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1 FEBBRAIO 2009 – IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

1 FEBBRAIO 2009 - IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO  dans BIBLE SERVICE (sito francese) 19%20GAUGUIN%20LE%20CHRIST%20JAUNE

Gauguin Le Christ jaune (1848-1903)

http://www.artbible.net/Jesuschrist_fr.htm

1 FEBBRAIO 2009 – IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

MESSA DEL GIORNO

Seconda Lettura  1 Cor 7, 32-35
Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso!
Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito.
Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.

dal sito EAQ:

http://www.vangelodelgiorno.org/www/main.php?language=IT&ordo=&localTime=02/01/2009#

San Girolamo (347-420), sacerdote, traduttore della Bibbia, dottore della Chiesa
Commento sul vangelo di Marco, 2 ; PLS 2, 125s

« Una dottrina nuova »
« Lo Spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui». Questo è il suo modo di esprimere il suo dolore: straziandolo. Poiché non poteva alterare l’anima dell’uomo, il demonio ha esercitato la sua violenza sul suo corpo. Queste manisfestazioni fisiche erano d’altronde l’unico mezzo in suo potere per significare che stava uscendo. Lo spirito immondo batte in ritirata…
«Tutti furono presi da timore tanto che si chiedevano a vicenda: ‘Che è mai questo?’ »  Guardiamo gli Atti degli Apostoli e i segni dati dagli ultimi profeti. Cosa dicono i maghi del faraone di fronte ai prodigi di Mosè?: «È il dito di Dio!» (Es 8,15). Li compie Mosè, ma essi riconoscono la potenza di un altro. Dopo, gli apostoli hanno fatto gli stessi prodigi «nel nome di Gesù Cristo, cammina!» (At 3,6); «E Paolo disse allo spirito: ‘In nome di Gesù Cristo ti ordino di partire da lei’ » (At 16,18). Il nome di Gesù è sempre pronunciato. Ma qui, cosa dice Gesù ? «Esci da quell’uomo», senza altra precisione. In nome proprio ordina allo spirito di uscire. « Tutti furono presi da timore tanto che si chiedevano a vicenda: ‘Che è mai questo? Una dottrina nuova’ ». L’espulsione del demonio non aveva in sè nulla di nuovo: questo lo facevano spesso gli esorcisti degli Ebrei. Ma cosa dice Gesù? Quale è questa dottrina nuova? Dov’è dunque la novità? È nel fatto che Egli comanda con la propria autorità agli spiriti immondi. Non pronuncia altro nome: dona i suoi ordini in prima persona; non parla in nome di un altro, ma con l’autorità che è sua.

dal sito Bible-service:

http://www.bible-service.net/site/375.html

1 Corinthiens 7,32-35 

Il convient de reprendre le fil du commentaire (substantiel) du 3e dimanche B, car l’unité de ce chapitre 7 est claire.
À une telle lecture, on peut faire abonder des objections, Tant mieux ! Y aurait-il une relativisation des bienfaits spirituels du mariage et une exaltation de l’état de célibataire ? À cette objection on peut dire déjà ceci : si la vie de couple et en famille pose des problèmes quotidiens (relationnels, matériels), la recherche quotidienne des solutions adaptées ne rapproche-t-elle pas de Dieu ? L’effort de chaque jour pour un amour vrai ne nous libère-t-il pas de nos égoïsmes ? On peut dire que Paul parle comme Jésus en Marc 9, 42-48 :  » Si ton œil… Si ton pied te scandalise, arrache-le, coupe-le.  » On comprend bien qu’il ne s’agit pas d’inciter à une mutilation, mais à prendre les moyens concrets de l’essentiel pour le croyant : la rencontre de Dieu, la venue du royaume. Plus tard, un disciple de Paul fidèle à sa pensée profonde dira sa haute théologie du mariage en Éphésiens 5 :  » Paul affirme la transcendance absolue avec laquelle aucune réalité ne peut être mise en comparaison. Il n’y a dès lors aucune difficulté à ouvrir la voie du célibat comme une manière singulière de servir le royaume et cette option concerne d’ailleurs des baptisés plus nombreux sans qu’ils soient dans la vie sacerdotale ou religieuse.

1 Corìnzi 7, 32-35

Conviene riprendere il filo del commento alla 3 settimana del T.O. B, a causa dell’unità di questo capitolo con quello della domenica 25 gennaio (1Cor 7, 29-31).
A questa lettura si possono fare moltissime obiezioni: Tanto meglio! C’è una relativizzazione dei benefici del matrimonio e una esaltazione dello stato celibatario? A questa obiezione si può dire subito questo: se la vita di coppia e in famiglia pone dei problemi quotidiani (relazionali, materiali), la ricerca quotidiana delle soluzioni adatte non ci avvicina a Dio? Lo sforzo di ogni giorno per un amore vero non ci libera dall’egoismo? Si può dire che Paolo parla come Gesù in Marco 9, 42-48:  » Se il tuo occhio …Se il tuo piede…ti scandalizza, taglialo ». Si capisce bene che non si è sollecitati alla mutilazione, ma a prendere la strada concreta dell’essenziale per il cristiano: l’incontro con Dio, la venuta del Regno. Più tardi un discepolo di Paolo fedele al pensiero dell’apostolo dirà, nella sua alta teologia del matrimonio, in Efesini 5, 32 (NOTA): « Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa ». Paolo afferma la trascendenza assoluta con la quale nessuna realtà può essere messa in confronto. Non c’è, quindi, alcuna difficoltà ad aprire la porta del celibato come una maniera particolare di servire il regno, questa opzione concerne, di fatto, il maggior numero di battezzati senza essere nel sacerdozio o nella vita religiosa.

