente attribuito a San Agostino. L’arte li rappresenta come re dal secolo VIII°” Professori di Salamanca). Come si nota; tutto é una leggenda inventata dalla tradizione, che trasmette tutto: quello che era certo e quello che sono leggende; detto questo bisogna guardarla con uno spirito molto critico. La fine della leggenda dei Magi La Tradizione sa tutto (o quasi tutto) e lo spiega; per questo, il “manoscritto 2.037 della Biblioteca dell’Università di Salamanca che contiene una ‘storia dei re Magi’ di origine medievale”, dice quello che avvenne ai magi dopo aver adorato a Gesù in Betlemme: “Melchiorre continuò il suo compito come Re di Nubia e Arabia; Baldassarre regnò in Godolia e Saba, e Gaspare in Tarsis, Ynsula e Grisula (…)”. (La vera storia dei re magi di Lopez Schlichting, Cristina) “La tradizione pietistica aggiunge che i Magi che adorarono a Gesù, più tardi furono istruiti nella fede dall’apostolo san Tommaso. C’é chi suppone che furono consacrati vescovi e che morirono martiri nel I° secolo dell’era cristiana. Nel tempo di Costantino il Grande, si traslarono i loro resti, dalla Palestina a Costantinopoli, prima, e da qui a Milano, fino a quando l’Imperatore Federico Barbarossa li regalò nel 1164 al vescovo di Colonia, che edificò in onore degli stessi un tempio semplice, che si convertì più tardi (1248) nella preziosa cattedrale che é il monumento più apprezzato dell’architettura ogivale. Lucio Dexter, nella sua Chronica, suppone che il martirio dei Magi avvenne nell’anno 70 d.C.” (Enciclopedia Universale illustrata Europeo Americana). Insieme al testo della penultima citazione, c’é una foto a colori con questa leggenda: “Alla destra, reliquie della cattedrale di Colonia con i supposti resti dei Re Magi (…)”.(La vera storia dei re magi di Lopez Schlichting, Cristina). È evidente che la tradizione non ha limiti nell’inventare leggende; pertanto, possiamo solo appoggiarci su di essa quando le sue affermazioni si possono comprovare con i dati della Bibbia, la storia, l’archeologia, ecc.; perché la Tradizione lo stesso trasmette dottrine e fatti veri, come dottrine e fatti falsi, leggende e racconti. Nella Tradizione c’é un grande arsenale di fatti inesistenti e di dottrine religiose false, e, con frequenza, molte persone prendono questi fatti per certi, e credono che queste false dottrine come se fossero vere. Tutto sommato, però, tali tradizioni possono essere di qualche giovamento, poiché non esiste leggenda senza alcun fondo di verità, e se tanti Paesi e culture ricordano i Magi, significa che essi debbono avere radici storiche precise anche se il tempo, disgraziatamente, le ha cancellate. La stella che guidò ai magi ÓIl racconto sopra questa “stella” si trova nel Vangelo di Matteo 2:2- 10. Secondo questa narrazione, i “magi” videro la “stella” in Oriente; dopo si misero in cammino e giunsero a Gerusalemme; lì, Erode gli spiegò che dovevano andare in Betlemme; allora ritornarono a vedere la stella, perché non l’avevano vista durante tutto il cammino fino a quando giunsero a Gerusalemme; da qui, questa li guidò fino al luogo dove stava il bambino di Betlemme. ÓGià dai primi secoli della storia della chiesa, si é cercato di identificare questa stella con qualche cometa, congiunzione di pianeti, ecc.: Sopra la stella che videro i magi si sono lanciate molte ipotesi. Origene, a cui seguono alcuni moderni, crede che si tratti di una cometa. Celebre é l’ipotesi che si attribuisce a Keppler: si tratterà della congiunzione dei pianeti Saturno, Giove e Marte, che ebbe luogo nel 747 dalla fondazione di Roma”. (Professori della Compagnia se Gesù). Secondo questo parere, Kepler lanciò questa ipotesi nel 1603, e detta congiunzione ebbe luogo nel giorno 21 maggio dell’anno indicato, 747 di Roma, che é l’anno 7 a.C. (Bibbia commentata in sette libri – Professori di Salamanca). Di quanto abbiamo citato sopra “la vera storia dei re magi”, l’astronomo M.K., membro dell’istituto di Astrofisica delle Canarie”, dice: “iniziai ad interessarmi della stella di Betlemme verso i dodici anni (…) ” .