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PAPA FRANCESCO L’angelo e il bambino – 2 ottobre 2015

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PAPA FRANCESCO L’angelo e il bambino – 2 ottobre 2015

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

(da: L’Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLV, n.225, 03/10/2015)

Per non lasciarci mai soli Dio ha messo accanto a ciascuno di noi un angelo custode che ci sostiene, ci difende, ci accompagna nella vita. Sta a noi saper cogliere la sua presenza ascoltandone i consigli, con la docilità di un bambino, per mantenerci sulla strada giusta verso il paradiso, forti della saggezza popolare che ci ricorda come il diavolo “faccia le pentole ma non i coperchi”. È proprio alla missione di «ambasciatori di Dio» dei santi angeli custodi, nel giorno della loro memoria liturgica, che Francesco ha dedicato l’omelia della messa celebrata venerdì 2 ottobre, nella cappella della Casa Santa Marta.
Per la sua riflessione il Pontefice ha preso spunto dalla preghiera eucaristica iv, perché «c’è una frase che ci fa riflettere». Infatti «diciamo al Signore: “Quando, per la sua disobbedienza, l’uomo perse la tua amicizia, tu non lo hai abbandonato”». E, ancora, «pensiamo — ha suggerito Francesco — a quando Adamo è stato cacciato via dal paradiso: il Signore non ha detto “arrangiati come puoi!”, non l’ha lasciato solo».
Del resto, ha detto riferendosi alla prima lettura, tratta dal libro dell’Esodo (23, 20-23), Dio «ha sempre inviato aiuti: in questo caso si parla dell’aiuto degli angeli». Si legge, infatti, nel passo biblico: «Ecco, io mando un angelo davanti a te, per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che io ho preparato». Il Signore, dunque «non ha abbandonato» ma «ha camminato con il suo popolo, ha camminato con quell’uomo che aveva perso l’amicizia con lui: il cuore di Dio è un cuore di padre e mai abbandona i suoi figli».
Il Pontefice ha rimarcato che «oggi la liturgia ci fa riflettere su questo, e anche su un modo particolare di compagnia, di aiuto che il Signore ci ha dato a tutti: gli angeli custodi». Ognuno di noi, ha spiegato, «ne ha uno; ne ha uno che ci accompagna». E, ha aggiunto, proprio «nella preghiera, all’inizio della messa, abbiamo chiesto la grazia che nel cammino della vita siamo sorretti dal suo aiuto per poi godere, con loro, nel cielo».
Siamo «sorretti proprio dal loro aiuto: l’angelo che cammina con noi», ha ribadito il Papa, riferendosi all’espressione dell’Esodo: «Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato».
L’angelo custode «è sempre con noi e questa è una realtà: è come un ambasciatore di Dio con noi». E, sempre nel passo del libro dell’Esodo, proprio «il Signore ci consiglia: “Abbi rispetto della sua presenza!”». Così «quando noi, per esempio, facciamo una cattiveria e pensiamo» di essere soli, dobbiamo ricordarci che non è così, perché «c’è lui». Ecco, allora, l’importanza di «aver rispetto della sua presenza» e di «dare ascolto alla sua voce, perché lui ci consiglia». Perciò «quando sentiamo quell’ispirazione “Ma fa’ questo… questo è meglio… questo non si deve fare…”», il consiglio giusto è di ascoltarla e non di ribellarci all’angelo custode.
«Il mio nome è in lui» ha affermato ancora Francesco. E «lui ci consiglia, ci accompagna, cammina con noi nel nome di Dio». È sempre il libro dell’Esodo a indicare l’atteggiamento migliore: «Se tu dai ascolto alla sua voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e l’avversario dei tuoi avversari». Ma «cosa vuol dire?», si è domandato il Papa. La risposta di Dio è chiara: «io sarò il tuo difensore, sarò sempre a difenderti, a custodirti. “Io!” dice il Signore, ma perché tu hai ascoltato i consigli, l’ispirazione dell’angelo».
Magari, ha proseguito il Pontefice, in alcune occasioni pensiamo di poter «nascondere tante cose»: è vero, «possiamo nasconderle». Eppure «il Signore ci dice che possiamo nascondere tante cose brutte, ma alla fine tutto si saprà». E «la saggezza del popolo dice che il diavolo fa le pentole, non i coperchi». Alla fine, perciò, «si sa tutto»; e «questo angelo, che noi tutti abbiamo, è per consigliarci, andare sul cammino». Dunque «è un amico, un amico che noi non vediamo, ma che sentiamo; è un amico che sarà con noi in cielo, nella gioia eterna».
«Dio ci manda l’angelo — ha detto Francesco — per liberarci, per allontanare il timore, per allontanarci dalla sventura». Ci «chiede soltanto di ascoltarlo, di rispettarlo»; dunque «soltanto questo: rispetto e ascolto». E «questo rispetto e ascolto a questo compagno di cammino si chiama docilità: il cristiano deve essere docile allo Spirito Santo», ma «la docilità allo Spirito Santo incomincia con questa docilità ai consigli di questo compagno di cammino».
È «l’icona del bambino» che Gesù sceglie «quando vuol dire come deve essere un cristiano». Ce lo rammenta il passo liturgico di Matteo (18, 1-5.10): «Chiunque si farà piccolo come questo bambino» sarà più grande nei cieli; e «guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».
Queste parole di Gesù significano, ha spiegato il Papa, «che la docilità a questo compagno di cammino ci fa come bambini: non superbi, ci fa umili; ci fa piccoli; non sufficienti come quello orgoglioso e superbo. No, come un bambino!». Proprio «questa è la docilità che ci fa grande e ci porta in cielo».
Concludendo la sua meditazione, Francesco ha chiesto al Signore «la grazia di questa docilità, di ascoltare la voce di questo compagno, di questo ambasciatore di Dio che è accanto a noi nel nome suo», in modo che possiamo essere «sorretti dal suo aiuto, sempre in cammino».
E «anche in questa messa, con la quale noi lodiamo il Signore — ha concluso — ricordiamo quanto buono è il Signore: dopo aver perso l’amicizia non ci ha lasciato soli, non ci ha abbandonato», ma «ha camminato con noi, col suo popolo, e anche oggi ci dà questo compagno di cammino». Dunque, «ringraziamo e lodiamo il Signore per questa grazia e stiamo attenti con questo amico che il Signore ci ha dato».

