Archive pour la catégorie 'EBRAISMO: LE FESTIVITÀ'

Hanukkah e il Talmud – di: Rav Elio Toaff ( Rabbino emerito di Roma)

dal sito:

http://www.e-brei.net/old/modules.php?name=News&file=article&sid=575

Hanukkah e il Talmud

Rav Elio Toaff ( Rabbino emerito di Roma)

Postato il Venerdì, 19 dicembre (non trovo la data, presumo di qualche anno fa)

 Nel Talmud ci si domanda perché la festa di Hanukkah duri otto giorni malgrado che il miracolo dell’olio si sia prolungato per solo sette giorni. Tanto i Rishonim che gli Acharonim hanno spiegato il fatto così: il primo giorno lo destinarono alla festa per aver trovato l’olio del Cohen Gadol e gli altri alla celebrazione del miracolo dell’olio. Invece altri spiegano che il primo giorno fu dedicato alla ripresa del servizio divino che i Greci avevano proibito. Fra i Rishonim c’è però anche chi afferma che gli otto giorni furono stabiliti perché i Greci avevano proibito la milà, che – come prescritto – si fa a otto giorni dalla nascita oppure per far durare la festa quanto la festa di Succot, che è la più lunga del calendario.

Quando si mandavano messi per annunziare il nuovo mese « Al pi ha-reaià » essi uscivano anche nel mese di Kislev per annunciare Hanukkah a chi abitava più lontano. Fra gli Acharonim c’è chi sostiene che laddove non arrivavano i messi del Bet Din, si festeggiava Hanukkah per nove giorni per il dubbio, come per i derabbanan non si deve essere rigorosi perché, dal momento che il dubbio è se si tratti del primo giorno di Hanukkah e il nono giorno non è più Hanukkah, o viceversa, se si vuole facilitare non sarebbe Hanukkah né il primo giorno né il nono, ma certamente uno dei due lo sarebbe, pertanto si propende per essere rigorosi e stabilire Hanukkah di nove giorni.
Oggi ci si regola facendo precisi calcoli e si fanno ancora due giorni di festa nella golà per disposizione dei Hachamim. I Rishonim hanno scritto che non si fanno più nove giorni di Hanukkah ma solo otto perché essi stessi hanno stabilito così. In Arachim 10b è scritto che Hanukkah non è considerata né moed né jom tov. Ma c’è chi sostiene che esiste nella Torà un remez riguardo Hanukkah, perché alla fine della parashà dei moadot dice: « Elle em moadai ». E ancora alla fine della parashà dei moadot è detto: « Prenderanno per te olio di oliva puro », e dal momento che la Torà lo prescrive con i moadot, se ne deduce che si tratta di un jom tov come tutti gli altri.
E fra gli Acharonim c’è chi scrive, seguendo l’opinione dei Rishonim, che malgrado le mizvot che si usano di Hanukkah, come l’accensione delle luci e l’Hallel, siano tutte di prescrizione rabbinica, il fondamento della festa invece deriva dalla Torà, e cioè di ricordare, non fare espèd né digiuno in quanto è prescritto di fissare un giorno festivo per ogni miracolo avvenuto. E a maggior ragione quando si tratta dell’uscita dall’Egitto che fu l’uscita dalla schiavitù alla libertà, e quando uscirono dalla morte alla vita.
I Hachamim hanno stabilito quello che si deve fare per celebrare l’avvenimento, per cui si può affermare che Hanukkah è prescrizione derivata dalla Torà mentre la sua spiegazione e la sua celebrazione sono di origine rabbinica.
Per quel che riguarda il fatto che questi giorni vengano chiamati Hanukkah, i Rishonim hanno scritto che si tratta di Hanuccat Hamizbeach, l’altare che era stato distrutto è ora ricostruito. Si è anche detto che gli Asmonei avrebbero nascosto le pietre dell’altare che i Greci avevano reso impure. Essi spiegarono: vennero gli invasori e lo profanarono. Quando gli stranieri entrarono nel Santuario i suoi oggetti sacri si trasformarono in oggetti profani, e gli stranieri li potevano acquistare come se non fossero mai appartenuti ad alcuno, quando essi li adoperarono per il loro culto, allora divennero Avodà Zarà e quindi proibiti. Qualcuno ha sostenuto che anche gli oggetti del culto si dovevano fare nuovi o quantomeno si doveva cambiare il loro aspetto e si dovevano riconsacrare indirizzandoli verso il culto (facendo hinuch baavodà) pertanto hanno chiamato quei giorni col nome di Hanukkah.
