Archive pour août, 2020

…prenda la sua croce e mi segua

paolo

Publié dans:immagini sacre |on 28 août, 2020 |Pas de commentaires »

XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) (30/08/2020)

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XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) (30/08/2020)

La carta d’identità dell’amore
padre Gian Franco Scarpitta

Prima esaltato da Gesù che aveva elogiato la sua confessione di fede e lo aveva istituito “cefa”, pietra sulla quale fondare la sua Chiesa, adesso Pietro al contrario viene umiliato e rimproverato per la sua negligenza a cogliere i segni del divino nel progetto di Gesù di autoconsegnarsi alla croce. Dalle stelle alle stalle. In colui che sarà a capo del collegio apostolico della chiesa vi è una lodevole filantropia nei confronti di Gesù, che prende forma in una premurosa attenzione a che non affronti alcun pericolo, stia lontano dalle insidie, dalle persecuzioni già più volte subite, e soprattutto che non affronti l’estremo supplizio della morte di croce. Un’apprensione nei riguardi del Maestro che dal punto di vista umano non può che essere elogiata.
Satana però molto spesso si traveste da angelo di luce (2Cor 11, 14) e le sue manovre perfide sono ordite mediante le apparenze di bene. E per questo Gesù vede le sue macchinazioni nell’atteggiamento di Pietro: nell’apparente benevolenza del primo apostolo nei suoi confronti vi è un progetto di ribaltamento dei piani divini di salvezza per l’umanità. Se infatti Gesù non si recasse a Gerusalemme non si porterebbe a compimento la tappa espiativa dei peccati di tutti gli uomini, che è appunto quella della croce, Dio non potrebbe pagare il prezzo del suo Figlio per riscattare l’umanità, noi non saremmo stati “giustificati”, cioè non saremmo stati messi in condizioni di meritare la salvezza e soprattutto la morte non sarebbe stata sconfitta per sempre dalla vita con la resurrezione. E’ strano che Pietro non consideri questa realtà trascendentale dell’opera di Gesù: Domenica scorsa avevamo notato che poco prima proprio lui aveva fatto una professione di fede, riconoscendo in Gesù il Cristo, Figlio del Dio vivente. Com’è possibile che adesso, anche se con la retta intenzione di salvaguardarlo da un pericolo, Pietro tenda a distogliere Gesù dalla realizzazione dei veri piani di Dio, quelli della croce ai fini della resurrezione e della salvezza di tutti?
Non poteva che esserci l’opera del maligno negli intendimenti del primo apostolo, così come opera del maligno sarà il suo rinnegamento al canto gallo, quando Gesù sarà stato arrestato.
Bisogna invece che Satana stia al suo posto e che non prevarichi l’opera di Dio. Certamente giungerà il momento in cui potrà agire per avere ragione di Gesù, ossia nell ”ora delle tenebre” quando avrà il potere di inficiare l’animo di Giuda. In quel frangente Dio consentirà al diavolo di fare la sua parte affinché si possano adempiere i divini disegni a favore degli uomini, ma adesso non deve Satana avere la prevalenza su per distoglierlo dagli stessi propositi salvifici.
E allora Gesù ribatte: “Vai dietro a me, Satana”. Stai al tuo posto, non prevaricarmi.
Soprattutto perché è ineluttabilmente opera del maligno il successo facile, il guadagno dei premi senza fatica e la vittoria senza i dovuti sacrifici. L’amore senza sacrificio è sempre presunzione, vanità o almeno ostentazione di sé ma non produce alcun beneficio per gli altri. “Sine dolore non vivitur in amore” dice l’Imitazione di Cristo e se oggi non pochi genitori di autoaccusano per evitare la condanna ai propri figli assassini, come non potrebbe Dio, Padre di misericordia, lascia che il suo Figlio sia in balia di accuse ingiuste per una condanna assurda e infame.
Piuttosto c’è da osservare che Gesù si dispone a fare la volontà del Padre compiendo quello che nessun altro uomo farebbe, dando ragione a null’altro che alla causa dell’amore.
Un’anticipazione della croce di Gesù Cristo oggi l’abbiamo soprattutto nella figura di Geremia, il timido profeta lacrimevole talmente avvinto dal dolore e dallo sconforto da essere tentato di arrendevolezza nella sua missione profetica: “Dicevo non parlerò più in nome di costui”. Ma anche in questo caso il progetto di Dio ha la meglio sulle insidie del male e Geremia vince l’apprensione a motivo di qualcosa che lo invita a perseverare, un arcano fuoco ardente che non riesce a contenere e che lo sospinge in avanti.
Quando ci si sente di amare, si avverte infatti di dover superare ogni ostacolo senza raggirarlo e ci si dispone all’eroismo e al paradosso, e se ci sono ostacoli e arrendevolezze si è in grado di superare anche quelli. Nelle mie attività con i ragazzi e i bambini tante volte mi sono trovato in episodi di delusione e di sconforto analoghi a quelli di Geremia, che mi suggerivano di non persistere più nei propositi di generosità e di benevolenza: perché impiegare tempo, inventiva e a volte anche denaro di tasca propria quando i risultati sono solo le ingratitudini, le irriconoscenze e non si raggiungono comunque gli obiettivi sperati? Meglio lasciar perdere e non continuare più nelle iniziative quando queste non sortiscono i loro frutti, basta. Eppure immediatamente dopo “qualcosa” mi suggeriva che dovevo andare avanti, portare a termine i miei proponimenti e che non potevo trascurare quei ragazzi… Mi sentivo insomma di non poter fare a meno, comunque, di tentare…
L’esperienza della croce è lancinante anche nell’ordinarietà della nostra vita e imprime anche nei nostri rapporti e nelle nostre attività non senza mancare però di configurarsi come unica carta d’identità dell’amore che persiste anche nelle piccole cose. Il riverbero della croce grande del Signore si ripercuote nelle nostre vicissitudini e nelle nostre esperienze e la croce è essa stessa l’esperienza che ci rende certi di vivere l’amore mentre procede anche per noi il cammino verso Gerusalemme.

