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DOMENICA 10 LUGLIO – XV DEL T.O.

DOMENICA 10 LUGLIO – XV DEL T.O.

MESSA DEL GIORNO LINK:

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MESSA DEL GIORNO

Seconda Lettura  Rm 8, 18-23
L’ardente aspettativa della creazione è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.
La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.

http://www.bible-service.net/site/379.html

Romains 8,18-23
Un grand texte ! Paul vient d’évoquer la gloire de l’héritage à laquelle sont promis les enfants de Dieu (v. 17). Face à cette gloire, les souffrances du présent sont peu de chose : l’espérance d’un avenir meilleur en Dieu aide à porter le poids du fardeau d’aujourd’hui (v. 18). Paul élargit brusquement l’horizon. Ce n’est pas l’homme seulement qui attend et espère la libération, mais toute la création. L’homme est inséparable de l’ensemble de la création, l’humanité bien sûr, et avec elle tous les êtres créés, visibles ou invisibles. L’homme fait corps avec l’univers. Or le péché de l’homme a affecté tout le monde créé. Au lieu d’être libre pour louer Dieu, l’univers est asservi au néant (Qohélet 1,2). Pourtant, une espérance le soulève ; puisqu’il a été associé au péché de l’homme, il espère aussi être associé à sa libération. Cette espérance est fondée sur la présence rédemptrice de Jésus Christ au cœur de toute la création (Ephésien 1,10 ; Colossiens 1,16-17).

Romani 8, 18-23
Un grande testo! Paolo ha appena evocato la gloria dell’eredità alla quale sono promessi i figli di Dio (v. 17). Di fronte a questa gloria, le sofferenze del presente sono poca cosa: la speranza di un futuro migliore in Dio aiuta a portare il peso del carico d’oggi (v. 18). Paolo allarga bruscamente l’orizzonte. Non è l’uomo soltanto che attende e spera la liberazione, ma tutta la creazione. L’uomo è inseparabile dall’insieme della creazione, l’umanità certamente, e con essa tutti gli esseri creati, visibili o invisibili. L’uomo fa corpo con l’universo. Ma il peccato dell’uomo ha influito su tutti creati. Anziché essere libero di lodare Dio, l’universo è asservito al nulla (Qoelet 1,2). Tuttavia, una speranza lo solleva; poiché è stato associato al peccato dell’uomo, spera anche esso di essere associato alla sua liberazione. Questa speranza è fondata sulla presenza redentrice di Gesù Cristo nel cuore di tutta la creazione (Efesini 1,10; Colossesi 1,16-17).

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dal primo libro dei re 16, 29 17, 16

Il profeta Elia al tempo di Acab, re d’Israele
Acab figlio di Omri divenne re su Israele nell’anno trentottesimo di Asa re di Giuda. Acab figlio di Omri regnò su Israele in Samaria ventidue anni. Acab figlio di Omri fece ciò che è male agli occhi del Signore, peggio di tutti i suoi predecessori. Non gli bastò imitare il peccato di Geroboamo figlio di Nebat; ma prese anche in moglie Gezabele figlia di Et-Baal, re di quelli di Sidone, e si mise a servire Baal e a prostrarsi davanti a lui. Eresse un altare a Baal nel tempio di Baal, che egli aveva costruito in Samaria. Acab eresse anche un palo sacro e compì ancora altre cose irritando il Signore Dio di Israele, più di tutti i re di Israele suoi predecessori.
Nei suoi giorni Chiel di Betel ricostruì Gerico; gettò le fondamenta sopra Abiram suo primogenito e ne innalzò le porte sopra Segub suo ultimogenito, secondo la parola pronunziata dal Signore per mezzo di Giosuè, figlio di Nun.
Elia, il Tisbita, uno degli abitanti di Gàlaad, disse ad Acab: «Per la vita del Signore, Dio di Israele, alla cui presenza io sto, in questi anni non ci sarà né rugiada né pioggia, se non quando lo dirò io». A lui fu rivolta questa parola del Signore: «Vattene di qui, dirigiti verso oriente; nasconditi presso il torrente Cherit, che è a oriente del Giordano. Ivi berrai al torrente e i corvi per mio comando ti porteranno il tuo cibo». Egli eseguì l’ordine del Signore; andò a stabilirsi sul torrente Cherit, che è a oriente del Giordano. I corvi gli portavano pane al mattino e carne alla sera; egli beveva al torrente.
Dopo alcuni giorni il torrente si seccò, perché non pioveva sulla regione. Il Signore parlò a lui e disse:
«Alzati, va’ in Zarepta di Sidone e ivi stabilisciti. Ecco io ho dato ordine a una vedova di là per il tuo cibo». Egli si alzò e andò a Zarepta. Entrato nella porta della città, ecco una vedova raccoglieva la legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso perché io possa bere».
Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ di olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a cuocerla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». Elia le disse: «Non temere; su, fa’ come hai detto, ma prepara prima una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché dice il Signore: La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non si svuoterà finché il Signore non farà piovere sulla terra». Quella andò e fece come aveva detto Elia. Mangiarono essa, lui e il figlio di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunziata per mezzo di Elia.

