Archive pour la catégorie 'Chiesa Cattolica Maronita'

CRISTIANI «COPTI» E «MARONITI»: COSA INDICANO QUESTE DENOMINAZIONI?

http://www.novena.it/il_teologo_risponde/teologo_risponde_98.htm

CRISTIANI «COPTI» E «MARONITI»: COSA INDICANO QUESTE DENOMINAZIONI?

Sentiamo parlare, talvolta anche in circostanze drammatiche e dolorose, di Cristiani Copti e di Cristiani Maroniti. Credo che sarebbe opportuno avere una spiegazione in merito a queste denominazioni ed a ciò che rappresentano nel mondo cristiano.

Gian Gabriele Benedetti

Risponde don Grzegorz Sierzputowski, docente di ecumenismo

La chiesa in Egitto, fondata, secondo la tradizione, dall’evangelista Marco, emerge alla piena luce della storia verso la fine del II secolo con le figure di Panteno, Clemente, Origene. La forza della tradizione letteraria-teologica fa rivestire ai vescovi di Alessandria un ruolo importante nella vita della grande chiesa del IV e del V sec. Quest’affermazione vale innanzi tutto per Atanasio, il cui lungo ministero (328-373) e la cui lotta senza tregua contro l’arianesimo l’hanno confermato come strenuo difensore della fede ortodossa di Nicea.
Il concilio di Calcedonia (451) si è dimostrato l’evento decisivo nei rapporti della chiesa in Egitto con altre chiese. Dal punto di vista dei difensori di Calcedonia, la teologia alessandrina-egiziana era monofisita, cioè non distingueva, anzi confondeva, le due nature di Cristo, divina e umana, e riconosceva solamente un’unica natura (mia physis) di Gesù Cristo. Per i latini si trattava di eresia. Nel corso del secolo successivo a Calcedonia, furono intrapresi sforzi da parte degli imperatori, per conservare l’unità della chiesa e reprimere i tentativi autonomistici dei cristiani d’Egitto. Il dissenso raggiunse il punto di non ritorno intorno all’anno 536: il patriarca Teodosio I (536 – 566) dopo il rifiuto della definizione di fede del concilio di Calcedonia fu condannato, dall’imperatore Giustiniano, all’esilio durato trent’anni.
La chiesa egiziana non riconosceva la validità dei sacramenti amministrati dai «calcedoniani», considerati eretici, e rifiutava le ordinazioni amministrate dal patriarca imposto da Costantinopoli. Tale situazione causò il graduale svuotamento della gerarchia non calcedoniana in Egitto e la successiva crisi condusse all’istituzione di una gerarchia separata, nata dall’attività missionaria di Giacomo Baradai, vescovo di Edessa, ordinato dal patriarca Teodosio. Baradai visitò ampie zone del Medio Oriente consacrando, secondo la tradizione, circa trenta vescovi e ordinando migliaia di preti. Istituì quindi, una gerarchia monofisita, che faceva da controparte a quella ortodossa già esistente. La chiesa orientale ortodossa (non calcedoniana), a partire dalla grande missione di Giacomo Baradai, ha portato il nome di «chiesa giacobita» fino ai tempi recenti.
La conquista dell’Egitto da parte degli arabi (641-642) segnò la fine degli sforzi bizantini di mantenere l’unità della chiesa e aprì una nuova epoca. Rimarrà attraverso i secoli, fino a oggi, il patriarca copto (dal vocabolo arabo qibt, qobt, risalente al greco Ai[gýpt]ios – «egizio»), non calcedoniano e il patriarca melchita (voce araba, dall’aramaico malakijjah, che indica «i cristiani dell’imperatore»), greco ortodosso.
Una caratteristica peculiare della chiesa egiziana è il movimento monastico, sia nella forma dell’eremitaggio, padre del quale è sant’Antonio Abate, sia in quella cenobitica con Pacomio. Già prima della metà del IV sec. parecchie migliaia di persone, uomini e donne, avevano cominciato a condurre la vita monastica, attirando molti da altre parti dell’impero romano, per avere un’esperienza di questa nuova forma di vita cristiana. La lingua liturgica della chiesa egiziana era all’inizio il greco e si continuò a utilizzare questa lingua nella liturgia per molti anni, almeno in parte, anche dopo l’invasione araba. La lingua copta fu introdotta nella liturgia a partire dal VII sec.
Attualmente la chiesa copta ortodossa in Egitto conta circa otto milioni di fedeli ed è la comunità cristiana più grande del Medio Oriente.

