PREGHIERA COME LOTTA CON DIO – DEL RABBINO STUART DAUERMAN, PHD
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PREGHIERA COME LOTTA CON DIO
DEL RABBINO STUART DAUERMAN, PHD
(l’italiano risulta un po’ strano forse è una traduzione)
Nel Libro della Genesi, leggiamo del Patriarca Giacobbe che sta per incontrare di nuovo suo fratello Esaù per la prima volta dopo 20 anni. L’ultima volta che si videro, Esaù era fuori per uccidere Giacobbe, perché percepiva che Giacobbe lo aveva imbrogliato sulla sua eredità. In realtà però, Esaù aveva fatto alcuni stupidi errori, che hanno avuto come risultato la sua perdita di quel diritto di nascita. Ma ora Giacobbe ha udito che Esaù sta uscendo per incontrarlo con 400 uomini armati. Giacobbe è spaventato. Ed ecco che cosa è successo.
25 – Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora. 26 – Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all’articolazione del femore e l’articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. 27 – Quello disse: “Lasciami andare, perché è spuntata l’aurora”. Giacobbe rispose: “Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!”. 28 – Gli domandò: “Come ti chiami?”. Rispose: “Giacobbe”. 29 – Riprese: “Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!”. 30 – Giacobbe allora gli chiese: “Svelami il tuo nome”. Gli rispose: “Perchè mi chiedi il nome?”. E qui lo benedisse. 31 – Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuèl: “Davvero – disse – ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva”. ( Gen 32 ) Quali sono le lezioni che possiamo trarre da questa storia per la nostra vita? 1) Dio vuole lottare con noi in incontro intimo. 2) Possiamo incontrare Dio intimamente – la carne mortale può toccare il Regno Eterno. In altre parole, Dio è veramente conoscibile. 3) Dio prende sempre l’iniziativa in questi incontri avanzamento. Tuttavia, ci vogliono due persone per lottare. Senza la nostra risposta costante e incondizionata, tale incontro rimane niente più che una esperienza superficiale transitoria, un contatto fortuito con il trascendente nel mezzo della oscurità. Mera pelle d’oca invece di gloria. Per quasi tutti noi, queste occasioni di stretto incontro con Dio vengono in mezzo alla crisi e alla sofferenza di qualche genere. Non tutti i tempi di sofferenza diventano incontri con Dio, ma la maggior parte degli incontri con Dio vengono nel contesto di crisi e di sofferenza. Perchè questo? Penso che la ragione principale è che è quando siamo alle prese con un bel problema, quando ci sentiamo minacciati o impauriti o distrutti, quando siamo profondamente e totalmente tormentati da un senso di necessità, è allora e solo allora che siamo pronti finalmente a prestare a Dio la nostra assoluta attenzione. Egli ha promesso che lo avremmo cercato e trovato, quando lo avremmo cercato con tutto il nostro cuore. Di solito è solo quando siamo in profonda crisi o sofferenza che lo cerchiamo in questo modo. La maggior parte del tempo, la miglior cosa che facciamo con lui è o pagargli il servizio delle labbra o trattarlo come un vantaggio o aggiungere alle nostre vite già indaffarate. Non dovremmo farci delle illusioni qui: pochissimi di noi vivono e agiscono come se la nostra relazione con Dio fosse priorità alta – molto meno la nostra priorità più alta. E per questa ragione, la maggior parte di noi hanno, nella migliore delle ipotesi, una conoscenza superficiale di Dio. Tutto quello, che la maggior parte di noi ha, è informazione e pelle d’oca – ma niente di più. Queste crisi, in cui Dio finalmente ha la nostra attenzione ed in cui noi finalmente decidiamo di lottare e di sforzarsi di impegnarci con il Santo, sono spesso vecchi temi ricorrenti, che ritornano ad ossessionarci ripetutamente. Tale fu il caso di Paolo, la cui crisi – la sua spina nella carne – fu un problema persistente e ricorrente, che lo tormentò e lo turbò. Lo spinse a cercare il Si-ore, a supplicarlo tre volte durante tre stagioni differenti di preghiera. Voi avete l’impressione che questi non erano tipi di preghiera, in cui fate a testa e croce in aria, mentre state fuggendo in qualche altro luogo. No, questi erano tempi di preghiera congiunta, che lotta, che combatte. Di fatto, Paolo parla di lottare in preghiera in Colossesi 4, 12, dove scrive del suo collega Epafra: “non smette di lottare per voi nelle sue preghiere, perché siate saldi, perfetti e aderenti a tutti i voleri di Dio.” Per Epafra, lottare in preghiera era un’abitudine di vita. E potete essere sicuri che questo uomo realmente conosceva Dio in modo profondo. Per quel che riguarda Paolo, anche se non aveva sollievo dalla sua spina nella carne, fece esperienza di un avanzamento nella sua relazione con Dio. Dio gli disse – e Paolo lo udì fino al midollo delle ossa – “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza.” ( 2 Corinzi 12, 9 ). Come risultato, la vita di Paolo fu trasformata nella sua relazione con la sua spina nella carne – qualunque essa fosse. Ciò che, in precedenza, era stata una preoccupazione irritante divenne una occasione per la lode. Guardate come la sua relazione con la sua afflizione fu trasformata: “Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Dio. Perciò mi compiaccio delle mie debolezze…nelle difficoltà. Infatti quando sono debole, è allora che sono forte.” ( 2 Corinzi 12, 8-10 ). Egli ora “si vanta” e “si compiace” delle sue debolezze, che precedentemente lo hanno fatto gridare a Dio per la salvezza. Combattendo nella oscurità, come Giacobbe nella nostra storia, Paolo ha lottato con Dio nella preghiera e Dio ha trasformato la sua vita. E lo stesso potrebbe accadere a ciascuno di noi, cioè se veramente vogliamo trasformazione piuttosto che solo pelle d’oca e dati. Paolo caratterizza le sue stagioni di preghiera come volte in cui egli “ha pregato il Signore che l’allontanasse da me.” Le nostre arene di sofferenza o luoghi oscuri, i nostri tempi di crisi dovrebbero, come nel caso di Paolo e di nostro padre Giacobbe, portare anche noi a cercare Dio con fervore e profondamente - supplicarlo. Sapete qualcosa sul supplicare Dio per la vostra vita? La maggior parte delle persone non lo fa mai realmente e certamente non lo fa come una abitudine di vita. Quale è il risultato? Il risultato è che la maggior parte delle persone ha “esperienze spirituali”, contatti con il numinoso, ma non incontri profondi con il Santo e certamente non sa nulla di relazione trasformazionale che Dio desidera profondamente per tutti noi. E questo è importante: Dio lo desidera profondamente per noi: ma noi siamo troppo occupati o inconsapevoli , così non succede niente. Invece di gloria, il meglio che abbiamo è un cumulo crescente di dati religiosi e di ricordi di pelle d’oca. Quindi per oggi la lezione è questa: Dio ci invita a lottare con lui. Lottare è un lavoro duro, ma le ricompense sono grandi. Tu sei a favore?