NOTA

È evidente che il biblista che ha fatto questo commento non considera paolina la Lettera agli Efesini, c’è, infatti, differenza di opinioni al riguardo, ma, anche se si considera non paolina, Efesini è veramente molto « dentro, affine » al pensiero di Paolo;

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla prima lettera ai Tessalonicesi di san Paolo, apostolo 1, 1 – 2, 12

Sollecitudine di san Paolo per la chiesa di Tessalonica
Paolo, Silvano e Timòteo alla chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: grazia a voi e pace! Ringraziamo sempre Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere, continuamente memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo. Noi ben sappiamo, fratelli amati da Dio, che siete stati eletti da lui. Il nostro vangelo, infatti, non si è diffuso fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con potenza e con Spirito Santo e con profonda convinzione, come ben sapete che siamo stati in mezzo a voi per il vostro bene.
E voi siete diventati imitatori nostri e del Signore, avendo accolto la parola con la gioia dello Spirito Santo anche in mezzo a grande tribolazione, così da diventare modello a tutti i credenti che sono nella Macedonia e nell’Acaia. Infatti la parola del Signore riecheggia per mezzo vostro non soltanto in Macedonia e nell’Acaia, ma la fama della vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, di modo che non abbiamo più bisogno di parlarne. Sono loro infatti a parlare di noi, dicendo come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti a Dio, allontanandovi dagli idoli, per servire al Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, che ci libera dall’ira ventura. Voi stessi infatti, fratelli, sapete bene che la nostra venuta in mezzo a voi non è stata vana. Ma dopo avere prima sofferto e subìto oltraggi a Filippi, come ben sapete, abbiamo avuto il coraggio nel nostro Dio di annunziarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte. E il nostro appello non è stato mosso da volontà di inganno, né da torbidi motivi, né abbiamo usato frode alcuna; ma come Dio ci ha trovati degni di affidarci il vangelo così lo predichiamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori. Mai infatti abbiamo pronunziato parole di adulazione, come sapete, né avuto pensieri di cupidigia: Dio ne è testimone. E neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da altri, pur potendo far valere la nostra autorità di apostoli di Cristo. Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre nutre e ha cura delle proprie creature. Così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari. Voi ricordate infatti, fratelli, la nostra fatica e il nostro travaglio: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno vi abbiamo annunziato il vangelo di Dio. Voi siete testimoni, e Dio stesso è testimone, come è stato santo, giusto, irreprensibile il nostro comportamento verso di voi credenti; e sapete anche che, come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi, incoraggiandovi e scongiurandovi a comportarvi in maniera degna di quel Dio che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.

Responsorio    Cfr. 1 Ts 1, 9; 3, 12. 13
R. Vi siete convertiti per servire al Dio vivo e attendere dai cieli il suo Figlio, risorto dai morti, * che ci libera dall’ira futura.
v. Dio vi faccia abbondare nell’amore, renda saldi e irreprensibili i vosti cuori nella santità,
R. che ci libera dall’ira futura.

Seconda Lettura
Dalla «Lettera ai cristiani di Smirne» di sant’Ignazio di Antiochia, vescovo e martire   (Intr.; Capp. 1, 1 -4, 1 Funk 1, 235-237)

Cristo ci ha chiamati al suo regno e alla sua gloria
Ignazio, detto anche Teoforo, si rivolge alla chiesa di Dio e del diletto Figlio suo Gesù Cristo. A questa chiesa, che si trova a Smirne in Asia, augura di godere ogni bene nella purezza dello spirito e nella parola di Dio: essa ha ottenuto per divina misericordia ogni grazia, è piena di fede e di carità e nessun dono le manca. E’ degna di Dio e feconda di santità.
Ringrazio Gesù Cristo Dio che vi ha resi così saggi. Ho visto infatti che siete fondati su una fede incrollabile, come se foste inchiodati, carne e spirito, alla croce del Signore Gesù Cristo, e che siete pieni di carità nel sangue di Cristo. Voi credete fermamente nel Signore nostro Gesù, credete che egli discende veramente «dalla stirpe» di Davide secondo la carne» (Rm 1, 3) ed è figlio di Dio secondo la volontà e la potenza di Dio; che nacque veramente da una vergine; che fu battezzato da Giovanni per adempiere ogni giustizia (cfr. Mt 3, 15); che fu veramente inchiodato in croce per noi nella carne sotto Ponzio Pilato e il tetrarca Erode. Noi siamo infatti il frutto della sua croce e della sua beata passione. Avete ferma fede inoltre che con la sua risurrezione ha innalzato nei secoli il suo vessillo per riunire i suoi santi e i suoi fedeli, sia Giudei che Gentili, nell’unico corpo della sua Chiesa.
Egli ha sofferto la sua passione per noi, perché fossimo salvi; e ha sofferto realmente, come realmente ha risuscitato se stesso.
Io so e credo fermamente che anche dopo la risurrezione egli è nella sua carne. E quando si mostrò a Pietro e ai suoi compagni, disse loro: Toccatemi, palpatemi e vedete che non sono uno spirito senza corpo (cfr. Lc 24, 39). E subito lo toccarono e credettero alla realtà della sua carne e del suo spirito. Per questo disprezzarono la morte e trionfarono di essa. Dopo la sua risurrezione, poi, Cristo mangiò e bevve con loro proprio come un uomo in carne ed ossa, sebbene spiritualmente fosse unito al Padre.
Vi ricordo queste cose, o carissimi, quantunque sappia bene che voi vi gloriate della stessa fede mia.

