Archive pour la catégorie 'DIOCESI (DALLE)'

Preghiera a San Paolo (Diocesi)

dal sito:

http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/PagineDiocesi/index.jsp?idPagina=23721

PREGHIERA A S. PAOLO APOSTOLO

nel bimillenario della sua nascita

San Paolo, apostolo delle genti,
testimone della carità
chiamato dal Risorto sulla via di Damasco
ottienici dalla Santissima Trinità
il coraggio di annunciare il Vangelo.
Ad imitazione delle Chiese da te evangelizzate:
Corinto, Galazia, Efeso, Filippi,
Colossi, Tessalonica, Roma
vogliamo essere anche noi
sul nostro territorio diocesano Chiesa missionaria,
casa di speranza aperta a tutti;
Chiesa che diffonde
il buon profumo di Cristo;
Chiesa dal volto più bello e amorevole.
San Paolo, innamorato di Cristo e della Chiesa,
tienici uniti perché il Mistero
generi in noi l’Amore.
Docili all’azione dello Spirito Santo,
vogliamo anche noi poter dire con te:
“sono stato crocifisso con Cristo
e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me.
Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede
del Figlio di Dio, che mi ha amato
e ha dato se stesso per me” (Gal 2, 20).
San Paolo apostolo, prega per noi.
Giovan Battista Pichierri arcivescovo
Con indulgenza parziale a chi la recita con fede.

Parrocchia San Biagio, Catanzaro – Tracce di riflessione su San Paolo

dal sito:

http://www.duomocatanzaro.org/lettere_pastorali/duomo_settembre_2008.pdf

PARROCCHIA DELLA CATTEDRALE
PARROCCHIA DI S. BIAGIO
CATANZARO

TRACCE DI RIFLESSIONE SU SAN PAOLO

Alla Comunità parrocchiale

Carissimi,
nell’anno che la Chiesa dedica all’apostolo Paolo ho pensato di attingere dalla sua vita alcune tracce di riflessione per la vita personale e della Comunità. Vi parlo però non come maestro, ma come fratello nella fede e per il ministero come padre.

«Se c’è pertanto qualche consolazione in Cristo,
se c’è conforto derivante dalla carità,
se c’è qualche comunanza di spirito,
se ci sono sentimenti di amore e di compassione,

rendete piena la mia gioia

con l’unione dei vostri spiriti,
con la stessa carità,
con i medesimi sentimenti.
Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria,
ma ciascuno di voi, con tutta umiltà,
consideri gli altri superiori a se stesso,
senza cercare il proprio interesse,
ma anche quello degli altri.» (Fil 2,1-4)