 

I PAPI E GLI ANGELI (PARTE II) – 06 MAGGIO 2011

http://www.zenit.org/it/articles/i-papi-e-gli-angeli-parte-ii

I PAPI E GLI ANGELI (PARTE II) – 06 MAGGIO 2011

Intervista a don Marcello Stanzione, autore di un libro sull’argomento

di Antonio Gaspari

ROMA, venerdì, 6 maggio 2011 (ZENIT.org).- Giovanni Paolo II è il Pontefice che in tutta la storia della Chiesa è intervenuto più volte per parlare degli Angeli. E ‘ quanto sostiene don Marcello Stanzione, Presidente dell’Associazione Milizia di San Michele Arcangelo.

La prima parte dell’intervista è stata pubblicata il 5 maggio.
Quali sono stati i Pontefici che hanno nutrito una devozione più profonda per gli Angeli, e qual è il significato teologico della presenza degli Angeli nella storia e nella dottrina cattolica?
Don Marcello: Tutti i Papi ovviamente sono stati devoti degli spiriti celesti. In questa mia intervista voglio però limitarmi solamente a quelli più recenti. Papa Pio XI (Achille Ratti, 1922-I939) rivelò a un gruppo di pellegrini che, all’inizio e al termine di ogni giornata, invocava il proprio Angelo custode, sottolineando che di frequente ripeteva tale invocazione Angelica durante le attività quotidiane specialmente quando c’erano grossi problemi. Ma da dove nasceva questa profonda devozione di Pio XI all’Angelo custode? Il Papa rivelò che, fin da bambino, aveva compreso, grazie ai suoi illuminati genitori ed educatori, i meravigliosi pensieri di San Bernardo da Chiaravalle riguardo al rispetto fiducioso e all’amore da nutrire verso l’Angelo custode. Pio XI raccomandava la devozione Angelica particolarmente ad alcune categorie come i missionari, i nunzi apostolici, gli insegnanti e gli scout. In un bel discorso del 1923 agli esploratori cattolici il Pontefice dichiarò: “…sempre agli esploratori noi raccomandiamo la devozione agli Angeli. L’esploratore è spesso abbandonato alle sue sole forze, ai soli suoi mezzi. Non dimentichi allora che egli ha una guida celeste, che l’Angelo di Dio veglia su di lui. Tale pensiero gli darà il coraggio e la fiducia di un aiuto prezioso ». Anche i collaboratori più stretti di Pio XI furono sempre edificati dal profondo amore del Papa verso gli Angeli. Il cardinale Carlo Confalonieri, nella sua biografia “Pio XI visto da vicino”, così scrive: “Era devotissimo degli Angeli custodi, del suo personale in primo luogo, e di quelli che riteneva preposti agli uffici ecclesiastici e alle varie circoscrizioni territoriali. Quando doveva compiere qualche delicata missione, pregava il suo Angelo di preparare e facilitare la strada, predisponendo gli animi. Anzi, in circostanze di particolare difficoltà, pregava pure l’Angelo dell’altro interlocutore, perché illuminasse e rabbonisse il sua protetto. Entrando nel territorio della Diocesi di Milano, si era inginocchiato a baciare la terra che il Signore gli affidava e aveva invocato la protezione dell’Angelo della Diocesi ».

Anche Papa Pio XII (Eugenio Pacelli ,1939-1959) parlò spesso della missione degli Angeli nella vita della Chiesa. Il Pastor Angelicus, come era chiamato, era parti­colarmente devoto dell’ArcAngelo Michele che, nel 1949, costituì Patrono e Protettore dei radiologi e radioterapeuti e anche celeste Patrono di tutta l’amministrazione italiana della Pubblica sicurezza, in quanto l’ArcAngelo guerriero è dotato di divina fortezza contro le potestà delle tenebre. Nell’anno santo del 1950 Papa Pacelli, con l’enciclica Humani generis ribadì la dottrina tradizionale sugli Angeli, deplo­rando che alcuni arrivino a mettere in discussione il loro essere creaturale personale, riducendoli a figure mitiche e vaporose. I1 3 ottobre 1959, il Papa rivolse una meravigliosa allocuzione a un folto gruppo di cattolici americani, nella quale, dopo aver ricordato le bellezze della realtà visibile, passò a quelle invisi­bili, popolate dagli Angeli. « Essi erano nelle città che avete visitato… erano i vostri compagni di viag­gio ».
Poiché talvolta si limita il compito degli Spiriti celesti a un ministero di difesa sul piano fisico, il Papa ricorda che gli Angeli hanno cura anche della nostra santificazione, essi sono maestri di ascesi e di mistica. Pio XII in conclusione invitava quei pellegrini a mantenere una certa familiarità con gli Angeli, che si adoperano con costante sollecitudine per la salvezza umana perché: “A Dio piacendo passerete un’eternità di gioia con gli Angeli: imparate fin da ora a conoscerli”.
Ancora di più Papa Giovanni XXIII (Angelo Roncalli 1959-1963), il cui nome di battesimo era dedicato agli Spiriti beati, era assai devoto all’Angelo custode. Mons. Loris Capovilla, suo segretario particolare, ha riferito un episodio assai significativo a riguardo. Giovanni XXIII aveva iniziato alla domenica a recitare dal balcone del palazzo apo­stolico la preghiera dell’Angelus, seguita dall’invocazione all’Angelo custode e dall’Eterno riposo ai defunti. Il segretario ricorda che un prelato fece rilevare a1 Papa che forse si poteva non fare l’invocazione all’Angelo, in quanto l’affidamento di ogni essere umano a uno spirito celeste non era un dogma definito dalla dottrina cattolica. A questa osservazione, Papa Giovanni, con una punta di umorismo, commentò: “Bravo questo teologo. Per fare un piacere a lui io dovrei fare un dispetto al mio Angelo custode”.
A diciotto anni, il futuro Papa, nel suo diario di seminarista, aveva scritto: “Un Angelo del cielo nientemeno, mi sta sempre accanto ed insieme è rapito in una continua estasi amorosa con il suo Dio. Che delizia al solo pensarci! Io dunque sono sempre sotto gli occhi di un Angelo che mi guarda, che prega per me, che veglia accanto al mio letto mentre dormo… ».
Mons. Roncalli, quando era nunzio in Francia, in una lettera alla nipote suora confidò il suo amore agli Spiriti celesti: “Che consolazione sentircelo ben vicino questo celeste guardiano, questa guida dei nostri passi, questo testimone anche delle più intime azioni. Io recito ‘l’Angele Dei’ almeno cinque volte al giorno e sovente converso spiritualmente con lui, sempre però con calma e in pace. Quando debbo visitare qualche personaggio importante per trattare gli affari della Santa Sede, lo impegno a mettersi d’accordo con l’Angelo custode di questa persona altolocata, perché influisca sulle sue disposizioni. È una piccola devozione che mi insegnò più di una volta il Santo Padre Pio XI ». In cinque anni di pontificato il « Papa buono” commentò, non meno di 40 volte, i compiti degli Angeli custodi, raccomandandone sempre la devozione. Papa Giovanni è passato alla storia perché ha indetto il Concilio Ecumenico Vaticano II; ebbene, in una confidenza fatta ad un vescovo canadese, il Papa attribuì l’idea del Concilio a un’ispirazione che Dio gli aveva dato nella preghiera, tramite il suo Angelo custode.