Responsorio    Cfr. Gal 2, 19-20
R. Sono morto alla legge, e vivo per Dio. Vivo questa mia vita terrena nella fede del Figlio di Dio, * che mi ha amato e ha dato se stesso per me.
V. Con Cristo sono crocifisso: non sono più io che vivo, ma vive in me Cristo,
R. che mi ha amato e ha dato se stesso per me.

LODI

Lettura Breve   2 Tm 2, 8.11-13
Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti. Certa è questa parola: Se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, anch’egli ci rinnegherà; se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso.

VESPRI

Lettura Breve   Eb 12, 22-24
Voi vi siete accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione, al Mediatore della Nuova Alleanza e al sangue dell’aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele.

18 GENNAIO 2009 – II DOMENICA DEL T.O.

18 GENNAIO 2009 - II DOMENICA DEL T.O. dans BIBLE SERVICE (sito francese) 14%20RICHES%20HEURES%20ENL%20SAINT%20JEAN%20BAPTISTE

RICHES HEURES ENL SAINT JEAN BAPTISTE

http://www.artbible.net/Jesuschrist_fr.htm

18 GENNAIO 2009 – II DOMENICA DEL T.O.

MESSA DEL GIORNO

letture della messa del giorno, link al sito Maranatha:

http://www.maranatha.it/Festiv2/ordinB/B02page.htm

Seconda Lettura  1 Cor 6, 13c-15, 17-20

Fratelli, il corpo non è per l’impurità, ma per il Signo­re, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.
Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impu­rità, pecca contro il proprio corpo.
Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

DAL SITO FRANCESE BIBLE-SERVICE:

http://www.bible-service.net/site/179.html

1 Corinthiens 6,13…20  

Le retour du temps ordinaire amène chaque année la lecture continue de la première épître aux Corinthiens (année A chapitres 1 à 4, année B chapitres 6 à 10, année C chapitres 12 à 15). Cette année, elle est répartie sur cinq dimanches et sera suivie de la 2e épître aux Corinthiens pendant huit dimanches.

Le rappel par Paul du rôle du corps dans la vocation chrétienne apporte aujourd’hui réalisme et vigueur à l’appel du Seigneur. C’est l’occasion de corriger encore, si besoin était, une conception idéaliste et angélique de l’âme comme unique lieu de l’union à Dieu. L’œuvre du Christ est pour le corps de l’homme. La dignité du corps humain est d’être membre du Christ, appelé à entrer dans la gloire de Dieu. Peut-être que les chrétiens ne savent pas encore bien communiquer cela.

1 Cor 6,13…20


Il ritorno del tempo ordinario porta ogni anno la lettura continua della Prima Lettera ai Corinzi (anno A capitoli da 1 a 4, anno B capitoli da 6 a 10, anno C capitoli da 12 a 15). Quest’anno, queste letture sono ripartite in cinque domeniche e sarà seguita dalla seconda Lettera ai Corinzi per otto domeniche.

Il richiamo di Paolo al ruolo del corpo nella vocazione cristiana veicola, oggi, realismo e vigore alla chiamata del Signore. È l’occasione di correggere ancora, se è necessario, una concezione idealista e angelica dell’anima come unico luogo dell’unione con Dio. L’opera di Cristo è per il corpo umano.  La dignità del corpo umano è quella di essere membra di Cristo, chiamati a entrare nella gloria di Dio. Forse i cristiani non sanno ancora trasmettere ciò.

DAL SITO FRANCESE EAQ:

http://www.vangelodelgiorno.org/www/main.php?language=IT&ordo=&localTime=01/18/2009#

Sant’Agostino (354-430), vescovo d’Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Commento sul vangelo di Giovanni, n° 7

« Quel giorno si fermarono presso di lui »
«Giovanni stava là con due dei suoi discepoli». Giovanni era talmente «amico dello Sposo» che non cercava la propria gloria, ma rendeva testimonianza alla verità (Gv 3.29.26); cercò forse di trattenere presso di sé i suoi discepoli, impedendo loro di seguire il Signore? Egli stesso, anzi, indicò ai suoi discepoli colui che dovevano seguire… «Perché rivolgete a me la vostra attenzione? Io non sono l’Agnello: Ecco l’Agnello di Dio. Ecco colui che toglie il peccato del mondo.»

