Mons. Gianfranco Ravasi : San Paolo ai Corinzi, Guai a me se non evangelizzo (1 Cor 9,16)
dal sito:
http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/documenti_diocesi/78/2008-10/03-82/RAVASI_1Cor.pdf
GIANFRANCO RAVASI
SAN PAOLO AI CORINZI
Diocesi di Forlì-Bertinoro
Sintesi di 3 relazioni tenute al Centro S. Fedele di Milano (1989)
ANNO PAOLINO 2008/2009
Guai a me se non evangelizzo (1 Cor 9,16)
PRIMA LETTERA AI CORINZI
Le coordinate geografiche, storiche, letterarie e teologiche delle lettere ai Corinzi
« Paolo alla Chiesa di Dio che è in Corinto… »
LA FIGURA DI PAOLO
Fin dalla prima riga, Paolo si presenta con una autodefinizione solenne, essenziale: Paolo chiamato apostolo di Cristo Gesù per la volontà, la scelta, la decisione di Dio. Su Paolo abbiamo notizie biografiche, ma egli è praticamente tutto in questo essere chiamato per volere di Dio, essere « impugnato », essere tenuto stretto da qualcuno che lo supera. Realtà che ha continuamente in sé anche il bagliore dell’incompiuto, ha in sé continuamente il momento della oscurità. Attraverso queste letture ci accorgeremo che Paolo è un uomo sentimentale, un uomo che ha in sé tutte le pulsione dei sentimenti, compreso lo sdegno e le emozioni interiori più delicate. Paolo è senz’altro un teorico, ma ha accanto al pensiero una vita interiore e soprattutto una attività missionaria di pastore di chiese.
LE COORDINATE DELLA PRIMA LETTERA
Tre coordinate esterne ci fanno da guida per conoscere la comunità a cui Paolo si rivolge. Paolo è duro, appassionato, dolce, aspro, mostrando tutta la gamma di sentimenti propri del pastore.
1. La coordinata spaziale: la città greco-romana di Corinto. Corinto è la capitale della provincia romana dell’Acàia, conquistata nel 146 a.C. Una città romana rimasta fondamentalmente ellenista e nel momento in cui Paolo svolge la sua missione era una immensa metropoli con due porti. E come spesso succede per i luoghi di mare, era diventata emblema del vizio.
2. La coordinata storica
a) Datazione della permanenza di Paolo a Corinto: Paolo arriva a Corinto nell’inverno del 50-51 e rimane nella città greca un anno e mezzo; ha alle spalle una delusione, il fallimento della predicazione ad Atene. A Corinto inizia una nuova attività. La testimonianza di Luca in Atti 18 ci da i due dati storiografici che ci permettono di ricostruire la vicenda storica di Paolo a Corinto.
b) Datazione della stesura della prima lettera ai Corinti. Per una serie di ragioni basate su analisi generali della biografia di Paolo, la prima lettera è stata scritta probabilmente nella primavera del 57 alla fine del terzo viaggio missionario: sono trascorsi sei anni dal primo arrivo. Sappiamo anche da dove è stata scritta: « Resterò ad Efeso fino a Pentecoste » (1Cor 16,8). Potrebbe inoltre essere stata scritta attorno alla Pasqua del 57.
3. La coordinata ecclesiale
- La comunità cristiana di Corinto è costituita innanzitutto da Giudei, poi da Romani, essendo zona di occupazione, e da Greci. Questa miscela di razze causava tensioni all’interno della comunità, ma soprattutto la tensione più pericolosa che creava una situazione esplosiva era quella fra le classi: ci sono gli aristocratici e coloro che a stento riescono a sopravvivere. Il testo è proprio la testimonianza della drammaticità della vita in questa comunità divisa. Questa è una lettera ecclesiale, pastorale che cerca di ricucire le smagliature di questa chiesa che è un corpo di Cristo spezzato.
- Paolo affronta anche il discorso della mistificazione intellettuale lottando contro il fascino della sapienza greca e misterica.
- Contro la corruzione Paolo affronta il problema della morale, in particolare della morale sessuale.
- Paolo d’altra parte vede che tutto ciò è pur sempre espressione di una comunità vivacissima: affronta allora il tema della Chiesa come corpo le cui membra non sono disperse. – Nel cap. 15 Paolo esprime il suo pensiero riguardo al nostro destino ultimo e alle realtà ultime. Ma la vera radice teologica di questa coordinata dell’ecclesiologia di Paolo è sempre e soltanto la croce di Cristo, il Cristo crocifisso e risorto.
CONCLUSIONE
Paolo invita i cristiani di Corinto a trovare Cristo, un Cristo che è « tutto in tutti », senza trascurare una continua attenzione anche alle piccole questioni. La lettera è una sequenza di indicazioni concretissime.
La teologia della Chiesa (cc.1-6)
« Non sapete che siete tempio di Dio? »
PREMESSA
Tutte le volte che affrontiamo dei testi biblici, lasciamo degli spazi aperti da colmare con una lettura e uno studio personale in modo da pervenire ad una lettura integrale del testo. Sono spazi da colmare con il cuore. Da ultimo questi spazi sono da colmare col rispetto del sapiente che sa di non riuscire a capire tutto.