(La vera storia dei re magi di Lopez Schlichting, Cristina). È possibile che esistano poche persone che abbiano studiato “la stella di Betlemme” per tanto tempo e con tanta conoscenza sopra le stelle, pianeti e comete, come lo ha fatto questo astronomo; il quale, oltre a disdire tutte le ipotesi sopra congiunzioni e comete, afferma: « La stella di Betlemme realmente fu la nova di marzo dell’anno 5 a.C. re magi di Lopez Schlichting, Cristina). Ora, con questa affermazione si identifica solo la “stella di Betlemme” con questa “nova”; però, realizzò detta “nova” tutti i fatti che l’evangelo attribuisce alla stella di Betlemme? Questo é quello che non spiega questo astronomo. “Il testo dell’Evangelo di Matteo 2:9 dice: “(…), e la stella, che avevano visto in oriente, andava davanti a loro finché, giunta al luogo dov’era il bambino”. Qui, il testo indica che la stella andava davanti ai magi da Gerusalemme fino a Betlemme, alla distanza di un tragitto di circa 8 Km in direzione Nord-Sud. Come possiamo spiegare che detta nova realizzerà questo spostamento? Il testo continua così: “(…) e (la stella) giunta al luogo dov’era il bambino, vi si fermò sopra”. Come possiamo spiegare che la nova sapesse in quale luogo stava il bambino, per fermarsi sopra? Apparentemente, la nova, dalla sua distanza, stava allo stesso tempo sopra tutte le case di giuda. Come, dunque, poté fermarsi sopra il luogo dove c’era il bambino? Possiamo affermare con certezza che né detta « nova », né qualsiasi congiunzione di pianeti, né alcuna cometa poté realizzare tutti i fatti effettuati dalla “stella” in questione, che sono raccontate nell’evangelo di Matteo. ÓPerché, allora, si identifica a detta “stella” con congiunzioni di pianeti, comete, stelle nove, ecc.? la risposta é molta semplice: perché prendono dall’Evangelo solo due dati: che apparve una stella ai magi quando nacque Gesù, che Erode mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme, che avevano un’età tra zero e i due anni (Matteo 2:1-16). A partire da questi due dati dell’Evangelo (siccome anche per mezzo della storia si sa che Erode morì nell’anno 4 a.C.), si cerca e ricerca, in tutti i registri astronomici antichi, qualsiasi fenomeno astronomico accaduto in un tempo anteriore alla morte di Erode, e uno trova che ebbe luogo, in tale data, l’apparizione di una cometa; un’altro, una congiunzione di pianeti in un’altra data, un’altro trova che nacque una nova in una data che gli sembra che quadra meglio con questi dati, ecc.; e tutti esclamano: eureka! dal greco “ho trovato”. E, come si tratta di deduzioni “scientifiche”, tutti affermano che hanno ragione; però tutti danno date diverse; perché abbiamo già visto che la congiunzione dei tre pianeti che disse Keppler, ebbe luogo il 21 maggio dell’anno 7 a.C.; l’astronomo M.K. (come abbiamo visto), con la “sua nova”, colloca la data in marzo dell’anno 5 a.C., ecc., e disdetta tutti gli altri fenomeni astronomici addotti da altri astronomi; questo per dire che, “la stella di Betlemme” non serve, in nessun modo, a