Paolo VI (G.B. Montini, 1963-1978) è stato il Papa che ha portato avanti e concluso le fasi del Concilio. Quanto al fatto che il Vaticano II abbia parlato poco degli Angeli e dei demoni, ciò è avvenuto perché il suo scopo era soprattutto ecclesiologico pastorale e non dogmatico; comunque il Concilio non manca di menzionare gli Angeli in quanto venerati dai cristiani (Lumen Gentium, 50); ricordando che gli Spiriti celesti saranno con Cristo quando egli tornerà nella gloria (Lumen Gentium, 49) e lascia intravedere come la Madonna sia stata esaltata al di sopra di essi (Lumen Gentium, 61).
È necessario fare un’osservazione di contestualizzazione storica in quanto, durante gli anni del Concilio, in ambiente teologico cattolico la problematica sugli Angeli e i demoni non era così attuale come poi lo sarà dopo il 1966-67. Nella dichiarazione sul « Nuovo Catechismo Olandese » la commissione cardinalizia, nominata, nel 1967, da Paolo VI, affermava che l’esistenza degli Angeli è una verità di fede: « Bisogna che il Catechismo dichiari che Dio ha creato, oltre al mondo sensibile nel quale viviamo, anche il regno dei puri Spiriti che chiamiamo Angeli ». I membri della commissione vaticana rinviavano al I° capitolo della costituzione Dei Filius del Concilio Vaticano I e ai numeri 49 e 50 della costituzione Lumen Gentium del Vaticano II. Paolo VI, in una famosa lettera al cardinale Alfring, primate d’Olanda, segnalò fra le indispensabili aggiunte da introdurre nel Catechismo olandese, la dottrina dell’esistenza degli Angeli fondata sui Vangelo e la Tradizione della Chiesa. Nella « Professione dà fede », del 30 giugno 1968, per la chiusura dell’anno della fede, il Papa nominò a due riprese gli Angeli, all’inizio: “Noi crediamo in un solo Dio, Padre, Figlio, Spirito Santo, Creatore delle cose visibili e delle cose invisibili quali sono i puri spiriti, chiamati altresì Angeli ».
Al termine della professione, il sommo pontefice evoca le anime che contemplano Dio in cielo dove, in gradi diversi, sono: « Associate agli Angeli Santi nel governo divino ».
Il pontificato di Papa Montini, fu molto sofferto per le contestazioni da parte di alcuni teologi alla dottrina tradizionale della Chiesa, ma il Papa nella famosa allocuzione del 15 novembre 1972, riguardo agli Angeli affermò decisamente: « Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerli significativi per la comprensione della storia della salvezza umana e quindi esistenti nel senso inteso dalla tradizione della Chiesa ».
Giovanni Paolo I (Albino Luciani 1912-1978) guidò la Chiesa per solamente 33 giorni (morì nella notte fra il 28 e il 29 settembre, festa dei tre ArcAngeli) ma, quando era patriarca di Venezia affermò che gli Angeli sono: « I grandi sconosciuti del nostro tempo » e aggiunse: « Sarebbe invece opportuno ricordarli più spesso come ministri della provvidenza nel governo degli uomini ».
Papa Giovanni Paolo II, è il pontefice che, nella bimillenaria storia della Chiesa, ha parlato più di tutti gli altri Papi degli Angeli, ai quali ha dedicato un ciclo delle catechesi del mercoledì dell’estate del 1986. Per questo motivo Giovanni Paolo II verrà più volte citato.
Il Papa polacco affermò: “Oggi, come nei tempi passati, si discute con maggiore o minore sapienza su questi esseri spirituali. Bisogna riconoscere che la confusione a volte è grande, con il conseguente rischio di far passare come fede della Chiesa sugli Angeli ciò che alla fede non appartiene, o viceversa, di tralasciare qualche aspetto importante della verità rivelata ».
Giovanni Paolo II intervenne quindi per dire la verità autentica sugli Angeli perché, in tal modo, la Chiesa: “Crede di recare un grande servizio all’uomo. L’uomo nutre la convinzione che in Cristo, Uomo-Dio è Lui (e non gli Angeli) a trovarsi al centro della divina rivelazione. Ebbene, l’incontro religioso con il mondo degli esseri puramente spirituali, diventa preziosa rivelazione del suo essere non solo corpo ma anche spirito, e della sua appartenenza ad un progetto di salvezza veramente grande ed efficace entro una comunità di esseri personali che per l’uomo e con l’uomo servono il disegno provvidenziale di Dio« .