Questa lettera fu scritta da Paolo alla prima comunità cristiana d’Europa che aveva fondato a Filippi, in Macedonia. Paolo scriveva loro “vi amo teneramente nel cuore di Cristo” (Fil. 1,8). L’apostolo Paolo è un uomo ipersensibile, ha un amore grande per Gesù; l’incontro con Cristo ha aperto orizzonti nuovi e inattesi che hanno fatto impallidire tutta le cose di prima «dimentico del passato e proteso verso il futuro corro verso la meta» (Fil. 3,13). Una corsa che non è giunta al traguardo, da buon corridore Paolo non guarda indietro, ma è tutto proteso in avanti aperto al nuovo, convinto che solo un vero incontro con il Cristo è capace di rinnovare l’esistente, di questo scrive alla comunità di Filippi; in quanto Parola di Dio essa parla anche a noi. Paolo – prigioniero, afferrato da Cristo -chiede l’unità; se amano “il padre” della comunità devono spendere tutte le energie nel vivere in unità gli uni con gli altri, non avendo che una sola anima, un solo cuore e un solo spirito, senza lasciarsi prendere dalla vanagloria, che fa si che ognuno si metta al primo posto; non devono esserci dispute o mormorazioni, devono cercare sempre gli interessi degli altri piuttosto che i propri, devono considerare gli altri migliori di loro stessi e questo rende piena la gioia dell’Apostolo e della Comunità. Nel nostro mondo, tutto quanto tende a rompere la comunione e questo non solo nella Chiesa, ma anche nel vivere quotidiano. Il nostro mondo è spezzato in ciò che è di più profondamente umano, la capacità di relazioni permanenti e fedeli nelle quali la comunione diventa il luogo, lo stile permanente del vivere, dove non ci si trova semplicemente per collaborare o fare qualcosa insieme, ma per celebrare l’unità, l’amore, l’appartenenza, l’amicizia: è in questo continuo giocarsi nelle relazioni che si costruisce un mondo nuovo. Tutto inizia da quando un io e un tu si accolgono e diventano un noi. Tutta la persona ha un suo linguaggio che ne rivela l’interiorità: il linguaggio del volto, dello sguardo, della voce, delle mani, tutto dovrebbe dire “Tu sei importante per me”; chi tutto riceve da Dio ha assunto con gli altri un enorme debito di gratitudine che non si riesce mai ad assolvere, che anzi si aggrava per i continui peccati di egoismo: si nota anche in mezzo a noi la tentazione di un riflusso al “privato” ad un “ciao” stanco; ad un sorriso forzato che ne nasconde quella carica di umanità che ci ha sempre contraddistinto. Creando relazioni vere si costruisce un sereno ambiente: senza amore la vita intristisce e muore come una pianta senza acqua e senza sole; corriamo il rischio di preferire di starcene tranquilli, da soli o con pochi amici, nel grigiore della mediocrità, senza sprigionare dal nostro essere tutte quelle potenzialità che ci sono state date per vivere e crescere nella vera vita, quella dello Spirito, costruendo una comunità cristiana e civile che sa coltivare i valori dell’amore e della comunione facendosi riconoscere per “discepoli del Signore”.
Chi si “dona” permette a Cristo di mostrarsi vivo e alla Chiesa–parrocchia, di vivere nella casa e negli ambienti di vita, amando con i fatti, non lasciando andare sciupata neanche una briciola dell’esistenza, non permettendo che neanche un istante trascorra invano… tutto riconosciuto come dono offerto per i fratelli! “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (At 20,35). Ma chi è l’altro? Con chi devo relazionarmi? Sono i membri della tua famiglia, il datore di lavoro, gli amici, i membri della comunità con le loro diversità e i loro limiti: ad es. il fratello che ci contrasta o che ci irrita per il suo troppo zelo, che ci infastidisce per la sua voglia di mettersi in mostra. Solo quando “amo” quando mi relaziono con gli altri che “vivo” un’esistenza vera e gli altri esistono davanti a me, prendono consistenza, rilievo e importanza: altrimenti resto povero, scialbo, come ombra cui non si attribuisce importanza. La lettera di Paolo è stata definita la “lettera della tenerezza”, se ci guardiamo con serenità, scopriamo che c’è dentro di noi una parte legata all’amore e alla tenerezza che non riesce a venire fuori, forse perché ferita… La Chiesa e la Comunità, in forza dello Spirito, sono il luogo dei passaggi verso l’amore, sono il luogo dove le relazioni grazie a questa Presenza, possono guarire; questi passaggi dall’egoismo all’amore e all’unità, dalla paura dell’altro alla fiducia, il passaggio dalla vanagloria alla gloria di Dio, non sono facili, ma in Comunità si viene come ad una scuola d’amore, per essere spogliati dall’uomo vecchio e rivestire l’uomo nuovo… per avere gli stessi sentimenti di Cristo e gustare la vera gioia; ad imitazione di Paolo da cui traspare amicizia, affetto, gioia, un animo completamente nuovo riempito dall’amore di Cristo. Solo l’avvenimento, l’incontro forte con Cristo è la chiave per capire cosa è successo nel cuore di Paolo, quell’incontro a Damasco gli ha permesso di relazionarsi in maniera nuova con il mondo, la gente: tutti porta nel cuore, tutti chiama per nome, è capace di “farsi tutto a tutti”. Gesù non si mostra a noi luminoso come ha fatto con Paolo, non ci fa cadere da cavallo, ma anche noi possiamo incontrare Cristo nella lettura della Bibbia, nella preghiera, nella vita liturgica della Chiesa, nel servizio ai fratelli, nella pastorale ordinaria, nei gruppi, nella catechesi, nelle comunità famigliari di evangelizzazione. Solo in questa relazione personale con il Cristo diventiamo uomini e donne nuove che dicono: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Lo facciamo con la consapevolezza che è Cristo il vero “tesoro” per il quale vale la pena di sacrificare tutto; Lui è l’amico che non ci abbandona perché conosce le attese più profonde del nostro cuore… per soddisfare la sete di vita e di amore che abita in ogni essere umano» (Angelus del 24/08/2008).
Mentre vi affido alla Vergine Maria, rendete piena la mia gioia! Con affetto paterno tutti benedico.