I TRE TEMI DEI PRIMI SEI CAPITOLI
1. La sofia, la sapienza.
Un tema obbligato per una la cultura greca in città come Corinto. Paolo sviluppa la grande tentazione che vedeva serpeggiare nella comunità cristiana: la tentazione del fascino della sapienza. Paolo non è un oscurantista. Rifiuta però ogni concezione gnostica della sapienza. La gnosi è una scheggia di cristianesimo impazzito il quale sosteneva che quanto più l’uomo cresce nel sapere tanto più con quel sapere si salva. Abbiamo qui il cuore di un tesi fondamentale del pensiero paolino: non è possibile l’autosalvazione. Paolo attacca da una parte gli intellettuali greci che pretendono di salvarsi con il sapere, e dall’altra il mondo ebraico che afferma la possibilità di salvarsi attraverso le opere.
- Cristo entra nella storia, entra come uno squarcio, come un forma scandalosa. Si contrappongono, così, due sapienze: la sapienza di Dio che è scardinante e la sapienza del mondo apparentemente ordinante. Paolo è convinto che l’annuncio cristiano è in sé scandaloso, è insensato, è « moria », è « stupidità ». I giudei vanno in cerca di « semela » prove, in modo tale che la fede non sia mai un rischio. I greci cercano la sapienza, questo sistema rigoroso perfetto. Noi, i cristiani, annunciamo (il Kerigma cristiano) il Cristo crocifisso che è pietra di inciampo (skandalon) per i Giudei e « stupidità » (moria) per i Greci. Ma per tutti i chiamati noi predichiamo Cristo che è potenza e sapienza di Dio.
- Questa sapienza umana si scontra anche con la vocazione cristiana, cioè con la scelta di Dio. Qui abbiamo uno dei temi cari alla Bibbia: il tema del « secondo », il tema del debole che fa saltare le scale dei valori umani.
- La sapienza umana si scontra anche con la « mia » testimonianza. Paolo usa il suo comportamento come testimonianza.
Paolo contrappone poi la vera sapienza che per il credente è la maturità nella fede; è un cristianesimo maturo fatto di adulti nella fede. Paolo sviluppa inoltre il primato della grazia con categorie di sapienza perché sta parlando al mondo greco.
2. La chiesa
Paolo prende in considerazione il tema della chiesa locale che è in Corinto, descrivendola con due simboli:
- Agricolo: come un campo da coltivare. Troviamo qui la funzione del primato di Dio e la collaborazione dell’uomo alla salvezza.
- Edilizio: un edificio. Dio è il fondamento, noi continuiamo ad erigere con i nostri materiali spesso scadenti.
Paolo vede la presenza di Dio in due grandi momenti: entro la comunità ecclesiale riunita e entro la coscienza di ogni uomo.
3. La morale
Il testo ci presenta due questioni concrete della Chiesa di Corinto per illustrare l’esigenza di moralità che deve essere nell’interno di questo tempio.
a. Incestuoso. Paolo valuta un tipo particolare di incesto e lo condanna come un venir meno della santità-purezza ecclesiale. L’apostolo dà una norma: quella di far scoprire alla persona che si è posta fuori dalla grazia e dalla forza dello spirito la necessità di tornare al focolare dello spirito che ha lasciato.
b. Paolo combatte la visione di una sessualità ridotta a pura fisicità.
Introduce il tema della prostituta come simbolo dei culti idolatrici.
CONCLUSIONE
II discorso non è facile, ma trasparente.
- Paolo ci ha parlato del mistero della vera sapienza che ci trascende ed è
qualcosa che ci viene donato.
- La chiesa che Paolo ci presenta è una chiesa dove il primato è di Cristo e di
Dio, una chiesa che abbia al centro il Cristo e annunci il suo regno.
- In tutte le lettere Paolo ha il suo riferimento concreto che è il Cristo, anche
quando affronta questioni concrete.
Matrimonio, verginità, liturgia, carismi, risurrezione – (cc. 7-16)
« Quanto alle cose di cui mi avete scritto io vi dico… »
Paolo scrive ad una comunità precisa rispondendo a dei quesiti precisi che la comunità gli pone. Per questo è costretto a stare sui due estremi verso cui cadevano i cristiani di Corinto: il lassismo, che Paolo combatte con forza e durezza, e il rigorismo, la radicalità del rifiuto dell’orizzonte della sessualità perché impuro. Paolo come tutti gli autori sacri, filtra la parola di Dio attraverso se stesso. Questo testo è come una lente affumicata che permette di guardare il sole che è la Parola di Dio.