A queste parole, i due che erano con Giovanni, seguirono Gesù.«Gesù si voltò, vide che lo seguivano e dice loro: Che cosa cercate? E quelli gli dissero: Rabbi – che si traduce: maestro – dove abiti?». Essi non lo seguivano ancora con l’intenzione di unirsi a lui in modo definitivo, perché si sa che questo avvenne quando li chiamò… a lasciare le loro barche, dicendo: «Seguitemi, e vi farò pescatori di uomini» (Mt 4, 19). Da quel momento essi si unirono a lui per non lasciarlo più. Ora, volevano solo vedere dove abitava, realizzando ciò che sta scritto: «Il tuo piede logori la sua soglia; levati e va’ da lui con assiduità, e medita i suoi comandamenti» (Sir 6, 36-37). Cristo mostrò loro dove abitava; quelli andarono e rimasero con lui. Che giornata felice dovettero trascorrere, che notte beata! Chi ci può dire che cosa ascoltarono dal Signore? Mettiamoci anche noi a costruire nel nostro cuore una casa dove il Signore possa venire, e ci ammaestri, e si trattenga a parlare con noi.

PRIMI VESPRI

Lettura breve   Col 1, 2b-6
Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro. Noi rendiamo continuamente grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, nelle nostre preghiere per voi, per le notizie ricevute circa la vostra fede in Cristo Gesù, e la carità che avete verso tutti i santi, in vista della speranza che vi attende nei cieli. Di questa speranza voi avete già udito l’annunzio dalla parola di verità del vangelo il quale è giunto a voi, come pure in tutto il mondo fruttifica e si sviluppa; così anche fra voi dal giorno in cui avete ascoltato e conosciuto la grazia di Dio nella verità.

SECONDI VESPRI

Lettura Breve   2 Ts 2, 13-14
Noi dobbiamo rendere sempre grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, attraverso l’opera santificatrice dello Spirito e la fede nella verità, chiamandovi a questo con il nostro vangelo, per il possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.

DOMENICA FRA L’OTTAVA DI NATALE – SANTA FAMIGLIA DI GESU’

DOMENICA FRA L'OTTAVA DI NATALE - SANTA FAMIGLIA DI GESU' dans BIBLE SERVICE (sito francese)

http://santiebeati.it/

DOMENICA FRA L’OTTAVA DI NATALE
SANTA FAMIGLIA DI GESU’
MARIA E GIUSEPPE
Anno B – Festa

CADE OGGI ANCHE LA FESTA DEI SANTI INNOCENTI MARTIRI, METTO QUALCOSA SEPARATAMENTE

MESSA DEL GIORNO

Seconda Lettura  Eb 11, 8.11-12.17-19
La fede di Abramo, di Sara e di Isacco.
 
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare. Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.

COMMENTO AD EBREI DAL SITO BIBLE SERVICE:

http://www.bible-service.net/site/376.html

Hébreux  11, 8.11-12.17-19
Le chapitre 11 de l’épître aux Hébreux est une relecture de l’histoire d’Israël à partir du thème de la foi. Dans un genre littéraire très attesté à l’époque, l’auteur montre comment les ancêtres du peuple se sont laissés entièrement guider par la foi au Dieu vivant. La foi d’Abraham a déjà été mise en valeur dans la première lecture. Fidèle aux récits de la Genèse, l’auteur voit toute la vie d’Abraham informée par la foi, depuis l’appel jusqu’à l’épreuve du sacrifice. Son épouse Sara vit de la même foi. Comme Paul l’avait dit en Romains 4, cette foi est déjà chrétienne, puisqu’elle envisage même la résurrection.

Ebrei 11, 8.11-12.17-19
Il capitolo 11 della lettera agli Ebrei è una rilettura della storia di Israele a partire del tema della fede. In un genere letterario molto attestato a l’epoca, l’autore mostra come i precursori del popolo si sono lasciati interamente guidare dalla fede al Dio vivente. La fede di Abramo è stata già messa in rilievo nella prima lettura. Fedele al racconto della Genesi l’autore vede tutte le vie di Abramo comprese attraverso la fede, poi, anche nella chiamata alla prova del sacrificio. La sua sposa Sara vive della medesima fede. Come Paolo dice in Rm 4, questa fede è già cristiana, poiché essa discerne (già) anche la resurrezione.

