Archive pour la catégorie 'CCC – Catechismo della Chiesa Cattolica'

Catechismo della Chiesa Cattolica: « Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono ? »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20090621

XII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B : Mc 4,35-41
Meditazione del giorno
Catechismo della Chiesa Cattolica
§ 280, 288-292

« Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono ? »

       La creazione è il fondamento di «tutti i progetti salvifici di Dio», «l’inizio della storia della salvezza», che culmina in Cristo. Inversamente, il mistero di Cristo è la luce decisiva sul mistero della creazione: rivela il fine in vista del quale, « in principio, Dio creò il cielo e la terra » (Gn 1,1): dalle origini, Dio pensava alla gloria della nuova creazione in Cristo (Rm 8, 18.23)

La rivelazione della creazione è, così, inseparabile dalla rivelazione e dalla realizzazione dell’Alleanza dell’unico Dio con il suo popolo. La creazione è rivelata come il primo passo verso tale Alleanza, come la prima e universale testimonianza dell’amore onnipotente di Dio…

« In principio, Dio creò il cielo e la terra »… « In principio era il Verbo… e il Verbo era Dio… Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto » (Gv 1,1-3). Il Nuovo Testamento rivela che Dio ha creato tutto per mezzo del Verbo eterno, il Figlio suo diletto. « Per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra… Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono » (Col 1,16-17). La fede della Chiesa afferma pure l’azione creatrice dello Spirito Santo: egli è colui che « dà la vita », lo « Spirito Creatore », la « sorgente di ogni bene ». Lasciata intravvedere nell’Antico Testamento, rivelata nella Nuova Alleanza, l’azione creatrice del Figlio e dello Spirito, inseparabilmente una con quella del Padre, è chiaramente affermata dalla regola di fede della Chiesa: « Non esiste che un solo Dio…: egli è il Padre, è Dio, il Creatore, l’Autore, l’Ordinatore. Egli ha fatto ogni cosa da se stesso, cioè con il suo Verbo e la sua Sapienza »; « il Figlio e lo Spirito » sono come « le sue mani» (Sant’Ireneo). La creazione è opera comune della Santissima Trinità.

Catechismo della Chiesa Cattolica : « Non è un Dio dei morti ma dei viventi »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20090603

Mercoledì della IX settimana del Tempo Ordinario : Mc 12,18-27
Meditazione del giorno
Catechismo della Chiesa Cattolica
§ 988-994

« Non è un Dio dei morti ma dei viventi »

      « Credo la risurrezione della carne » : Il Credo cristiano – professione della nostra fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, e nella sua azione creatrice, salvifica e santificante – culmina nella proclamazione della risurrezione dei morti alla fine dei tempi, e nella vita eterna. Noi fermamente crediamo e fermamente speriamo che, come Cristo è veramente risorto dai morti e vive per sempre, così pure i giusti, dopo la loro morte, vivranno per sempre con Cristo risorto, e che egli li risusciterà nell’ultimo giorno. Come la sua, anche la nostra risurrezione sarà opera della Santissima Trinità… Il termine « carne » designa l’uomo nella sua condizione di debolezza e di mortalità. La « risurrezione della carne » significa che, dopo la morte, non ci sarà soltanto la vita dell’anima immortale, ma che anche i nostri « corpi mortali » (Rm 8,11) riprenderanno vita.

Credere nella risurrezione dei morti è stato un elemento essenziale della fede cristiana fin dalle sue origini. « La risurrezione dei morti è la fede dei cristiani: credendo in essa siamo tali » (Tertulliano)… La risurrezione dei morti è stata rivelata da Dio al suo popolo progressivamente. La speranza nella risurrezione corporea dei morti si è imposta come una conseguenza intrinseca della fede in un Dio Creatore di tutto intero l’uomo, anima e corpo. Il Creatore del cielo e della terra è anche colui che mantiene fedelmente la sua Alleanza con Abramo e con la sua discendenza. È in questa duplice prospettiva che comincerà ad esprimersi la fede nella risurrezione.

