Archive pour la catégorie 'Arcivescovi e Vescovi – † Mons. Luigi Padovese,'

Nunzio in Turchia: Dopo mons. Padovese, la Chiesa è stimata, ma è urgente la piena libertà religiosa

dal sito:

http://www.asianews.it/it.html

06/06/2011 11:31

TURCHIA – VATICANO

Nunzio in Turchia: Dopo mons. Padovese, la Chiesa è stimata, ma è urgente la piena libertà religiosa

Ieri a Iskenderun una messa a un anno dall’assassinio del vescovo. Per mons. Lucibello occorre passare “dalla presenza alla testimonianza”. Continui segni di stima verso i cattolici. Libertà religiosa significa anche libertà di non credere e di cambiare religione.

Ankara (AsiaNews) -  A un anno dall’assassinio di mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia, la piccola Chiesa turca è ancora “segnata dal dolore”, ma coglie anche segni di interesse al cristianesimo ed è “piena di speranza”. Il punto fondamentale rimane la garanzia della libertà religiosa. È quanto dichiara ad AsiaNews mons. Antonio Lucibello, nunzio apostolico nel Paese. Nel pomeriggio del 4 giugno il diplomatico vaticano è partito per Iskenderun, dove all’indomani si è tenuta una messa a ricordo del sacrificio del vescovo, ucciso dal suo autista il 3 giugno del 2010. Alla messa, presieduta da mons. Ruggero Franceschini, arcivescovo di Izmir (Smirne), hanno partecipato anche i rappresentanti delle altre Chiese cattoliche, ortodosse e armena.
 
“La nostra presenza qui in Turchia – dice mons. Lucibello – è inconsistente dal punto di vista numerico: in tutto siamo come una piccola parrocchia di un paesino in occidente. Eppure la nostra testimonianza discreta porta frutto e vi è stima e seguito”.
 
Per il nunzio, in questo anno, segnato dal martirio di mons. Padovese e da altri segnali di violenza, la Chiesa ha potuto approfondire la sua missione. “La Chiesa sta vivendo un passaggio ‘dalla presenza alla testimonianza’. Questo slogan era stato usato in un convegno ecclesiale in Turchia alla fine degli anni ’80 e rimane importante”.
 
“Non c’è bisogno di una presenza chiassosa, fatta con ‘tamburi battenti’. Invece è fondamentale una testimonianza di vita, una testimonianza discreta che non si impone con lo spettacolo”.
 
L’umiltà della testimonianza continua il nunzio – corregge l’impressione che qui si ha della Chiesa cattolica come un’organizzazione potente. Tener conto di queste sensibilità è fondamentale”.
 
Sul cammino della Turchia verso l’Europa, mons. Lucibello ha molta speranza. Ma sottolinea anche che un punto fondamentale è la libertà religiosa. “Tale libertà significa non solo libertà di culto, ma anche di coscienza. È importante sottolineare che una persona deve avere la possibilità di credere o non credere o anche di cambiare religione”. E spiega che ad un convegno organizzato dalla Marmara Foundation alcuni mesi fa egli ha sottolineato questi elementi e ha ricevuto gli apprezzamenti e il sostegno dai giovani del servizio di accoglienza e di alcuni businessmen.
 
Il nunzio ha anche espresso il desiderio che fra i cattolici turchi vi siano più occasioni di incontro e di formazione comune. “L’essere minoranza ci porta spesso a vivere isolati. Invece è importante avere occasioni per percepire che siamo parte di un tutto”.

UN INEDITO DI MONS. PADOVESE A UN ANNO DAL SUO ASSASSINIO

dal sito:

http://www.zenit.org/article-26955?l=italian

UN INEDITO DI MONS. PADOVESE A UN ANNO DAL SUO ASSASSINIO

All’Antonianum un Atto Accademico in onore del Vescovo ucciso

ROMA, venerdì, 3 giugno 2011 (ZENIT.org).- Questo venerdì ricorre il primo anniversario dell’omicidio di monsignor Luigi Padovese, Vescovo cappuccino Vicario Apostolico dell’Anatolia, ucciso a Iskenderun dal suo autista (cfr. ZENIT, 3 giugno 2010).
Monsignor Padovese è stato assassinato nella solennità del Corpus Domini, a conclusione dell’Anno sacerdotale e alla vigilia del viaggio di Papa Benedetto XVI a Cipro per promulgare l’Istrumentum Laboris dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, svoltasi in Vaticano nell’ottobre scorso e alla cui preparazione il presule aveva contribuito come Presidente della Conferenza Episcopale Turca.
In un brano inedito tratto dalle dispense del suo corso “Espressioni di spiritualità cristiana in epoca patristica” e relativo all’“esperienza religiosa negli Apologisti del secondo secolo”, monsignor Padovese si concentrava sul legame tra etica e giudizio finale tipico degli Apologisti.
“Se il superamento della paura della morte e l’anelito verso la vita eterna è ben presente” nei loro testi, scriveva, “appare mutata la concezione escatologica rispetto al periodo antecedente”.
“In effetti, mentre negli scritti dei Padri apostolici troviamo che l’attesa della prossima fine è viva e dev’essere addirittura affrettata dai cristiani, nelle testimonianze degli Apologisti si dice che il mondo sta in piedi per la supplica dei cristiani”.
“La fede escatologica dei cristiani subisce un mutamento: diviene più ‘personalizzata’. Insomma, non ci si confronta più con l’idea di un ritorno di Cristo e di un’assise universale convocato per il giudizio di tutti”.
“Prevale invece l’idea della fine certa dei singoli e del loro confronto immediato con Cristo e acquista maggiore spazio un senso di ‘timore’ connesso alla certezza del ‘tremendo’ giudizio divino. Soltanto attraverso le buone opere si può uscire indenni da esso”.
 
“Nella coscienza cristiana di questo tempo un incentivo al ben operare ed a superare le lusinghe del mondo e pure le minacce dei persecutori è dunque il timore del castigo riservato a chi pecca”, osservava monsignor Padovese.
“Questa connessione tra etica e giudizio finale è caratteristica degli Apologisti. È un aspetto della loro tensione escatologica ma anche una indicazione della dimensione teologica del loro insegnamento etico”.
Questo venerdì pomeriggio, presso la Pontificia Università Antonianum di Roma, si è svolto un Atto Accademico in cui è stata presentata una miscellanea in onore del Vescovo ucciso, “In caritate veritas. Luigi Padovese. Vescovo cappuccino Vicario Apostolico dell’Anatolia. Scritti in memoria”, a cura di Paolo Martinelli e Luca Bianchi (Dehoniane, Bologna 2011).
Nel testo figurano contributi di personaggi di spicco, come la prefazione di padre José Rodríguez Carballo, Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori, i messaggi e i ricordi di Bartolomeo I, Patriarca di Costantinopoli, dei Cardinali Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Milano, e Joachim Meisner, Arcivescovo di Colonia, dei monsignori Ruggero Franceschini, Arcivescovo di Smirne, Anders Arborelius, Presidente della Conferenza Episcopale dei Vescovi del Nord Europa, e Flavio Roberto Carraro, Vescovo Emerito di Verona.
Sono presenti anche messaggi di Mauro Jöhri, Ministro Generale dei Frati Minori Cappuccini, Alessandro Ferrari, Ministro provinciale dei Frati Minori Cappuccini di Milano, Domenico Bertogli, Vicario generale di monsignor Padovese in Anatolia, e contributi dei Cardinali Jean Louis Tauran e Péter Erdo.
In appendice, viene proposta una bio-bibliografia di monsignor Padovese a cura di Paolo Martinelli e Marino Pacchioni, sul tema “Monsignor Luigi Padovese. Superamento della paura della morte e l’anelito verso la vita eterna”.

La Chiesa turca ricorda mons. Padovese a un anno dal suo assassinio (3 giugno 2010-2011)

dal sito:

http://www.asianews.it/notizie-it/La-Chiesa-turca-ricorda-mons.-Padovese-a-un-anno-dal-suo-assassinio-21741.html

03/06/2011 13:28

TURCHIA – VATICANO

La Chiesa turca ricorda mons. Padovese a un anno dal suo assassinio


Vi sarà una messa a Iskenderun, presieduta da mons. Ruggero Franceschini, con la presenza del nunzio. I cattolici sono silenziosi e discreti. Murat Altun, l’assassino di mons. Padovese rischiava di essere liberato per insanità di mente. Ma una Commissione medica di Istanbul ha stabilito che egli è sano di mente. Non vi è ancora la data del processo. Lo scorso Giovedì Santo vi è stato un attentato contro un cappuccino indiano.