Altri hanno sostenuto che il nome Hanukkah deriva dal fatto che il Tempio fu rinnovato (hanukat habait hinuch habait) e reso atto al culto perché i Greci avevano reso impuro il Santuario, i suoi atrii e tutti gli oggetti santi che poi gli Asmonei purificarono e fecero di Hanukkah l’inizio della loro educazione al servizio divino, hinuch baavodat habait, come fece Mosè.
Infatti è detto nel Midrash (Shibbolè Halleket): Diceva R. Haninà: il 25 di Kislev fu completata l’opera del Mishkan e da allora ha detto Kadosh Baruch Uh. Io devo pagare; e che cosa ha pagato? La Hanukkah degli Asmonei. Hanno detto: perché è stata posta la Parashà degli Asmonei. Hanno detto: perché è stata posta la Parashà di Beaalotehà vicino alla Hanukkah dei principi, hanukat hanesiim? Perché Levi protestava perché non gli era stato concesso di offrire sacrifici. Gli disse K.B.U.: per loro non c’era che un giorno per ogni principe mentre la tua Hanukkah sarà per otto giorni e per tutte le generazioni.
C’è anche un’altra spiegazione per il nome di Hanukkah. Il Notarikon è 25 – 25 hanu ‘caf’ ‘hei’ che equivale a dire che « si fermarono il 25″ di Kislev. E c’è anche chi spiega che si fermarono dal procedere verso la guerra. E cioè tutto il giorno, perché il 24 non si fermarono se non di sera e allora accesero le luci. C’è chi spiega questa fermata a causa della proibizione di lavorare ed hanno appoggiato a questo l’uso di non lavorare quando le fiammelle sono accese. E c’è chi spiega « si fermarono il 25″ con il fatto che il 25 del mese dovranno cominciare l’accensione dei lumi di Hanukkah oppure che in questo giorno la Shechinà si fermò su Israel. C’è chi ha spiegato che il nome Hanukkah sono le iniziali: H=8 N=Nerot e la regola è secondo Hillel.
Uomini donne, proseliti, servi affrancati sono tutti obbligati ad accendere la Hanukkah. R. Jeoshua ben Levi ha detto: le donne sono obbligate ad accendere la Hanukkah malgrado sia un precetto affermativo che viene a data fissa per cui le donne dovrebbero essere esonerate. Ma esse furono direttamente coinvolte nel miracolo perché i Greci avevano stabilito il jus primae noctis per il loro principe e fu una donna che rese possibile il miracolo perché la figlia di Johanan tagliò la testa del principe e tutti i nemici fuggirono.
Un’altra versione dice invece che la sorella di Giuda Maccabeo si mise un velo durante il matrimonio, Giuda si interessò di lei e da quel momento ebbero la meglio sui Greci. La solidarietà familiare ritrovata ebbe questo effetto.
I servi cananei che non sono affrancati sono esentati dall’obbligo di accendere la Hanukkah, perché la loro regola è come quella delle donne che sono esentate da tutte le mizvot affermative che cadono in tempi determinati; per loro non c’è ragione di applicare quanto è stato stabilito per le donne, che sono state invece obbligate ad accendere la Hanukkah perché ebbero parte nel miracolo.
La donna che accende la Hanukkah fa uscire d’obbligo anche gli uomini dal momento che è obbligata a seguire quella mizwà e la base del miracolo si trova nell’azione di una donna. Fra i Rishonim però c’è chi nega che la regola sia questa.
Il precetto di Hanukkah è molto importante e vi si deve prestare molta attenzione per diffondere la conoscenza del miracolo e per aumentare ancor più le lodi e i ringraziamenti al Signore per i miracoli che ha fatto per noi. Diceva Rav Unà: se un individuo è attento e scrupoloso con il lume di Hanukkah, ornandolo, curandolo per renderlo più bello (dato che è prescritto di fare così, ma non è un obbligo) avrà figli talmidè chahamim perché è scritto: poiché la mizwà è un lume e la Torà è luce attraverso il lume di Hanukkah scende su di lui la luce della Torà.