La chiesa maronita invece è una delle germinazioni della chiesa antiochena sorta come entità religiosa attorno all’antico monastero di Beth Maron, presso la tomba-santuario dell’eremita san Marone (350-433). È una chiesa di tradizione calcedonese, possiede un proprio patriarca «di Antiochia e di tutto l’Oriente» con una successione che dagli inizi del secolo VIII prosegue ininterrotta fino ai nostri giorni. La chiesa maronita ha conservato nei secoli un carattere autonomo anche durante l’epoca musulmana, con l’uso della liturgia propria e il clero sposato, oltre a rapporti amichevoli con Roma. Una forte tradizione tra i maroniti afferma che, in realtà, la loro chiesa non ruppe mai la comunione con la Santa Sede. La liturgia maronita è di origine siro-occidentale, ma fu influenzata dalla tradizione siro-orientale e quella latina. È celebrata prevalentemente in arabo.
Con le 10 diocesi (circa 770 parrocchie) e altre sette giurisdizioni nel medio oriente la chiesa maronita è la più grande chiesa del Libano rappresentando il 37% dei cristiani e il 17% della popolazione nazionale. Possiede una forte diaspora in diversi paesi del Nord e sud America e in Australia. Il patriarca di Antiochia dei maroniti con la sede in Bkerke vicino a Beirut estende la giurisdizione su circa 3.200.000 cristiani.

 

Je Te cherche avec les larmes (Chiesa maronita del Libano)

questa preghiera è tratta dal sito della Chiesa Maronita del libano, il Santo Marc Charbel, molto seguito in Francia, poco in Italia direi, spero che la possiate leggere, è molto bella:

http://www.ayletmarcharbel.org/priere19.htm

Je Te cherche avec les larmes

Où es-Tu, ma Lumière et ma Joie ?
Le parfum de Ton passage est resté dans mon âme,
Et j’ai soif de Toi !
Mon cœur est sans courage et rien ne me donne de joie.
Je T’ai attristé, et Toi,
Tu T’es caché de moi.

Enfant, j’aimais le monde et sa beauté,
Les bois et les prés verdoyants ;
J’aimais les jardins et les forêts,
Les clairs nuages qui passent au-dessus de nos têtes.
J’aimais toute cette belle création de Dieu.
Mais depuis que j’ai connu le Seigneur,
Tout est changé dans mon âme devenue sa prisonnière.
Je ne désire plus ce monde.
Mon âme cherche inlassablement le monde
Où habite mon Seigneur.

Comme un oiseau prisonnier désire s’enfuir
De la cage, ainsi mon âme désire-t-elle Dieu.
Où es-Tu, Ô ma lumière ?
Je Te cherche avec des larmes.
Si Tu ne T’étais pas révélé à mon âme,
Je ne pourrais Te chercher ainsi.
Aujourd’hui Tu m’as visité,
Moi pécheur, et Tu m’as fait connaître Ton amour.

Tu m’as révélé que, par amour pour nous,
Tu T’es laissé attacher à la croix et que, pour nous,
Tu as souffert et Tu es mort.
Tu m’as fait voir que Ton amour T’a mené du Ciel
Sur la terre et jusqu’au fond des enfers pour que nous
Puissions voir Ta Gloire.
Tu as eu pitié de moi et Tu m’as montré Ton visage,
Et maintenant mon âme a soif de Toi,
Mon Dieu !

Comme un enfant qui a perdu sa maman,
Elle pleure vers Toi jour et nuit et ne trouve pas de paix.