LETTURA DAL SITO EAQ:

 http://www.vangelodelgiorno.org/www/main.php?language=IT&ordo=&localTime=12/28/2008#

Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità
A Simple Path


« Partì con loro e tornò a Nàzaret »
Potete pregare la Santa Famiglia per la vostra famiglia:

Padre nostro che sei nei cieli, ci hai dato un modello di vita
nella santa Famiglia di Nàzaret.
Aiutaci, Padre benevolissimo a fare della nostra famiglia
un nuovo Nàzaret dove regnino la gioia e la pace.
Sia essa profondamente contemplativa,
intensamente eucaristica e vibrante della gioia.
Aiutaci a restare insieme attraverso felicità e fatica
grazie alla preghiera familiale.
Insegnaci a riconoscere Gesù in ciascun membro della nostra famiglia, particolarmente quando soffre e rimane ferito.
Il cuore eucaristico di Gesù
renda i nostri cuori miti e umili come il suo (Mt 11,29).
Aiutaci a compiere santamente la nostra vocazione familiale.
Possiamo amarci gli uni gli altri
come Dio ama ognuno di noi, ogni giorno maggiormente,
e perdonarci a vicenda le nostre colpe,
come tu perdoni i nostri peccati.
Aiutaci, Padre benevolissimo
ad accogliere quanto ci doni
e a dare quanto ci prendi
con un grande sorriso.
Cuore immacolato di Maria, motivo della nostra gioia,
prega per noi.
Santi angeli custodi
siate sempre con noi,
guidateci, custoditeci.
Amen.

PRIMI VESPRI

Lettura Breve   2 Cor 8, 9
Conoscete la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla lettera agli Efesini di san Paolo, apostolo 5, 21 – 6, 4

La vita cristiana nella famiglia
Fratelli: siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo.
Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola (Gn 2, 24). Questo mistero è grande; lo dico in riferimento al Cristo e alla Chiesa! Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito. Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto, Onora tuo padre e tua madre: è questo il primo comandamento associato a una promessa: perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra (Es 20, 12; Dt 5, 10). E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell’educazione e nella disciplina del Signore.

Responsorio    Ef 6, 1-2; Lc 2, 51
R. Figli, obbedite nel Signore ai vostri genitori; * onorate il padre e la madre, perché questo è giusto.
V. Gesù tornò a Nazareth con Maria e Giuseppe, e stava loro sottomesso.
R. Onorate il padre e la madre, perché questo è giusto.
 
Seconda Lettura
Dai «Discorsi» di Paolo VI, papa
(Discorso tenuto a Nazareth, 5 gennaio 1964)

in questa lettura non ci sono citazioni di, o su, San Paolo, ma è veramente bella, è irrinunciabile per me;

L’esempio di Nazareth
La casa di Nazareth è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del Vangelo. Qui si impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifestazione del Figlio di Dio tanto semplice, umile e bella. Forse anche impariamo, quasi senza accorgercene, ad imitare. Qui impariamo il metodo che ci permetterà di conoscere chi è il Cristo. Qui scopriamo il bisogno di osservare il quadro del suo soggiorno in mezzo a noi: cioè i luoghi, i tempi, i costumi, il linguaggio, i sacri riti, tutto insomma ciò di cui Gesù si servì per manifestarsi al mondo. Qui tutto ha una voce, tutto ha un significato. Qui, a questa scuola, certo comprendiamo perché dobbiamo tenere una disciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del Vangelo e diventare discepoli del Cristo. Oh! come volentieri vorremmo ritornare fanciulli e metterci a questa umile e sublime scuola di Nazareth! Quanto ardentemente desidereremmo di ricominciare, vicino a Maria, ad apprendere la vera scienza della vita e la superiore sapienza delle verità divine! Ma noi non siamo che di passaggio e ci è necessario deporre il desiderio di continuare a conoscere, in questa casa, la mai compiuta formazione all’intelligenza del Vangelo. Tuttavia non lasceremo questo luogo senza aver raccolto, quasi furtivamente, alcuni brevi ammonimenti dalla casa di Nazareth. In primo luogo essa ci insegna il silenzio. Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile ed indispensabile dello spirito: mentre siamo storditi da tanti frastuoni, rumori e voci clamorose nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo. Oh! silenzio di Nazareth, insegnaci ad essere fermi nei buoni pensieri, intenti alla vita interiore, pronti a ben sentire le segrete ispirazioni di Dio e le esortazioni dei veri maestri. Insegnaci quanto importanti e necessari siano il lavoro di preparazione, lo studio, la meditazione, l’interiorità della vita, la preghiera, che Dio solo vede nel segreto. Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Nazareth ci ricordi cos’è la famiglia, cos’è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci faccia vedere com’è dolce ed insostituibile l’educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell’ordine sociale. Infine impariamo la lezione del lavoro. Oh! dimora di Nazareth, casa del Figlio del falegname! Qui soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge, severa certo ma redentrice della fatica umana; qui nobilitare la dignità del lavoro in modo che sia sentita da tutti; ricordare sotto questo tetto che il lavoro non può essere fine a se stesso, ma che riceve la sua libertà ed eccellenza, non solamente da quello che si chiama valore economico, ma anche da ciò che lo volge al suo nobile fine; qui infine vogliamo salutare gli operai di tutto il mondo e mostrar loro il grande modello, il loro divino fratello, il profeta di tutte le giuste cause che li riguardano, cioè Cristo nostro Signore.