Chanukah 5771 (2010 1-9 dicembre 2010)

dal sito:

http://www.ritornoallatorah.it/public/index.php?option=com_content&view=article&id=109:hannukkah&catid=45:feste&Itemid=77

Chanukah 5771  (2010 1-9 dicembre 2010)
     
Scritto da romefriend  

Chanukah o Hannukkah, (in ebraico [sccritto in ebraico] hanukkah) è  conosciuta anche con il nome di Festa delle Luci. In ebraico la parola « chanukah » significa « dedica » ed infatti la festa commemora la consacrazione di un nuovo altare nel Tempio di Gerusalemme dopo la vittoria dei Maccabei sull’ellenismo propugnato dai Seleucidi, al regno dei quali apparteneva Eretz Israel nel II secolo a.e.v. . Il dominatore greco riteneva di far scomparire la specificità giudaica proibendo la pratica della Legge, ma una rivolta armata guidata da Mattatia, un anziano sacerdote della famiglia degli Asmonei, di Modin, cittadina a nord-ovest di Gerusalemme, permise – secondo Zc 4,6 – la vittoria dello spirito sulla forza brutale che minaccia Israele nella sua vita religiosa e spirituale.
 La festività dura 8 giorni e la prima sera, chiamata Erev Chanukah, inizia al tramonto del 24 del mese di Kislev. Secondo il procedere del calendario ebraico, quindi, il primo giorno della festa cade il 25 di Kislev. È l’unica festività religiosa ebraica che si svolge a cavallo di due mesi, inizia a Chislev e finisce in Tevet. In particolare se Kislev dura 29 giorni finisce il 3 Tevet, mentre quando Kislev ha 30 giorni finisce il 2 Tevet. È, assieme a Purim, la seconda delle feste minori, ovvero delle feste stabilite dopo il dono della Torah.
La storia di Chanukah non è inclusa nel libro del Tanach, ma appare nel primo e nel secondo libro dei Maccabei. I libri, sebbene non facciano parte della Torah, sono parte del complesso deutercanonico. Questo complesso pur non essendo stato codificato per l’ebraismo come parte del testo sacro, lo divenne per la chiesa cattolica e la chiesa ortodossa.
Intorno al 200 a.e.v., gli ebrei vivevano in terra di Israele, in quel tempo sotto il controllo della dinastia Seleucida stabilitasi in Siria. Il popolo ebraico pagava le tasse alla Siria e ne accettava l’autorità legale e per lungo tempo fu libero di seguire la propria fede, di mantenere i propri lavori e di prendere parte ai commerci. Nel 180 a.e.v. Antioco IV Epifane ascese al trono succedendo al fratello Seleuco IV, che morì assassinato. Sotto il suo regno, gli ebrei vennero gradualmente forzati a violare i precetti della propria fede. I templi vennero profanati, spogliati delle loro ricchezze, ed utilizzati come templi pagani per le cerimonie ellenizzanti che Antioco fece organizzare in tutto il suo impero. La forzatura alla trasgressione dei precetti, le profanazioni e la pretesa di ellenizzare la cultura dell’intero impero portò alla rivolta di una parte della popolazione ebraica. Nel 167 a.e.v., in particolare, Antioco consacrò a Zeus un altare costruito nel Tempio di Gerusalemme. Mattatia, un Cohen, insieme ai suoi cinque figli Giovanni, Simone, Giuda, Elazar e Gionata, guidò la ribellione contro Antioco. Giuda divenne noto come Giuda Maccabeo (in ebraico significa Giuda il martello). Nel 166 a.C. Mattatia muore lasciando la guida al figlio Giuda. Nel 165 a.C. la rivolta ebraica contro la monarchia seleucida giunse a successo. Il Tempio di Gerusalemme venne riconquistato e riconsacrato.
