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GIOSUÈ: L’ACCESSO E LA CONQUISTA INIZIALE DELLA TERRA
Il primo dei libri storici prende il nome dal suo protagonista principale, Giosuè, il successore di Mosè.
È un libro fondamentale perché segna il passaggio dalla seconda alla terza tappa della Storia della Salvezza, quella conclusiva, ovvero la realizzazione piena e definitiva della promessa fatta ad Abramo.
Questo libro è talmente importante che alcuni eminenti biblisti contemporanei fino agli anni ’50 hanno parlato di Esateuco; secondo questa prospettiva Giosuè sarebbe potuto essere inserito nella Torah, i libri della Legge, come sesto libro.
Il libro di Giosuè narra come il popolo eletto ha preso possesso della terra promessa dopo la morte di Mosè. In realtà gli eventi storici e le coordinate spazio-temporali servono solo per trasmettere un messaggio di fede e di vita spirituale ben preciso.
L’autore sacro che ha redatto il libro così come noi lo conosciamo, raccogliendo tradizioni precedenti, è preoccupato di far riflettere il lettore su due elementi fondamentali:
le condizioni che hanno consentito la conquista del territorio di Canaan: sono condizioni che riguardano qualsiasi conquista spirituale umana
le condizioni che consentono il mantenimento del possesso della terra o della promessa di Dio
In estrema sintesi, è necessario che il popolo abbia chiaro che:
Dio è il vero autore della conquista, il Dio fedele che realizza la promessa fatta ad Abramo;
Dio può fare questo perché è l’Emmanuele, colui che cammina e vuole camminare con il suo popolo e aiutarlo in tutte le sue difficoltà;
per possedere la terra sono necessarie poche ma fondamentali cose: scegliere di fidarsi di Lui, confidare in Lui che nelle proprie risorse e, passo conseguente, mettere in pratica quanto Lui comanda;
chi cerca di manipolare o non eseguire alla lettera le sue indicazioni muore, come possiamo leggere nel capitolo settimo che racconta il tragico episodio della violazione del voto di sterminio.
LETTURA DEL TESTO
La trama del libro è così articolata:
Prologo (capitolo 1)
Prima parte (capitoli 2-12) – conquista della terra di Canaan
Seconda parte (capitoli 13-21) – ripartizione della terra
Terza parte (capitoli 22-24) – ultime disposizioni di Giosuè
PREPARATIVI ALL’INGRESSO NELLA TERRA PROMESSA
Dopo la morte di Mosè, servo del Signore, il Signore disse a Giosuè, figlio di Nun, servo di Mosè: « Mosè mio servo è morto; orsù, attraversa questo Giordano tu e tutto questo popolo, verso il paese che io do loro, agli Israeliti. Ogni luogo che calcherà la pianta dei vostri piedi, ve l’ho assegnato, come ho promesso a Mosè. Dal deserto e dal Libano fino al fiume grande, il fiume Eufrate, tutto il paese degli Hittiti, fino al Mar Mediterraneo, dove tramonta il sole: tali saranno i vostri confini. Nessuno potrà resistere a te per tutti i giorni della tua vita; come sono stato con Mosè, così sarò con te; non ti lascerò né ti abbandonerò.
Sii coraggioso e forte, poiché tu dovrai mettere questo popolo in possesso della terra che ho giurato ai loro padri di dare loro. Solo sii forte e molto coraggioso, cercando di agire secondo tutta la legge che ti ha prescritta Mosè, mio servo. Non deviare da essa né a destra né a sinistra, perché tu abbia successo in qualunque tua impresa. Non si allontani dalla tua bocca il libro di questa legge, ma meditalo giorno e notte, perché tu cerchi di agire secondo quanto vi è scritto; poiché allora tu porterai a buon fine le tue imprese e avrai successo. Non ti ho io comandato: Sii forte e coraggioso? Non temere dunque e non spaventarti, perché è con te il Signore tuo Dio, dovunque tu vada. »
(Gs 1,1-9)
Come possiamo chiaramente vedere è Dio che dona la terra, e lo fa attraverso la guida di un capo, forte e coraggioso, che Lui ha scelto come suo intermediario.
Questo condottiero deve preoccuparsi solo di una cosa: meditare continuamente la legge, giorno e notte e, soprattutto, metterla in pratica. A sua volta, il popolo dovrà preoccuparsi di eseguire tutto ciò che Giosuè comanderà.