Ankara (AsiaNews) – Il 5 giugno prossimo la Chiesa cattolica turca ricorderà mons. Luigi Padovese a un anno dal suo assassinio. Nella cattedrale di Iskenderun, di cui Padovese era il vescovo, sarà celebrata una messa alla presenza di rappresentanti delle diverse confessioni cristiane e delle autorità locali. Il presidente della celebrazione sarà mons. Ruggero Franceschini, arcivescovo di Izmir e anche vicario apostolico di Iskenderun (Anatolia). Secondo informazioni di AsiaNews alla celebrazione sarà presente anche il nunzio mons. Antonio Lucibello e alcuni rappresentanti del Vaticano giunti apposta da Roma.
Fra i cattolici c’è molto silenzio e discrezione sull’anniversario, forse per timore che il ricordo dell’assassinio possa rinfocolare polemiche e tensioni, così vicino all’appuntamento elettorale nazionale del 12 giugno. Ma secondo alcuni cattolici vi è nel Paese una crescita di nazionalismo e fondamentalismo che si sfoga con violenze verso i cristiani.
Mons. Luigi Padovese, cappuccino, è stato sgozzato il 3 giugno 2010 dal suo autista, il giovane Murat Altun, (03/06/2010 Mons. Luigi Padovese assassinato nel sud della Turchia; 04/06/2010 Accusa di omicidio per l’autista di mons. Padovese. I dubbi sulla sua “follia”). L’assassino, allora 26enne, arrestato dalla polizia ha espresso diversi motivi per il suo gesto: inimicizia “islamica”; rapporto morboso e omosessuale; follia…
Molte volte mons. Franceschini è intervenuto per chiedere “verità” e non “pie bugie” (10/06/2010 Arcivescovo di Smirne: Sul martirio di mons. Padovese vogliamo la verità e non “pie bugie”; 16/10/2010 Mons. Franceschini: Ultranazionalisti e fanatici religiosi gli assassini di mons. Padovese; 02/12/2010 Mons. Franceschini: La Chiesa turca “non può intervenire” contro le falsità su mons. Padovese). Fino a ieri queste sue richieste sembravano rimanere senza risposta. Secondo fonti di AsiaNews l’autista rischiava di non essere nemmeno processato e liberato per insanità di mente. Ma proprio ieri una Commissione di medici di Istanbul, a cui era giunta tutta la documentazione su Altun, ha stabilito che egli è sano di mente e perciò è possibile che il processo si farà, anche se non è stata ancora fissata alcuna data.
Negli anni scorsi, vi sono stati altri attentati contro sacerdoti cattolici e cristiani: don Andrea Santoro, ucciso nel 2006 a Trabzon; tre cristiani protestanti sgozzati a Malatya nel 2007; il giornalista Hrant Dink, di origine armena, ucciso nel 2007 a Istanbul.
Vi sono stati anche ferimenti a tentativi di assassinio. L’ultimo in ordine di tempo è avvenuto a Adana (Anatolia). Lo scorso Giovedì Santo, dopo le celebrazioni, un gruppo di giovani è penetrato nella chiesa e ha cercato di uccidere il sacerdote, un cappuccino indiano, p. Francis. Alcuni giovani cattolici hanno bloccato con prontezza i malviventi rinchiudendoli in una stanza. Hanno poi chiamato la polizia a cui li hanno consegnati. P. Francis è ora in India in attesa che la situazione si calmi.

Antonianum di Roma: cattedra di “Spiritualità e dialogo interreligioso” dedicata a mons. Padovese

traggo questa notizia dalla radio Vaticana, per ora non ho trovo altro, neppure sul sito dell’Università, comunque per ora grazie ai docenti e un caro ricordo di P. Padovese:

http://www.oecumene.radiovaticana.org/it1/articolo.asp?c=466222

Home > Chiesa > notizia del 01/03/2011 14.44.59     

Antonianum di Roma: cattedra di “Spiritualità e dialogo interreligioso” dedicata a mons. Padovese