Responsorio    Cfr. Gc 5, 17-18; Sir 48, 1. 3
R. Il profeta Elia pregò intensamente che non piovesse, e non piovve; * poi pregò di nuovo, e il cielo diede la pioggia.
V. Sorse Elia, simile al fuoco; la sua parola bruciava come fiaccola. Per comando del Signore chiuse il cielo;
R. poi pregò di nuovo, e il cielo diede la pioggia.

Seconda Lettura
Inizio del trattato «Sui misteri» di sant’Ambrogio, vescovo
(Nn. 1-7; SC 25 bis, 156-158)

Catechesi dei riti pre-battesimali
Ogni giorno abbiamo tenuto un discorso su temi morali mentre si leggevano o le gesta dei patriarchi o gli insegnamenti dei Proverbi, perché, modellati e ammaestrati da essi, vi abituaste a entrare nelle vie degli antichi, a percorrere la loro strada e a obbedire agli oracoli divini, cosicché rinnovati dal battesimo teneste quella condotta che si addice ai battezzati.
Ora è venuto il tempo di parlare dei misteri e di spiegare la natura dei sacramenti. Se lo avessi fatto prima del battesimo ai non iniziati, avrei piuttosto tradito che spiegato questa dottrina. C’è anche da aggiungere che la luce dei misteri riesce più penetrante se colpisce di sorpresa, anziché arrivare dopo le prime avvisaglie di qualche sommaria trattazione previa.
Aprite dunque gli orecchi e gustate le armonie della vita eterna infuse in voi dal dono dei sacramenti. Ve lo abbiamo significato, quando celebrando il mistero dell’apertura degli orecchi vi dicevamo: «Effatà, cioè: Apriti!» (Mc 7, 34), perché ciascuno di voi, che stava per accostarsi alla grazia, capisse su che cosa sarebbe stato interrogato e si ricordasse che cosa dovesse rispondere. Cristo, nel vangelo, come leggiamo, ha celebrato questo mistero quando ha curato il sordomuto.
Successivamente ti è stato spalancato il Santo dei Santi, sei entrato nel sacrario della rigenerazione. Ricorda ciò che ti è stato domandato, rifletti su ciò che hai riposto. Hai rinunziato al diavolo e alle sue opere, al mondo, alla sua dissolutezza e ai suoi piaceri. La tua parola è custodita non in una tomba di morti, bensì nel libro dei viventi. Presso il fonte tu hai visto il levita, hai visto il sacerdote, hai visto il sommo sacerdote. Non badare all’esterno della persona, ma al carisma del ministero sacro. E` alla presenza di angeli che tu hai parlato, com’è scritto: Le labbra del sacerdote devono custodire la scienza e dalla sua bocca si ricerca l’istruzione, perché egli è l’angelo del Signore degli eserciti (cfr. Ml 2, 7). Non si può sbagliare, non si può negare. E’ un angelo colui che annunzia il regno di Cristo, colui che annunzia la vita eterna. Devi giudicarlo non dall’apparenza, ma dalla funzione. Rifletti a ciò che ti ha dato, pondera l’importanza del suo compito, riconosci che cosa egli fa.
Entrato dunque per vedere il tuo avversario, al quale si suppone che tu abbia rinunziato con la bocca, ti volgi verso l’oriente: perché chi rinunzia al diavolo si rivolge verso Cristo, lo guarda diritto in faccia.

Responsorio    Cfr. Tt 3, 3. 5; Ef 2, 3
R. Anche noi un tempo eravamo insensati, vivendo nella malvagità e nell’invidia, degni di odio e odiandoci a vicenda. * Ma Dio ci ha salvati mediante un bagno di rinascita nello Spirito Santo.
V. Tutti noi, un tempo, abbiamo seguito i desideri della carne, eravamo per natura meritevoli della collera divina;
R. ma Dio ci ha salvati mediante un bagno di rinascita nello Spirito Santo.

commento su 1 Corinthiens 12,3-7.12-13 (Messa del giorno) (Bible Service)

dal sito:

http://www.bible-service.net/site/375.html

1 Corinthiens 12,3-7.12-13

Les chapitres 12 à 14 constituent un grand développement de Paul sur les dons spirituels, les charismes, qui marquent la vie de l’Église de Corinthe. Paul intervient pour un discernement au sujet de tout ce qu’on appelle « spirituel » (12, 1). Car toute inspiration ne vient pas forcément de Dieu; d’autre part, les manifestations diverses de l’Église de Corinthe sont également l’occasion de querelles, de divisions ou d’excentricités.
Les versets sélectionnés aujourd’hui expriment trois règles de discernement, trois caractéristiques de l’action de l’Esprit :
– Une confession de foi authentique (v. 1-3) ; ici, Jésus confessé comme « Seigneur, Kyrios », titre qui place Jésus au-dessus de toute prétendue seigneurie.
– Les v. 4-11 soulignent l’unité d’origine et de but des charismes en même temps que leur merveilleuse diversité, avec, au centre, cette affirmation double : « chacun reçoit le don de manifester l’Esprit en vue du bien de tous. »
– Les v. 12-27 développent la comparaison du corps. Ici encore, unité et diversité sont caractéristiques de l’œuvre de l’Esprit.

