Archive pour la catégorie 'BIBBIA SALMI'

SALMO 144 (145) LODE A DIO NELLA MAESTÀ E NELLA TENEREZZA

http://www.perfettaletizia.it/bibbia/salmi/salmo144.htm

SALMO 144 (145) LODE A DIO NELLA MAESTÀ E NELLA TENEREZZA

Lode. Di Davide

Alef O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Bet
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Ghimel
Grande è il Signore e degno di ogni lode;
senza fine è la sua grandezza.
Dalet
Una generazione narra all’altra le tue opere,
annuncia le tue imprese.
He
Il glorioso splendore della tua maestà
e le tue meraviglie voglio meditare.
Vau
Parlino della tua terribile potenza:
anch’io voglio raccontare la tua grandezza.
Zain
Diffondano il ricordo della tua bontà immensa,
acclamino la tua giustizia.
Het
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Tet
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.
Iod
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Caf
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza,
Lamed
per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Mem
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.
Nun
Fedele è il Signore in tutte le sue parole
e buono in tutte le sue opere.
Samec
Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto.
Ain
Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa
e tu dai loro il cibo a tempo opportuno.
Pe
Tu apri la tua mano
e sazi il desiderio di ogni vivente.
Sade
Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Kof
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.
Res
Appaga il desiderio di quelli che lo temono,
ascolta il loro grido e li salva.
Sin
Il Signore custodisce tutti quelli che lo amano,
ma distrugge tutti i malvagi.
Tau
Canti la mia bocca la lode del Signore
e benedica ogni vivente il suo santo nome,
in eterno e per sempre.

Commento

Molti sono i frammenti di altri salmi che entrano nella composizione di questa composizione, che tuttavia risulta bellissima nella sua forma alfabetica e ricca di stimoli alla fede, alla speranza, alla pietà, alla lode.
Il salmo è uno dei più recenti del salterio, databile nel III o II secolo a.C.
Esso inizia rivolgendosi a Dio quale re: “O Dio, mio re, voglio esaltarti (…) in eterno e per sempre”. “In eterno e per sempre”, indica in modo incessante e continuativo nel tempo.
Segue uno sguardo su come la trasmissione, di generazione in generazione, delle opere di Dio non sia sentita solo come fatto prescritto (Cf. Es 13,14), ma come gioia di comunicazione, poiché le opere di Dio sono affascinanti: “Il glorioso splendore della tua maestà e le tue meraviglie voglio meditare. Parlino della tua terribile potenza: anch’io voglio raccontare la tua grandezza. Diffondano il ricordo della tua bontà immensa, acclamino la tua giustizia ». Il salmista fa un attimo di riflessione sulla misericordia di Dio, riconoscendo la sua pazienza verso il suo popolo. E’ il momento dell’umiltà. La lode non può essere disgiunta dall’umile consapevolezza di essere peccatori: “Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature“. “Su tutte le creature”, cioè su tutti gli uomini, e pure sugli animali (Cf. Ps 35,7; 103,21).
Il salmista desidera che tutte le opere di Dio diventino lode a Dio sul labbro dei fedeli: “Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli. Dicano la gloria del tuo regno…”. “Tutte le tue opere”, anche quelle inanimate (Cf. Ps 148). Il significato profondo di questo invito cosmico sta nel fatto che, il salmista vede le creature come bloccate da una cappa buia posta dalle divinizzazioni pagane. Il salmista desidera che esse siano libere da quella cappa, che nega loro la glorificazione del Creatore.
La lode a Dio sul labbro dei fedeli diventa annuncio a tutti gli uomini: “Per far conoscere agli uomini le tue imprese e la splendida gloria del tuo regno”. “Il regno” (malkut) è Israele e le “imprese” sono quelle della liberazione dall’Egitto, ecc. Terminata la successione monarchica dopo la deportazione a Babilonia, Israele, pur senza scartare minimamente la tensione verso il futuro re, il Messia, si collegò alla tradizione premonarchica dove il re era unicamente Dio. Nel libro dell’Esodo si parla di Israele come regno (19,6): “Un regno di sacerdoti e una nazione santa”. Israele come regno di Dio si manifesta in modo evidente mediante l’osservanza della legge data sul Sinai; ma Israele non è solo suddito di Dio, ma anche figlio (Cf. Es 4,22).
Il salmista continua a celebrare la bontà di Dio verso gli uomini: “Giusto è il Signore in tutte le sue vie (…). Il Signore custodisce tutti quelli che lo amano, ma distrugge tutti i malvagi”.
Il salmista termina la sua composizione esortandosi alla lode a Dio e invitando, in una visione universale, “ogni vivente” a benedirlo: “Canti la mia bocca la lode del Signore e benedica ogni vivente il suo santo nome, in eterno e per sempre”. “Ogni vivente”; anche gli animali, le piante – ovviamente a loro modo – celebrano la gloria di Dio (Cf. Ps 148,9-10).
Il cristiano nella potenza dello Spirito Santo annuncia le grandi opere del Signore (At 2,11), che sono quelle relative a Cristo: la salvezza, la liberazione dal peccato, ben più alta e profonda di quella dall’Egitto; il regno di Dio posto nel cuore dell’uomo e tra gli uomini in Cristo, nel dono dello Spirito Santo; i cieli aperti, il dono dei sacramenti, massimamente l’Eucaristia.