I farisei e molti contemporanei del Signore speravano nella risurrezione. Gesù la insegna con fermezza. Ai sadducei che la negano risponde: « Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio? ». La fede nella risurrezione riposa sulla fede in Dio che « non è un Dio dei morti, ma dei viventi! ». Ma c’è di più. Gesù lega la fede nella risurrezione alla sua stessa persona: « Io sono la risurrezione e la vita » (Gv 11,25). Sarà lo stesso Gesù a risuscitare nell’ultimo giorno coloro che avranno creduto in lui e che avranno mangiato il suo Corpo e bevuto il suo Sangue.

IL CCC. COMBATTIMENTO DELLA PREGHIERA, IV. Perseverare nell’amore

dal sito:

http://made-inbet.net/archive/catechism_it/p4s1c3a2_it.htm

CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
PARTE QUARTA
LA PREGHIERA CRISTIANA
SEZIONE PRIMA
LA PREGHIERA NELLA VITA CRISTIANA
CAPITOLO TERZO
LA VITA DI PREGHIERA
ARTICOLO 2
IL COMBATTIMENTO DELLA PREGHIERA

IV. Perseverare nell’amore

2742 « Pregate incessantemente » (1 Ts 5,17), « rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre nel nome del Signore nostro Gesù Cristo » (Ef 5,20); « pregate incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi » (Ef 6,18). « Non ci è stato comandato di lavorare, di vegliare e di digiunare continuamente, mentre la preghiera incessante è una legge per noi ». 207 Questo ardore instancabile non può venire che dall’amore. Contro la nostra pesantezza e la nostra pigrizia il combattimento della preghiera è il combattimento dell’amore umile, confidente, perseverante. Questo amore apre i nostri cuori su tre evidenze di fede, luminose e vivificanti.

2743 Pregare è sempre possibile: il tempo del cristiano è il tempo di Cristo risorto, che è con noi « tutti i giorni » (Mt 28,20), quali che siano le tempeste. 208 Il nostro tempo è nelle mani di Dio:

« È possibile, anche al mercato o durante una passeggiata solitaria, fare una frequente e fervorosa preghiera. È possibile pure nel vostro negozio, sia mentre comperate sia mentre vendete, o anche mentre cucinate ». 209

2744 Pregare è una necessità vitale. La prova contraria non è meno convincente: se non ci lasciamo guidare dallo Spirito, ricadiamo sotto la schiavitù del peccato. 210 Come può lo Spirito Santo essere la « nostra vita », se il nostro cuore è lontano da lui?

« Niente vale quanto la preghiera; essa rende possibile ciò che è impossibile, facile ciò che è difficile. [...] È impossibile che cada in peccato l’uomo che prega ». 211

« Chi prega, certamente si salva; chi non prega certamente si danna ». 212

2745 Preghiera e vita cristiana sono inseparabili, perché si tratta del medesimo amore e della medesima abnegazione che scaturisce dall’amore. La medesima conformità filiale e piena d’amore al disegno d’amore del Padre. La medesima unione trasformante nello Spirito Santo, che sempre più ci configura a Cristo Gesù. Il medesimo amore per tutti gli uomini, quell’amore con cui Gesù ci ha amati. « Tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome ve lo concederà. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri » (Gv 15,16-17).

« Prega incessantemente colui che unisce la preghiera alle opere e le opere alla preghiera. Soltanto così possiamo ritenere realizzabile il principio di pregare incessantemente ». 213

I SIMBOLI DELLO SPIRITO SANTO

dal sito:

http://www.vatican.edu/archive/catechism_it/p1s2c3a8_it.htm

CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

CAPITOLO TERZO – CREDO NELLO SPIRITO SANTO

dall’ARTICOLO 8

I SIMBOLI DELLO SPIRITO SANTO

694 L’acqua. Il simbolismo dell’acqua significa l’azione dello Spirito Santo nel Battesimo, poiché dopo l’invocazione dello Spirito Santo essa diviene il segno sacramentale efficace della nuova nascita: come la gestazione della nostra prima nascita si è operata nell’acqua, allo stesso modo l’acqua battesimale significa realmente che la nostra nascita alla vita divina ci è donata nello Spirito Santo. Ma, « battezzati in un solo Spirito », noi « ci siamo » anche « abbeverati a un solo Spirito » (1 Cor 12,13): lo Spirito, dunque, è anche personalmente l’Acqua viva che scaturisce da Cristo crocifisso come dalla sua sorgente (16) e che in noi zampilla per la vita eterna. (17)
695 L’unzione. Il simbolismo dell’unzione con l’olio è talmente significativo dello Spirito Santo da divenirne il sinonimo.(18) Nell’iniziazione cristiana essa è il segno sacramentale della Confermazione, chiamata giustamente nelle Chiese d’Oriente « Crismazione ». Ma per coglierne tutta la forza, bisogna tornare alla prima unzione compiuta dallo Spirito Santo: quella di Gesù. Cristo (« Messia » in ebraico) significa « unto » dallo Spirito di Dio. Nell’Antica Alleanza ci sono stati alcuni « unti » del Signore,(19) primo fra tutti il re Davide. (20) Ma Gesù è l’unto di Dio in una maniera unica: l’umanità che il Figlio assume è totalmente « unta di Spirito Santo ». Gesù è costituito « Cristo » dallo Spirito Santo. (21) La Vergine Maria concepisce Cristo per opera dello Spirito Santo, il quale, attraverso l’angelo, lo annunzia come Cristo fin dalla nascita (22) e spinge Simeone ad andare al Tempio per vedere il Cristo del Signore;(23) è lui che ricolma Cristo, (24) è sua la forza che esce da Cristo negli atti di guarigione e di risanamento.(25) È lui, infine, che risuscita Cristo dai morti.(26) Allora, costituito pienamente « Cristo » nella sua umanità vittoriosa della morte, (27) Gesù effonde a profusione lo Spirito Santo, finché « i santi » costituiranno, nella loro unione all’umanità del Figlio di Dio, l’« uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo » (Ef 4,13): « il Cristo totale », secondo l’espressione di sant’Agostino. (28)
696 Il fuoco. Mentre l’acqua significava la nascita e la fecondità della vita donata nello Spirito Santo, il fuoco simbolizza l’energia trasformante degli atti dello Spirito Santo. Il profeta Elia, che « sorse simile al fuoco » e la cui « parola bruciava come fiaccola » (Sir 48,1), con la sua preghiera attira il fuoco del cielo sul sacrificio del monte Carmelo, (29) figura del fuoco dello Spirito Santo che trasforma ciò che tocca. Giovanni Battista, che cammina innanzi al Signore è « con lo spirito e la forza di Elia » (Lc 1,17), annunzia Cristo come colui che « battezzerà in Spirito Santo e fuoco » (Lc 3,16), quello Spirito di cui Gesù dirà: « Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! » (Lc 12,49). È sotto la forma di « lingue come di fuoco » che lo Spirito Santo si posa sui discepoli il mattino di pentecoste e li riempie di sé. (30) La tradizione spirituale riterrà il simbolismo del fuoco come uno dei più espressivi dell’azione dello Spirito Santo: (31) « Non spegnete lo Spirito » (1 Ts 5,19).