Venerdì 4 e sabato 5 marzo, alla Pontificia università Antonianum di Roma, si terrà l’inaugurazione della cattedra in memoria di mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia, ucciso il 3 giugno 2010. Gli ambiti di interesse della cattedra – riferisce l’agenzia Sir – saranno la ricerca di Dio come ponte di dialogo tra le religioni, il carattere proprio della esperienza cristiana di Dio in Cristo nello Spirito Santo, in relazione alle diverse esperienze religiose; la storia delle relazioni e delle convivenze tra le religioni nel mondo. Particolare riferimento sarà dato alla presenza cristiana nel Medio Oriente. Questo ambito riprende un tema particolarmente caro a mons. Padovese e costituisce un elemento significativo per la tradizione francescana che ha legato la sua presenza all’Oriente cristiano, alla Terra Santa in particolare, e all’incontro con l’islam. Nella mattina di venerdì porteranno il loro saluto diverse autorità accademiche e religiose, tra cui il ministro generale dell’Ordine dei Frati minori e gran cancelliere dell’Antonianum, fr. José Rodriguez Carballo, il ministro generale dei Frati minori cappuccini, fr. Mauro Jöhri, l’ambasciatore di Turchia presso la Santa Sede, Kenan Gürsoy. Parleranno, inoltre, il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, e padre Pier Battista Pizzaballa, Custode di Terra Santa. In occasione dell’inaugurazione si terrà, venerdì pomeriggio e sabato, il I Simposio di Anatolia, Cilicia e Cappadocia cristiane, ultimo simposio organizzato da mons. Padovese, programmato in Turchia dal 23 al 29 giugno 2010 e sospeso a causa della sua uccisione. Tra i tanti interventi previsti: Romano Penna, Pontificia università lateranense, e Petros Vassiliadis, Università Aristotiles di Salonicco. (R.G.)

Un ricordo riconoscente di Mons. Luigi Padovese (stavo pensando ai martiri…da un bollettino parrocchiale…)

forse ho già postato questo ricordo, ma non ho cuore di controllare, bollettino parrocchiale, dal sito:

http://www.parrsanleonardo.altervista.org/VA-2010-09-10_web.pdf

SETTEMBRE – OTTOBRE 2010

ANNO LXXXII Nº 4

BOLLETTINO BIMESTRALE DELLA PARROCCHIA DI SAN LEONARDO (Parma)

Un ricordo riconoscente di Mons. Luigi Padovese

Carissimi parrocchiani,

l’anno sacerdotale indetto dal Papa Benedetto XVI si è chiuso con la drammatica vicenda di martirio del Vescovo Luigi Padovese.

Abbiamo conosciuto un martire della fede.

Abbiamo conosciuto Mons. Padovese in quanto uccessore di Mons. Ruggero Franceschini nella Diocesi (Amministrazione Apostolica) dell’Anatolia: volendo continuare la mutua conoscenza con quella Chiesa lo chiamai poco dopo la sua ordinazione episcopale avvenuta ad Iskenderun (l’antica Alessandretta) il 7 novembre 2004. Mi disse che per l’immediato non poteva promettere nulla ma probabilmente sarebbe tornato in Italia nella primavera successiva. Venne invece in autunno e conferì le cresima ai nostri adolescenti nell’Ottobre 2005. In seguito fu tra noi nel 2007, sempre per il conferimento della Cresima e nel 2009, questa volta per presiedere l’Eucarestia domenicale e intrattenersi in Canonica. In questi anni abbiamo anche avuto modo, con un gruppo di educatori, di essere suoi ospiti, nel Vescovado di Iskenderun.

Chi era Mons. Luigi Padovese.
Mons. Padovese era nato a Milano il 31 Marzo 1947 ed era entrato diciassettenne nei Frati Minori Cappuccini, presso i quali era stato ordinato sacerdote il 16 Giugno 1973. Era un esperto di Patrologia, ossia della teologia dei primi scrittori della Chiesa. In questa veste
per molti anni insegnò nelle università pontifice e in varie istituzioni accademiche.
Quindi, la nomina a Vescovo titolare di Monteverde e Amministratore Apostolico di una
vastissima zona della Turchia: quella terra che aveva conosciuto attraverso gli studi sui Padri, ora diveniva la sua missione. E lì ha versato il suo sangue il 3 Giugno 2010, mentre in tutta la Chiesa si celebrava la Festa del Corpo e del sangue del Signore: era l’ora di pranzo; l’ora in cui si imbandisce la mensa!

Il ricordo di Mons. Franceschini.
Non voglio soffermarmi ora sulla dinamica e sulla assurda e urlata presunzione del suo carnefice, per il quale, seguendo il mite insegnamento di Mons. Luigi ci è dato di pregare offrendo il sacrificio del nostro perdono. Per ora mi sembra bello offrirvi, cari parrocchiani, dalle pagine del nostro giornalino, le parole intense e luminose che Mons. Ruggero Franceschini, Arcivescovo Metropolita di Izmir (Smirne) a pronunciato a chiusura delle Esequie in Italia di Mons. Luigi Padovese, nel Duomo di Milano, il 14 Giugno 2010. Penso valga la pena farne oggetto di meditazione.