La festa di Chanukah venne istituita proprio da Giuda Maccabeo e dai suoi fratelli per celebrare questo evento (Maccabei I, 4;59). Dopo la riconquista di Gerusalemme e del Tempio, Giuda ordinò che il Tempio fosse ripulito, fosse costruito un nuovo tempio e che le luci del Candelabro venissero riaccese, venne ripristinata l’Arca santa. Quando la luce venne riaccesa sul Candelabro, la riconsacrazione dell’altare venne celebrata per otto giorni con sacrifici e canti (Maccabei I 4;36). Un certo numero di storici ritiene che il motivo per gli 8 giorni di durata della festa sia da riferirsi ad un tardivo festeggiamento dei Sukkot. Durante la guerra gli ebrei non furono in condizioni di celebrare Sukkot come prescritto. Anche Sukkot dura otto giorni ed è una festività nella quale l’uso delle luci ha un ruolo preminente durante l’era del Secondo Tempio. Le luci venivano accese anche nelle abitazioni e da qui la festa viene spesso indicata con il nome Festa delle Luci.
Il miracolo di Chanukah è narrato nel Talmud, ma non nel libro dei Maccabei. La festa celebra la sconfitta, per mano di Giuda Maccabeo, dei Seleucidi e la successiva riconsacrazione del Tempio. La festività, durante gli otto giorni, è caratterizzata dall’accensione dei lumi di un particolare Candelabro ad otto braccia chiamato Chanukiah. La ricostruzione riportata nel Talmud, racconta che dopo la riconquista del Tempio, i Maccabei lo spogliarono di tutte le statue pagane e lo sistemarono secondo gli usi ebraici. Scoprirono, inoltre, che la gran parte degli oggetti rituali erano stati profanati. Secondo il rituale, per riconsacrare il tempio, doveva essere bruciato per otto giorni, in una Menorah dell’olio di oliva purificato. Nel tempio però trovarono olio sufficiente solamente per una giornata. Lo accesero comunque mentre si apprestavano a purificarne dell’altro. Miracolosamente, quel poco olio continuò a illuminare il tempio per tutto il tempo necessario a spremere l’olio ed a purificarlo: otto giorni. Per questo motivo si accende ogni giorno della festa una candela in più rispetto al giorno precedente. Nel Talmud sono presentate due consuetudini. Una indica come nel primo giorno si accendano tutte le otto luci della Chanukiah ed ogni giorno se ne spenga una. L’altra, al contrario, prescrive di accendere solo la prima candela nel primo giorno ed aumentare di una candela ogni giorno successivo. I seguaci di Shammai seguono il primo uso, quelli di Hillel il secondo (Talmud, trattato dello Shabbath 21b). Giuseppe ritenne che le luci fossero simbolo della libertà ottenuta dal popolo ebraico nei giorni che Chanukah commemora.
Prima del XX secolo questa veniva considerata una festa minore. Con la crescente popolarità del natale cristiano come maggiore festività del mondo occidentale e l’istituzione dello Stato di Israele, Chanukah cominciò a rappresentare sia una celebrazione della volontà di sopravvivere del popolo ebraico, sia una festività durante cui fare regali che rappresentasse un sostituto ebraico del natale cristiano. Al giorno d’oggi, la prima sera dei chanukah, c’è l’uso promosso dal movimento Chabad, presso alcune comunità italiane, di celebrare l’accensione della prima candela in maniera pubblica. Numerose persone si ritrovano in una piazza centrale della città dove è stata installata una grande channukia. Il presidente della comunità o il rabbino capo, tengono un breve discorso, recitano la beracha (benedizione) sulle candele e inaugurano la festa. I presenti solitamente intonano inni gioiosi ed eseguono tipici balli ebraici. Dolce tipico della festa è una sorta di bombolone chiamato sufgagnà che, essendo fritto nell’olio, vuole ricordare l’olio consacrato che tenne in vita la luce del tempio. 