Responsorio    2 Cor 13, 11; Ef 5, 19; Col 3, 23
R. State lieti, cercate ciò che è perfetto, incoraggiatevi al bene, andate d’accordo, vivete in pace, * cantate e inneggiate a Dio con tutto il cuore.
V. Qualunque sia il vostro lavoro, fatelo di buon animo, per il Signore, e non per gli uomini.
R. Cantate e inneggiate a Dio con tutto il cuore.

VESPRI

Lettura breve  Cfr. Fil 2, 6-7
Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; egli è apparso in forma umana.

1 Tessalonicesi 5, 16-24, la lettura del vangelo di oggi III domenica di Avvento, commento biblico (francese/italiano)

1Ts 5,16-24, la lettura di oggi, versione originale francese e traduzione (mia) dal sito: Bible Service:

http://www.bible-service.net/site/378.html

1 Thessaloniciens 5,16-24
 

Ces quelques versets sont la conclusion de la première lettre aux Thessaloniciens. Ce texte a été choisi à cause de l’exhortation à la joie, thème de ce troisième dimanche. On remarquera une note caractéristique : l’invitation au discernement. La joie, fondée sur la certitude du Jour du Seigneur qui vient, exige une double attitude : accueillir sans réserve le don de l’Esprit, mais ne pas être dupe des fausses bonnes nouvelles.

Paul utilise des mots forts : toujours… sans relâche… en toute circonstance. La joie, la prière, l’action de grâce ne sont pas, pour Paul, des sentiments de passage, des actes de circonstance. Tout cela doit habiter le chrétien, être comme sa respiration. Pour être toujours dans la joie, rendre grâce en toute circonstance, il faut une bonne dose de foi, surtout à certains moments de l’existence. Paul sait trouver les mots pour encourager :  » Il est fidèle, le Dieu qui vous a appelé « .

1 Tessalonicesi 5,16-24

Questi versetti sono la conclusione della prima lettera ai Tessalonicesi. Questo testo è stato scelto a causa della esortazione alla gioia, tema di questa terz domenica. Si deve rimarcare una nota carateristica: l’invito al discernimento. La gioia, fondata sulla certezza del « Giorno del Signore »" che viene, esige una doppia attitudine: accogliere senza riserve il dono dello Spirito, ma non essere vitime di false buone novelle.

Paolo utilizza delle parole forti: tutti i giorni… incessantemente…in tutte le circostanze. La gioia, la preghiera, l’azione di grazie, non sono per Paolo, dei sentimenti di passaggio, degli atti di circostanza. Tutto questo deve vivere (abitare in francese) il cristiano, essere come il suo respiro. Per essere sempre nella gioia, rendere grazie in tutte le circostanze, c’è bisogno di una buona dose di fede, soprattutto in certi momenti dell’esistenza. Paolo sa trovare le parole per incoraggiare: « Colui che vi chiama è fedele » (traduzione CEI)

XXXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO – DOMENICA 23 NOVEMBRE 2008

XXXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO - DOMENICA 23 NOVEMBRE 2008 dans BIBLE SERVICE (sito francese)

XXXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

DOMENICA 23 NOVEMBRE 2008

NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO
RE DELL’UNIVERSO

(anche San Clemente che quest’anno capita di domenica)

MESSA DEL GIORNO

Seconda Lettura  1 Cor 15,20-26a.28
Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.

PRIMI VESPRI

Lettura breve   Ef 1, 20-30
Dio risuscitò Cristo dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi (Sal 8, 8) e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose.

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura
Dall’opuscolo «La preghiera» di Origène, sacerdote
(Cap. 25; PG 11, 495-499)

Venga il tuo regno
Il regno di Dio, secondo la parola del nostro Signore e Salvatore, non viene in modo da attirare l’attenzione e nessuno dirà: Eccolo qui o eccolo là; il regno di Dio è in mezzo a noi (cfr. Lc 16, 21), poiché assai vicina è la sua parola sulla nostra bocca e sul nostro cuore (cfr. Rm 10,8). Perciò, senza dubbio, colui che prega che venga il regno di Dio, prega in realtà che si sviluppi, produca i suoi frutti e giunga al suo compimento quel regno di Dio che egli ha in sé. Dio regna nell’anima dei santi ed essi obbediscono alle leggi spirituali di Dio che in lui abita. Così l’anima del santo diventa proprio come una città ben governata. Nell’anima dei giusti è presente il Padre e col Padre anche Cristo, secondo quell’affermazione: «Verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23). Ma questo regno di Dio, che è in noi, col nostro instancabile procedere giungerà al suo compimento, quando si avvererà ciò che afferma l’Apostolo del Cristo. Quando cioè egli, dopo aver sottomesso tutti i suoi nemici, consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti (cfr. 1Cor 15, 24.28). Perciò preghiamo senza stancarci. Facciamolo con una disposizione interiore sublimata e come divinizzata dalla presenza del Verbo. Diciamo al nostro Padre che è in cielo: «Sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno» (Mt 6, 9-10). Ricordiamo che il regno di Dio non può accordarsi con il regno del peccato, come non vi è rapporto tra la giustizia e l’iniquità né unione tra la luce e le tenebre né intesa tra Cristo e Beliar (cfr. 2Cor 6, 14-15). Se vogliamo quindi che Dio regni in noi, in nessun modo «regni il peccato nel nostro corpo mortale» (Rm 6, 12). Mortifichiamo le nostre «membra che appartengono alla terra» (Col 3, 5). Facciamo frutti nello Spirito, perché Dio possa dimorare in noi come in un paradiso spirituale. Regni in noi solo Dio Padre col suo Cristo. Sia in noi Cristo assiso alla destra di quella potenza spirituale che pure noi desideriamo ricevere. Rimanga finché tutti i suoi nemici, che si trovano in noi, diventino «sgabello dei suoi piedi» (Sal 98,5), e così sia allontanato da noi ogni loro dominio, potere ed influsso. Tutto ciò può avvenire in ognuno di noi. Allora, alla fine, «ultima nemica sarà distrutta la morte» (1 Cor 15, 26). Allora Cristo potrà dire anche dentro di noi: «Dov’è o morte il tuo pungiglione? Dov’è o morte la tua vittoria?» (Os 13, 14; 1 Cor 15, 55). Fin d’ora perciò il nostro «corpo corruttibile» si rivesta di santità e di «incorruttibilità; e ciò che è mortale cacci via la morte, si ricopra dell’immortalità» del Padre (1 Cor 15, 54). così regnando Dio in noi, possiamo già godere dei beni della rigenerazione e della risurrezione.