In sintesi, LA TERRA È IL DONO CHE DIO DÀ AL SUO POPOLO IN CONSEGUENZA ALL’OSSERVANZA DELLA SUA LEGGE.
IL PASSAGGIO DEL FIUME
Giosuè si mise all’opera di buon mattino; partirono da Sittim e giunsero al Giordano, lui e tutti gli Israeliti. Lì si accamparono prima di attraversare. Trascorsi tre giorni, gli scribi passarono in mezzo all’accampamento e diedero al popolo questo ordine: « Quando vedrete l’arca dell’alleanza del Signore Dio vostro e i sacerdoti leviti che la portano, voi vi muoverete dal vostro posto e la seguirete; ma tra voi ed essa vi sarà la distanza di circa duemila cùbiti: non avvicinatevi. Così potrete conoscere la strada dove andare, perché prima d’oggi non siete passati per questa strada ». [...]
Disse allora il Signore a Giosuè: [...] « Tu ordinerai ai sacerdoti che portano l’arca dell’alleanza: Quando sarete giunti alla riva delle acque del Giordano, voi vi fermerete ». Disse allora Giosuè agli Israeliti: « Avvicinatevi e ascoltate gli ordini del Signore Dio vostro ». Continuò Giosuè: « Da ciò saprete che il Dio vivente è in mezzo a voi e che, certo, scaccerà dinanzi a voi il Cananeo, l’Hittita, l’Eveo, il Perizzita, il Gergeseo, l’Amorreo e il Gebuseo. Ecco l’arca dell’alleanza del Signore di tutta la terra passa dinanzi a voi nel Giordano. Ora sceglietevi dodici uomini dalle tribù di Israele, un uomo per ogni tribù. Quando le piante dei piedi dei sacerdoti che portano l’arca di Dio, Signore di tutta la terra, si poseranno sulle acque del Giordano, le acque del Giordano si divideranno; le acque che scendono dalla parte superiore si fermeranno come un solo argine ».
Quando il popolo si mosse dalle sue tende per attraversare il Giordano, i sacerdoti che portavano l’arca dell’alleanza camminavano davanti al popolo. Appena i portatori dell’arca furono arrivati al Giordano e i piedi dei sacerdoti che portavano l’arca si immersero al limite delle acque il Giordano infatti durante tutti i giorni della mietitura è gonfio fin sopra tutte le sponde si fermarono le acque che fluivano dall’alto e stettero come un solo argine a grande distanza, in Adama, la città che è presso Zartan, mentre quelle che scorrevano verso il mare dell’Araba, il Mar Morto, se ne staccarono completamente e il popolo passò di fronte a Gerico. I sacerdoti che portavano l’arca dell’alleanza del Signore si fermarono immobili all’asciutto in mezzo al Giordano, mentre tutto Israele passava all’asciutto, finché tutta la gente non ebbe finito di attraversare il Giordano.
(Gs 3,1-4.7-17)
In questi versetti vediamo come Dio istruisce Giosuè e, soprattutto, vediamo realizzarsi la promessa della presenza attiva di Dio: è l’arca, ossia la Sua presenza in mezzo al popolo, che ferma il fluire delle acque, ed è Dio stesso, per mezzo dei suoi sacerdoti, che apre un varco al popolo, che così può attraversare il fiume, guidandolo personalmente in un territorio che gli israeliti non conoscono.
IL MEMORIALE DELLA MISERICORDIA DI DIO
Il popolo salì dal Giordano il dieci del primo mese e si accampò in Gàlgala, dalla parte orientale di Gerico. Quelle dodici pietre che avevano portate dal Giordano, Giosuè le eresse in Gàlgala. Si rivolse poi agli Israeliti: « Quando domani i vostri figli interrogheranno i loro padri: Che cosa sono queste pietre?, farete sapere ai vostri figli: All’asciutto Israele ha attraversato questo Giordano, poiché il Signore Dio vostro prosciugò le acque del Giordano dinanzi a voi, finché foste passati, come fece il Signore Dio vostro al Mare Rosso, che prosciugò davanti a noi finché non fummo passati; perché tutti i popoli della terra sappiano quanto è forte la mano del Signore e temiate il Signore Dio vostro, per sempre ».