Publié dans:OMELIE, PREDICHE E ☻☻☻ |on 28 août, 2020 |Pas de commentaires »

Gesù guarisce

Gesù guarise paolo

Publié dans:immagini sacre |on 26 août, 2020 |Pas de commentaires »

PAPA FRANCESCO – UDIENZA GENERALE 5 agosto 2020 – Catechesi – “Guarire il mondo”: 1. Introduzione

http://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2020/documents/papa-francesco_20200805_udienza-generale.html

PAPA FRANCESCO – UDIENZA GENERALE 5 agosto 2020 – Catechesi – “Guarire il mondo”: 1. Introduzione

Biblioteca del Palazzo Apostolico

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

La pandemia sta continuando a causare ferite profonde, smascherando le nostre vulnerabilità. Molti sono i defunti, moltissimi i malati, in tutti i continenti. Tante persone e tante famiglie vivono un tempo di incertezza, a causa dei problemi socio-economici, che colpiscono specialmente i più poveri.
Per questo dobbiamo tenere ben fermo il nostro sguardo su Gesù (cfr Eb 12,2) e con questa fede abbracciare la speranza del Regno di Dio che Gesù stesso ci porta (cfr Mc 1,5; Mt 4,17; CCC, 2816). Un Regno di guarigione e di salvezza che è già presente in mezzo a noi (cfr Lc 10,11). Un Regno di giustizia e di pace che si manifesta con opere di carità, che a loro volta accrescono la speranza e rafforzano la fede (cfr 1 Cor 13,13). Nella tradizione cristiana, fede, speranza e carità sono molto più che sentimenti o atteggiamenti. Sono virtù infuse in noi dalla grazia dello Spirito Santo (cfr CCC, 1812-1813): doni che ci guariscono e che ci rendono guaritori, doni che ci aprono a orizzonti nuovi, anche mentre navighiamo nelle difficili acque del nostro tempo.
Un nuovo incontro col Vangelo della fede, della speranza e dell’amore ci invita ad assumere uno spirito creativo e rinnovato. In questo modo, saremo in grado di trasformare le radici delle nostre infermità fisiche, spirituali e sociali. Potremo guarire in profondità le strutture ingiuste e le pratiche distruttive che ci separano gli uni dagli altri, minacciando la famiglia umana e il nostro pianeta.
Il ministero di Gesù offre molti esempi di guarigione. Quando risana coloro che sono affetti da febbre (cfr Mc 1,29-34), da lebbra (cfr Mc 1,40-45), da paralisi (cfr Mc 2,1-12); quando ridona la vista (cfr Mc 8,22-26; Gv 9,1-7), la parola o l’udito (cfr Mc 7,31-37), in realtà guarisce non solo un male fisico, ma l’intera persona. In tal modo la riporta anche alla comunità, guarita; la libera dal suo isolamento perché l’ha guarita.
Pensiamo al bellissimo racconto della guarigione del paralitico a Cafarnao (cfr Mc 2,1-12), che abbiamo sentito all’inizio dell’udienza. Mentre Gesù sta predicando all’ingresso della casa, quattro uomini portano il loro amico paralitico da Gesù; e non potendo entrare, perché c’era tanta folla, fanno un buco nel tetto e calano la barella davanti a lui che sta predicando. «Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati» (v. 5). E poi, come segno visibile, aggiunse: «Alzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua» (v. 11).
