Archive pour juin, 2020

La creazione, San Giovanni a Porta Latina (Roma)

paolo creazionemsan giovanni a Porta Latina

Publié dans:immagini sacre |on 10 juin, 2020 |Pas de commentaires »

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO – « Pregare è andare con Gesù al Padre che ci darà tutto »

http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200510_pregare-lottando-con-dio.html

DALLA CAPPELLA DI CASA SANTA MARTA

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO – « Pregare è andare con Gesù al Padre che ci darà tutto »

Domenica, 10 maggio 2020

Omelia
In questo passo del Vangelo (cfr Gv 14,1-14), il discorso di congedo di Gesù, Gesù dice che va dal Padre. E dice che sarà con il Padre e che anche chi crede in Lui «compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò» (vv. 12-14). Possiamo dire che questo passo del Vangelo di Giovanni è la dichiarazione dell’ascesa al Padre.
Il Padre sempre è stato presente nella vita di Gesù, e Gesù ne parlava. Gesù pregava il Padre. E tante volte, parlava del Padre che ha cura di noi, come ha cura degli uccelli, dei gigli del campo… Il Padre. E quando i discepoli gli chiesero di imparare a pregare, Gesù insegnò a pregare il Padre: «Padre nostro» (Mt 6,9). Sempre va [si rivolge] al Padre. Ma in questo passo è molto forte; e anche è come se aprisse le porte della onnipotenza della preghiera. “Perché io sono con il Padre: voi chiedete e io farò tutto. Ma perché il Padre lo farà con me” (cfr Gv 14,11). Questa fiducia nel Padre, fiducia nel Padre che è capace di fare tutto. Questo coraggio di pregare, perché per pregare ci vuole coraggio! Ci vuole lo stesso coraggio, la stessa franchezza che per predicare: la stessa. Pensiamo al nostro padre Abramo, quando lui – credo che si dica – “mercanteggiava” con Dio per salvare Sodoma (cfr Gen 18,20-33): “E se fossero di meno? E di meno? E di meno?…”. Davvero, sapeva “negoziare”. Ma sempre con questo coraggio: “Scusami, Signore, ma fammi uno sconto: un po’ di meno, un po’ di meno…”. Sempre il coraggio della lotta nella preghiera, perché pregare è lottare: lottare con Dio. E poi, Mosè: le due volte che il Signore avrebbe voluto distruggere il popolo (cfr Es 32,1-35 e cfr Nm 11,1-3) e fare lui capo di un altro popolo, Mosè ha detto “No!”. E ha detto “no” al Padre! Con coraggio! Ma se tu vai a pregare così – [bisbiglia una preghiera timida] – questa è una mancanza di rispetto! Pregare è andare con Gesù al Padre che ti darà tutto. Coraggio nella preghiera, franchezza nella preghiera. La stessa che ci vuole per la predica.
E abbiamo sentito nella prima Lettura quel conflitto nei primi tempi della Chiesa (cfr At 6,1-7), perché i cristiani di origine greca mormoravano – mormoravano, già a quel tempo si faceva questo: si vede che è un’abitudine della Chiesa… – mormoravano perché le loro vedove, i loro orfani non erano ben curati; gli apostoli non avevano tempo di fare tante cose. E Pietro [con gli apostoli], illuminato dallo Spirito Santo, “inventò”, diciamo così, i diaconi. “Facciamo una cosa: cerchiamo sette persone che siano brave e che questi uomini si prendano cura del servizio” (cfr At 6,2-4). Il diacono è il custode del servizio, nella Chiesa. “E così questa gente, che ha ragione di lamentarsi, sia curata bene nei suoi bisogni e noi – dice Pietro, l’abbiamo sentito – e noi ci dedicheremo alla preghiera e all’annuncio della Parola” (cfr v. 5). Questo è il compito del vescovo: pregare e predicare. Con questa forza che abbiamo sentito nel Vangelo: il vescovo è il primo che va dal Padre, con la fiducia che ha dato Gesù, con il coraggio, con la parresìa, a lottare per il suo popolo. Il primo compito di un vescovo è pregare. Lo disse Pietro: “E a noi, la preghiera e l’annuncio della Parola”.
Io ho conosciuto un sacerdote, un santo parroco, buono, che quando trovava un vescovo lo salutava, bene, molto amabile, e sempre faceva la domanda: “Eccellenza, quante ore al giorno Lei prega?”, e sempre diceva: “Perché il primo compito è pregare”. Perché è la preghiera del capo della comunità per la comunità, l’intercessione al Padre perché custodisca il popolo.
La preghiera del vescovo, il primo compito: pregare. E il popolo, vedendo il vescovo pregare, impara a pregare. Perché lo Spirito Santo ci insegna che è Dio che “fa la cosa”. Noi facciamo un pochettino, ma è Lui che “fa le cose” della Chiesa, e la preghiera è quella che porta avanti la Chiesa. E per questo i capi della Chiesa, per dire così, i vescovi, devono andare avanti con la preghiera.
Quella parola di Pietro è profetica: “Che i diaconi facciano tutto questo, così la gente è ben curata e ha risolto i problemi e anche i suoi bisogni. Ma a noi, vescovi, la preghiera e l’annuncio della Parola”.
È triste vedere bravi vescovi, bravi, gente buona, ma indaffarati in tante cose, l’economia, e questo e quell’altro e quell’altro… La preghiera al primo posto. Poi, le altre cose. Ma quando le altre cose tolgono spazio alla preghiera, qualcosa non funziona. E la preghiera è forte per questo che abbiamo sentito nel Vangelo di Gesù: «Io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome al Padre, la farò, perché il Padre sia glorificato» (Gv 14,12-13) Così va avanti la Chiesa, con la preghiera, il coraggio della preghiera, perché la Chiesa sa che senza questa ascesa al Padre non può sopravvivere.

