LA BELLEZZA SALVERÀ IL MONDO – (anche Agostino)
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LA BELLEZZA SALVERÀ IL MONDO - (anche Agostino)
Don Pietro Diletti – 27 lug 2011
Alla domanda «Quale bellezza salverà il mondo ?» che l’ateo Ippolito pone al principe Myskin nel romanzo di Dostoyevski, il grande teologo Balthasar risponde: “E’ l’amore che condivide il dolore”. La festa della trafigurazione il 6 agosto ci richiama alla bellezza eterna: “Come è bello stare qui”, grida Pietro pieno di stupore e di gioia!
La Bellezza suscita il desiderio, l’amore:” “Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato” (Le Confessioni X, 27). ” Come è bello stare qui, facciamo tre tende”( Trasfigurazione). Commentando il salmo che dice: “Tu sei il più bello fra i figli dell’uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia”, il Papa, l’allora Card. Ratzinger mette in evidenza come “in Gesù appare la bellezza di Dio stesso che ci attira a sé e allo stesso tempo ci procura la ferita dell’Amore. La bellezza ferisce, ma proprio così essa richiama l’uomo al destino ultimo. La vera conoscenza è essere colpiti dal dardo della Bellezza che ferisce l’uomo, essere toccati dalla realtà, ‘dalla personale Presenza di Cristo stesso’ ”. Ma la bellezza si offre nel segno dell’ambiguità sulla frontiera fra l’essere e il nulla: “ La bellezza non solo è terribile, ma è anche un mistero…solo alla fine la bellezza si manifesterà vittoriosa”( Fratelli Karamazov). Ecco perché la bellezza da cui il mondo sarà salvato, deve essere diversa da tutti i sogni e i desideri possibili di armonia: senza passare attraverso lo scandalo del dolore del mondo, nessuna bellezza potrà salvarsi o salvare. Continua il card. Ratzinger:” “il messaggio della bellezza viene messo completamente in dubbio attraverso il potere della menzogna, della seduzione, della violenza, del male…”, ma “Colui che è la Bellezza stessa si è lasciato colpire in volto, sputare addosso, incoronare di spine ( la Sacra Sindone può farci immaginare tutto questo in maniera toccante). Proprio in questo Volto così sfigurato appare l’autentica, estrema bellezza: la bellezza dell’amore che arriva ‘sino alla fine’ e che, appunto in questo, si rivela più forte della menzogna e della violenza”. Solo alla fine la bellezza si manifesterà vittoriosa. Ma la Bellezza induce anche a concepire un sogno, un progetto, capolavori d’ingegno, poemi e poesie, giuste leggi, la verità: vedere Dio.
Il fenomeno del concepimento della bellezza fa nascere in Platone, Aristotele, Seneca, Virgilio, San Tommaso, Sant’Agostino, Dante, Dostoevskij, l’idea dell’eternità, La bellezza si rivela sempre nel particolare: la bellezza salvifica e la bellezza accogliente. Non solo Omero, ma Platone, San Tommaso, Plotino, Dante e molti altri definiscono ripetutamente la “bellezza accogliente”. Quando infatti giungiamo in presenza di un oggetto bello, questo ci accoglie. Si stacca dallo sfondo neutro come se ci venisse incontro per darci il “Benvenuto”! L’oggetto bello colma la mente, eppure spinge alla ricerca di qualcos’altro, qualcosa di più grande o comunque analogo, con cui ha bisogno di essere messo in relazione. La bellezza, quando ci appare nella sua luce, ci lascia a bocca aperta annullando ogni pensiero.
Spesso la passione della bellezza diventa apparenza o illusione del bene, oppure ebbrezza di una esistenza fine a sé. In questi casi la bellezza si separa dalla sua vera essenza e, quindi, dalla speranza dell’umanità. Le parole di Sant’Agostino: “Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato” (Le Confessioni X, 27) sollecitano gli uomini a riappropriarsi di una sensibilità capace di far sentire interiormente la forza divina dello Spirito Creatore.