1. STATI DI VITA E CRISTIANESIMO
a) Legittimità e diritti del matrimonio (7,1-9)
Paolo combatte la tendenza rigorista che per proibire il sesso proibiva anche la relazione matrimoniale. I diritti e i doveri dell’uomo e della donna sono presentati in parallelo per mostrare che esiste una parità sostanziale tra i due. C’è però una difficoltà che deriva dal fatto che Paolo sta dando un consiglio e non un ordine. La versione latina porta « venia » e per Agostino dove c’è questo termine c’è sempre una colpa. Da qui è nata una lettura negativa di tutto il testo.
b) Indissolubilità (7,10-16)
- Sul sacramento del matrimonio la Parola del Signore è indissolubile; il matrimonio cristiano tende verso l’indissolubile e l’eterno.
- Privilegium Paolinum: introdurrebbe un vero e proprio divorzio. Se è impossibile la convivenza tra i due per ragioni di libertà di fede, si separino con la possibilità di un nuovo matrimonio.
c) Mantenere il proprio stato di vita sociale (7,17-24)
L’appello di Paolo è a rimanere nello stesso stato di vita in cui si era quando si è stati chiamati al cristianesimo. Due esempi: circoncisione e non circoncisione e la schiavitù.
d) La verginità (7,25-35)
Paolo sembra svalutare il matrimonio a scapito della verginità, ma egli sta parlando della verginità non dal punto di vista biologico. La verginità come segno del tempo escatologico, come segno della donazione per Dio e per tutti, del momento in cui saremo donati completamente nella grande liturgia celeste.
e) La vedovanza (7,36-40)
Paolo presenta una questione particolare della comunità di Corinto su cui non si è ancora giunti ad una definizione precisa: la vedovanza cristiana.
2. QUESTIONE DEGLI IDOLOTITI
Paolo riafferma innanzitutto il principio della libertà: gli idoli non sono nulla. Afferma poi il principio della carità: non scandalizzare nessuno e rispetto per i più deboli. Infine il principio della prudenza: non esagerare. Paolo condanna il lassismo di Corinto.
3. L’ASSEMBLEA LITURGICA
Paolo richiama uno stile di partecipazione all’assemblea liturgica, ma soprattutto afferma che non basta celebrare il rito dell’eucaristia se poi c’è una cornice di divisione. Egli ricorda l’ultima cena di Gesù: carità ed eucaristia sono inscindibili.
4. I CARISMI
Paolo disegna un suo progetto di Chiesa legato alle caratteristiche di unicità e pluralità: è un corpo vivente. E in questo contesto affronta il tema dei carismi: doni dello Spirito per ogni persona.
- 12,4-6: la molteplicità dei carismi che sempre si rannoda ad un unica sorgente. Diversi carismi ma un solo spirito.
- 12,12ss: ricorre al simbolo del corpo che è di sua natura vivente. È molteplice e tutte le parti sono necessarie e tutto si compagna in armonia. « Voi siete corpo di Cristo e sue membra ». Cristo continua come anima ad offrire la salvezza ed annunciare la sua parola attraverso la comunità cristiana.
- C. 13: è la celebrazione di quest’anima profonda che unisce tutto il corpo, tutto l’essere dell’uomo, che unisce l’uomo a Cristo e a Dio. Paolo capisce
che se non c’è questo nodo profondo dell’amore tutto si sfalda ed il corpo
non è segno della presenza di Cristo.
La missione dell’apostolo
« Noi fungiamo da ambasciatori per Cristo »
MORTE E RISURREZIONE NELLA 1A CORINZI
II cap. 15 è una delle pagine capitali del pensiero paolino, perché ha nel centro il messaggio pasquale che lui ha ricevuto e che ora trasmette: ci troviamo di fronte al credo paolino.
- vv. 3-5. La risurrezione di Cristo è coniugata con la sua morte proprio perché il mistero pasquale è morte e risurrezione. La dimensione della umanità di Cristo è condividere l’essere specifico dell’uomo. Il suo essere uomo è sigillato dal sepolcro. Però Gesù è risorto ed è apparso: Paolo non cita solo i primi testimoni, ma anche se stesso come un « aborto ».Architrave di questo testo è la risurrezione di Cristo che è radice della nostra risurrezione.
LA NOSTRA RISURREZIONE
Paolo sviluppa una lunga riflessione sulla nostra risurrezione e spezza tutte le interpretazioni del come risorgeremo: « nella nostra personalità siamo come il seme, allora saremo albero ». Continuità e diversità. La nostra risurrezione è una ri-creazione, una creazione nuova in cui Dio salvaguardando il nostro seme della prima creazione offrirà una umanità perfetta e compiuta. Contrappone un Adamo peccatore, che siamo tutti noi, da cui nascerà l’Adamo perfetto di cui c’è già stato un esemplare: l’Adamo-Cristo.
- 15,54-57: in una visione colossale Paolo immagina l’ultimo duello che segnerà il senso di tutta la nostra vicenda, quello fra morte e vita. In questa lotta la vittoria finale sarà del bene, della vita, di Cristo e di Dio. È la grande rappresentazione del « morire » della morte. Il suo pungiglione è reso inoffensivo. Alla fine, « Dio sarà tutto in tutti ».