Archive pour février, 2021

Gesù tentato da Satana

paolo si

Publié dans:immagini sacre |on 19 février, 2021 |Pas de commentaires »

I DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO B) (21/02/2021)

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I DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO B) (21/02/2021)

Quaresima e battesimo. Che c’entra?
padre Gian Franco Scarpitta

L’acqua del Diluvio Universale, del quale leggiamo il seguito nella Prima Lettura di oggi dalla Genesi, distrugge il mondo peccaminoso per poterlo poi riedificare, purificando il sordido e l’impuro e richiamando il mondo a vita nuova. Sia in questo episodio sia in altri della Bibbia l’acqua quindi è elemento di salvezza, perché rinnova e rigenera distruggendo e ricostruendo. Così è anche la materia acqua del nostro battesimo, per mezzo della quale Gesù Cristo, nella forma invisibile, realizza in noi un lavacro nel quale rinasciamo a via nuova dopo essere stati purificati e mondati dal peccato di Adamo. Cristo in forza dello Spirito Santo, ci rigenera e ci santifica realizzando nel battesimo con acqua la salvezza in noi e donandoci la dignità di figli di Dio. Anche Gesù stesso, peraltro, seppure non avesse mai peccato, ha voluto sottomettersi al lavacro battesimale nel fiume Giordano ad opera di Giovanni Battista, per essere riconfermato dal Padre nella dignità di Figlio di Dio. Non che non lo fosse già: nell’incarnazione da Maria Vergine egli era già stato istituito Figlio di Dio Incarnato e parimenti anche Figlio dell’Uomo; nel battesimo al Giordano però questa dignità viene riaffermata e consolidata con la discesa dello Spirito Santo sotto forma di colomba (metafora allusiva alla pace e alla salvezza) e con l’avallo del Padre che lo proclama Prediletto invitando tutti ad ascoltarlo (Mc 1, 9 – 11). Per inciso, anche noi nel battesimo siamo Figli nel Figlio e partecipi della sua stessa missione. Di conseguenza siamo indotti a vivere innestati a lui e conformi al suo esempio e al suo insegnamento, secondo l’ottica della fedeltà a Dio e della carità. Viviamo di lui e conformi al suo Comandamento Nuovo di amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati e questo è appunto l’effetto del battesimo (Gv 13, 31 – 35). Tutto questo che parte ha con il tempo liturgico di Quaresima appena cominciato? Direi che la risposta si trova nell’episodio a cui Marco ci fa assistere, relativo alla tentazione di Gesù nel deserto. Esso fa seguito proprio all’evento del battesimo al Giordano e precede l’inizio del suo ministero pubblico a Cafarnao e ciò non è affatto una coincidenza o una casualità.
Lo stesso Spirito che ha istituito Gesù Figlio di Dio ora lo conduce nel deserto “per essere tentato dal diavolo”, ossia con la finalità precipua di sottometterlo alle lusinghe del maligno e per ciò stesso di essere stremato da prove, vessazioni e difficoltà che solitamente inducono tutti a cedere. Anche se in Gesù non vi è peccato ed egli stesso ci libera dai peccati (1Gv 3, 5), ha voluto mostrare condivisione e familiarità con i peccatori in questo esporsi inesorabile al principe delle tenebre. Come già era avvenuto alla riva del Giordano, Gesù si fa solidale con i peccatori camminando fra le zolle del deserto: quale altro luogo è più pertinente per comprendere lo stato di debolezza e di smarrimento in cui si trovano gli uomini quando sono tentati al male? In quella dimensione di assoluta privazione e indigenza quale era quella del deserto di Giuda, Gesù comprende a cosa va incontro non soltanto l’uomo medio ma anche il più grande eroe della spiritualità quando si trovi alle prese con il Maligno tentatore. La fame causata dal digiuno prolungato, la carenza assoluta di mezzi e di sicurezze, la lotta per la sopravvivenza in un contesto così ostile e prevaricante consentono a Gesù di comprendere quali possano essere i sentimenti e le percezioni di chi viene sedotto dal maligno e quanto siano a volte esasperanti gli sforzi per resistete alle tentazioni e alle allettanti proposte dell’avversario.