697 La nube e la luce. Questi due simboli sono inseparabili nelle manifestazioni dello Spirito Santo. Fin dalle teofanie dell’Antico Testamento, la nube, ora oscura, ora luminosa, rivela il Dio vivente e salvatore, velando la trascendenza della sua gloria: con Mosè sul monte Sinai,(32) presso la tenda del convegno (33) e durante il cammino nel deserto;(34) con Salomone al momento della dedicazione del Tempio.(35) Ora, queste figure sono portate a compimento da Cristo nello Spirito Santo. È questi che scende sulla Vergine Maria e su di lei stende la « sua ombra », affinché ella concepisca e dia alla luce Gesù.(36) Sulla montagna della trasfigurazione è lui che viene nella nube che avvolge Gesù, Mosè e Elia, Pietro, Giacomo e Giovanni, e « dalla nube » esce una voce che dice: « Questi è il mio Figlio, l’eletto; ascoltatelo » (Lc 9,35). Infine, è la stessa nube che sottrae Gesù allo sguardo dei discepoli il giorno dell’ascensione(37) e che lo rivelerà Figlio dell’uomo nella sua gloria il giorno della sua venuta.(38)
698 Il sigillo è un simbolo vicino a quello dell’unzione. Infatti su Cristo «Dio ha messo il suo sigillo» (Gv 6,27), e in lui il Padre segna anche noi con il suo sigillo.(39) Poiché indica l’effetto indelebile dell’unzione dello Spirito Santo nei sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Ordine, l’immagine del sigillo (FND »(\H), è stata utilizzata in certe tradizioni teologiche per esprimere il « carattere » indelebile impresso da questi tre sacramenti che non possono essere ripetuti.
699 La mano. Imponendo le mani Gesù guarisce i malati (40) e benedice i bambini.(41) Nel suo nome, gli Apostoli compiranno gli stessi gesti.(42) Ancor di più, è mediante l’imposizione delle mani da parte degli Apostoli che viene donato lo Spirito Santo.(43) La lettera agli Ebrei mette l’imposizione delle mani tra gli « articoli fondamentali » del suo insegnamento.(44) La Chiesa ha conservato questo segno dell’effusione onnipotente dello Spirito Santo nelle epiclesi sacramentali.
700 Il dito. « Con il dito di Dio » Gesù scaccia « i demoni ».(45) Se la Legge di Dio è stata scritta su tavole di pietra « dal dito di Dio » (Es 31,18), « la lettera di Cristo », affidata alle cure degli Apostoli, è « scritta con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei [...] cuori » (2 Cor 3,3). L’inno « Veni, Creator Spiritus » invoca lo Spirito Santo come « dexterae Dei tu digitus – dito della mano di Dio ».(46)
701 La colomba. Alla fine del diluvio (il cui simbolismo riguarda il Battesimo), la colomba fatta uscire da Noè torna, portando nel becco un freschissimo ramoscello d’ulivo, segno che la terra è di nuovo abitabile.(47) Quando Cristo risale dall’acqua del suo battesimo, lo Spirito Santo, sotto forma di colomba, scende su di lui e in lui rimane.(48) Lo Spirito scende e prende dimora nel cuore purificato dei battezzati. In alcune chiese, la santa Riserva eucaristica è conservata in una custodia metallica a forma di colomba (il columbarium) appesa al di sopra dell’altare. Il simbolo della colomba per indicare lo Spirito Santo è tradizionale nell’iconografia cristiana.
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NOTE
(16) Cf Gv 19,34; 1 Gv 5,8.
(17) Cf Gv 4,10-14; 7,38; Es 17,1-6; Is 55,1; Zc 14,8; 1 Cor 10,4; Ap 21,6; 22,17.
(18) Cf 1 Gv 2,20.27; 2 Cor 1,21.
(19) Cf Es 30,22-32.
(20) Cf 1 Sam 16,13.
(21) Cf Lc 4,18-19; Is 61,1.
(22) Cf Lc 2,11.
(23) Cf Lc 2,26-27.
(24) Cf Lc 4,1.
(25) Cf Lc 6,19; 8,46.
(26) Cf Rm 1,4; 8,11.
(27) Cf At 2,36.
(28) Sant’Agostino, Sermo 341, 1, 1: PL 39, 1493; Ibid. 9, 11: PL 39, 1499.
(29) Cf 1 Re 18,38-39.
(30) Cf At 2,3-4.
(31) Cf San Giovanni della Croce, Llama de amor viva: Biblioteca Mística Carmelitana, v. 13 (Burgos 1931) p. 1-102; 103-213.
(32) Cf Es 24,15-18.
(33) Cf Es 33,9-10.
(34) Cf Es 40,36-38; 1 Cor 10,1-2.
(35) Cf 1 Re 8,10-12.
(36) Cf Lc 1,35.
(37) Cf At 1,9.
(38) Cf Lc 21,27.
(39) Cf 2 Cor 1,22; Ef 1,13; 4,30.
(40) Cf Mc 6,5; 8,23.
(41) Cf Mc 10,16.
(42) Cf Mc 16,18; At 5,12; 14,3.
(43) Cf At 8,17-19; 13,3; 19,6.
(44) Cf Eb 6,2.
(45) Cf Lc 11,20.
(46) Domenica di Pentecoste, Inno ai I e II Vespri: Liturgia delle Ore, v. 2 (Libreria Editrice Vaticana 1981) p. 919 e 942.
(47) Cf Gn 8,8-12.
(48) Cf Mt 3,16 e par.