fissare la data storica della nascita di Gesù. ÓDi conseguenza, se si accetta che la stella guidò ai magi a Betlemme, perché così dice l’Evangelo, anche bisognerà accettare e tener conto del modo in cui dice l’Evangelo di come li guidò.. Una delle due: o si accetta il racconto intero sopra la “stella” o non si accetta nulla di detto racconto; e, allora (se non si accetta nulla), niente si può (ne si deve) dire sopra questa stella, la stella non esistette. Allora, rivolgiamoci al racconto evangelico sopra la “stella di Betlemme”, per tener conto di tutti i dati sopra di essa. In primo luogo, già abbiamo visto che tutti i fatti che realizza la stella in questione, non li può realizzare nessuna stella. Pertanto, esaminiamo il testo greco dell’Evangelo di Matteo, per vedere cosa dicono esattamente i magi in Matteo 2:2: Qui troviamo il sostantivo “astéra” in accusativo; in nominativo, é “astér”, e significa: “stella, astro, luce, fiamma, meteora, ecc.” (Dizionario Greco-Spagnolo di Miguel Balagué) Perché, allora tanto impegno nel tradurre con la parola “stella”? Se, nel tradurre, scegliamo l’accezione “stella”, e risulta che una stella non può realizzare i fatti che il testo attribuisce ad “astér” che abbiamo tradotto, sarà evidente che stiamo traducendo erroneamente, é così, perché il contesto, sia prossimo come remoto, che avvolge ad “astér”, non é un contesto astronomico-scientifico, ma un contesto religioso soprannaturale. ÓIn effetti, si tratta di un testo dove si parla dell’annuncio della nascita del “re dei Giudei” (Matteo 2:1-2), che era Gesù, il Messia (Giov. 1:40-49). Nei momenti importanti della vita di Gesù il Messia (Gesù il Cristo = Gesù Cristo), sempre avviene un fatto soprannaturale, o appare un essere soprannaturale; vediamo questo in modo cronologico: a)Profeticamente si annuncia la sua nascita da una vergine in Isaia 7:14; b)Un angelo (un messaggero celeste) annuncia la concezione soprannaturale di Giovanni Battista, affinché fosse il precursore del Messia (Luca 1:5-19); c)Un angelo (lo stesso) annuncia la concezione soprannaturale di Gesù (Luca 1:26-3); d)Un angelo, avvolto da una luce, annuncia la nascita di Gesù ai pastori di Betlemme (Luca 2:4-12); e)Un “astér” annuncia la stessa nascita ai magi (o gli fa comprendere che era nato questo stesso personaggio), (Matteo 2:1-2); f)In modo soprannaturale si annuncia a questi magi che non ritornino a parlare con il re Erode (Matteo 2:10-12); g)Un angelo annuncia, a Giuseppe, che se ne vada con la sua famiglia in Egitto (Matteo 2:13-14); h)Un angelo avvisa a Giuseppe, di ritornare dall’Egitto (Matteo 2:19-21: i)In modo soprannaturale, Giovanni il Battista é avvisato per dare inizio al suo ministerio (Luca 3:1-6); j)Anche in modo soprannaturale, Gesù fu riconosciuto come Figlio di Dio nel momento del suo battesimo, per iniziare il suo ministerio sei mesi dopo Giovanni il Battista, che era la differenza di tempo che c’era tra l’età di ambedue (Luca 1:36; 3:21- 23); k) Degli angeli vennero a servire Gesù, dopo essere stato tentato dal diavolo (Matteo 4:11); l) Un angelo fece la stessa cosa nel giardino del Getsemani prima di essere preso Gesù (Luca 22:43); m)Più angeli potevano venire in aiuto di Gesù (Mt. 26:53); n)Un angelo tolse la pietra del sepolcro quando Gesù risuscitò (Matteo 28:1-3); o)Due angeli, nel momento dell’ascensione, annunciarono che Gesù ritornerà un’altra volta (Atti 1:9-11); p)Gli angeli raccoglieranno allora i salvati (Matteo 13:36-43; 24:30-31). Dinanzi a questo contesto di angeli e fatti soprannaturali che si