02 OTTOBRE – ANGELI CUSTODI

http://liturgia.silvestrini.org/santo/127.html

02 OTTOBRE – ANGELI CUSTODI

BIOGRAFIA
La festa dei Santi Angeli custodi per molto tempo ha formato un tutt’uno con quella di San Michele Arcangelo. Dal secolo XVI si è cominciata a celebrare una festa distinta per i Santi Angeli custodi, estesa da Paolo V nel 1608 a tutta la Chiesa universale ed è stata fissata al 2 ottobre. Il ruolo tutto particolare nella nascita della festa liturgica hanno avuto i monaci del nostro Ordine Silvestrino e precisamente del Monastero di Santo Stefano in Roma, presso il quale vi era molto fervente la Confraternita dedita al culto dell’Angelo Custode. Proprio alla richiesta del Priore del monastero il papa acconsentì all’istituzione della celebrazione liturgica, estendendola a tutta la Chiesa.
Gli angeli hanno come scopo principale l’adorazione della divinità; anche la Chiesa ci fa chiedere a Dio, nel prefazio, di permetterci di unire le nostre voci alle loro, per lodarlo. Ma, come indica il loro nome, essi sono anche i messaggeri di Dio, incaricati di vegliare sopra di noi e di eseguire i suoi comandi. Per questo motivo sono chiamati angeli custodi. Ogni essere battezzato ha il suo angelo custode. Egli (esso) ha la missione di proteggerci e di difenderci, di metterci al riparo dagli assalti del demonio e dei nemici della nostra anima affinché noi possiamo giungere alla vita eterna. Questo fedele compagno merita la nostra riconoscenza e la venerazione che conviene ad un santo che gode della visione di Dio in cielo.

MARTIROLOGIO
Memoria dei santi Angeli Custodi, che, chiamati in primo luogo a contemplare il volto di Dio nel suo splendore, furono anche inviati agli uomini del Signore, per accompagnarli e assisterli con la loro invisibile ma premurosa presenza.

DAGLI SCRITTI…
Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate
Ti custodiscano in tutti i tuoi passi

«Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi» (Sal 90, 11). Ringrazino il Signore per la sua misericordia e per i suoi prodigi verso i figli degli uomini. Ringrazino e dicano tra le genti: grandi cose ha fatto il Signore per loro. O Signore, che cos’é l’uomo, per curarti di lui o perché ti dai pensiero per lui? Ti dai pensiero di lui, di lui sei sollecito, di lui hai cura. Infine gli mandi il tuo Unigenito, fai scendere in lui il tuo Spirito, gli prometti anche la visione del tuo volto. E per dimostrare che il cielo non trascura nulla che ci possa giovare, ci metti a fianco quegli spiriti celesti, perché ci proteggano, e ci istruiscano e ci guidino. «Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi». Queste parole quanta riverenza devono suscitare in te, quanta devozione recarti, quanta fiducia infonderti! Riverenza per la presenza, devozione per la benevolenza, fiducia per la custodia. Sono presenti, dunque, e sono presenti a te, non solo con te, ma anche per te. Sono presenti per proteggerti, sono presenti per giovarti.
Anche se gli angeli sono semplici esecutori di comandi divini, si deve essere grati anche a loro perché ubbidiscono a Dio per il nostro bene. Siamo dunque devoti, siamo grati a protettori così grandi, riamiamoli, onoriamoli quanto possiamo e quanto dobbiamo. Tutto l’amore e tutto l’onore vada a Dio, dal quale deriva interamente quanto é degli angeli e quanto é nostro. Da lui viene la capacità di amare e di onorare, da lui ciò che ci rende degni di amore e di onore. Amiamo affettuosamente gli angeli di Dio, come quelli che saranno un giorno i nostri coeredi, mentre nel frattempo sono nostre guide e tutori, costituiti e prepositit a noi dal Padre. Ora, infatti, siamo figli di Dio.
Lo siamo, anche se questo attualmente non lo comprendiamo chiaramente, perché siamo ancora bambini sotto amministratori e tutori e, conseguentemente, non differiamo per nulla dai servi. Del resto, anche se siamo ancora bambini e ci resta un cammino tanto luogo e anche tanto pericoloso, che cosa dobbiamo temere sotto protettori così grandi? Non possono essere sconfitti né sedotti e tanto meno sedurre, essi che ci custodiscono in tutte le nostre vie. Sono fedeli, sono prudenti, sono potenti. Perché trepidare? Soltanto seguiamoli, stiamo loro vicini e restiamo nella protezione del Dio del cielo.(Disc. 12 sul salmo 90: Tu che abiti, 3, 6-8; Opera omnia, ed. Cisterc. 4 [1966] 458-462)

COLLETTA
O Dio, che nella tua misteriosa provvidenza mandi dal cielo i tuoi Angeli a nostra custodia e protezione, fà che nel cammino della vita siamo sempre sorretti dal loro aiuto per essere uniti con loro nella gioia eterna. Per il nostro Signore…

PREFAZIO
E’ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Noi proclamiamo la tua gloria che risplende negli Angeli e negli Arcangeli; onorando questi tuoi messaggeri, esaltiamo la tua bontà infinita; negli spiriti beati tu ci riveli quanto sei grande e amabile al di sopra di ogni creatura, per Cristo nostro Signore.
Per mezzo di lui tutti gli angeli proclamano la tua gloria; al loro canto si uniscano le nostre umili voci nell’inno di lode:

PREGHIERA
Angelo di Dio. Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen.