Cari fratelli e sorelle,
stiamo per dare l’ultimo saluto al nostro e vostro vescovo Luigi; come ho già detto nell’omelia ad Iskenderun, non è il caso di farne l’elogio funebre, di raccontare al mondo quanto fosse buono, mansueto, intelligente, modesto; chi ha testimoniato con il sangue non ha bisogno di parole, e neanche di miracoli. Lo sa bene la Chiesa, lo sapete bene voi, che avete ognuno un motivo speciale nel cuore per essere qui , e non avete bisogno di altro.Lo sa bene la sua chiesa di Anatolia, piccolo gregge disperso, esiliato in Islam, ed ora anche colpito, sgomento, impaurito. Hanno ucciso il pastore buono. Partito da questa città si era fatto pellegrino dello spirito e della mente, fino a diventare uno dei più competenti esperti sulla vita e le opere dei Padri della Chiesa vissuti nell’attuale Turchia. Poi, divenuto vescovo, si fece anche pellegrino del cuore, per mettersi accanto agli eredi di quella Chiesa delle origini, ai quali non mancava di ricordare le loro radici, e coi quali aveva deciso fin da  subito di condividere paure e speranze. Impressiona leggere oggi una delle prime lettere pastorali ai suoi fedeli: “Cari fratelli”, scriveva, “ a noi, forse, non è chiesto di testimoniare la nostra fede sino al martirio, ma è pur vero che ci è chiesto di testimoniarla”. Ahimé, almeno per ciò che riguardava don Andrea Santoro e se stesso: purtroppo si sbagliava.
O forse era solo una premura per non spaventare la sua comunità.  Nella stessa lettera infatti, lucidamente, scrive: “ tra tutti i paesi di antica tradizione cristiana,  nessuno ha avuto tanti martiri come la Turchia. La terra che calpestiamo è stata lavata con il sangue di tanti martiri che hanno scelto di morire per Cristo anziché rinnegarlo”. La piccola Chiesa rimasta in Anatolia, anche se di tradizione apostolica, è troppo giovane per  superare da sola una tragedia simile, troppo fragile per fronteggiare il male che l’ha colpita, troppo povera per trovare in se stessa le risorse per continuare a sperare… almeno di esistere.

Guai a noi, fratelli!
Se non sapremo raccogliere il grido, o meglio ormai, il lamento che si leva da questi figli della Chiesa e nostri fratelli, di una terra tanto vicina nello spazio e invece tanto lontana nel cuore. Scriveva mons. Luigi a proposito di san Policarpo (vescovo martire di Smirne, la mia città): “cari fratelli, vi ho ricordato questa testimonianza , ma sono migliaia i martiri della nostra amata terra di Turchia. Essi ci invitano ad essere coscienti e felici della nostra identità cristiana”. Un’esortazione che p. Luigi fa a voi, cari milanesi e amici tutti che avete voluto essere qui oggi, ma per il suo piccolo gregge rimasto là ben più di un invito, un’autentica sfida, in una terra dove, ancora secondo Luigi: “si tratta di parlare più con la vita che con le parole”; e, come abbiamo visto, a volte ben oltre.

Non dimenticateci! Questo il grido.
Finite l’emozione e la commozione di questo giorno, non scenda l’oblio anche su questo
sangue. E’ la preghiera che questo vescovo missionario vi fa in questa cattedrale oggi densa di fede, nella sua storia millenaria essa è comunque molto più giovane della Chiesa di Anatolia, che oggi vi chiede disperatamente aiuto.

Ognuno nel suo campo.
Alle chiese sorelle chiediamo vocazioni: in particolare sacerdoti, religiosi e religiose, per
una missione difficilissima, senza sconti e senza compromessi, non voglio ingannare nessuno, non davanti a questa bara. Venite a vivere il Vangelo, venite ad aiutarci a vivere, semplicemente. “Il senso della nostra missione: essere testimoni della speranza perché uomini di speranza, coscienti che Gesù ha “pagato” per tutti e che in tutti c’è una qualche potenzialità di bene che attende la nostra parola, la nostra azione per essere risvegliata. E’ San Paolo a ricordarcelo: Chi ama tutto scusa, di tutti ha fiducia, tutto sopporta, non perde mai la speranza” (1 Cor 13,7).