Il peccato, in tutte le sue sfaccettature e sotto tutti i suoi aspetti (individuale e sociale) è il morbo che contamina anche l’uomo più virtuoso e perfetto e che è di serio ostacolo al progresso di fedeltà al battesimo. Cosa c’è di più ostile a che noi perseveriamo come figli nel Figlio (nel battesimo appunto) se non le insidie della concupiscienza attraverso la quale il demonio sfrutta la nostra debolezza per condurci alla morte (Gc 1, 14 -16)?
Dio non lancia moniti dall’alto per piegare l’uomo alla sua volontà. Non si esprime con l’esortazione spontanea “armiamoci e partite” per esortarci alla fedeltà e all’osservanza dei Comandamenti e gli stessi Comandi divini non sono arbitrarie ammonizioni perentorie. Piuttosto, in Gesù Cristo Dio fa esperienza lui stesso di quelle che possono essere le difficoltà che l’uomo incontra ad essergli fedele e sperimenta egli stesso sulla sua pelle che la perfezione e la santità non sono obiettivo facile da raggiungere. Se tuttavia Cristo nostra superiorità e padronanza sul demonio, ciò significa che la vittoria contro le tentazioni e le infedeltà non è impossibile e che, con il suo sostegno e con la sua continua presenza illuminante, l’uomo può benissimo vincere quanto gli è di ostacolo. Gesù vince le prove e le tentazioni in una condizione del tutto dissimile a quella in cui noi possiamo trovarci oggigiorno; anche noi, sostenuti dalla sua grazia e incoraggiati dal suo stesso esempio, possiamo avere ragione del tentatore e perseverare nei nostri propositi di fedeltà. Personalmente ho sempre considerato che la liberazione dal peccato ha l’effetto ragguagliato alla leggerezza e al benessere che si prova una volta liberi dal vizio del fumo: quando anni or sono decisi di farla finita con il tabacco, dopo tre giorni di incubo da astinenza, mi sentii come svuotato interiormente da un grosso gravame che mi aveva occluso e mi sentii molto più disinvolto e carico nei movimenti, più solerte e motivato nelle iniziative, molto più carico di ottimismo e solerte negli impegni e non furono pochi coloro che notarono in me un cambiamento decisamente in meglio. Così pure la liberazione dal malessere del peccato procura pace, gioia, serenità, fiducia che non possano mai inosservati agli occhi di quanti incontriamo sul nostro cammino. Il peccato è un nemico difficile ma non impossibile.
Questo tempo privilegiato di Quaresima è pertanto l’occasione propizia perché noi possiamo riscoprire in noi stessi le ragioni per cui non cedere alla tentazione della disfatta e tantomeno alle mode e ai costumi che ci orientino in senso avverso: è piuttosto il tempo in cui abbiamo occasione di intraprendere o di ravvivare la nostra comunione con il Signore, di scoprire il valore della nostra vita innestati a lui e della continua persistenza nella ricchezza spirituale del battesimo. E tutto questo sperimentando che Gesù stesso èil nostro alleato nella lotta, non facendoci mancare la sua presenza e il suo sostegno in validi coefficienti di supporto quali la preghiera, la mortificazione e le opere di misericordia.
Quella che Gesù instaura con noi è infatti un’Alleanza, che guarda caso avrà i suoi connotati nello Spirito, nell’acqua e nel sangue che di essa rendono testimonianza (1Gv 5, 6 – 8) e che viene prefigurata con la bellissima immagine dell’arcobaleno che attesta la novità apportata da Dio dopo il diluvio universale. Nel quale l’acqua ha rinnovato ogni cosa ed è sorta la nuova vita. E noi rinnovati da Gesù e con Gesù in questa quaresima, conquisteremo la novità perenne di vira del Risorto.