1Cor 12,3-7.12-13

I Capitoli da 12 a 14 costituiscono un gande sviluppo  [del pensiero] di Paolo sui doni spirtuali, i carismi, che segnano la via della Chiesa di Corinto, Paolo interviene riguardo un discenimento su ciò che viene chiamato « spirituale » (12,1) perché non tutte le ispirazioni vengono necessariamente da Dio; d’altra parte, le manifestazioni diverse della Chiesa di Corinto sono ugualmente occasioni di liti, divisioni o eccentricità.
I versetti selezionati oggi esprimono tre regole per discernere, tre caratteristiche dell’azione dello Spirito:
- versi 1-3: una confessione di fede autentica, qui Gesù confessato come « Signore, Kyrios », titolo che pone Gesù al di sopra di tutte le pretese « signorie »;
- i versi 4-11 sottolineano l’unità d’origine e di scopo dei carismi contemporaneamente alla loro diversità meravigliosa, con, al centro, questa dichiarazione doppia: “ciascuno riceve il regalo di manifestare lo spirito in previsione bene di tutti. »
  Il v. 12-27 sviluppa il raffronto del corpo. Qui ancora, unità e diversità sono caratteristiche dell’opera dello spirito.

20 febbraio 2011 – commento a 1Cor 3,16-23 (Bible Service)

dal sito:

http://www.bible-service.net/site/378.html

1 Corinthiens 3,16-23
Paul commence par rappeler à la jeune communauté tourmentée par des problèmes internes la grandeur de la vocation des chrétiens:  » vous êtes le temple de Dieu « . C’est pourquoi tout désordre dans la communauté porte atteinte à Dieu lui-même car il manifeste sa présence au monde à travers la communauté ecclésiale. L’Apôtre poursuit ensuite sur le thème précédemment abordé de la sagesse. La vraie sagesse est liée à l’inhabitation de l’Esprit en chaque homme. Chaque croyant, temple de l’Esprit, est invité à ne pas réduire l’action de cette présence divine en lui par le choix d’une fausse sagesse reposant sur  » des hommes dont on se réclame  » et par un comportement envers autrui inadéquat. Car si le Christ appartient à Dieu, les chrétiens appartiennent au Christ grâce auquel ils peuvent accéder à la miséricorde du Père envers tout homme. C’est dans celle-ci que leur comportement envers autrui doit trouver source et inspiration.

1 corinzi 3,16-23
Paolo comincia con ricordare alla giovane comunità tormentata da problemi interni la grandezza della vocazione dei cristiani:   « siete il tempio di Dio. » Questo perché ogni disordine nella comunità reca offesa a Dio stesso per il motivo che Egli manifesta la sua presenza al mondo attraverso la comunità ecclesiale. L’Apostolo continua poi sul tema precedentemente affrontato della sapienza. La vera sapienza è legata all’inabilitazione dello Spirito in ogni uomo. Ogni credente, tempio dello Spirito, è invitato a non ridurre l’azione di questa presenza divina in lui con la scelta di una falsa saggezza che riposa su « uomini che si fanno reclame1″  ed a causa di un  comportamento manchevole verso gli altri. Perché se il Cristo appartiene a Dio, i cristiani appartengono a Cristo grazie al quale possono accedere alla misericordia del Padre verso ogni uomo. È in questa [misericordia] che il loro comportamento verso gli altri deve trovare sorgente ed ispirazione

NOTA

1. la traduzione deve essere diversa, ho una traduzione « TILC » (Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente) che da al verso 21: « Perciò non vantatevi di appartenere a capi terreni »

SABATO 25 DICEMBRE 2010 – NATALE DEL SIGNORE

SABATO 25 DICEMBRE 2010 - NATALE DEL SIGNORE dans BIBLE SERVICE (sito francese)

Madonna del parto + Sutri (Lazio)

http://www.flickr.com/photos/brunello2412/4165658305/

SABATO 25 DICEMBRE 2010 – NATALE DEL SIGNORE

MESSA DEL GIORNO LINK:

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MESSA DEL GIORNO (messa del giorno)

Seconda Lettura   Eb 1,1-6
Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio.

Dalla lettera agli Ebrei 
Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? e ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio».

http://www.bible-service.net/site/375.html

Hébreux 1,1-6
L’auteur introduit d’ abord « le Fils » puis il le définit comme l’héritier (Matthieu 22,38), mais son héritage est universel. Il a participé à l’œuvre créatrice (cf. 1 Corinthiens 8,6). En situation privilégiée par rapport à Dieu, c’est par lui que la gloire divine rayonne et resplendit. Qu’il soit l’ empreinte de la substance de Dieu interdit de le réduire à une simple émanation. Il a accompli pour l’humanité une œuvre de salut qui se traduit par une purification des péchés (cf. Tite 2, 14, nuit de Noël). La lettre aux Hébreux exprime plus volontiers le mystère pascal dans les catégories de l’exaltation et de l’intronisation célestes, à partir du psaume 110 (Hébreux 10,12). Le christianisme primitif s’est beaucoup appuyé sur ce texte (Actes 2,34-35 ; Matthieu 2,44 ; 26,64). Contre tout culte qui pourrait s’adresser à des êtres intermédiaires, l’auteur précise que Jésus est appelé « Fils » en un sens unique parce qu’il est assis à la droite de Dieu. Sa justification scripturaire se fonde sur des textes royaux que la tradition interprétait de plus en plus comme messianiques (psaume 2,7 ; 2 Samuel 7,14 ;1 Chroniques 17,13).