muovono intorno a Gesù, e che attuano in momenti puntuali della sua vita, vediamo che é necessario escludere la traduzione di “astér” per “stella” e ogni applicazione scientifico- astronomica, perché abbiamo visto che l’astronomia non può dare alcuna spiegazione sopra l’attività del “astér” che guidò ai magi a Betlemme. Ó Pertanto traduciamo “astér” per “luce” “(…) Poiché noi abbiamo visto la sua luce in oriente (…)”. (Mat. 2:2). ÓIn altre occasioni, anche apparve una “luce” soprannaturale per dare un avviso ai giudei. In effetti, lo storico giudeo, Giuseppe Flavio; dice che apparirono segni che annunciavano la distruzione di Gerusalemme, che ebbe luogo nell’anno 70; tra questi segni, ci fu una “luce” in forma di “spada ardente”, che stette sopra la città tutto l’anno, e che lui interpreta come che era una cometa; un’altra “luce” apparve attorno all’altare e al tempio: “(…) si mostrarono molti segni e prodigi, i quali apertamente dichiaravano la distruzione presente (…); (…) come una spada ardente sopra la città, e durò la cometa tutto lo spazio di un anno intero; anche quando prima della guerra e della ribellione, il giorno della Pasqua, unendosi il popolo, secondo il loro costume,a otto giorni del mese di Aprile, alla nove della notte, si mostrò tanta luce attorno all’altare e attorno al tempio, che sembrava certamente essere un giorno molto chiaro, e durò questo per oltre mezz’ora (…).(Guerre giudaiche di Giuseppe Flavio) Lo storico romano, Cornelio Tacito, anche si riferisce ai segni avvenuti in questa occasione, tra le quali menziona questa illuminazione soprannaturale del tempio di Gerusalemme: “(…) il tempio si illuminava da un fuoco improvvisamente sorto dalle nubi”. (Storie, di Cornelio Tacito). È evidente che, nel popolo d’Israele, in certe occasioni una “luce” soprannaturale annunciò certi avvenimenti. ÓOra, in Matteo 2:2, non solo si tratta di una “luce” soprannaturale, ma che inoltre é una “luce” che agisce come un essere intelligente, un essere personale: 1.Prima appare dove stanno i magi in Oriente e, in qualche modo , gli fa comprendere che é nato Gesù. 2.Dopo scompare questa luce, e non la vedono più i magi. 3.Allora, questi marciano a Gerusalemme; però durante questo viaggio di vari mesi non vedono più questa luce. E’ evidente che questo sta tutto diretto provvidenzialmente, affinché i magi potessero domandare, in Gerusalemme, dove stava “il re dei Giudei” che era nato”; così si dette in modo indiretto, l’avviso della nascita di Gesù al re Erode ed ai dirigenti religiosi dei Giudei (Matteo 2:1-8); Perché se la finalità di questa luce sarebbe stata solo di condurre ai magi in Betlemme, perché non li portò lì direttamente senza che i magi dovessero fare questa domanda in Gerusalemme? 4.Però, dopo aver fatto questa domanda, quando i magi non conoscono il cammino per andare in Betlemme, appare un’altra volta la “luce” e li guide per la via. 5.Neanche sanno i magi che in quella casa si trova il bambino; però questa “luce” glielo indica (Matteo 2:9-10). Vediamo che questa “luce” agisce come un essere personale, visto che fa movimenti intelligenti; per questo, o é una luce soprannaturale diretta da una volontà personale, o é un essere celeste che appare avvolto da questa luce, mantenendosi a distanza dai magi, in modo che davanti ai loro occhi sembra di essere un “astér” per la sua luminosità. ÓNella Bibbia, si segnalano in altre occasioni in cui un essere personale appariva come una “luce” o una “fiamma” (cosa che anche significa “astér”) per dare un messaggio o guidare a