CCC: « Fate questo in memoria di me» (1Cor 11,25)

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&localTime=04/11/2008#

Catechismo della Chiesa Cattolica
§ 1362-1366

« Fate questo in memoria di me» (1Cor 11,25)

L’Eucaristia è il memoriale della Pasqua di Cristo, l’attualizzazione e l’offerta sacramentale del suo unico sacrificio, nella liturgia della Chiesa, che è il suo Corpo. In tutte le preghiere eucaristiche, dopo le parole della istituzione, troviamo una preghiera chiamata anamnesi o memoriale. Secondo la Sacra Scrittura, il memoriale non è soltanto il ricordo degli avvenimenti del passato, ma la proclamazione delle meraviglie che Dio ha compiuto per gli uomini. La celebrazione liturgica di questi eventi, li rende in certo modo presenti e attuali. Proprio così Israele intende la sua liberazione dall’Egitto: ogni volta che viene celebrata la Pasqua, gli avvenimenti dell’Esodo sono resi presenti alla memoria dei credenti affinché conformino ad essi la propria vita (Es 13, 3.8).

Nel Nuovo Testamento il memoriale riceve un significato nuovo. Quando la Chiesa celebra l’Eucaristia, fa memoria della Pasqua di Cristo, e questa diviene presente: il sacrificio che Cristo ha offerto una volta per tutte sulla croce rimane sempre attuale: “Ogni volta che il sacrificio della croce, ‘col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato’, viene celebrato sull’altare, si effettua l’opera della nostra redenzione” [Vaticano II, Lumen gentium, 3].

In quanto memoriale della Pasqua di Cristo, l’Eucaristia è anche un sacrificio. Il carattere sacrificale dell’Eucaristia si manifesta nelle parole stesse dell’istituzione: “Questo è il mio Corpo che è dato per voi” e “Questo calice è la nuova alleanza nel mio Sangue, che viene versato per voi” (Lc 22,19-20). Nell’Eucaristia Cristo dona lo stesso corpo che ha consegnato per noi sulla croce, lo stesso sangue che egli ha “versato per molti, in remissione dei peccati” (Mt 26,28). L’Eucaristia è dunque un sacrificio perché ripresenta (rende presente) il sacrificio della croce, perché ne è il memoriale e perché ne applica il frutto.

Catechismo della Chiesa Cattolica : «Non sono venuto per abolire la Legge, ma per darle compimento»

dal sito:

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Meditazione del giorno
Catechismo della Chiesa Cattolica
§1961-1967

«Non sono venuto per abolire la Legge, ma per darle compimento»

Dio, nostro Creatore e nostro Redentore, si è scelto Israele come suo popolo e gli ha rivelato la sua Legge, preparando in tal modo la venuta di Cristo… La Legge antica è il primo stadio della Legge rivelata. Le sue prescrizioni morali sono riassunte nei Dieci comandamenti. I precetti del Decalogo pongono i fondamenti della vocazione dell’uomo, creato ad immagine di Dio ; vietano ciò che è contrario all’amore di Dio e del prossimo, e prescrivono ciò che gli è essenziale. Il Decalogo è una luce offerta alla coscienza di ogni uomo per manifestargli la chiamata e le vie di Dio, e difenderlo contro il male : « Dio ha scritto sulle tavole della Legge ciò che gli uomini non riuscivano a leggere nei loro cuori» (Sant’Agostino).
Secondo la tradizione cristiana, la Legge santa, spirituale e buona, (Rm 7, 12-16) è ancora imperfetta. Come un pedagogo (Gal 3,24), essa indica ciò che si deve fare, ma da sé non dà la forza, la grazia dello Spirito per osservarla. A causa del peccato che non può togliere, essa rimane una legge di schiavitù… Essa è una preparazione al Vangelo.
La nuova Legge o Legge evangelica è la perfezione quaggiù della legge divina, naturale e rivelata. E’ opera di Cristo e trova la sua espressione particolarmente nel Discorso della montagna ; è anche opera dello Spirito Santo e, per mezzo di lui, diventa la legge interiore della carità : « Io stipulerò con la casa d’Israele un’alleanza nuova… Porrò le mie leggi nella loro mente e le imprimerò nei loro cuori ; sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo » (Eb 8, 8-10 ).
La Legge nuova è la grazia dello Spirito Santo, data ai fedeli in virtù della fede in Cristo… Essa « dà compimento » alla Legge antica, la purifica, la supera e la porta alla perfezione. Nelle Beatitudini (Mt 5, 3s) essa compie le promesse divine, elevandole ed ordinandole al « Regno dei cieli ». Si rivolge a coloro che sono disposti ad accogliere con fede questa speranza nuova : i poveri, gli umili, gli afflitti, i puri di cuore, i perseguitati a causa di Cristo, tracciando in tal modo le sorprendenti vie del Regno.