sac. Francesco Isabello, parroco

Catanzaro, 8 settembre 2008
Natività della Beata Vergine Maria

Publié dans:DIOCESI (DALLE) |on 22 février, 2009 |Pas de commentaires »

Basilica di Sant’Elena imperatrice – Diocesi di Cagliari – 16 aprile 2006 – Domenica di Resurrezione

BASILICA SANT’ELENA IMPERATRICE – DIOCESI DI CAGLIARI – 

http://www.parrocchiasantelena.com/index2.php?option=com_content&do_pdf=1&id=119

DOMENICA 16 APRILE  2006 – RISURREZIONE DEL SIGNORE

letture del giorno di Pasqua 16 aprile 2006:

http://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20060416.shtml

Alleluja, il Signore è Risorto

Ultimo aggiornamento domenica 01 aprile 2007

1. La fede nella resurrezione del Signore è il tema fondamentale di questo giorno. « Questo è il giorno di Cristo Signore » canta il salmo 117. È la domenica per eccellenza. È il giorno in cui vincendo la morte si espresse il suo potere sovrano e che, perciò, è motivo di diletto e gioia per tutti i cristiani. Nel suo discorso, Pietro proclama che gli è stato affidato l´incarico di annunciare e predicare la Resurrezione di Cristo. Gli apostoli sono i testimoni che hanno visto il Risorto, hanno mangiato e bevuto con lui. Essi hanno ricevuto l´incarico di predicare che Cristo risorto è stato costituito giudice dei vivi e dei morti (prima lettura). San Paolo sottolinea, in modo speciale, che la resurrezione del Signore instaura una nuova vita nel battezzato. Il cristiano è colui che è morto con Cristo ed è risorto con lui ad una nuova vita. La fede nella Resurrezione è per san Paolo la roccia salda, il luogo su cui si fonda tutto il suo dinamismo apostolico (seconda lettura). Il vangelo ci mostra Pietro e Giovanni che, entrando nel sepolcro, « vedono e credono ». Il sepolcro vuoto è per loro l´inizio di una meditazione che li conduce alla fede in Cristo risorto. Cristo è risorto. « La Risurrezione di Gesù è la verità culminante della nostra fede in Cristo » ci dice il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC 683). La comunità cristiana dei primi tempi visse questa verità quale centro della sua esistenza: tutte le certezze, la carità palese a tutti, la serenità davanti al martirio, l´amore per l´Eucaristia… Tutto faceva riferimento in ultima analisi al mistero pasquale di Cristo, alla sua morte e alla sua resurrezione. « Se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede » (1Cor 15,17), commenta san Paolo. Come le prime comunità cristiane vivevano della fede nella resurrezione del Signore, così pure i cristiani di oggi sono chiamati a vivere più a fondo il mistero della Resurrezione nelle loro vite. « Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù » (Col 3,1). Per il credente la resurrezione è il dato culminante della sua fede in Cristo; nella resurrezione sono confermate tutte le promesse dell´Antico Testamento. Il Signore è stato fedele al suo amore e si è donato senza limiti, con sovrabbondanza. Nella Resurrezione viene confermata la divinità del Signore: vero Dio e vero uomo. La resurrezione ci insegna la vera intimità riguardo a Dio (Dio è amore) e riguardo alla salvezza umana. Cristo nel suo mistero pasquale porta a pienezza la rivelazione di Dio. Autorivelazione definitiva di Dio. Perciò, « è contraria alla fede della Chiesa la tesi circa il carattere limitato, incompleto e imperfetto della rivelazione di Gesù Cristo, che sarebbe complementare a quella presente nelle altre religioni » (cfr Dominus Iesus, n.6). Conviene mettere in rilievo il carattere universale e salvifico della morte e resurrezione del Signore. Cristo morì per tutti, per perdonare a ciascuno i suoi peccati. Perché Dio vuole che tutti gli uomini si salvino.