Publié dans:QUARESIMA 2021 |on 19 février, 2021 |Pas de commentaires »

Mercoledì delle ceneri

paolo

Publié dans:immagini sacre |on 17 février, 2021 |Pas de commentaires »

SANTA MESSA, BENEDIZIONE E IMPOSIZIONE DELLE CENERI – 26 febbraio 2020 -OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

http://www.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2020/documents/papa-francesco_20200226_omelia-ceneri.html

SANTA MESSA, BENEDIZIONE E IMPOSIZIONE DELLE CENERI – 26 febbraio 2020 -OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Basilica di Santa Sabina

Iniziamo la Quaresima ricevendo le ceneri: “Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai” (cfr Gen 3,19). La polvere sul capo ci riporta a terra, ci ricorda che veniamo dalla terra e che in terra torneremo. Siamo cioè deboli, fragili, mortali. Nel corso dei secoli e dei millenni siamo di passaggio, davanti all’immensità delle galassie e dello spazio siamo minuscoli. Siamo polvere nell’universo. Ma siamo la polvere amata da Dio. Il Signore ha amato raccogliere la nostra polvere tra le mani e soffiarvi il suo alito di vita (cfr Gen 2,7). Così siamo polvere preziosa, destinata a vivere per sempre. Siamo la terra su cui Dio ha riversato il suo cielo, la polvere che contiene i suoi sogni. Siamo la speranza di Dio, il suo tesoro, la sua gloria.
La cenere ci ricorda così il percorso della nostra esistenza: dalla polvere alla vita. Siamo polvere, terra, argilla, ma se ci lasciamo plasmare dalle mani di Dio diventiamo una meraviglia. Eppure spesso, soprattutto nelle difficoltà e nella solitudine, vediamo solo la nostra polvere! Ma il Signore ci incoraggia: il poco che siamo ha un valore infinito ai suoi occhi. Coraggio, siamo nati per essere amati, siamo nati per essere figli di Dio.
Cari fratelli e sorelle, all’inizio della Quaresima rendiamoci conto di questo. Perché la Quaresima non è il tempo per riversare sulla gente inutili moralismi, ma per riconoscere che le nostre misere ceneri sono amate da Dio. È tempo di grazia, per accogliere lo sguardo d’amore di Dio su di noi e, così guardati, cambiare vita. Siamo al mondo per camminare dalla cenere alla vita. Allora, non polverizziamo la speranza, non inceneriamo il sogno che Dio ha su di noi. Non cediamo alla rassegnazione. E tu dici: “Come posso aver fiducia? Il mondo va male, la paura dilaga, c’è tanta cattiveria e la società si sta scristianizzando…”. Ma non credi che Dio può trasformare la nostra polvere in gloria?
La cenere che riceviamo sul capo scuote i pensieri che abbiamo in testa. Ci ricorda che noi, figli di Dio, non possiamo vivere per inseguire la polvere che svanisce. Una domanda può scenderci dalla testa al cuore: “Io, per che cosa vivo?”. Se vivo per le cose del mondo che passano, torno alla polvere, rinnego quello che Dio ha fatto in me. Se vivo solo per portare a casa un po’ di soldi e divertirmi, per cercare un po’ di prestigio, fare un po’ di carriera, vivo di polvere. Se giudico male la vita solo perché non sono tenuto in sufficiente considerazione o non ricevo dagli altri quello che credo di meritare, resto ancora a guardare la polvere.
Non siamo al mondo per questo. Valiamo molto di più, viviamo per molto di più: per realizzare il sogno di Dio, per amare. La cenere si posa sulle nostre teste perché nei cuori si accenda il fuoco dell’amore. Perché siamo cittadini del cielo e l’amore a Dio e al prossimo è il passaporto per il cielo, è il nostro passaporto. I beni terreni che possediamo non ci serviranno, sono polvere che svanisce, ma l’amore che doniamo – in famiglia, al lavoro, nella Chiesa, nel mondo – ci salverà, resterà per sempre.
La cenere che riceviamo ci ricorda un secondo percorso, quello contrario, quello che va dalla vita alla polvere. Ci guardiamo attorno e vediamo polveri di morte. Vite ridotte in cenere. Macerie, distruzione, guerra. Vite di piccoli innocenti non accolti, vite di poveri rifiutati, vite di anziani scartati. Continuiamo a distruggerci, a farci tornare in polvere. E quanta polvere c’è nelle nostre relazioni! Guardiamo in casa nostra, nelle famiglie: quanti litigi, quanta incapacità di disinnescare i conflitti, quanta fatica a chiedere scusa, a perdonare, a ricominciare, mentre con tanta facilità reclamiamo i nostri spazi e i nostri diritti! C’è tanta polvere che sporca l’amore e abbruttisce la vita. Anche nella Chiesa, la casa di Dio, abbiamo lasciato depositare tanta polvere, la polvere della mondanità.
E guardiamoci dentro, nel cuore: quante volte soffochiamo il fuoco di Dio con la cenere dell’ipocrisia! L’ipocrisia: è la sporcizia che Gesù chiede di rimuovere oggi nel Vangelo. Infatti, il Signore non dice solo di compiere opere di carità, di pregare e di digiunare, ma di fare tutto questo senza finzioni, senza doppiezze, senza ipocrisia (cfr Mt 6,2.5.16). Quante volte, invece, facciamo qualcosa solo per essere approvati, per il nostro ritorno di immagine, per il nostro ego! Quante volte ci proclamiamo cristiani e nel cuore cediamo senza problemi alle passioni che ci rendono schiavi! Quante volte predichiamo una cosa e ne facciamo un’altra! Quante volte ci mostriamo buoni fuori e coviamo rancori dentro! Quanta doppiezza abbiamo nel cuore… È polvere che sporca, cenere che soffoca il fuoco dell’amore.
Abbiamo bisogno di pulizia dalla polvere che si deposita sul cuore. Come fare? Ci aiuta il richiamo accorato di san Paolo nella seconda Lettura: «Lasciatevi riconciliare con Dio!». Paolo non lo chiede, lo supplica: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio». (2 Cor 5,20). Noi avremmo detto: “Riconciliatevi con Dio!”. Invece no, utilizza il passivo: lasciatevi riconciliare. Perché la santità non è attività nostra, è grazia! Perché da soli non siamo capaci di togliere la polvere che ci sporca il cuore. Perché solo Gesù, che conosce e ama il nostro cuore, può guarirlo. La Quaresima è tempo di guarigione.
Che cosa fare dunque? Nel cammino verso la Pasqua possiamo compiere due passaggi: il primo, dalla polvere alla vita, dalla nostra umanità fragile all’umanità di Gesù, che ci guarisce. Possiamo metterci davanti al Crocifisso, stare lì, guardare e ripetere: “Gesù, tu mi ami, trasformami… Gesù, tu mi ami, trasformami…”. E dopo aver accolto il suo amore, dopo aver pianto davanti a questo amore, il secondo passaggio, per non ricadere dalla vita alla polvere. Si va a ricevere il perdono di Dio, nella Confessione, perché lì il fuoco dell’amore di Dio consuma la cenere del nostro peccato. L’abbraccio del Padre nella Confessione ci rinnova dentro, ci pulisce il cuore. Lasciamoci riconciliare per vivere come figli amati, come peccatori perdonati, come malati risanati, come viandanti accompagnati. Lasciamoci amare per amare. Lasciamoci rialzare, per camminare verso la meta, la Pasqua. Avremo la gioia di scoprire che Dio ci risuscita dalle nostre ceneri.