Che meraviglioso esempio di guarigione! L’azione di Cristo è una diretta risposta alla fede di quelle persone, alla speranza che ripongono in Lui, all’amore che dimostrano di avere gli uni per gli altri. E quindi Gesù guarisce, ma non guarisce semplicemente la paralisi, guarisce tutto, perdona i peccati, rinnova la vita del paralitico e dei suoi amici. Fa nascere di nuovo, diciamo così. Una guarigione fisica e spirituale, tutto insieme, frutto di un incontro personale e sociale. Immaginiamo come questa amicizia, e la fede di tutti i presenti in quella casa, siano cresciute grazie al gesto di Gesù. L’incontro guaritore con Gesù!
E allora ci chiediamo: in che modo possiamo aiutare a guarire il nostro mondo, oggi? Come discepoli del Signore Gesù, che è medico delle anime e dei corpi, siamo chiamati a continuare «la sua opera di guarigione e di salvezza» (CCC, 1421) in senso fisico, sociale e spirituale.
La Chiesa, benché amministri la grazia risanante di Cristo mediante i Sacramenti, e benché provveda servizi sanitari negli angoli più remoti del pianeta, non è esperta nella prevenzione o nella cura della pandemia. E nemmeno dà indicazioni socio-politiche specifiche (cfr S. Paolo VI, Lett. ap. Octogesima adveniens, 14 maggio 1971, 4). Questo è compito dei dirigenti politici e sociali. Tuttavia, nel corso dei secoli, e alla luce del Vangelo, la Chiesa ha sviluppato alcuni principi sociali che sono fondamentali (cfr Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 160-208), principi che possono aiutarci ad andare avanti, per preparare il futuro di cui abbiamo bisogno. Cito i principali, tra loro strettamente connessi: il principio della dignità della persona, il principio del bene comune, il principio dell’opzione preferenziale per i poveri, il principio della destinazione universale dei beni, il principio della solidarietà, della sussidiarietà, il principio della cura per la nostra casa comune. Questi principi aiutano i dirigenti, i responsabili della società a portare avanti la crescita e anche, come in questo caso di pandemia, la guarigione del tessuto personale e sociale. Tutti questi principi esprimono, in modi diversi, le virtù della fede, della speranza e dell’amore.
Nelle prossime settimane, vi invito ad affrontare insieme le questioni pressanti che la pandemia ha messo in rilievo, soprattutto le malattie sociali. E lo faremo alla luce del Vangelo, delle virtù teologali e dei principi della dottrina sociale della Chiesa. Esploreremo insieme come la nostra tradizione sociale cattolica può aiutare la famiglia umana a guarire questo mondo che soffre di gravi malattie. È mio desiderio riflettere e lavorare tutti insieme, come seguaci di Gesù che guarisce, per costruire un mondo migliore, pieno di speranza per le future generazioni (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 24 novembre 2013, 183). 

Publié dans:PAPA FRANCESCO UDIENZE |on 26 août, 2020 |Pas de commentaires »

« tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente »

paolo

Publié dans:immagini sacre |on 21 août, 2020 |Pas de commentaires »

OMELIA XXI SETTIMANA DEL T.O.(23-08-2020)

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/50194.html

OMELIA XXI SETTIMANA DEL T.O.(23-08-2020)