Ebrei 1,1-6
L’autore introduce all’inizio il « Figlio » e lo definisce come l’erede (Matteo 22,38), ma la sua eredità è universale. Ha partecipato all’opera  creatrice (cfr. 1Corinzi 8,6). Una situazione privilegiata in rapporto a Dio, è attraverso di lui che la gloria di Dio si irradia e risplende. Sia che si tratti l’impronta della sostanza di Dio vieta di ridurla ad una mera emanazione. Egli ha compiuto per l’umanità un opera di salvezza che si traduce in una purificazione dei peccati (cfr Tt 2, 14, vigilia di Natale). Lettera agli Ebrei esprime più volentieri il mistero pasquale nelle categorie di esaltazione e di intronizzazione celeste, dal Salmo 110 (Ebrei 10:12). Il primo cristianesimo si è molto appoggiato sul testo (Atti 2,34-35, Matteo 2,44, 26,64).
Contro ogni culto che si vuole appoggiare ad esseri intermedi, l’autore afferma che Gesù è chiamato « Figlio »in un senso unico, perché siede alla destra di Dio. La giustificazione scritturistica si basa su dei testi “reali” che la tradizione interpreta sempre di più come messianici (Sal 2,7, 7,14 2 Samuele, 1 Cronache 17:13).

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dal libro del profeta Isaia 11, 1-10

La radice di Iesse e la pace messianica
Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,
un virgulto germoglierà dalle sue radici.
Su di lui si poserà lo spirito del Signore,
spirito di sapienza e di intelligenza,
spirito di consiglio e di fortezza,
spirito di conoscenza e di timore del Signore.
Si compiacerà del timore del Signore.
Non giudicherà secondo le apparenze
e non prenderà decisioni per sentito dire;
ma giudicherà con giustizia i poveri
e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese.
La sua parola sarà una verga
che percuoterà il violento;
con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio.
Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia,
cintura dei suoi fianchi la fedeltà.
Il lupo dimorerà insieme con l’agnello,
la pantera si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un fanciullo li guiderà.
La mucca e l’orsa pascoleranno insieme;
si sdraieranno insieme i loro piccoli.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
Il lattante si trastullerà sulla buca dell’aspide;
il bambino metterà la mano
nel covo di serpenti velenosi.
Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno
in tutto il mio santo monte,
perché la saggezza del Signore
riempirà il paese
come le acque ricoprono il mare.
In quel giorno la radice di Iesse
si leverà a vessillo per i popoli
le genti la cercheranno con ansia,
la sua dimora sarà gloriosa.

Responsorio   Lc 2, 14
 R. Oggi il Re del cielo nasce per noi da una vergine per ricondurre l’uomo perduto al regno dei cieli: * Gode la schiera degli angeli, perché si è manifestata agli uomini la salvezza eterna.
V. Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e pace in terra agli uomini, che egli ama.
R. Gode la schiera degli angeli, perché si è manifestata agli uomini la salvezza eterna.

Seconda Lettura
Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa
(Disc. 1 per il Natale, 1-3; Pl 54, 190-193)

Riconosci, cristiano, la tua dignità
Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprenda coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita.
Il Figlio di Dio infatti, giunta la pienezza dei tempi che l’impenetrabile disegno divino aveva disposto, volendo riconciliare con il suo Creatore la natura umana, l’assunse lui stesso in modo che il diavolo, apportatore della morte, fosse vinto da quella stessa natura che prima lui aveva reso schiava. Così alla nascita del Signore gli angeli cantano esultanti: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2, 14). Essi vedono che la celeste Gerusalemme è formata da tutti i popoli del mondo. Di questa opera ineffabile dell’amore divino, di cui tanto gioiscono gli angeli nella loro altezza, quanto non deve rallegrarsi l’umanità nella sua miseria! O carissimi, rendiamo grazie a Dio Padre per mezzo del suo Figlio nello Spirito Santo, perché nella infinita misericordia, con cui ci ha amati, ha avuto pietà di noi, «e, mentre eravamo morti per i nostri peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo» (cfr. Ef 2, 5) perché fossimo in lui creatura nuova, nuova opera delle sue mani.
Deponiamo dunque «l’uomo vecchio con la condotta di prima» (Ef 4, 22) e, poiché siamo partecipi della generazione di Cristo, rinunziamo alle opere della carne. Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna. Ricòrdati chi è il tuo Capo e di quale Corpo sei membro. Ricòrdati che, strappato al potere delle tenebre, sei stato trasferito nella luce del Regno di Dio. Con il sacramento del battesimo sei diventato tempio dello Spirito Santo! Non mettere in fuga un ospite così illustre con un comportamento riprovevole e non sottometterti di nuovo alla schiavitù del demonio. Ricorda che il prezzo pagato per il tuo riscatto è il sangue di Cristo.