dal CCC: stralcio sulla preghiera cristiana

stralcio alcuni capitoli dal Catechismo della Chiesa Cattolica, si tratta di quelli riguardanti la preghiera, il CCC presenta le varie forme di preghiera, si vede chiaramente quanto attinge, in questa autorevole lettura, dall’apostolo Paolo, come ho detto in altro post, il tema della preghiera in San Paolo è particolarmente difficile da estrapolare dai suoi scritti, mano a mano che studio anche io, presento alcune fonti dalle quali si può cominciare a comprendere la preghiera in San Paolo;

DAL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

PARTE QUARTA LA PREGHIERA CRISTIANA

SEZIONE PRIMA
LA PREGHIERA NELLA VITA CRISTIANA

CAPITOLO PRIMO
LA RIVELAZIONE DELLA PREGHIERA

articolo 3:

Nel tempo della Chiesa

I. La benedizione e l’adorazione

2626 La benedizione esprime il moto di fondo della preghiera cristiana: essa è incontro di Dio e dell’uomo; in essa il dono di Dio e l’accoglienza dell’uomo si richiamano e si congiungono. La preghiera di benedizione è la risposta dell’uomo ai doni di Dio: poiché Dio benedice, il cuore dell’uomo può rispondere benedicendo colui che è la sorgente di ogni benedizione.

2627 Due forme fondamentali esprimono questo moto: talvolta la benedizione si eleva, portata, nello Spirito Santo, da Cristo verso il Padre (lo benediciamo per averci benedetti); 104 talvolta implora la grazia dello Spirito Santo che, per mezzo di Cristo, discende dal Padre (lui che ci benedice). 105

2628 L’adorazione è la disposizione fondamentale dell’uomo che si riconosce creatura davanti al suo Creatore. Essa esalta la grandezza del Signore che ci ha creati 106 e l’onnipotenza del Salvatore che ci libera dal male. È la prosternazione dello spirito davanti al « re della gloria » 107 e il silenzio rispettoso al cospetto del Dio « sempre più grande di noi ». 108 L’adorazione del Dio tre volte Santo e sommamente amabile ci colma di umiltà e dà sicurezza alle nostre suppliche. 