 

Publié dans:Angeli Custodi |on 1 octobre, 2014 |Pas de commentaires »

2 OTTOBRE: SS ANGELI CUSTODI

http://www.preghiereagesuemaria.it/sala/angelo%20custode.htm

2 OTTOBRE:  SS ANGELI CUSTODI

L’ANGELO CUSTODE

L’esistenza degli angeli custodi è ampiamente documentata nella Bibbia e nella tradizione cattolica, tanto che il 2 ottobre la Chiesa fa memoria dei santi Angeli Custodi e li prega con queste parole nella ­liturgia della Messa a loro dedicata: « O Dio, che nella tua misteriosa provvidenza mandi dal cielo i tuoi Angeli a nostra custodia e protezione, fa’ che nel cammino della vita siamo sempre sorretti dal loro aiuto per essere uniti con loro nella gioia eterna ».
Nella storia della salvezza Dio affidò agli angeli l’incarico di proteggere il suo popolo eletto: « Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi. Sulle loro mani ti porteranno perché non inciampi nella pietra il tuo piede » (Salmo 90,11-12) e di condurlo verso la patria del cielo: « Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato » (Libro dell’Esodo 23,20-23). Pietro, in carcere, fu liberato dal suo angelo custode (Atti degli Apostoli 12,7­11. 15). Gesù, a difesa dei piccoli, disse che i loro angeli vedono sempre il volto del Padre che sta nei cieli (Vangelo di Matteo 18,10).
Anche il Catechismo della Chiesa Cattolica  testimonia con parole chiare e autorevoli l’esistenza degli angeli: « L’esistenza degli esseri spirituali, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente angeli, è una verità di fede. La testimonianza della Scrittura è tanto chiara quanto l’unanimità della Tradizione… In quanto creature puramente spirituali, essi hanno intelligenza e volontà: sono creature personali e immortali. Superano in perfezione tutte le creature visibili. Lo testimonia il fulgore della loro gloria… Dall’infanzia fino all’ora della morte la vita umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione. Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita (Catechismo della Chiesa Cattolica 328 330 336).
Gli uomini di oggi credono troppo poco al ministero angelico dei custodi celesti che Dio ci ha posto a fianco per proteggerci e consigliarci al bene. Gli angeli custodi sono una realtà: amorosi, attivi, sapienti, vigilanti, fedeli, non mancano mai al loro compito, neppure quando la persona loro affidata li disgusta col peccato. Se invece essa vive nella grazia del Signore e lo serve con tutte le sue forze, allora, come è detto di Gesù dopo la tentazione nel deserto (Vangelo di Matteo 4,11), gli angeli la servono con somma venerazione e, da oranti, divengono adoranti, perché chi è in grazia di Dio ha Dio in sé.
La missione dell’angelo custode cessa definitivamente con grande dolore, con la morte del custodito, solo quando questi è un peccatore impenitente e viene sprofondato nell’inferno. Oppure cessa con grande gioia alla morte di un santo, che dalla terra passa al paradiso senza soste purgative. Ma la missione angelica continua ancora per coloro che dalla terra passano al purgatorio per espiare e purificarsi. Gli angeli custodi, infatti, pregano davanti al trono di Dio con amore incessante per le anime loro affidate e non ancora nella gloria, e presentano al Signore i suffragi che sulla terra applicano ad esse familiari, parenti, amici, benefattori e anime devote.
Il legame che unisce l’angelo custode con lo spirito che è in purgatorio è molto vivo, attivo, dolce, compassionevole, amoroso. Come madre che attende il ritorno della salute in un figlio che fu malato ed è convalescente; come sposa che conta i giorni che la separa dalla riunione con il suo amore lontano, così l’angelo custode attende con ansia la liberazione del suo assistito. Neppure per un attimo cessa di guardare ai palpiti della Giustizia divina e agli sforzi della volontà umana che si monda nei fuochi dell’Amore, e giubila vedendo Dio sempre più placato verso l’anima imperfetta ed essa sempre più degna del suo Dio. E quando la Luce ordina al Custode: « Vai a trarlo fuori per portarlo qui », allora, come una freccia, si precipita a portare un lampo di paradiso, che è fede, che è speranza, che è conforto, a coloro che ancora restano ad espiare in purgatorio, e stringe a sé l’anima amata per la quale ha operato e trepidato e le dà l’annuncio della sua liberazione, risalendo con lei verso la Luce e insegnandole l’osanna paradisiaco.
I due più bei momenti per l’angelo custode, i due più dolci attimi del suo compito di Protettore, sono quando la Carità gli dice: « Scendi sulla terra, ché una nuova creatura è generata e tu la devi custodire come gemma che mi appartiene », e quando gli dice: « Vai a prenderla e sali con essa da Me in cielo ». Ma il primo attimo non è così gioioso come il secondo. Nel primo, l’angelo scende timoroso sulla terra dove ci sono pericoli e tentazioni. Nel secondo, sale gioioso in cielo dove non c’è che pace e gloria. Come, infatti, lo spirito celeste trema per la nostra fragilità quando siamo presi in custodia, così esulta di gioia dopo ogni nostra vittoria. Lucifero, l’angelo cattivo, è vigile a tentare di abbattere ciò che Dio costruisce. Perciò gioioso, perfetto nella sua gioia, è l’attimo in cui entriamo nel cielo con il nostro angelo custode. Nulla può più intaccare ciò che è ormai tutto compiuto.
Gli angeli custodi sono costantemente e meravigliosamente attivi presso Dio, del quale ascoltano gli ordini e al quale offrono le nostre buone azioni, presentano e appoggiano le nostre suppliche, intercedono nelle nostre pene e difficoltà, facendoci da guide e maestri con ispirazioni, luci, consigli, richiami.
Sempre presso il suo custodito, sia che sia un santo o un peccatore, l’angelo custode è presso la creatura che il Signore gli ha affidato, dall’infusione dell’anima nella carne alla separazione dell’anima dal corpo. E questo pensiero, che ognuno di noi ha vicino un angelo, dovrebbe aiutarci ad amare il prossimo nostro, assisterlo, perdonarlo, accoglierlo con carità e rispetto, almeno per l’invisibile spirito che è al suo fianco e che merita la nostra venerazione.
A tutte le opere di misericordia che facciamo sono testimoni gli angeli: il nostro e quelli di coloro che ricevono la nostra carità o se la vedono negata. Perciò, se pensiamo che ad ogni atto compiuto verso il prossimo, oltre l’occhio onnipresente di Dio, presiedono e osservano i rispettivi angeli custodi che gioiscono o soffrono per come ci comportiamo, come saremmo più buoni con gli altri!
Anche un delinquente ha il suo angelo custode. L’angelo non diviene delinquente se cattivo è il suo custodito. Dobbiamo vedere, con fede, l’angelo custode che è al fianco di ogni persona e agire sempre come se ogni nostra azione fosse fatta al cospetto di Dio. Il nostro angelo custode e quelli di coloro che abbiamo beneficato diranno al Signore, nel momento del nostro ingresso in paradiso: « Altissimo Iddio! Costui fu sempre fedele alla carità, amando Te nelle creature e amando le creature in Te. Per questo suo amore spirituale sopportò molte offese, perdonò tutti, fu misericordioso, non si vendicò del male ricevuto, a imitazione del Figlio tuo diletto che volle convertire e salvare dal male molte persone ».
Noi siamo templi vivi in cui abita Dio (Prima Lettera ai Corinti 3,16). Se la colpa non scaccia l’Ospite divino che è in noi, ogni spirito d’uomo diviene un tabernacolo, chiuso nel tempio del suo corpo consacrato dai sacramenti, nel quale è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Gli angeli gioiscono di vedere Dio in noi, e ci adorano. Quando invece una persona non è più in stato di grazia e vive in peccato grave, il suo angelo, con rammarico, non potendo più venerare il Creatore nella sua opera, venera l’opera nel suo Creatore. Non può fare altro. La venera così, come noi veneriamo un luogo un tempo abitato da Dio e poi profanato dai nemici ma sempre degno di venerazione, non perché contenga ancora il Signore, ma perché lo ha contenuto.
L’angelo custode adora sempre. Sia quando l’anima è viva e in stato di grazia, sia quando è morta e condannata alla dannazione. Ma felice quello che può dire: « Ti adoro, mio Signore, chiuso in questo tuo santo », e non ha bisogno di volare al cielo per incontrare lo sguardo dell’Altissimo! 