Publié dans:BIBBIA SALMI, BIBBIA: ANTICO TESTAMENTO |on 14 décembre, 2020 |Pas de commentaires »

SALMO 38 (37) – PREGHIERA NELL’AGOSCIA

https://www.novena.it/sacra_bibbia/salmi/sal38.htm

SALMO 38 (37) – PREGHIERA NELL’AGOSCIA

[1] Salmo. Di Davide. Per fare memoria.
[2] Signore, non punirmi nella tua collera,
non castigarmi nel tuo furore.
[3] Le tue frecce mi hanno trafitto,
la tua mano mi schiaccia.
[4] Per il tuo sdegno, nella mia carne non c’è nulla di sano,
nulla è intatto nelle mie ossa per il mio peccato.
[5] Le mie colpe hanno superato il mio capo,
sono un carico per me troppo pesante.
[6] Fetide e purulente sono le mie piaghe
a causa della mia stoltezza.
[7] Sono tutto curvo e accasciato,
triste mi aggiro tutto il giorno.
[8] Sono tutti infiammati i miei fianchi,
nella mia carne non c’è più nulla di sano.
[9] Sfinito e avvilito all’estremo,
ruggisco per il fremito del mio cuore.
[10] Signore, è davanti a te ogni mio desiderio
e il mio gemito non ti è nascosto.
[11] Palpita il mio cuore, le forze mi abbandonano,
non mi resta neppure la luce degli occhi.
[12] I miei amici e i miei compagni
si scostano dalle mie piaghe,
i miei vicini stanno a distanza.
[13] Tendono agguati quelli che attentano alla mia vita,
quelli che cercano la mia rovina tramano insidie
e tutto il giorno studiano inganni.
[14] Io come un sordo non ascolto
e come un muto non apro la bocca;
[15] sono come un uomo che non sente
e non vuole rispondere.
[16] Perché io attendo te, Signore;
tu risponderai, Signore, mio Dio.
[17] Avevo detto: «Non ridano di me!
Quando il mio piede vacilla,
non si facciano grandi su di me!».
[18] Ecco, io sto per cadere
e ho sempre dinanzi la mia pena.
[19] Ecco, io confesso la mia colpa,
sono in ansia per il mio peccato.
[20] I miei nemici sono vivi e forti,
troppi mi odiano senza motivo:
[21] mi rendono male per bene,
mi accusano perché cerco il bene.
[22] Non abbandonarmi, Signore,
Dio mio, da me non stare lontano;
[23] vieni presto in mio aiuto,
Signore, mia salvezza.

