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IL CANTO DICE… PER IL 27 GENNAIO GIORNO DELLA MEMORIA
(27 gennaio 2010)
Il canto dice: Voi che riscaldate
in quel tepor di letto e di carezze
le vostre membra, piene di certezze
d’essere umana la ragion capita,
diritto d’una legge non smarrita
ma ricca d’ogni tempo che pensate,
voi non sapete quante sue bruttezze
n’ebbe la storia delle nefandezze,
da quei signor dall’anima sfinita
nel fondo dell’abisso; e favorita
da quelle indifferenze mescolate
ancor di più dall’ignorar dolcezze
che la natura stessa in sue bellezze
riflette a noi pensar all’infinita
grazia d’amor che nutre ogni vita,
non ripetete il male, non lo fate!
Il canto dice: Voi che vi godete
in ogni ora espressa e manifesta
come piacer di cibo della festa
mille sapori in decorate tazze,
e vini rigogliosi in case e piazze
ove liberta voce se volete
grida alla gioia; e quel diritto attesta
non il tiranno onore della testa,
né l’indecenza norma delle razze
che dall’orrore d’alme morte e pazze
in quei maligni voi ne scoprirete,
se non capite quanto oggi resta
ancor di quello; rogna che ridesta
in quei vapori le dannate stazze
del superior tragitto dove mazze,
e fiamme, e morte troverete.
Il canto dice: Voi che del morire
rispetto avete nel corale pianto
dei vostri cari affetti e non soltanto,
ma l’accudite con amor sincero
verso quel seno colmo di mistero,
dove il pregar portate nel fiorire
dei sentimenti accesi nel rimpianto
degli anni a quei vissuti, gioia e vanto
d’un’opera compiuta nel più vero
di quelle cose elette a viso fiero;
ad altri non vi fu il sacro unire..
pensate a quel dolor che mai a tanto
ne fu permesso, né pietoso manto
ebbe la spoglia, a cui per cimitero
nel forno crematorio in fumo nero
denso ne fu, lasciando a noi il capire.
Tommaso Davide Giordano