qualcuno. In effetti, vediamo alcuni esempi: ÒIn un’occasione, Mosè vide la luce che avvolgeva un pruno, e che a lui gli sembrava una “fiamma di fuoco”; però, quando si avvicinò a vedere cos’era questo fenomeno, trovò che lì c’era un essere personale che gli dette un messaggio (Esodo 3:1-10); ÒDopo, lo stesso essere personale lo guidò per il cammino verso agli israeliti; il giorno, andava avvolto da una” colonna di nube” e di notte, in una “colonna di fuoco” (Esodo 13:17-22); Di conseguenza, la “luce” apparsa ai magi in Oriente e che, dopo li guidò da Gerusalemme fino a Betlemme, dove “si fermò sopra al luogo dove stava il bambino”, invece di muoversi e agire come una luce soprannaturale, non poteva stare avvolto in essa un essere personale? Non poteva trattarsi di un angelo, che annunciò la nascita di Gesù ai magi? Per caso non fu un angelo che fece lo stesso annuncio ai pastori di Betlemme avvolgendosi in una luce? Nel caso dei magi, l’angelo si mantenne a distanza, in modo che i magi vedevano solo la luce che l’avvolgeva. I pastori giunsero prima perché stavano lì; per questo trovarono il bambino “nella mangiatoia” I magi tardarono di più nel giungere, perché stavano molto lontani; per questo, essi dissero “vedemmo la sua luce”, dando ad intendere con l’«aoristo» (indefinito), che era già da molto tempo che avevano ricevuto l’avviso per mezzo di quella luce; per questo, trovarono al bambino vivendo già in una casa (Matteo 2:11); già non stava nella mangiatoia. Si nota che era passato del tempo tra la nascita del bambino e la venuta dei magi, possiamo dedurre che affrontarono un lungo viaggio (tra uno e due anni al massimo). perché erano avvenuti altri fatti dalla nascita di Gesù, come, la sua circoncisione e la sua presentazione al Tempio (Luca 2:21-24). Erode,che si era informato “esattamente da loro del tempo in cui la stella era apparita (2:7), più tardi “vedutosi beffato…mandò ad uccidere tutti i maschi che erano in Betleem e in tutto il suo territorio dall’età di due anni in giù” (2:16). I doni: L’oro, il più nobile dei metalli, sinonimo di ricchezza e gloria ma anche di incorruttibilità, ci parla della Regalità e della Santità di Gesù Cristo; l’incenso, bruciato davanti agli dei in segno di adorazione, della Sua divinità e della Sua vita di preghiera; la mirra, usata per imbalsamare i cadaveri, delle Sue sofferenze e della Sua morte. I Magi, trovano un bambino in una umile casa, tanto diversa da quella di Erode, non si lasciarono influenzare dalle apparenze e « prostratisi l’adorarono » Certamente non sarebbero arrivati a tanto se a spingerli fin lì fosse stata mera curiosità, il desiderio di vedere qualcosa di straordinario. Se fosse stato così, molto probabilmente, delusi di non aver trovato alcun neonato in casa di Erode (il luogo più naturale dove cercare il principe) se ne sarebbero tornati al loro paese. I primi adoratori: In questo atto, i Magi divennero i primi adoratori del Signore Gesù Cristo e poi, “divinamente avvertiti in sogno di non ripassare da Erode , per altra via tornarono al loro paese” I Pastori di Betleem lo avevano visitato, onorato ed avevano divulgato quello che era stato detto loro dagli angeli; Simeone lo aveva riconosciuto come il Salvatore promesso, Anna se ne era rallegrata ed aveva “testimoniato” di Lui, ma, come in seguito avrebbero fatto molti altri, i Magi Lo adorarono e ciò li rende dei veri antesignani nell’Evangelo.

Publié dans:EPIFANIA, PDF â—˜ |on 4 janvier, 2016 |Pas de commentaires »

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