Mons. Luigi Padovese, Vescovo in Anatolia.
A chi si occupa di informazione: tenete aperta una finestra su questa terra, e sul dolore della Chiesa che la abita, siate la voce di chi non ha neanche la libertà di gridare la propria pena. La verità e la giustizia, aldilà di ogni umana convenienza. E cosí a chi si occupa di politica e di economia.E infine a tutti voi che semplicemente vi sentite in comunione di fede, agli ammalati che offrono le loro sofferenze, a chiunque abbia a cuore la pace tra i popoli: aiutateci, teneteci nel cuore, sia questo il fiore che avrete deposto sul corpo benedetto di mons. Luigi.Ho detto che non avrei parlato della morte di mons. Padovese, e non lo farò. Del resto, cosa volete che vi dica di un vescovo missionario ucciso nella Solennità del Corpus Domini? Per lui parlano il suo corpo spezzato, e il sangue versato “per tutti”. Ai suoi cristiani scriveva: “voglio confermarvi la mia gioia di essere con voi. Considero un dono del Signore essere per voi e come voi, un cristiano della Chiesa dell’ Anatolia”. Oggi siamo tutti Chiesa di Anatolia, io, certamente, ma anche voi, il vostro arcivescovo, gli altri confratelli vescovi, e tutti siamo Chiesa di Milano,  tutti siamo semplicemente Chiesa, corpo del Signore, martoriato, sofferente, ma risorto e glorioso.

Meritiamo questo sangue?
Sicuramente non meritiamo il sangue dei martiri: esso è un dono unito a quello della Eucaristia. Non meritiamo questo dono ma dobbiamo supplicare il Signore che esso dia frutto: in credenti, anzitutto. Credenti là nella terra di Turchia, culla della Chiesa; credenti tra di noi, frastornati da un soporifero relativismo di valori e distratti dal gusto per l’immediato, il visibile, il godibile senza sforzo. Il sangue di Padovese, come il sangue di ogni martire, grida le parole del Vangelo e nella nostra vecchia Europa forse dice anche: “Quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà ancora fede sulla terra?”.

 Don Mauro

La comunità cattolica del Vicariato apostolico di Anatolia si appresta a vivere il primo Natale senza il suo vescovo, mons. Luigi Padovese,

dal sito:

http://www.toscanaoggi.it/news.php?IDNews=21371&IDCategoria=1

22/12/2010 – 13:38 – TURCHIA:

MONS. LUIGI PADOVSE

La comunità cattolica del Vicariato apostolico di Anatolia si appresta a vivere il primo Natale senza il suo vescovo, mons. Luigi Padovese, ucciso a coltellate, il 3 giugno scorso, dal suo autista Murat Altun. E lo fa celebrando anche a Iskenderun, luogo dell’omicidio, dove la parrocchia era stata chiusa ed ora riaperta dopo che i frati minori conventuali hanno deciso di restare. Spiega al Sir il padre cappuccino, Domenico Bertogli, da 25 anni in Turchia e parroco di Antiochia: “sarà un Natale diverso. Mons. Padovese era solito celebrare la messa di Mezzanotte nella grotta di san Pietro ed era un momento importante per la nostra piccola comunità. Cerchiamo ora di andare avanti, stiamo allestendo il presepe e mettendo luci colorate. Anche piccoli segni esteriori possono aiutare a vivere meglio queste feste che ci riportano a vivere nel profondo il senso di comunità e di appartenenza alla Chiesa. Ad animare le celebrazioni sarà il coro Arcobaleno di Antiochia e un gruppo di bambini reciterà passi della nascita di Gesù. La vita continua e dobbiamo andare avanti guardando a Colui che ci è padre”.
Analoghe celebrazioni sono previste a Mersin, Adana, Samsun e Iskenderun. Proprio a Iskenderun sono giunti tre frati conventuali, uno sloveno, un polacco ed un rumeno, per riaprire la chiesa. “Nei giorni scorsi abbiamo fatto un ritiro per prepararci spiritualmente al Natale. La nostra preghiera comune – conclude padre Bertogli – è che presto arrivi un nuovo vescovo, un nuovo pastore per condurre il piccolo gregge dell’Anatolia”. Sarà un Natale “molto particolare” anche per le suore “Figlie della Chiesa” a Tarso dove accolgono i pellegrini che giungono alla chiesa-museo di san Paolo, che mons. Padovese aveva più volte chiesto fosse adibito a luogo di culto permanente. “A Tarso non avremo celebrazioni natalizie – spiegano al SIR – festeggeremo a Mersin nella parrocchia dove abitualmente operiamo. Tutte le messe saranno celebrate e i bambini metteranno in scena un presepe vivente. Sarà un Natale nel ricordo di mons. Padovese. Dopo la sua morte ci circonda il silenzio. Sentiamo il bisogno di sostegno e di assistenza spirituale per continuare a dare la nostra testimonianza qui. Attendiamo il ritorno dei pellegrini, la loro presenza è per noi un bicchiere di acqua fresca. Ci danno la possibilità di testimoniare di essere una presenza che ama, rispetta e che opera per il bene e di dimostrare che si può convivere in un Paese musulmano nella fraternità e nel rispetto”.