(Gs 4,19-24)
LA CIRCONCISIONE E LA CELEBRAZIONE DELLA PASQUA
In quel tempo il Signore disse a Giosuè: « Fatti coltelli di selce e circoncidi di nuovo gli Israeliti ». Giosuè si fece coltelli di selce e circoncise gli Israeliti alla collina Aralot. [...]
Si accamparono dunque in Gàlgala gli Israeliti e celebrarono la pasqua al quattordici del mese, alla sera, nella steppa di Gerico. Il giorno dopo la pasqua mangiarono i prodotti della regione, azzimi e frumento abbrustolito in quello stesso giorno. La manna cessò il giorno dopo, come essi ebbero mangiato i prodotti della terra e non ci fu più manna per gli Israeliti; in quell’anno mangiarono i frutti della terra di Canaan.
(Gs 5,2-3.10-12)
LA CONQUISTA DI GERICO
Mentre Giosuè era presso Gerico, alzò gli occhi ed ecco, vide un uomo in piedi davanti a sé che aveva in mano una spada sguainata. Giosuè si diresse verso di lui e gli chiese: « Tu sei per noi o per i nostri avversari? ». Rispose: « No, io sono il capo dell’esercito del Signore. Giungo proprio ora ». Allora Giosuè cadde con la faccia a terra, si prostrò e gli disse: « Che dice il mio signore al suo servo? ». Rispose il capo dell’esercito del Signore a Giosuè: « Togliti i sandali dai tuoi piedi, perché il luogo sul quale tu stai è santo ». Giosuè così fece.
(Gs 5,13-15)
Ora Gerico era saldamente sbarrata dinanzi agli Israeliti; nessuno usciva e nessuno entrava. Disse il Signore a Giosuè: « Vedi, io ti metto in mano Gerico e il suo re. Voi tutti prodi guerrieri, tutti atti alla guerra, girerete intorno alla città, facendo il circuito della città una volta. Così farete per sei giorni. Sette sacerdoti porteranno sette trombe di corno d’ariete davanti all’arca; il settimo giorno poi girerete intorno alla città per sette volte e i sacerdoti suoneranno le trombe. Quando si suonerà il corno dell’ariete, appena voi sentirete il suono della tromba, tutto il popolo proromperà in un grande grido di guerra, allora le mura della città crolleranno e il popolo entrerà, ciascuno diritto davanti a sé ». [...]
Di buon mattino Giosuè si alzò e i sacerdoti portarono l’arca del Signore; i sette sacerdoti, che portavano le sette trombe di ariete davanti all’arca del Signore, avanzavano suonando le trombe; l’avanguardia li precedeva e la retroguardia seguiva l’arca del Signore; si marciava a suon di tromba. Girarono intorno alla città, il secondo giorno, una volta e tornarono poi all’accampamento. Così fecero per sei giorni. Al settimo giorno essi si alzarono al sorgere dell’aurora e girarono intorno alla città in questo modo per sette volte; soltanto in quel giorno fecero sette volte il giro intorno alla città. Alla settima volta i sacerdoti diedero fiato alle trombe e Giosuè disse al popolo: « Lanciate il grido di guerra perché il Signore mette in vostro potere la città. [...]
Allora il popolo lanciò il grido di guerra e si suonarono le trombe. Come il popolo udì il suono della tromba ed ebbe lanciato un grande grido di guerra, le mura della città crollarono; il popolo allora salì verso la città, ciascuno diritto davanti a sé, e occuparono la città.
(Gs 6,1-5.12-16.20)
LA GRANDE ASSEMBLEA DI SICHEM
Nel capitolo 23 Giosuè, ormai vecchio e molto avanti negli anni, convoca tutto Israele per ricordare le meraviglie operate dal Signore e per dare gli ultimi consigli su come comportarsi in mezzo alle nazioni straniere.
Nel capitolo 24 Giosuè raduna tutte le tribù d’Israele in Sichem, fa memoria della storia salvifica del popolo a partire da Abramo fino alla conquista della terra promessa.
Da questo capitolo leggiamo solo cinque versetti:
Passaste il Giordano e arrivaste a Gerico. Gli abitanti di Gerico, gli Amorrei, i Perizziti, i Cananei, gli Hittiti, i Gergesei, gli Evei e i Gebusei combatterono contro di voi e io li misi in vostro potere. Mandai avanti a voi i calabroni, che li scacciarono dinanzi a voi, com’era avvenuto dei due re amorrei: ma ciò non avvenne per la vostra spada, né per il vostro arco. Vi diedi una terra, che voi non avevate lavorata, e abitate in città, che voi non avete costruite, e mangiate i frutti delle vigne e degli oliveti, che non avete piantati.