Publié dans:EBRAISMO, EBRAISMO: LE FESTIVITÀ |on 3 décembre, 2010 |Pas de commentaires »

ROSH AHSHANÀ – CAPODANNO EBRAICO 9-10 SETTEMBRE 2010

ROSH AHSHANÀ - CAPODANNO EBRAICO 9-10 SETTEMBRE 2010 dans EBRAISMO: LE FESTIVITÀ shofar1280

Festività ebraiche : Rosh Hashanà – capodanno (9-10 settembre 2010)

dal sito:

http://www.nostreradici.it/notizie9-010.asp

Festività ebraiche

Rosh Hashanà   – capodanno  

 9-10 settembre 1° e 2° giorno g. di Tishri, Capodanno 5771.

Rosh… la memoria della conclusione della creazione del mondo: il venerdì della creazione compiuta nella dimensione materiale (manca il sabato). Facendo memoria della creazione dell’uomo, si contempla il vero inizio del tempo nella sua percezione umana, cioè il momento « zero » dell’esistenza dell’uomo nella realtà.

Per noi che vogliamo vivere questo ricordo significa « tornare in una situazione nella quale il peccato non c’è ». In realtà noi siamo esseri fortemente temporali; è una valenza positiva, ma ci condiziona il fatto che è difficile scardinare l’oggi: « sono così perché ieri ero così ». Invece questo tornare al momento 0 rompe il legame del nesso logico di causa-effetto; il che impedisce che diventiamo il prodotto di un determinismo spaventoso che ci fa rimanere schiavi di ciò che siamo stati e rende vana la redenzione.

Il procedimento non è semplice e non esauribile in toto in un solo momento; ma esso dura tutta la vita e fa sì che il passato, pur restando presente, cambi di segno.

Questo nome della festa dipende da vari motivi. Innanzi tutto, è il momento dell’anno in cui D-o inizia a giudicare l’uomo per le proprie azioni, come afferma il Talmùd Babilonese: Nel capodanno ogni uomo passa davanti a D-o come gli animali del gregge davanti a un pastore. Ossia, così come un pastore fa sfilare le sue pecore una per una davanti a sé per farle entrare nell’ovile, così D-o, guardando il destino di ogni uomo, fa passare davanti a Sé le azioni compiute da ogni persona. In questo modo Egli può giudicare l’operato di ogni persona per sapere in quale libro scrivere il suo nome. Disse, infatti, rabbi Kruspedaì a nome di rabbi Yochanàn:

Tre libri sono aperti davanti a D-o nel giorno di Rosh Hashanà: uno per i giusti (Tzaddìkim) completi, uno per i malvagi (Reshaìm) completi e uno per quelli che stanno a metà strada, che non sono, cioè, né totalmente giusti, né totalmente malvagi (Benonìm). I giusti vengono iscritti immediatamente nel libro della vita, mentre i malvagi vengono iscritti immediatamente nel libro della morte. Per coloro, invece, che sono Benonim D-o attende a dare il giudizio fino al giorno di Yom Kippùr e se avranno fatto teshuvà (penitenza) nei giorni che vanno da Rosh Hashanà a Yom Kippùr, allora verranno iscritti nel libro della vita; altrimenti verranno iscritti nel libro della morte.

Il giudizio implica il peso delle azioni umane, che vale sia per il singolo che per la collettività e, in definitiva, per l’intera umanità. Giudizio rigoroso, che si dipana nei giorni successivi della teshuva.

Ciascuno, cambiando il peso delle proprie azioni, può cambiare il mondo.

Norme rabbiniche precise per la celebrazione di Rosh Hashanà prescrivono il suono dello shofar (corno di ariete) che non a caso ricorre anche a Kippur. L’ariete ricorda la legatura di Isacco. (cfr. approfondimenti in Yom teruà)

Vi riconosciamo l’aspetto collettivo di chiamare alla riunione e invitare al pentimento tutta la comunità ed ogni persona.

Ma lo shofar è anche una citazione della creazione: il primo vero shofar è Adamo (quando Dio gli ha inalato la ruah), il primo che suona lo shofar è D-o. Vi leggiamo la riproposizione delle modalità di rapporto tra materia e spirito. Noi prendiamo da dentro il fiato da insufflare, Dio lo prende da sé. Lo shofar ricorda l’impasto costitutivo dell’essere dell’uomo.

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