II. La preghiera di domanda

2629 Il vocabolario della supplica è ricco di sfumature nel Nuovo Testamento: domandare, implorare, chiedere con insistenza, invocare, impetrare, gridare e perfino « lottare nella preghiera ». 109 Ma la sua forma più abituale, perché la più spontanea, è la domanda: proprio con la preghiera di domanda noi esprimiamo la coscienza della nostra relazione con Dio: in quanto creature, non siamo noi il nostro principio, né siamo padroni delle avversità, né siamo il nostro ultimo fine; anzi, per di più, essendo peccatori, noi, come cristiani, sappiamo che ci allontaniamo dal Padre. La domanda è già un ritorno a lui.2630 Il Nuovo Testamento non contiene preghiere di lamentazione, frequenti invece nell’Antico Testamento. Ormai, in Cristo risorto, la domanda della Chiesa è sostenuta dalla speranza, quantunque siamo ancora nell’attesa e dobbiamo convertirci ogni giorno. Scaturisce da ben altra profondità la domanda cristiana, quella che san Paolo chiama il gemito: quello della creazione « nelle doglie del parto » (Rm 8,22); ma anche il nostro, nell’attesa della « redenzione del nostro corpo; poiché nella speranza noi siamo stati salvati » (Rm 8,23-24); infine i gemiti inesprimibili dello stesso Spirito Santo, il quale « viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare » (Rm 8,26).2631 La domanda del perdono è il primo moto della preghiera di domanda (cf il pubblicano: « O Dio, abbi pietà di me peccatore », Lc 18,13). Essa è preliminare ad una preghiera giusta e pura. L’umiltà confidente ci pone nella luce della comunione con il Padre e il Figlio suo Gesù Cristo, e gli uni con gli altri: 110 allora « qualunque cosa chiediamo la riceviamo da lui » (1 Gv 3,22). La domanda del perdono è l’atto preliminare della liturgia eucaristica, come anche della preghiera personale.2632 La domanda cristiana è imperniata sul desiderio e sulla ricerca del Regno che viene, conformemente all’insegnamento di Gesù. 111 Nelle domande esiste una gerarchia: prima di tutto si chiede il Regno, poi ciò che è necessario per accoglierlo e per cooperare al suo avvento. Tale cooperazione alla missione di Cristo e dello Spirito Santo, che ora è la missione della Chiesa, è l’oggetto della preghiera della comunità apostolica. 112 È la preghiera di Paolo, l’Apostolo per eccellenza, che ci manifesta come la sollecitudine divina per tutte le Chiese debba animare la preghiera cristiana. 113 Mediante la preghiera ogni battezzato opera per l’avvento del Regno.2633 Quando si condivide in questo modo l’amore salvifico di Dio, si comprende come ogni necessità possa diventare oggetto di domanda. Cristo, che tutto ha assunto al fine di tutto redimere, è glorificato dalle domande che noi rivolgiamo al Padre nel suo nome. 114 È in forza di questa certezza che Giacomo 115 e Paolo ci esortano a pregare in ogni circostanza. 116

III. La preghiera di intercessione

2634 L’intercessione è una preghiera di domanda che ci conforma da vicino alla preghiera di Gesù. È lui l’unico intercessore presso il Padre in favore di tutti gli uomini, particolarmente dei peccatori. 117 Egli « può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore » (Eb 7,25). Lo Spirito Santo stesso « intercede [...], poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio » (Rm 8,26-27).2635 Intercedere, chiedere in favore di un altro, dopo Abramo, è la prerogativa di un cuore in sintonia con la misericordia di Dio. Nel tempo della Chiesa, l’intercessione cristiana partecipa a quella di Cristo: è espressione della comunione dei santi. Nell’intercessione, colui che prega non cerca solo « il proprio interesse, ma anche quello degli altri » (Fil 2,4), fino a pregare per coloro che gli fanno del male. 118

2636 Le prime comunità cristiane hanno intensamente vissuto questa forma di condivisione. 119 L’Apostolo Paolo le rende così partecipi del suo ministero del Vangelo, 120 ma intercede anche per esse. 121 L’intercessione dei cristiani non conosce frontiere: « per tutti gli uomini, [...] per tutti quelli che stanno al potere » (1 Tm 2,1), per coloro che perseguitano, 122 per la salvezza di coloro che rifiutano il Vangelo. 123

IV. La preghiera di ringraziamento

2637 L’azione di grazie caratterizza la preghiera della Chiesa, la quale, celebrando l’Eucaristia, manifesta e diventa sempre più ciò che è. In realtà, nell’opera della salvezza, Cristo libera la creazione dal peccato e dalla morte, per consacrarla nuovamente e farla tornare al Padre, per la sua gloria. Il rendimento di grazie delle membra di Cristo partecipa a quello del loro Capo.2638 Come nella preghiera di domanda, ogni avvenimento e ogni necessità può diventare motivo di ringraziamento. Le lettere di san Paolo spesso cominciano e si concludono con un’azione di grazie e sempre vi è presente il Signore Gesù. « In ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi » (1 Ts 5,18). « Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo grazie » (Col 4,2).V. La preghiera di lode