Missionari della Via

Gesù e i suoi discepoli giungono a Cesarea di Filippo, l’attuale Banyas, ai piedi del monte Hermon. Già da tempo lo seguono e Gesù pone loro una domanda: «La gente chi dice che io sia?». I discepoli fanno un collage delle varie opinioni udite su Gesù. Un po’ come oggi c’è chi vede in Lui un profeta, un rivoluzionario, un sognatore, un fondatore di religioni… Poi Gesù spiazza tutti: «ma voi chi dite che io sia?». Per voi, che mi ascoltate, che mi seguite, chi sono? La vostra risposta non può essere uguale a quella degli altri! Gesù, il Dio con noi, Io-sono, chiede: per voi chi sono io? In fondo essere riconosciuti è il desiderio fondamentale di tutti, specie di chi amando si rivela. Gesù li interroga e con loro ciascuno di noi: chi sono io per te? Siamo abituati a far domande a Gesù, lasciamo che sia lui a farcene una oggi. D’altronde qui sta la fede: lasciarsi interrogare, lasciarsi interpellare da Dio, dalla sua parola, che ci chiama ad una risposta.
Per rispondere a questa domanda c’è un salto da fare: un salto dentro di sé. Non basta ciò che si è udito, c’è da ascoltare una voce ben diversa, che risuona nel cuore, che non viene dalla carne e dal sangue, ma dal Padre che sta nei cieli. Pietro è stato oggetto di una illuminazione ?dall’alto?, ha colto l’intuizione dello Spirito di Dio in lui. Per conoscere Gesù e proclamarlo Signore non bastano la carne e il sangue (l’intelligenza, la cultura, lo studio, la preparazione), ma occorre una luce dall’alto. È la luce dello Spirito che si accoglie aprendo la porta della fede. Questa luce assomiglia a un raggio luminoso che riesce a entrare solo nell’anima della persona umile, la persona nella quale non esiste il muro impenetrabile dell’orgoglio.
Giovanni Paolo II disse: «Noi tutti abbiamo esperienza di questo momento, nel quale non basta più parlare di Gesù ripetendo ciò che gli altri dicono. È necessario dire ciò che tu pensi, e non riportare una opinione; è necessario dare una testimonianza, sentirsi impegnato dalla testimonianza data e andare fino alle estreme esigenze di questo impegno. I migliori amici, seguaci e apostoli di Cristo sono sempre stati quelli che un giorno hanno sentito nel loro intimo la domanda definitiva, ineludibile, davanti alla quale tutte le altre diventano secondarie e derivate: ?Per te, chi sono io??. La vita, il destino, la storia presente e futura di un giovane dipende dalla risposta chiara e sincera, senza retorica e sotterfugi, che egli darà a questa domanda»
Pietro, ispirato dal Padre, risponde: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente», il Messia atteso che supera ogni attesa. Il cristianesimo, la Chiesa, non è solo una religione, una dottrina, una morale, ma nasce dal prendere posizione su Gesù, riconoscendolo Signore, l’Emmanuele, il Dio con noi. «Il cristianesimo sta o cade con questa fede. Ci sono strutture metalliche, come la torre Eiffel, dove se si tocca un certo punto, crolla tutto. Per noi il centro è la divinità di Gesù. A questa fede precisa è promessa la vittoria: chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il figlio di Dio? (1Gv 5,5)» (p. R. Cantalamessa).
Simone riconosce Gesù, Gesù conosce e svela a Simone la sua identità più profonda: «Tu sei Pietro». Più seguiamo Gesù, più capiamo chi è Dio e chi siamo noi stessi. Gesù gli cambia il nome e gli affida una missione speciale. Da Simone a Kefa, la roccia. Gesù fa di quel povero pescatore non istruito, che qualche settimana fa abbiamo visto quasi affondare per la sua poca fede, la pietra, il fondamento fermo della Sua Chiesa, così che nessun potere del male potrà abbattere. Dio decide così, proprio su Pietro: è una sfida degna di colui che è onnipotente, una volontà così chiara da non permettere interpretazioni riduttive. Questo è lo stile di Dio: scegliere i piccoli per rivelare la sua grandezza! Gesù edifica su di lui e sulla sua fede la chiesa che chiama «la mia chiesa»; per noi è la nostra Chiesa, la nostra madre Chiesa. Non dobbiamo sentirci spettatori distanti, ma figli coinvolti.
Ma che cosa è la Chiesa? La Chiesa è la comunità dei credenti, la famiglia di coloro che hanno preso posizione su di Lui, con una decisione che la impegna e la giudica allo stesso tempo: «Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente». Questa è la Chiesa, composta da ogni credente. Questa è la Chiesa che Gesù chiama mia. È sua, è ?cosa sua?; ciascuno di noi è suo. Possiamo dire di sentir nostra la Chiesa? Di avvertirla come madre che ci nutre? Che ci conforta? Che ci guida? Se davvero abbiamo accolto Gesù come Signore, non possiamo non accogliere la Chiesa come madre. È vero, una madre può anche umanamente sbagliare, ma è e resta sempre madre. E una madre la si difende, la si guarda sempre come madre. Senza di lei, d’altronde, non ci sarebbe nessuno di noi.

Publié dans:OMELIE, PREDICHE E ☻☻☻ |on 21 août, 2020 |Pas de commentaires »

La Vergine Maria assunta in cielo

paolo

Publié dans:immagini sacre |on 14 août, 2020 |Pas de commentaires »
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