Nella storia della cultura cristiana la via della bellezza è stata percorsa con sincera partecipazione religiosa e profondo impulso culturale da Sant’Agostino a Fénelon, da San Tommaso a Maritain, da San Francesco a von Balthasar. Tanti santi e tanti artisti hanno colto di Dio soprattutto la Bellezza, Francesco di Assisi nelle sue lodi per ben due volte si rivolge a Dio in questo modo: “Tu sei Bellezza”. Agli occhi della fede la bellezza appare come verità della creazione che contrasta l’avvilimento umano e la sua nichilistica deriva. L’uomo è invitato ad essere artefice della propria vita plasmando la sua umanità e poi l’universo che lo circonda in nome della Bellezza/Amore.Le opere umane della bellezza non appagano completamente, bensì esse invitano a proiettarsi più audacemente verso la bellezza del Mistero di Dio che indica all’uomo la vera destinazione spirituale della sua attrattiva. “Ne consegue per tutti i credenti un forte impulso a riscoprire e a far scoprire il lato bello di Dio”. Risolvere l’interrogativo suggerito da Dostoyevski non appare, in particolare al giorno d’oggi, cosa facile, ma ispirandoci alla teologia di Urs Von Balthasar potremo rispondere che la bellezza che salverà il mondo è l’amore che condivide il dolore. La bellezza di Cristo è suprema. In Cristo la bellezza dell’uomo manifesta la bellezza di Dio che suscita compiacenza. Noi troviamo in Cristo tutto quello che si richiede per una perfetta bellezza, da cui l’uomo è attratto. Questa attrazione ha grande importanza e si trova all’origine del Cristianesimo. Nei vangeli sinottici vediamo come gli Apostoli sono rapiti da quel che vedono rivelarsi nella figura di Gesù. I Sinottici e Paolo descrivono come la figura di Gesù si manifesta e colpisce l’uomo in modo straordinario e attrae a sé e fa discepoli. Dal vedere la sua bellezza nasce la compiacenza e l’amore. E’ vero che questa bellezza è rimasta nascosta, ma si è anche rivelata ( Tabor, Croce, Resurrezione).
In Cristo è custodito quel potere della bellezza capace di ispirare, motivare, trasformare e modellare la vita umana. La vera bellezza implica qualsiasi cosa possa spingerci alla nostra realizzazione, comporta il vero amore che è fedeltà, responsabilità e gioia. Altra è la bellezza che seduce, la quale provoca la nostra autodistruzione e un amore che è disordine e infelicità. Gesù crocifisso e glorificato rappresenta la Bellezza in sé che cattura e rapisce l’umanità. Nella contemplazione del crocifisso c’è la visione dell’Amore, della Bellezza e del suo Potere Salvifico. Cristo è glorificato come il più bello tra gli uomini (Salmo 44,3) e, dopo la Passione, come volto sfigurato dal dolore (Is. 53,2). La bellezza a cui si allude non è semplicemente bellezza esteriore quanto piuttosto la bellezza della Verità, la bellezza di Dio che è Amore, dono fino alla fine. Colui che è Bellezza stessa, si lascia sfigurare in modo impressionante, ma proprio il volto insanguinato e sofferente per il dolore rivela la bellezza più autentica, la forza dell’Amore fino all’estremo sacrificio.
Lo splendore e la gioia della bellezza divina vengono percepiti da coloro che, puri di cuore, vedono Dio in tutte le cose create. Cristo è l’immagine vivente di Dio, con la sua divino-umanità rende possibile all’uomo di credere in Dio, di vederLo e di amarLo: “Chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv 14,9). L’umanità è animata da una ricerca continua di qualcosa, una insoddisfazione o una inquietudine spesso spingono ad inseguire qualcosa che sfugge. Spesso lo scopo che anima la ricerca non viene soddisfatto in modo radicale, il bisogno di un appagamento totale può essere trovato solo nell’amore infinito di Dio che si dona a noi.
Con la sua morte Cristo restituisce al mondo la bellezza umana deformata dal peccato, permette all’umanità di avere un’altra chance per lasciarsi trasformare dalla bellezza divina ritrovata. La vita di ogni cristiano nel mondo rappresenta uno sforzo per reintrodurre la bellezza nell’umanità attraverso la trasformazione non solo dei cuori, ma anche delle strutture della società. Questo significa lasciar entrare sempre più bellezza nella vita spirituale, nei cuori, nella vita comunitaria ed essere attenti all’autenticità delle relazioni perché esse rappresentano un riflesso della Bellezza originaria.
Don Pietro Diletti