Temete dunque il Signore e servitelo con integrità e fedeltà; eliminate gli dei che i vostri padri servirono oltre il fiume e in Egitto e servite il Signore. Se vi dispiace di servire il Signore, scegliete oggi chi volete servire: se gli dei che i vostri padri servirono oltre il fiume oppure gli dei degli Amorrei, nel paese dei quali abitate. Quanto a me e alla mia casa, vogliamo servire il Signore.
(Gs 24,11-15)
LETTURA TIPOLOGICA DEI PADRI DELLA CHIESA
Attraverso la lettura dei Padri della Chiesa confrontiamo il libro di Giosuè con il Nuovo Testamento per cogliere il legame stretto tra Antico Testamento e Nuova Alleanza e comprendere in modo pieno il significato spirituale sotteso e promesso attraverso questi libri.
Giosuè è lo stesso nome di Gesù.
La successione di Giosuè a Mosè prepara la successione del Vangelo alla Legge.
L’ingresso nella terra promessa attraverso il Giordano richiama l’ingresso della Chiesa nel Regno della Grazia attraverso il Battesimo.
La celebrazione della Pasqua nella terra promessa corrisponde alla Pasqua della Nuova Alleanza.
La caduta di Gerico prefigura la caduta del regno di Satana.
La salvezza della prostituta Raab prefigura la chiamata dei gentili.
La vera terra promessa è il Paradiso, è il Regno di Dio annunciato da Gesù.
La lotta contro i popoli è la lotta spirituale contro le passioni del cuore dell’uomo.
La circoncisione è figura della circoncisione del cuore, il dono del cuore nuovo.
Gesù invita a stipulare una Nuova Alleanza attraverso l’accoglienza delle Sue parole promulgate sul monte delle beatitudini.
ATTUALIZZAZIONE
Il confronto dei Padri della Chiesa tra il libro di Giosuè e il Vangelo ci stimola a fare qualche considerazione spirituale.
In qualche modo ognuno di noi è, in qualche modo, alle prese con una guerra di conquista: quella della propria interiorità, della propria anima, della propria personalità.
A tutti noi è stata annunciata e promessa la pace e ognuno di noi vorrebbe essere in grado di vivere in libertà e disporre pienamente di sé. Ma c’è un nemico da conquistare e da sconfiggere: l’uomo vecchio che è in noi.
Forse molti di noi sono in lotta con se stessi da anni senza vedere un esito positivo della battaglia che conduciamo: ma forse non abbiamo capito che il vero conquistatore è Dio e che solo Lui sa come impostare la battaglia e sconfiggere il nemico. Lui può tutto: fermare le acque, farci passare all’asciutto; noi dobbiamo solo eseguire le sue disposizioni anche quando umanamente sembrano quasi assurde.
Il libro di Giosuè ci dice una cosa umanamente assurda. I conquistatori si sono limitati a vivere una grandissima liturgia, una grande preghiera di lode per sette giorni consecutivi: al termine di questi giorni, Gerico è crollata da sola.
Questa liturgia era il segno visibile della fiducia totale degli israeliti in Dio.
Vediamo quindi che fede e liturgia sono in stretta relazione con la vita sociale, storica concreta del popolo. E questo interpella ognuno di noi, perché come abbiamo visto, ognuno di noi è in lotta con sé stesso, una lotta durissima che si concretizza in una vita quotidiana densa di difficoltà spesso insormontabili che ci fanno soffrire, molte volte soccombere e rischiano di farci perdere la speranza di vita nuova. Abbiamo visto però che Dio può, se lo vogliamo, combattere per ognuno di noi, personalmente.
È OPPORTUNO ALLORA CHIEDERSI:
che rapporto c’è tra la nostra preghiera, la nostra fede e la nostra vita pratica?
a chi affidiamo il successo delle nostra battaglie? alla nostra prudenza o a Dio? alla nostra forza o alla preghiera?
Chiediamocelo onestamente: dal risultato di questa risposta può dipendere l’esito della nostra vita, della nostra salvezza.