DAL SITO FRANCESE « BIBLE SERVICE » COMMENTO ALLA 1ma CORINZI:

http://www.bible-service.net/site/179.html

1 Corinthiens 15,20-26.28    

Encore une bonne nouvelle en ce dernier dimanche de l’année liturgique, Paul affirme que notre résurrection, à la suite du Christ, est l’avenir heureux qui nous attend (cf. le psaume). La résurrection de Jésus est première certes, mais elle promet et inclut la nôtre. La fin de toutes choses est envisagée avec des images très rassurantes : tous revivront, toutes les puissances du mal seront détruites, tous les ennemis seront vaincus, la mort sera anéantie ; ce sera la victoire du Roi Messie et la réussite totale pour Dieu et pour l’homme :  » Dieu sera tout en tous  » ; Dieu régnera enfin comme Père ; avec Jésus nous vivrons comme des fils, obéissants et libres.

1Cor 15,20-26.28

Ancora una « buona novella » per quest’ultima domenica dell’anno liturgico, Paolo afferma che la nostra risurrezione, al seguito di Cristo, è l’avvenire felice che ci attende (cfr. il salmo). La risurrezione di Gesù assolutamente certa, ma essa promette, ed include, la nostra. La fine di tutte le cose si scorge attraverso delle immagini molto rassicuranti: tutti rivivranno, tutte le potenze del male saranno distrutte, tutte i nemici saranno vinti, la morte sarà annientata; questa sarà la vittoria del Re Messia e il trionfo completo per Dio e per l’uomo: « Dio sarà tutto in tutti »; Dio regnerà infine come Padre; con Gesù noi vivremo come dei figli, obbedienti e liberi.

DAL SITO FRANCESE EAQ:

http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&localTime=11/23/2008#

San Nicola Cabasilas (circa 1320-1363), teologo greco
La vita in Cristo, IV, 93-97, 102 ; SC 355, 343

« Venite benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo »
«Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, Cristo si è assiso alla destra della Maestà nell’alto dei cieli» (Eb 1,3)… Allo scopo di servirci, egli è quindi venuto, da suo Padre, nel mondo. E questo è il colmo: egli si presenta sotto la forma dello schiavo e nasconde la sua qualità di maestro non soltanto nel momento in cui appare sulla terra rivestito dell’infermità umana, ma anche dopo, nel giorno in cui verrà nella sua potenza e apparirà nella gloria del Padre suo, nel giorno della sua manisfestazione. È detto infatti che nel suo regno, «si cingerà le sue vesti; farà mettere i suoi servi a tavola e passerà a servirli» (Lc 12,37). Ecco colui per mezzo del quale regnano i sovrani e governano i principi.
In questo modo eserciterà la sua regaltà vera e senza rimprovero…; in questo modo trascina coloro che ha sottomessi al suo potere: più amabile di un amico, più equo di un principe, più tenero di un padre, più intimo delle membra, più indispensabile del cuore. Non si impone mediante il timore, non assoggetta mediante un salario. Trova in se stesso la forza del suo potere, per se stesso si attacca i suoi sudditi. Infatti regnare mediante il timore o in vista di un salario, non è governare in prima persona, ma tramite la speranza di un guadagno e con le minaccie…Occorre che Cristo regni nel senso proprio di questa parola; ogni altra autorità è indegna di lui. Vi è riuscito grazie a un medio straordinario…: per diventare il vero Maestro, abbraccia la condizione dello schiavo e si fa il servo degli schiavi, fino alla croce e alla morte; in questo modo rapisce l’animo degli schiavi e si impadronisce direttamente della loro volontà. Sapendo che è questo il segreto di questa regaltà, Paolo scrive: «Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato» (Fil 2,8-9)… Per mezzo della prima creazione, Cristo è maestro della natura; per mezzo della nuova creazione, si è reso maestro della nostra volontà… per questo dice: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra» (Mt 28,18).