Mons. Franceschini: La Chiesa turca “non può intervenire” contro le falsità su mons. Padovese

dal sito:

http://www.asianews.it/notizie-it/

02/12/2010 12:21

TURCHIA – VATICANO

Mons. Franceschini: La Chiesa turca “non può intervenire” contro le falsità su mons. Padovese

L’arcivescovo di Smirne conferma la notizia sul tentativo di far passare come “malato di mente” l’assassino del vicario dell’Anatolia. Alle manipolazioni dell’opinione pubblica e del tribunale, la Chiesa latina è costretta al silenzio. Eppure il ministro turco della giustizia aveva promesso “la verità”.

Izmir (AsiaNews) – Mons. Ruggero Franceschini, arcivescovo di Smirne, ha confermato ad AsiaNews che un gruppo di “professori e avvocati” ha decretato che Murat Altun, l’assassino di mons. Luigi Padovese sarebbe malato di mente. Tale conclusione è l’esatto contrario del referto di diversi medici che invece – prima dell’assassinio – avevano costatato che Murat Altun è sano di mente. Il vescovo di Smirne, che dopo la morte di mons. Padovese, è succeduto a lui come vicario dell’Anatolia, ha sottolineato con amarezza che “Purtroppo io non posso intervenire in tribunale. Possono intervenire il Vaticano, attraverso il nunzio; l’ambasciatore italiano, perché Padovese era un cittadino italiano; e i familiari diretti di Padovese. I vescovi della Chiesa latina, possono intervenire, ma nessuno ha il dovere di ascoltare. La Chiesa latina non è riconosciuta come personalità giuridica”.
Il 3 giugno scorso, mons. Luigi Padovese, 63 anni, è stato assassinato a coltellate nel giardino della sua casa di Iskenderun, sulla costa meridionale del paese. L’uccisione, avvenuta secondo una specie di rituale islamico, è stata compiuta da Altun, che da anni lavorava come autista del vescovo. Lo stesso Altun, prima dell’omicidio, aveva cercato di farsi dichiarare malato di mente visitando diversi dottori, che però avevano escluso per lui ogni malattia. Altun aveva anche confessato una pista “sessuale”, vista da molti come un tentativo di manipolare l’opinione pubblica. Ieri, il quotidiano Hurriyet ha pubblicato la notizia secondo cui un gruppo di esperti avrebbero emesso un referto in cui si afferma che Altun “non è sano di mente”.
Alcuni mesi fa, in un’intervista ad AsiaNews (Cfr. AsiaNews.it, 10/06/2010 Arcivescovo di Smirne: Sul martirio di mons. Padovese vogliamo la verità e non “pie bugie”) mons. Franceschini aveva dichiarato di aver incontrato il ministro turco della giustizia al quale aveva detto: “Noi vogliamo tutta la verità, ma solo la verità. Non vogliamo altre menzogne: che erano in tanti, che erano in pochi, che era un delitto passionale. Non dobbiamo nascondere nulla”.
“[Il ministro] mi è sembrato piuttosto sincero e lui mi ha promesso la verità” ha detto oggi il vescovo. E ha aggiunto: “Non mi interrogano per nulla, nessuno mi ha mai chiesto niente. Non abbiamo nemmeno la possibilità di piangere o di gridare. Siamo perfino criticati da persone che non dovrebbero criticarci e dovrebbero amarci”.

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