2. Il cristiano è chiamato a « resuscitare insieme » a Cristo e a « cercare le cose di lassù ». Egli è una creatura nuova, l´antico è finito, il nuovo è cominciato, e la sua vita è nascosta con Cristo in Dio. È molto lontana dalla nostra vita quotidiana questa verità fondamentale? A volte potrebbe sembrare una verità troppo bella per essere vera, un sogno, un ideale irraggiungibile. Potrebbe sembrare che il peccato e la morte siano più forti e condannino l´uomo ad una vita di oscurità. Tuttavia, quando consideriamo con maggior attenzione il problema, ci rendiamo conto che il potere e l´amore di Dio sono più forti del peccato. « L´amore è più forte » e Dio suscita nel cuore degli uomini desideri di conversione, di bene, di trasformazione, e con la sua provvidenza divina li guida su vie di salvezza. Credere vivamente nella resurrezione del Signore per vivere una vita nuova piena di speranza, di forza, di amore. Resuscitare con Cristo sarà non vivere più nel peccato; sarà partecipare con Cristo al mistero della croce e alla salvezza degli uomini; sarà vivere questa vita come pellegrini verso il possesso eterno di Dio. Le donne sono le prime incaricate di annunciare la resurrezione. «  »Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato » (Lc 24,5-6). Queste parole di due uomini « in vesti sfolgoranti » riaccendono la fiducia nelle donne accorse al sepolcro, sul far del mattino. Avevano vissuto gli eventi tragici culminati nella crocifissione di Cristo sul Calvario; avevano sperimentato la tristezza e lo smarrimento. Non avevano abbandonato, però, nell´ora della prova il loro Signore. Vanno di nascosto nel luogo dove Gesù era stato sepolto per rivederlo ancora e abbracciarlo l´ultima volta. Le spinge l´amore; quello stesso amore che le aveva portate a seguirlo per le strade della Galilea e della Giudea sino al Calvario. Donne fortunate! Non sapevano ancora che quella era l´alba del giorno più importante della storia. Non potevano sapere che loro, proprio loro, sarebbero state le prime testimoni della risurrezione di Gesù » (cf Giovanni Paolo II, Omelia della Veglia di Pasqua, 14 aprile 2001).

Il vangelo ci dice che sono state le donne le prime messaggere della resurrezione del Signore, perfino prima degli apostoli. Grazie alla sua femminilità, la donna ha una particolare sensibilità religiosa e umana. Comprende più rapidamente e intuitivamente le verità religiose e le verità umane. È spontaneamente incline al valore religioso, alla protezione della vita umana, alla cura dei più deboli. Alla donna è stato dato l´incarico di annunciare il trionfo definitivo di Cristo sulla morte. La donna sperimenta, come racconta il vangelo, una particolare forza di spirito perché comprende che le è stato affidato in qualche modo il bene degli uomini. Nel mondo post-moderno in cui dobbiamo vivere, caratterizzato da un forte relativismo e dalla perdita della fede, la donna cristiana è chiamata ad essere nuovamente messaggera privilegiata delle verità cristiane. Sarà lei in casa a irradiare amore e comprensione, e sarà lei a educare la famiglia ai valori soprannaturali. Possiamo dire che dalla donna dipende in larga misura la fede del focolare domestico, perché lei la trasmette non solo con le sue parole, ma anche attraverso la sua vita, i suoi atteggiamenti, la sua capacità di soffrire, di perdonare. Nell´intimo della casa, o nel seno di una comunità religiosa, o nella società, o nella vita pubblica, o negli ospedali, o nella scuola… è la donna che rende presenti i valori trascendenti e, quel che è più importante, è lei che rivela Dio come amore, che mostra Cristo risorto e che conduce a Lui. La donna è maestra di fede. La donna è il sole della famiglia e della società. La speranza cristiana. La solennità della resurrezione del Signore apre all´uomo una nuova speranza. Il potere della morte e del peccato sono stati vinti dalla forza dell´amore, dalla resurrezione del Signore. Ora l´uomo può sperare, nonostante ogni apparenza di fallimento. Ora l´uomo può guardare con fiducia al futuro, nonostante i molteplici pericoli che lo insidiano in questa vita. Ora l´uomo può intraprendere il cammino della vita lottando con amore e con coraggio per la verità, sapendo che non resterà deluso. Chi si sente preda dello scoraggiamento, venga a contemplare il mistero della redenzione; chi si sente quasi disperato davanti all´inganno del male, non vacilli: Cristo è risorto! Chi si sente prigioniero dalla depressione, del decadimento fisico, psichico o morale, sappia che la morte è stata vinta e che l´uomo ora scorge il volto amoroso di Dio. Quale amore ha avuto Dio per noi, da inviare suo Figlio perché morisse e resuscitasse e ci aprisse così le porte del paradiso. Sì, tutti i cuori ritrovino oggi la propria fiducia: Cristo è risorto!

Publié dans:DIOCESI (DALLE) |on 2 novembre, 2008 |Pas de commentaires »
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