Responsorio
R. Oggi la pace vera scende per noi dal cielo; * oggi su tutta la terra i cieli stillano dolcezza.
V. Risplende per noi il giorno di una nuova redenzione, giorno preparato da secoli, gioia senza fine.
R. Oggi su tutta la terra i cieli stillano dolcezza.

DOMENICA 5 DICEMBRE 2010 – II DI AVVENTO A

DOMENICA 5 DICEMBRE 2010 - II DI AVVENTO A dans BIBLE SERVICE (sito francese) 15%20PAOLO%20JEAN%20BAPTISTE%20SE%20RETIRANT%20DANS%20LE%20SE

Mat-03,01-John the baptist_Jean Baptiste

http://www.artbible.net/3JC/-Mat-03,01-John%20the%20baptist_Jean%20Baptiste/index4.html

DOMENICA 5 DICEMBRE 2010 – II DI AVVENTO A

MESSA DEL GIORNO LINK:

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MESSA DEL GIORNO

Seconda Lettura  Rm 15,4-9
Gesù Cristo salva tutti gli uomini.
 
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza.  il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull’esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo.
Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. Dico infatti che Cristo è diventato servitore dei circoncisi per mostrare la fedeltà di Dio nel compiere le promesse dei padri; le genti invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto:
«Per questo ti loderò fra le genti e canterò inni al tuo nome».

http://www.bible-service.net/site/377.html

Romains 15,4-9
La première phrase suit immédiatement une citation du psaume 68,10 appliquée au Christ pour évoquer notamment sa passion : Jésus « n’a pas recherché ce qui plaisait » il a lui-même trouvé dans l’Écriture lumière et force pour affronter sa mission en ces moments redoutables. Le psaume 68 est en effet le cri d’un homme persécuté appelant Dieu à son secours et accédant à la certitude pleine d’espérance que le Seigneur écoute et sauve. L’Écriture entretient l’espérance, en invitant à la « persévérance » (en aidant à rester fort sous l’épreuve), en donnant du courage (ou en « apportant réconfort »)Paul écrit cela devant les difficultés auxquelles la communauté de Rome, il le sait, est affrontée. Elle connaît des divisions, des incompréhensions qui blessent ; et Paul veut inviter les chrétiens à « s’accueillir les uns les autres. » Seule cette attitude « édifie », construit la communauté, réellement (v. 2). C’est la seule réponse authentique à l’amour sauveur de Dieu manifesté en Jésus Christ. On relèvera dans notre texte toutes les expressions qui visent directement cette situation : « Être d’accord entre vous selon l’esprit du Christ Jésus…Ainsi (à cette condition seulement) d’un même cœur, d’une même voix, vous rendrez gloire à Dieu…Accueillez-vous…comme le Christ…. »
Paul élargit le débat en évoquant « l’accueil » universel, proposé vraiment à tous les hommes, par le Dieu sauveur en Jésus. Les formules sont magnifiques pour parler d’une part des frères Juifs, témoins particuliers de la fidélité de Dieu à ses grandes promesses de salut ; d’autre part des frères d’origine païenne, témoins particuliers de la miséricorde infinie de Dieu.

Romani 15, 4-9
La prima frase segue immediatamente una citazione dal Salmo 68,10 applicato a Cristo per evocare soprattutto la sua passione: Gesù “non cercò di piacere a se stesso » (v. 3) egli stesso ha trovato nella Scrittura la luce e la forza per affrontare la sua missione nei momenti terribili (della prova). Il Salmo 68 è infatti il grido di un uomo perseguitato che chiama Dio in suo aiuto ed arriva  alla quella certezza piena di speranza che il Signore ascolta e salva. Scrittura sostiene la speranza, e, invitando a quella « perseveranza » (aiutando a rimanere forte sotto le prove), che dona il coraggio (o « portando conforto ») Paolo ha scritto questo per le difficoltà che la comunità di Roma, egli lo sa, si trova di fronte. Essa conosce la divisione, le incomprensioni che la feriscono, e Paolo vuole invitare i cristiani ad “accogliersi gli uni gli altri” (cfr .v.7). Solo questo atteggiamento edifica, costruisce comunità realmente (cfr. v. 2). Questa è l’unica risposta autentica dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo. Si osservano nel testo tutte le espressioni che riguardano direttamente questa situazione: « per avere gli stessi sentimenti ad esempio in Cristo Gesù … perché  (questa condizione solo) con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio… . Accoglietevi …come Cristo ….  » (vv.6-7)
Paolo allarga la discussione evocando “l’accoglienza” universale, offerta veramente a tutti gli uomini da Dio salvatore in Gesù. Le formule sono splendide per parlare con una parte dei fratelli Ebrei, testimoni particolari della fedeltà di Dio alle sue grandi promesse di salvezza, e con l’altra parte: i fratelli di origine pagana, testimoni particolari della
Misericordia infinita di Dio.