Commento al Salmo
L’autore del salmo si presenta a Dio carico di dolori, che fa risalire ai suoi peccati, e quindi si sente un castigato.
L’autore del salmo invoca Dio che cessi di gravare la mano su di lui. Difficile sapere da quale malattia era colpito, perché la sua descrizione sicuramente assomma al dolore fisico anche quello che si è fatto con gli errori, e quello che riceve dalle parole amare che ascolta. Certo non era una malattia che gli impedisse ogni movimento e di camminare un poco. Era poi una malattia che non aveva una prospettiva immediata di morte se i suoi avversari cercavano di attentare alla sua vita.
Egli si presenta “curvo e accasciato”, capace tuttavia di fare qualche passo alla ricerca di un sollievo. Non è più valido nel lavoro perché i suoi fianchi sono torturati e quindi non può stare eretto o piegarsi a terra.
La sua triste condizione è resa ancor più amara dal fatto che “amici e compagni” stanno lontani dalle sue piaghe, che definisce “fetide e purulente”, cioè dai suoi problemi che gli paiono consolidati come una cancrena.
A ciò si aggiungono le trame dei suoi avversari che gli vogliono togliere la vita.
Continuamente viene provocato e insultato, per portarlo all’esasperazione, ma umile è giunto al punto di non reagire e di concentrarsi tutto nell’invocazione del Signore: “Come un sordo non ascolto e come un muto non apro la bocca”.
La sua preghiera è piena di speranza e domanda umilmente che i suoi avversari non arrivino a portarlo all’esasperazione: “Non ridano di me! Quando il mio piede vacilla, non si facciano grandi su di me!”.
Egli confessa umilmente a Dio la sua colpa, ed è in ansia per il suo peccato perché non sa dove arriverà la punizione di Dio. Riflettendo vede pure che certo è peccatore, ma pure persegue il bene; così può dire: “mi rendono male per bene, mi accusano perché cerco il bene”. Il carico della sua colpa diminuisce, ma non arriva ad esprimere il pensiero che quanto gli capita è una prova.
Tuttavia supera il tormento che aveva in se stesso – “ruggisco per il fremito del mio cuore” – e termina con un’invocazione fiduciosa di aiuto e di salvezza.

Publié dans:BIBBIA SALMI |on 11 février, 2020 |Pas de commentaires »

BENEDETTO XVI – UDIENZA GENERALE – Salmo 135,1-9 – Inno pasquale (2005)

http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/audiences/2005/documents/hf_ben-xvi_aud_20051109.html

BENEDETTO XVI – UDIENZA GENERALE – Salmo 135,1-9 – Inno pasquale (2005)