Staretz Silouane.

Chiesa Cattolica Maronita di Antiochia

la chiesa di Cipro è maronita, per la maggioranza credo, dal sito:

http://www.catcc.net/italian/maronita/chiesa-cattolica-maronita-di-antiochia.html

Chiesa Cattolica Maronita di Antiochia       

Monday 10 March 2008 
Chiesa Cattolica Maronita di Antiochia

I maroniti traggono il loro nome da S. Marone, figura carismatica del monachesimo siriaco, che nel IV secolo attirò attorno a sé numerosi discepoli. Questi fondarono un monastero presso la sua tomba, nei dintorni di Apamea, non lontano da Aleppo. Nell’VIII secolo i monaci, seguiti da una consistente comunità di fedeli, si trasferirono nelle montagne del Libano, per una maggior protezione e sicurezza, fuggendo da persecuzioni o discriminazioni politiche e religiose. Col trascorrere dei secoli svilupparono una Chiesa con identità propria, autonomia ecclesiastica, autorità sociale e politica, eleggendo come loro capo un vescovo. Questi assunse il titolo di patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente.

Nonostante le varie dominazioni e governi che si sono susseguiti nel Libano, la comunità maronita ha conservato per secoli una semi-indipendenza. I contatti con la Chiesa latina e con l’Occidente si svilupparono nel XII secolo con l’arrivo dei crociati. La Chiesa maronita confermò formalmente la sua unione con la Chiesa di Roma nel 1182, ritenendo che non si era mai separata da quella, come centro della fede cattolica, né per eresia né per scisma. La Chiesa maronita rappresenta l’unico caso di Chiesa orientale che non ha un suo corrispondente «ortodosso». La professione di fede è pienamente cattolica. Essa è tuttora presente in Libano e costituisce la maggiore fra le Chiese, per numero (circa 850.000), per influenza politica, sociale, culturale e per tradizione religiosa. Conta una vasta diaspora, tanto che i cristiani maroniti sono più numerosi all’estero (circa 3.000.000) che nella patria d’origine, coltivando d’altronde un fortissimo senso d’appartenenza alle loro origini.

Il patriarca risiede a Bkerke, a una quindicina di km a nord di Beirut e assume come primo nome quello di Pietro, per indicare il suo legame con Antiochia, per primo retta dall’apostolo Pietro. La Chiesa ha un numero considerevole di clero e di congregazioni religiose, di origine locale e di provenienza esterna. Le vocazioni religiose e sacerdotali sono numerose. Il monachesimo, da sempre centro vitale e propulsivo della Chiesa maronita, è fiorente. La liturgia maronita è di tradizione siro-occidentale, ma ha assunto elementi anche dalla tradizione siro-orientale e in seguito da quella latina. La riforma liturgica in corso cerca di recuperare la purezza della tradizione antiochena, eliminando influssi esterni penetrati lungo i secoli. Fra le 62 antiche anafore, il messale odierno ne conserva sei, legate ai nomi di san Pietro, Giacomo, Giovanni, Marco, Giusto e dei Dodici Apostoli. La lingua liturgica è stata per secoli il siriaco, ma ora è l’arabo (in Medio Oriente), pur conservando qualche brano in siriaco. L’attività pastorale, la formazione del clero, gli studi religiosi, il dialogo ecumenico e interreligioso sono quadri ben seguiti e curati, mostrando una forte vitalità.

In Terra Santa i maroniti sono organizzati in due giurisdizioni: l’arcieparchia di Haifa e della Terra Santa (costituita nel 1996), e l’esarcato patriarcale di Gerusalemme e di Giordania (fondato nel 1895). La prima comprende circa 7.000 fedeli, e la seconda 500. Nella città santa la presenza dei maroniti è attestata già dal XVI secolo. Attualmente quattro istituti religiosi femminili di origine libanese maronita sono presenti in Terra Santa.
 
 

Publié dans:Chiesa Cattolica Maronita |on 7 juin, 2010 |Pas de commentaires »

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