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura
Dal «Commento sul profeta Isaia» di Eusebio, vescovo di Cesarea.

(Cap. 40, vv. 3. 9; PG 24, 366-367)

Voce di uno che grida nel deserto
Voce di uno che grida nel deserto: «Preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio» (Is 40, 3).
Dichiara apertamente che le cose riferite nel vaticinio, e cioè l’avvento della gloria del Signore e la manifestazione a tutta l’umanità della salvezza di Dio, avverranno non in Gerusalemme, ma nel deserto. E questo si è realizzato storicamente e letteralmente quando Giovanni Battista predicò il salutare avvento di Dio nel deserto del Giordano, dove appunto si manifestò la salvezza di Dio.
Infatti Cristo e la sua gloria apparvero chiaramente a tutti quando, dopo il suo battesimo, si aprirono i cieli e lo Spirito Santo, scendendo in forma di colomba, si posò su di lui e risuonò la voce del Padre che rendeva testimonianza al Figlio: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo» (Mt 17, 5).
Ma tutto ciò va inteso anche in un senso allegorico. Dio stava per venire in quel deserto, da sempre impervio e inaccessibile, che era l’umanità. Questa infatti era un deserto completamente chiuso alla conoscenza di Dio e sbarrato a ogni giusto e profeta. Quella voce, però, impone di aprire una strada verso di esso al Verbo di Dio; comanda di appianare il terreno accidentato e scosceso che ad esso conduce, perché venendo possa entrarvi: «Preparate la via del Signore» (Ml 3, 1).
Preparazione è l’evangelizzazione del mondo, è la grazia confortatrice. Esse comunicano all’umanità al conoscenza della salvezza di Dio.
«Sali su un alto monte, tu che rechi liete notizie in Sion; alza la voce con forza, tu che rechi liete notizie in Gerusalemme» (Is 40, 9).
Prima si era parlato della voce risuonante nel deserto, ora, con queste espressioni, si fa allusione, in maniera piuttosto pittoresca, agli annunziatori più immediati della venuta di Dio e alla sua venuta stessa. Infatti prima si parla della profezia di Giovanni Battista e poi degli evangelizzatori.
Ma qual è la Sion a cui si riferiscono quelle parole? Certo quella che prima si chiamava Gerusalemme. Anch’essa infatti era un monte, come afferma la Scrittura quando dice: «Il monte Sion, dove hai preso dimora» (Sal 73, 2); e l’Apostolo: «Vi siete accostati al monte di Sion» (Eb 12, 22). Ma in un senso superiore la Sion, che rende nota le venuta di Cristo, è il coro degli apostoli, scelto di mezzo al popolo della circoncisione.
Si, questa, infatti, è la Sion e la Gerusalemme che accolse la salvezza di Dio e che è posta sopra il monte di Dio, è fondata, cioè, sull’unigenito Verbo del Padre. A lei comanda di salire prima su un monte sublime, e di annunziare, poi, la salvezza di Dio.
Di chi è figura, infatti, colui che reca liete notizie se non della schiera degli evangelizzatori? E che cosa significa evangelizzare se non portare a tutti gli uomini, e anzitutto alle città di Giuda, il buon annunzio della venuta di Cristo in terra?

DOMENICA 31 OTTOBRE 2010 – XXXI DEL TEMPO ORDINARIO

DOMENICA 31 OTTOBRE 2010 - XXXI DEL TEMPO ORDINARIO dans BIBLE SERVICE (sito francese)

Zaccheo

http://www.psgna.org/vangelo/arch0607/05Ord/31OrdC.htm

DOMENICA 31 OTTOBRE 2010 – XXXI DEL TEMPO ORDINARIO

MESSA DEL GIORNO LINK:

http://www.maranatha.it/Festiv2/ordinC/C31page.htm

MESSA DEL GIORNO

Seconda Lettura  2 Ts 1,11 – 2,2
Sia glorificato il nome di Cristo in voi, e voi in lui.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi
Fratelli, preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.
Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente.

http://www.bible-service.net/site/377.html

2 Thessaloniciens 1,11 – 2,2
Ce texte se présente comme une charnière entre la prière de l’Apôtre pour la communauté et un appel exhortatif à ne pas se laisser alarmer. Paul débute toutes ses lettres par une action de grâce. Ici, elle est motivée par les progrès dans la foi et la charité vécus par les chrétiens de Thessalonique. Sa prière culmine dans une intercession, une prière continuelle pour les communautés qu’il a fondées. Le but devient la glorification du Christ comme celle des chrétiens. La vie de foi de la communauté fait resplendir la gloire du Christ, et en retour la communauté participe à la gloire du Christ. Mais cette glorification, si elle est déjà commencée, n’est pas encore manifesté ; les chrétiens n’ont rien à craindre de la venue du Seigneur, ils n’ont pas à se laisser troubler par de fausses révélations qui renaissent sans cesse à chaque époque de l’histoire. Ce jour du Seigneur est à attendre dans la foi, non dans l’agitation et la peur.
 