Mercoledì, 9 novembre 2005

Vespri – Lunedì 4a settimana

1. È stato chiamato «Il grande Hallel», ossia la lode solenne e grandiosa che il giudaismo intonava durante la liturgia pasquale. Parliamo del Salmo 135, del quale abbiamo ora ascoltato la prima parte, secondo la divisione proposta dalla Liturgia dei Vespri (cfr vv. 1-9).
Fermiamoci innanzitutto sul ritornello: «Eterna è la sua misericordia». Al centro della frase risuona la parola «misericordia» che, in realtà, è una traduzione legittima, ma limitata, del vocabolo originario ebraico hesed. Questo, infatti, fa parte del linguaggio caratteristico usato dalla Bibbia per esprimere l’alleanza che intercorre tra il Signore e il suo popolo. Il termine cerca di definire gli atteggiamenti che si stabiliscono all’interno di questa relazione: la fedeltà, la lealtà, l’amore ed evidentemente la misericordia di Dio.
Abbiamo qui la raffigurazione sintetica del legame profondo e interpersonale instaurato dal Creatore con la sua creatura. All’interno di tale rapporto, Dio non appare nella Bibbia come un Signore impassibile e implacabile, né un essere oscuro e indecifrabile, simile al fato, contro la cui forza misteriosa è inutile lottare. Egli si manifesta invece come una persona che ama le sue creature, veglia su di esse, le segue nel cammino della storia e soffre per le infedeltà che spesso il popolo oppone al suo hesed, al suo amore misericordioso e paterno.
2. Il primo segno visibile di questa carità divina – dice il Salmista – è da cercare nel creato. Poi sarà di scena la storia. Lo sguardo, colmo di ammirazione e di stupore, si sofferma innanzitutto sulla creazione: i cieli, la terra, le acque, il sole, la luna e le stelle.
Prima ancora di scoprire il Dio che si rivela nella storia di un popolo, c’è una rivelazione cosmica, aperta a tutti, offerta all’intera umanità dall’unico Creatore, «Dio degli dei» e «Signore dei signori» (cfr vv. 2-3).
Come aveva cantato il Salmo 18, «i cieli narrano la gloria di Dio, e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette notizia» (vv. 2-3). Esiste, dunque, un messaggio divino, segretamente inciso nel creato e segno del hesed, della fedeltà amorosa di Dio che dona alle sue creature l’essere e la vita, l’acqua e il cibo, la luce e il tempo.
Bisogna avere occhi limpidi per contemplare questo svelamento divino, ricordando il monito del Libro della Sapienza, che ci invita a «conoscere dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia l’Autore» (Sap 13,5; cfr Rm 1,20). La lode orante sboccia allora dalla contemplazione delle «meraviglie» di Dio (cfr Sal 135,4), dispiegate nel creato e si trasforma in gioioso inno di lode e di ringraziamento al Signore.
3. Dalle opere create si ascende, dunque, alla grandezza di Dio, alla sua amorosa misericordia. È ciò che ci insegnano i Padri della Chiesa, nella cui voce risuona la costante Tradizione cristiana.
Così, san Basilio Magno in una delle pagine iniziali della sua prima omelia sull’Esamerone, in cui commenta il racconto della creazione secondo il capitolo primo della Genesi, si sofferma a considerare l’azione sapiente di Dio, ed approda a riconoscere nella bontà divina il centro propulsore della creazione. Ecco alcune espressioni tratte dalla lunga riflessione del santo Vescovo di Cesarea di Cappadocia:
« »In principio Dio creò il cielo e la terra ». La mia parola si arrende sopraffatta dallo stupore di questo pensiero» (1,2,1: Sulla Genesi [Omelie sull’Esamerone], Milano 1990, pp. 9.11). Infatti, anche se alcuni, «tratti in inganno dall’ateismo che portavano dentro di sé, immaginarono l’universo privo di guida e di ordine, come in balìa del caso», lo scrittore sacro invece «ci ha subito rischiarato la mente col nome di Dio all’inizio del racconto, dicendo: « In principio Dio creò ». E quale bellezza in questo ordine!» (1,2,4: ibidem, p. 11). «Se dunque il mondo ha un principio ed è stato creato, cerca chi gli ha dato inizio e chi ne è il Creatore… Mosè ti ha prevenuto col suo insegnamento imprimendo nelle nostre anime quale sigillo e filatterio il santissimo nome di Dio, quando dice: « In principio Dio creò ». La natura beata, la bontà esente da invidia, colui che è oggetto d’amore da parte di tutti gli esseri ragionevoli, la bellezza più d’ogni altra desiderabile, il principio degli esseri, la sorgente della vita, la luce intellettiva, la sapienza inaccessibile, Egli insomma, “in principio creò il cielo e la terra
Trovo che le parole di questo Padre del IV secolo siano di un’attualità sorprendente quando dice: « Alcuni, tratti in inganno dall’ateismo che portavano dentro di sé, immaginarono un universo privo di guida e di ordine, come in balìa del caso ». Quanti sono questi « alcuni » oggi. Essi, tratti in inganno dall’ateismo, ritengono e cercano di dimostrare che è scientifico pensare che tutto sia privo di guida e di ordine, come in balìa del caso. Il Signore con la Sacra Scrittura risveglia la ragione che dorme e ci dice: all’inizio è la Parola creatrice. All’inizio la Parola creatrice – questa Parola che ha creato tutto, che ha creato questo progetto intelligente che è il cosmo – è anche amore.
Lasciamoci, quindi, risvegliare da questa Parola di Dio; preghiamo che essa rischiari anche la nostra mente, perché possiamo percepire il messaggio del creato – inscritto anche nel nostro cuore -, che il principio di tutto è la Sapienza creatrice, e questa Sapienza è amore, è bontà: « La sua misercordia rimane in eterno ».

Publié dans:BIBBIA SALMI, BIBLICA STUDI |on 3 février, 2020 |Pas de commentaires »

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