BIOGRAFIA E UFFICIO DELLE LETTURE DI SAN CLEMENTE

San Clemente I
Papa e Martire

BIOGRAFIA
Il terzo successore di san Pietro. La storia non offre materiale per scrivere la vita di questo papa che, più o meno tra l’ 88 e il 97, ha occupato la cattedra di Pietro. Un’antica tradizione (attestata da san Girolamo e da sant’Ireneo) afferma che a ordinarlo sacerdote é stato san Pietro stesso. Questa notizia é molto più verosimile della leggenda che vede in Clemente un membro della famiglia imperiale. La lettera di Clemente gli “Atti di san Clemente”, lasciano dubbioso lo storico Severo, non si può dire la stessa cosa della sola “lettera” che possediamo di lui, lettera fondamentale, nella quale la Chiesa di Roma scrive alla Chiesa di Corinto. L’importanza di questa lettera sta nella netta insistenza che essa pone sul primato della sede di Pietro. La forza di quest’affermazione risiede in ciò che Ireneo ha intensamente sottolineato: “Clemente aveva visto gli Apostoli in persona, la loro predicazione era ancora nelle sue orecchie e la loro tradizione sotto i suoi occhi”. Si presume che Clemente abbia subito il martirio, stando a quanto afferma una tradizione del IV secolo; A Roma una basilica gli é dedicata.

DAGLI SCRITTI…
Dalla”Lettera ai Corinzi” di san Clemente I, papa
Quanto sono mirabili e preziosi i doni di Dio, fratelli carissimi La vita nell’immortalità, lo splendore nella giustizia, la verità nella libertà, la fede nella confidenza, la padronanza di sé nella santità: tutto questo é stato messo alla portata della nostra intelligenza. Quali saranno allora i beni che sono preparati per coloro che lo aspettano? Solo il Creatore e il Padre dei secoli, il Santo per eccellenza ne conosce la quantità e la bellezza. Noi dunque, al fine di essere partecipi dei doni promessi, facciamo di tutto per ritrovarci nel numero di coloro che lo aspettano. E come si verificherà questo, fratelli carissimi? Si verificherà se la nostra intelligenza sarà salda in Dio con la fede, se cercheremo con diligenza ciò che é gradito e accetto a lui, se faremo ciò che é conforme alla sua santissima volontà, se seguiremo la via della verità, insomma se ci terremo lontani da ogni ingiustizia, perversità, avarizia, rissa, malizia e inganno. Questa é la via, fratelli carissimi, in cui troviamo la nostra salvezza, Gesù Cristo, mediatore del nostro sacrificio, difensore e aiuto della nostra debolezza. Per mezzo di lui possiamo guardare l’altezza dei cieli, per mezzo di lui contempliamo il volto purissimo e sublime di Dio, per lui sono stati aperti gli occhi del nostro cuore, per lui la nostra mente insensata e ottenebrata rifiorisce nella luce, per mezzo di lui il Padre ha voluto che noi gustassimo la conoscenza immortale. Egli, essendo l’irradiazione della gloria di Dio, é tanto superiore agli angeli, quanto più eccellente é il nome che ha ereditato (cfr. Eb 1, 3-4). Perciò, fratelli, combattiamo con tutte le forze sotto i suoi irreprensibili comandi. I grandi non possono restare senza i piccoli, né i piccoli senza i grandi. Tutti sono frammisti, di qui il vantaggio reciproco. Prendiamo ad esempio il nostro corpo. La testa senza i piedi non é nulla, come pure i piedi senza la testa. Anche le membra più piccole del nostro corpo sono necessarie e utili a tutto il corpo; anzi tutte si accordano e si sottomettono al medesimo fine, perché tutto il corpo sia saldo. Si assicuri perciò la salvezza di tutto il nostro corpo in Cristo Gesù, e ciascuno sia soggetto al suo prossimo secondo il dono della grazia che gli é stata affidata. Chi é forte si prenda cura di chi é debole, il debole rispetti il forte. Il ricco soccorra il povero, il povero lodi Dio perché gli ha dato uno che viene a colmare la sua indigenza. Il sapiente mostri la sua sapienza non con le parole ma con le opere buone; l’umile non renda testimonianza a se stesso, ma lasci che sia un altro a dargliela. Avendo da Dio tutte queste cose, dobbiamo ringraziarlo di tutto. A lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen. (Capp. 35, 1-5; 36, 1-2; 37, 1. 4-5; 38, 1-2. 4; Funk 1, 105-109).

LODI

Lettura Breve   Ef 4, 15-16
Viviamo secondo la verità nella carità e cerchiamo di crescere in ogni cosa verso Cristo, che è il capo. Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità.

VESPRI

Lettura Breve   1 Cor 15, 25-28
Bisogna che Cristo regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi (Sal 8, 8). Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.

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