PREGHIERE ALL’ANGELO CUSTODE
Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen.
O santo Angelo Custode, abbi cura della mia anima, del mio corpo e del mio spirito. Illumina la mia mente, perché conosca meglio il Signore e lo ami con tutto il cuore. Assistimi nella mia preghiera, proteggimi nelle mie azioni, aiutami con le tue ispirazioni, difendimi da tutte le tentazioni, salvami dai pericoli di questa vita.
Supplisci alla mia freddezza nel culto del Signore: non cessare di attendere alla mia custodia, finché non mi abbia portato in paradiso ove loderemo insieme il nostro Dio per tutta l’eternità.

Publié dans:Angeli Custodi |on 1 octobre, 2013 |Pas de commentaires »

2 ottobre : Santi Angeli Custodi

dal sito:

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Santi Angeli Custodi

2 ottobre

Nella storia della salvezza, Dio affida agli Angeli l’incarico di proteggere i patriarchi, i suoi servi e tutto il popolo eletto. Pietro in carcere viene liberato dal suo Angelo. Gesù a difesa dei piccoli dice che i loro Angeli vedono sempre il volto del Padre che sta nei Cieli.
Figure celesti presenti nell’universo religioso e culturale della Bibbia – così come di molte religioni antiche – e quasi sempre rappresentati come esseri alati (in quanto forza mediatrice tra Dio e la Terra), gli angeli trovano l’origine del proprio nome nel vocabolo greco anghelos =messaggero. Non a caso, nel linguaggio biblico, il termine indica una persona inviata per svolgere un incarico, una missione. Ed è proprio con questo significato che la parola ricorre circa 175 volte nel Nuovo Testamento e 300 nell’Antico Testamento, che ne individua anche la funzione di milizia celeste, suddivisa in 9 gerarchie: Cherubini, Serafini, Troni, Dominazioni, Potestà, Virtù celesti, Principati, Arcangeli, Angeli. Oggi il tema degli Angeli, quasi scomparso dai sermoni liturgici, riecheggia stranamente nei pulpiti dei media in versione new age, nei film e addirittura negli spot pubblicitari, che hanno voluto recepirne esclusivamente l’aspetto estetico e formale.

Martirologio Romano: Memoria dei santi Angeli Custodi, che, chiamati in primo luogo a contemplare il volto di Dio nel suo splendore, furono anche inviati agli uomini dal Signore, per accompagnarli e assisterli con la loro invisibile ma premurosa presenza.    

La memoria dei Santi Angeli, oggi espressamente citati nel “Martirologio Romano” della Chiesa Cattolica, come Angeli Custodi, si celebra dal 1670 il 2 ottobre, data fissata da papa Clemente X (1670-1676); la Chiesa Ortodossa li celebra l’11 gennaio.
Ma chi sono gli Angeli e che rapporto hanno nella storia del genere umano? Prima di tutto l’esistenza degli Angeli è un dogma di fede, definito più volte dalla Chiesa (Simbolo Niceno, Simbolo Costantinopolitano, IV Concilio Lateranense (1215), Concilio Vaticano I (1869-70)).
Tutto ciò che riguarda gli Angeli, ha costituito una scienza propria detta ‘angelologia’; e tutti i Padri della Chiesa e i teologi, hanno nelle loro argomentazioni, espresso ed elaborato varie interpretazioni e concetti, riguardanti la loro esistenza, creazione, spiritualità, intelligenza, volontà, compiti, elevazione e caduta.
Come si vede la materia è così vasta e profonda, che è impossibile in questa scheda succinta, poter esporre esaurientemente l’argomento, ci limiteremo a dare qualche cenno essenziale.