2639 La lode è la forma di preghiera che più immediatamente riconosce che Dio è Dio! Lo canta per se stesso, gli rende gloria perché EGLI È, a prescindere da ciò che fa. È una partecipazione alla beatitudine dei cuori puri, che amano Dio nella fede prima di vederlo nella gloria. Per suo mezzo, lo Spirito si unisce al nostro spirito per testimoniare che siamo figli di Dio, 124 rende testimonianza al Figlio unigenito nel quale siamo adottati e per mezzo del quale glorifichiamo il Padre. La lode integra le altre forme di preghiera e le porta verso colui che ne è la sorgente e il termine: « un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui » (1 Cor 8,6).2640 San Luca annota spesso nel suo Vangelo l’ammirazione e la lode davanti alle meraviglie operate da Cristo; le sottolinea anche per le azioni dello Spirito Santo che sono negli Atti degli Apostoli: la vita della comunità di Gerusalemme, 125 la guarigione dello storpio operata da Pietro e Giovanni, 126 l’esultanza della folla che glorifica Dio per l’accaduto, 127 la gioia dei pagani di Pisidia che « si rallegravano e glorificavano la parola di Dio » (At 13,48).2641 « Siate ricolmi dello Spirito intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore » (Ef 5,19). 128 Come gli scrittori ispirati del Nuovo Testamento, le prime comunità cristiane rileggono il libro dei Salmi cantando in essi il mistero di Cristo. Nella novità dello Spirito, esse compongono anche inni e cantici ispirandosi all’evento inaudito che Dio ha realizzato nel Figlio suo: la sua incarnazione, la sua morte vincitrice della morte, la sua risurrezione, la sua ascensione alla propria destra. 129 È da questa « meraviglia » di tutta l’Economia della salvezza che sale la dossologia, la lode di Dio. 130

2642 La rivelazione delle « cose che devono presto accadere », l’Apocalisse, poggia sui cantici della liturgia celeste, 131 ma anche sull’intercessione dei « testimoni » (martiri). 132 I profeti e i santi, tutti coloro che furono uccisi sulla terra per la testimonianza da loro data a Gesù, 133 l’immensa folla di coloro che, venuti dalla grande tribolazione, ci hanno preceduto nel Regno, cantano la lode di gloria di colui che siede sul trono e dell’Agnello. 134 In comunione con loro, anche la Chiesa terrestre canta questi cantici, nella fede e nella prova. La fede, nella domanda e nell’intercessione, spera contro ogni speranza e rende grazie al Padre della luce, dal quale discende ogni dono perfetto. 135 La fede è così una pura lode.2643 L’Eucaristia contiene ed esprime tutte le forme di preghiera: è « l’oblazione pura » di tutto il corpo di Cristo a gloria del suo nome. 136 Secondo le tradizioni d’Oriente e d’Occidente, essa è « il sacrificio di lode ».

(109) Cf Rm 15,30; Col 4,12.

(110) Cf 1 Gv 1,7–2,2.

(111) Cf Mt 6,10.33; Lc 11,2.13.

(112) Cf At 6,6; 13,3.

(113) Cf Rm 10,1; Ef 1,16-23; Fil 1,9-11; Col 1,3-6; 4,3-4.12.

(114) Cf Gv 14,13.

(115) Cf Gc 1,5-8.

(116) Cf Ef 5,20; Fil 4,6-7; Col 3,16-17; 1 Ts 5,17-18.

(117) Cf Rm 8,34; 1 Gv 2,1; 1 Tm 2,5-8.

(118) Cf santo Stefano che prega per i suoi uccisori come Gesù: cf At 7,60; Lc 23,28.34.

(119) Cf At 12,5; 20,36; 21,5; 2 Cor 9,14.

(120) Cf Ef 6,18-20; Col 4,3-4; 1 Ts 5,25.

(121) Cf 2 Ts 1,11; Col 1,3; Fil 1,3-4.

(122) Cf Rm 12,14.

(123) Cf Rm 10,1.

(124) Cf Rm 8,16.

(125) Cf At 2,47.

(126) Cf At 3,9.

(127) Cf At 4,21.

(128) Cf Col 3,16.

(129) Cf Fil 2,6-11; Col 1,15-20; Ef 5,14; 1 Tm 3,16; 6,15-16; 2 Tm 2,11-13.

(130) Cf Ef 1,3-14; 3,20-21; Rm 16,25-27; Gd 24-25.

(131) Cf Ap 4,8-11; 5,9-14; 7,10-12.

(132) Cf Ap 6,10.

(133) Cf Ap 18,24.

(134) Cf Ap 19,1-8.

(135) Cf Gc 1,17.

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