2 Tessalonicesi 1,11-2,2
Il testo suona come una cerniera tra la preghiera dell’Apostolo alla comunità e un invito esortativo per evitare di essere spaventati. Paolo inizia la sua lettera con una azione di grazie. Qui è motivata dai progressi nella fede e la carità vissuta dai cristiani di Tessalonica. La sua preghiera culmina con una intercessione, una preghiera continua per le comunità da lui fondate. Lo scopo è la glorificazione di Cristo, come i cristiani. La vita di fede della comunità fa brillare la gloria di Cristo, e in cambio la comunità partecipa alla gloria di Cristo. Ma questa glorificazione, se già iniziata, non è ancora manifestata; i cristiani non hanno nulla da temere dalla venuta del Signore, non devono essere turbati da false rivelazioni che continuano ad emergere in ogni tempo della storia. Il giorno del Signore si deve attendere con fede, non in in agitazione e paura.

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura
Dalla Costituzione pastorale «Gaudium et spes» del Concilio ecumenico Vaticano II sulla Chiesa nel
mondo contemporaneo (Nn. 78)

Promuovere la pace
La pace non è semplicemente assenza di guerra, né si riduce solamente a rendere stabile l’equilibrio delle forze contrastanti e neppure nasce da un dominio dispotico, ma si definisce giustamente e propriamente «opera della giustizia» (Is 32,17). Essa è frutto dell’ordine impresso nella società umana dal suo fondatore. È un bene che deve essere attuato dagli uomini che anelano ad una giustizia sempre più perfetta.
Il bene comune del genere umano è regolato nella sua sostanza dalla legge eterna, ma, con il passare del tempo, è soggetto, per quanto riguarda le sue esigenze concrete, a continui cambiamenti. Perciò la pace non è mai acquisita una volta per tutte, ma la si deve costruire continuamente. E siccome per di più la volontà umana è labile e, oltre tutto, ferita dal peccato, l’acquisto della pace richiede il costante dominio delle passioni di ciascuno e la vigilanza della legittima autorità.
Tuttavia questo non basta ancora. Una pace così configurata non si può ottenere su questa terra se non viene assicurato il bene delle persone e se gli uomini non possono scambiarsi in tutta libertà e fiducia le ricchezze del loro animo e del loro ingegno. Per costruire la pace, poi, sono assolutamente necessarie la ferma volontà di rispettare gli altri uomini e gli altri popoli, l’impegno di ritener sacra la loro dignità e, infine, la pratica continua della fratellanza. Così la pace sarà frutto anche dell’amore, che va al di là di quanto la giustizia da sola può dare.
La pace terrena, poi, che nasce dall’amore del prossimo, è immagine ed effetto della pace di Cristo che promana da Dio Padre. Infatti lo stesso Figlio di Dio, fatto uomo, principe della pace, per mezzo della sua croce ha riconciliato tutti gli uomini con Dio e, ristabilendo l’unità di tutti in un solo popolo e in un solo corpo, ha distrutto nella sua carne l’odio (cfr. Ef 2,16; Col 1,20.22). Nella gloria della sua risurrezione ha diffuso nei cuori degli uomini lo Spirito di amore.
Perciò tutti i cristiani sono fortemente chiamati a vivere secondo la verità nella carità» (Ef 4,15) e a unirsi con gli uomini veramente amanti della pace per implorarla e tradurla in atto.
Mossi dal medesimo Spirito, non possiamo non lodare coloro che, rinunziando ad atti di violenza nel rivendicare i loro diritti, ricorrono a quei mezzi di difesa che sono del resto alla portata anche dei più deboli, purché questo si possa fare senza ledere i diritti e i doveri degli altri o della comunità.

DOMENICA 10 OTTOBRE 2010 – XXVIII DEL TEMPO ORDINARIO

DOMENICA 10 OTTOBRE 2010 - XXVIII DEL TEMPO ORDINARIO dans BIBLE SERVICE (sito francese) scan0029

http://consapevolinellaparola.blogspot.com/2010/04/perche-dio-non-interviene.html

DOMENICA 10 OTTOBRE 2010 – XXVIII DEL TEMPO ORDINARIO

MESSA DEL GIORNO LINK:

http://www.maranatha.it/Festiv2/ordinC/C28page.htm

MESSA DEL GIORNO

Seconda Lettura  2 Tm 2, 8-13
Se perseveriamo, con lui anche regneremo.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo
Figlio mio,
ricòrdati di Gesù Cristo,
risorto dai morti,
discendente di Davide,
come io annuncio nel mio vangelo,
per il quale soffro
fino a portare le catene come un malfattore.
Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.
Questa parola è degna di fede:
Se moriamo con lui, con lui anche vivremo;
se perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà;
se siamo infedeli, lui rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.