Esistenza e creazione
La creazione degli angeli è affermata implicitamente almeno in un passo del Vecchio Testamento, dove al Salmo 148 (Lode cosmica), essi sono invitati con le altre creature del cielo e della terra a benedire il Signore: “Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell’alto dei cieli. Lodatelo, voi tutti suoi angeli, lodatelo, voi tutte sue schiere… Lodino tutti il nome del Signore, perché al suo comando ogni cosa è stata creata”.
Nel nuovo Testamento (Col. 1.16) si dice: “per mezzo di Cristo sono state create tutte le cose nei cieli e sulla terra”. Quindi anche gli angeli sono stati creati e se pure la tradizione è incerta sul tempo e nell’ordine di questa creazione, essa è ritenuta dai Padri indubitabile; certamente prima dell’uomo, perché alla cacciata dal paradiso terrestre di Adamo ed Eva, era presente un angelo, posto poi a guardia dell’Eden, per impedirne il ritorno dei nostri progenitori.

Spiritualità
La spiritualità degli angeli, è stato oggetto di considerazioni teologiche fra i più grandi Padri della Chiesa; s. Giustino e s. Ambrogio attribuivano agli angeli un corpo, non come il nostro, ma luminoso, imponderabile, sottile; s. Basilio e s. Agostino furono esitanti e si espressero non chiaramente; s. Giovanni Crisostomo, s. Gerolamo, s. Gregorio Magno, asserirono invece l’assoluta spiritualità; il già citato Concilio Lateranense IV, quindi il Magistero della Chiesa, affermò che gli Angeli sono spirito senza corpo.
L’angelo per la sua semplicità e spiritualità è immortale e immutabile, privo di quantità non può essere localmente presente nello spazio, però si rende visibile in un luogo per esplicare il suo operato; non può moltiplicarsi entro la stessa specie e s. Tommaso d’Aquino afferma che tante sono le specie angeliche quanti sono gli stessi angeli, l’uno diverso dall’altro.
Nella Bibbia si parla di angeli come di messaggeri ed esecutori degli ordini divini; nel Nuovo Testamento essi appaiono chiaramente come puri spiriti.
Nella credenza ebraica essi furono talvolta avvicinati a esseri materiali, ai quali si offriva ospitalità, che essi ricambiavano con benedizioni, promesse di prosperità, ecc.
Intelligenza e volontà
L’Angelo in quanto essere spirituale non può essere sprovvisto della facoltà dell’intelligenza e della volontà; anzi in lui debbono essere molto più potenti, in quanto egli è puro di spirito; sulla prontezza e infallibilità dell’intelligenza angelica, come pure sull’energia, la tenace volontà, la libertà superiore, il grande Dottore Angelico, s. Tommaso d’Aquino, ha scritto ampiamente nella sua “Summa Theologica”, alla quale si rimanda per un approfondimento.

Elevazione
La Sacra Scrittura suggerisce più volte che gli Angeli godono della visione del volto di Dio, perché la felicità alla quale furono destinati gli spiriti celesti, sorpassa le esigenze della natura ed è soprannaturale.
E nel Nuovo Testamento frequentemente viene stabilito un paragone fra uomini, santi e angeli, come se la meta cui sono destinati i primi, altro non sia che una partecipazione al fine già conseguito dagli angeli buoni, i quali vengono indicati come ‘santi’, ‘figli di Dio’, ‘angeli di luce’ e che sono ‘innanzi a Dio’, ‘al cospetto di Dio o del suo trono’; tutte espressioni che indicano il loro stato di beatitudine; essi furono santificati nell’istante stesso della loro creazione.

Caduta
Il Concilio Lateranense IV, definì come verità di fede che molti Angeli, abusando della propria libertà caddero in peccato e diventarono cattivi.
San Tommaso affermò che l’Angelo poté commettere solo un peccato d’orgoglio, lo spirito celeste deviò dall’ordine stabilito da Dio e non accettandolo, non riconobbe al disopra della sua perfezione, la supremazia divina, quindi peccato d’orgoglio cui conseguì immediatamente un peccato di disobbedienza e d’invidia per l’eccellenza altrui.
Altri peccati non poté commetterli, perché essi suppongono le passioni della carne, ad esempio l’odio, la disperazione. Ancora s. Tommaso d’Aquino specifica, che il peccato dell’Angelo è consistito nel volersi rendere simile a Dio.
La tradizione cristiana ha dato il nome di Lucifero al più bello e splendente degli angeli e loro capo, ribellatosi a Dio e precipitato dal cielo nell’inferno; l’orgoglio di Lucifero per la propria bellezza e potenza, lo portò al grande atto di superbia con il quale si oppose a Dio, traendo dalla sua parte un certo numero di angeli.
Contro di lui si schierarono altri angeli dell’esercito celeste capeggiati da Michele, ingaggiando una grande e primordiale lotta nella quale Lucifero con tutti i suoi, soccombette e fu precipitato dal cielo; egli divenne capo dei demoni o diavoli nell’inferno e simbolo della più sfrenata superbia.
Il nome Lucifero e la sua identificazione con il capo ribelle degli angeli, derivò da un testo del profeta Isaia (14, 12-15) in cui una satira sulla caduta di un tiranno babilonese, venne interpretata da molti scrittori ecclesiastici e dallo stesso Dante (Inf. XXIV), come la descrizione in forma poetica della ribellione celeste e della caduta del capo degli angeli.
“Come sei caduto dal cielo, astro del mattino, figlio dell’aurora! Come sei stato precipitato a terra, tu che aggredivi tutte le nazioni! Eppure tu pensavi in cuor tuo: Salirò in cielo, al di sopra delle stelle di Dio innalzerò il mio trono… salirò sulle nubi più alte, sarò simile all’Altissimo. E invece sei stato precipitato nell’abisso, nel fondo del baratro!”