 

Publié dans:MERCOLEDI DELLE CENERI |on 17 février, 2021 |Pas de commentaires »

Mc 1,29-39

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Publié dans:immagini sacre |on 5 février, 2021 |Pas de commentaires »

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) (07/02/2021)

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V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) (07/02/2021)

Un “oltre” cui affidare la nostra speranza
padre Ermes Ronchi

All’inizio della vita pubblica Gesù attraversa i luoghi dove più forte pulsa la vita: il lavoro (barche, reti, lago), la preghiera e le assemblee (la sinagoga), il luogo dei sentimenti e dell’affettività (la casa di Simone).
Gesù, liberato un uomo dal suo spirito malato, esce dalla sinagoga e “subito”, come incalzato da qualcosa, entra in casa di Simone e Andrea, dove “subito” (bella di nuovo l’urgenza, la pressione degli affetti) gli parlano della suocera con la febbre. Ospite inatteso, in una casa dove la responsabile dei servizi è malata, e l’ambiente non è pronto, non è stato preparato al meglio, probabilmente è in disordine. Grande maestro, Gesù, che non si preoccupa del disordine, di quanto di impreparato c’è in noi, di quel tanto di sporco, dell’aria un po’ chiusa delle nostre vite. E anche lei, donna ormai anziana, non si vergogna di farsi vedere da un estraneo, malata e febbricitante: lui è venuto proprio per i malati. Gesù la prende per mano, la rialza, la “risuscita” e quella casa dalla vita bloccata si rianima, e la donna, senza riservarsi un tempo, “subito”, senza dire «ho bisogno di un attimo, devo sistemarmi, riprendermi» (A. Guida) si mette a servire, con il verbo degli angeli nel deserto.
Noi siamo abituati a pensare la nostra vita spirituale come a un qualcosa che si svolge nel salotto buono, e noi ben vestiti e ordinati davanti a Dio. Crediamo che la realtà della vita nelle altre stanze, quella banale, quotidiana, accidentata, non sia adatta per Dio. E ci sbagliamo: Dio è innamorato di normalità. Cerca la nostra vita imperfetta per diventarvi lievito e sale e mano che solleva. Questo racconto di un miracolo dimesso, non vistoso, senza commenti da parte di Gesù, ci ispira a credere che il limite umano è lo spazio di Dio, il luogo dove atterra la sua potenza. Il seguito è energia: la casa si apre, anzi si espande, diventa grande al punto di poter accogliere, a sera, davanti alla soglia, tutti i malati di Cafarnao. La città intera è riunita sulla soglia tra la casa e la strada, tra la casa e la piazza. Gesù, polline di gesti e di parole, che ama porte aperte e tetti spalancati per dove entrano occhi e stelle, che ama il rischio del dolore, dell’amore, del vivere, lì guarisce.
Quando era ancora buio, uscì in segreto e pregava. Simone lo rincorre, lo cerca, lo trova: «cosa fai qui? Sfruttiamo il successo, Cafarnao è ai tuoi piedi». E Gesù comincia a destrutturare le attese di Pietro, le nostre illusioni: andiamo altrove! Un altrove che non sappiamo; soltanto so di non essere arrivato, di non potermi accomodare; un “oltre” che ogni giorno un po’ mi seduce e un po’ mi impaurisce, ma al quale torno ad affidare ogni giorno la speranza.

Publié dans:OMELIE, PREDICHE E ☻☻☻ |on 5 février, 2021 |Pas de commentaires »

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