Canto al Vangelo   1 Ts 5,18
Alleluia, alleluia.
In ogni cosa rendete grazie:
questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.
Alleluia.

http://www.bible-service.net/site/380.html

2 Timothée 2,8-13

Paul, au soir de sa vie, exprime à Timothée l’essentiel de sa foi.  » Souviens-toi de Jésus Christ, le descendant de David : il est ressuscité d’entre les morts, voilà mon Évangile.  » Il transmet sa conviction personnelle par une formule liturgique, une hymne pascale, ce qu’il a lui-même reçu et enseigné :  » Si nous sommes morts avec le Christ, nous croyons que nous vivrons aussi avec lui.  » (Romains 6,1-11) Il s’agit de la mort au péché, de la mort du vieil homme : c’est la Pâque chrétienne.
Toutefois un verset est inquiétant, menaçant presque :  » Si nous le rejetons, lui nous rejettera.  » C’est pourtant le résumé de Matthieu 25,31-46 ; c’est le radicalisme évangélique (Matthieu 10,33). Nous ne pouvons édulcorer la parole de Dieu quand elle nous gêne, mais il ne faut pas oublier le pardon accordé par le Christ à Pierre le renégat, au moment de la Passion…

2 Timoteo 2,8-13

Paolo, alla fine della su vita ((alla sera della sua vita, in francese), esprime a Timoteo l’essenziale della sua fede: « ricordati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente di Davide, come io annuncio nel mio vangelo, (ecco il mio Vangelo, in francese). Egli trasmette la sua convinzione personale attraverso una formula liturgica, un inno pasquale, ciò che lui stesso ha ricevuto ed insegna: « Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui » (Rm 6,8). Si tratta della morte al peccato, della morte dell’uomo vecchio: è la Pasqua cristiana.
Un versetto è, tuttavia, quasi inquietante, minaccioso:  « Se lo rigettiamo, egli ci rigetterà. »  È il riassunto di Matteo 25,31-46;  è il radicalismo evangelico (Matteo 10,33). Non possiamo edulcorare la parola di Dio quando ci disturba, ma non bisogna dimenticare il perdono accordato da Cristo a Pietro, il rinnegato, al momento della Passione

UFFICIO DELLE LETTURE

(CITAZIONE DA PAOLO)

Seconda Lettura
Dal «Commento su Aggeo» di san Cirillo d’Alessandria, vescovo
(Cap. 14; PG 71, 1047-1050)
 
Il mio nome è glorificato tra le genti
Al tempo della venuta del nostro Salvatore apparve un tempio divino senza alcun confronto più glorioso, più splendido ed eccellente di quello antico. Quanto superiore era la religione di Cristo e del Vangelo al culto dell’antica legge e quanto superiore è la realtà in confronto alla sua ombra, tanto più nobile è il tempio nuovo rispetto all’antico.
Penso che si possa aggiungere anche un’altra cosa. Il tempio era unico, quello di Gerusalemme, e il solo popolo di Israele offriva in esso i suoi sacrifici. Ma dopo che l’Unigenito si fece simile a noi, pur essendo «Dio e Signore, nostra luce» (Sal 117,27), come dice la Scrittura, il mondo intero si è riempito di sacri edifici e di innumerevoli adoratori che onorano il Dio dell’universo con sacrifici ed incensi spirituali. E questo, io penso, è ciò che Malachia profetizzò da parte di Dio: Io sono il grande Re, dice il Signore; grande è il mio nome fra le genti, e in ogni luogo saranno offerti l’incenso e l’oblazione pura (Cfr. Ml 1,11).
Da ciò risulta che la gloria dell’ultimo tempio, cioè della Chiesa, sarebbe stata più grande. A quanti lavorano con impegno e fatica alla sua edificazione, sarà dato dal Salvatore come dono e regalo celeste Cristo, che è la pace di tutti. Noi allora per mezzo di lui potremo presentarci al Padre in un solo Spirito (Cfr. Ef 2,18). Lo dichiara egli stesso quando dice: Darò la pace in questo luogo e la pace dell’anima in premio a chiunque concorrerà a innalzare questo tempio (Cfr. Ag 2,9). Aggiunge: «Vi do la mia pace» (Gv 14,27). E quale vantaggio questo offra a quanti lo amano, lo insegna san Paolo dicendo: La pace di Cristo, che sorpassa ogni intelligenza, custodisca i vostri cuori e i vostri pensieri, (Cfr. Fil 4, 7). Anche il saggio Isaia pregava in termini simili: «Signore, ci concederai la pace, poiché tu dai successo a tutte le nostre imprese» (Is 26,12).
A quanti sono stati resi degni una volta della pace di Cristo è facile salvare l’anima loro e indirizzare la volontà a compiere bene quanto richiede la virtù.
Perciò a chiunque concorre alla costruzione del nuovo tempio promette la pace. Quanti dunque si adoperano a edificare la Chiesa o che sono messi a capo della famiglia di Dio (Cfr. Ef 2,22) come mistagoghi, cioè come interpreti dei sacri misteri sono sicuri di conseguire la salvezza. Ma lo sono anche coloro che provvedono al bene della propria anima, rendendosi roccia viva e spirituale (Cfr. 1 Cor 10,4) per il tempio santo, e dimora di Dio per mezzo dello Spirito (Cfr. Ef 2,22).

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