L’esercito celeste
La figura dell’Angelo come simbolo delle gerarchie celesti, in genere appare fin dai primi tempi del cristianesimo, collocandosi in prosecuzione della tradizione ebraica e come trasformazione dei tipi precristiani delle Vittorie e dei Geni alati, che avevano anche la funzione mediatrice, tra le supreme divinità e il mondo terrestre.
Attraverso l’insegnamento del “De celesti hierarchia” dello pseudo Dionigi l’Areopagita, essi sono distribuiti in tre gerarchie, ognuna delle quali si divide in tre cori.
La prima gerarchia comprende i serafini, i cherubini e i troni; la seconda le dominazioni, le virtù, le potestà; la terza i principati, gli arcangeli e gli angeli.
I cori si distinguono fra loro per compiti, colori, ali e altri segni identificativi, sempre secondo lo pseudo Areopagita, i più vicini a Dio sono i serafini, di colore rosso, segno di amore ardente, con tre paia di ali; poi vengono i cherubini con sei ali cosparse di occhi come quelle del pavone; le potestà hanno due ali dai colori dell’arcobaleno; i principati sono angeli armati rivolti verso Dio e così via.
Più distinti per la loro specifica citazione nella Bibbia, sono gli Arcangeli, i celesti messaggeri, presenti nei momenti più importanti della Storia della Salvezza; Michele presente sin dai primordi a capo dell’esercito del cielo contro gli angeli ribelli, apparve anche a papa s. Gregorio Magno sul Castel S. Angelo a Roma, lasciò il segno della sua presenza nel Santuario di Monte S. Angelo nel Gargano; Gabriele il messaggero di Dio, apparve al profeta Daniele; a Zaccaria annunciante la nascita di s. Giovanni Battista, ma soprattutto portò l’annuncio della nascita di Cristo alla Vergine Maria; Raffaele è citato nel Libro di Tobia, fu guida e salvatore dai pericoli del giovane Tobia, poi non citato nella Bibbia, c’è Uriele, nominato due volte nel quarto libro apocrifo di Ezra, il suo nome ricorre con frequenza nelle liturgie orientali, s. Ambrogio lo poneva fra gli arcangeli, accompagnò il piccolo s. Giovanni Battista nel deserto, portò l’alchimia sulla terra.

L’angelo nell’arte
Ricchissima è l’iconografia sugli angeli, la cui condizione di esseri spirituali, senza età e sesso, ha fatto sbizzarrire tutti gli artisti di ogni epoca, nel raffigurarli secondo la dottrina, ma anche con il proprio estro artistico.
Gli artisti, specie i pittori, vollero esprimere nei loro angeli un sovrumano stato di bellezza, avvolgendoli a volte in vesti sacerdotali o in classiche tuniche, a volte come genietti dell’arte romana, quasi sempre con le ali e con il nimbo (nuvoletta); dal secolo IV e V li ritrassero in aspetto giovanile, efebico, solo nell’epoca barocca apparirà il tipo femminile.
Gli angeli furono raffigurati non solo in atteggiamento adorante, come nelle magnifiche Natività o nelle Maestà medioevali, ma anche in atteggiamento addolorato e umano nelle Deposizioni, vedasi i gesti di disperazione per la morte di Gesù, degli angeli che assistono alla deposizione dalla croce, nel famoso dipinto di Giotto “Compianto di Cristo morto” (Cappella degli Scrovegni, Padova).
Poi abbiamo angeli musicanti e che cantano in coro, che suonano le trombe (tubicini); gli angeli armati in lotta con il demonio; angeli che accompagnano lo svolgersi delle opere di misericordia, ecc.

L’angelo nella Bibbia
Specifici episodi del Vecchio e Nuovo Testamento, indicano la presenza degli Angeli: la lotta con l’angelo di Giacobbe (Genesi 32, 25-29); la scala percorsa dagli angeli, sognata da Giacobbe (Genesi, 28, 12); i tre angeli ospiti di Abramo (Genesi, 18); l’intervento dell’angelo che ferma la mano di Abramo che sta per sacrificare Isacco; l’angelo che porta il cibo al profeta Elia nel deserto.
L’annuncio ai pastori della nascita di Cristo; l’angelo che compare in sogno a Giuseppe, suggerendogli di fuggire con Maria e il Bambino; gli angeli che adorano e servono Gesù dopo le tentazioni nel deserto; l’angelo che annunciò alla Maddalena e alle altre donne, la resurrezione di Cristo; la liberazione di s. Pietro, dal carcere e dalle catene a Roma; senza dimenticare la cosmica e celeste simbologia angelica dell’Apocalisse di s. Giovanni Evangelista.

L’Angelo Custode
Infine l’Angelo Custode, l’esistenza di un angelo per ogni uomo, che lo guida, lo protegge, dalla nascita fino alla morte, è citata nel Libro di Giobbe, ma anche dallo stesso Gesù, nel Vangelo di Matteo, quando indicante dei fanciulli dice: “Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”.
La Sacra Scrittura parla di altri compiti esercitati dagli angeli, come quello di offrire a Dio le nostre preghiere e sacrifici, oltre quello di accompagnare l’uomo nella via del bene.
Il nome di ‘angelo’ nel discorrere corrente, ha assunto il significato di persona di eccezionale virtù, di bontà, di purezza, di bellezza angelica e indica perfezione.

Autore: Antonio Borrelli

Publié dans:Angeli Custodi |on 1 octobre, 2011 |Pas de commentaires »

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