Preghiera per fare la comunione spirituale
Le persone che non si comunicano fanno adesso la comunione spirituale:
Ai tuoi piedi o mio Gesù mi prostro e ti offro il pentimento del mio cuore contrito, che si abissa nel suo nulla e nella tua santa presenza. Ti adoro nel Sacramento del tuo amore, l’ineffabile Eucaristia. Desidero riceverti nella povera dimora che ti offre il mio cuore. In attesa della felicità della comunione sacramentale, voglio possederti in spirito. Vieni a me o mio Gesù, che io vengo da te. Possa il tuo amore infiammare tutto il mio essere per la vita e per la morte. Credo in te, spero in te, ti amo.

Trasfigurazione

paolo

Publié dans:immagini sacre |on 9 juin, 2020 |Pas de commentaires »

VEDERE LA LUCE DELLA GLORIA DI DIO

https://paolomontecchi.net/2019/07/15/vedere-la-luce-della-gloria-di-dio/?cn-reloaded=1

VEDERE LA LUCE DELLA GLORIA DI DIO

BY PAOLO MONTECCHI POSTED ON 15 LUGLIO 2019

2Corinzi 3:12-4:6
Avendo dunque una tale speranza, ci comportiamo con molta franchezza, 13 e non facciamo come Mosè, che si metteva un velo sul volto, perché i figli d’Israele non fissassero lo sguardo sulla fine di ciò che era transitorio. 14 Ma le loro menti furono rese ottuse; infatti, sino al giorno d’oggi, quando leggono l’antico patto, lo stesso velo rimane, senza essere rimosso, perché è in Cristo che esso è abolito. 15 Ma fino a oggi, quando si legge Mosè, un velo rimane steso sul loro cuore; 16 però quando si saranno convertiti al Signore, il velo sarà rimosso. 17 Ora, il Signore è lo Spirito; e dove c’è lo Spirito del Signore, lì c’è libertà. 18 E noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione del Signore, che è lo Spirito.
4:1 Perciò, avendo noi tale ministero in virtù della misericordia che ci è stata fatta, non ci perdiamo d’animo; 2 al contrario, abbiamo rifiutato gli intrighi vergognosi e non ci comportiamo con astuzia né falsifichiamo la parola di Dio, ma rendendo pubblica la verità, raccomandiamo noi stessi alla coscienza di ogni uomo davanti a Dio. 3 Se il nostro vangelo è ancora velato, è velato per quelli che sono sulla via della perdizione, 4 per gli increduli, ai quali il dio di questo mondo ha accecato le menti, affinché non risplenda loro la luce del vangelo della gloria di Cristo, che è l’immagine di Dio. 5 Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù quale Signore, e quanto a noi ci dichiariamo vostri servi per amore di Gesù; 6 perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo.
Luca 9:28-36
28 Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo, e salì sul monte a pregare. 29 Mentre pregava, l’aspetto del suo volto fu mutato e la sua veste divenne di un candore sfolgorante. 30 Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31 i quali, apparsi in gloria, parlavano della sua dipartita che stava per compiersi in Gerusalemme. 32 Pietro e quelli che erano con lui erano oppressi dal sonno; e, quando si furono svegliati, videro la sua gloria e i due uomini che erano con lui. 33 Come questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bene che stiamo qui; facciamo tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. 34 Mentre parlava così, venne una nuvola che li avvolse; e i discepoli temettero quando quelli entrarono nella nuvola. 35 E una voce venne dalla nuvola, dicendo: «Questi è mio Figlio, colui che io ho scelto: ascoltatelo». 36 Mentre la voce parlava, Gesù si trovò solo. Ed essi tacquero e in quei giorni non riferirono nulla a nessuno di quello che avevano visto.
Due esperienze della gloria di Dio
Gesù invita Pietro, Giacomo e Giovanni, i tre discepoli ai quali è più vicino, a venire con lui per un tempo di preghiera. Luca ci dice che mentre pregavano il volto di Gesù “cambiato e i suoi vestiti divennnero luminosi , sfolgoranti”.
E mentre Gesù è raggiante come il sole, due figure appaiono: Mosè ed Elia, che rappresentano la Legge e i Profeti nella vita ebraica. Appaiono e conversano con Gesù.
Luca dice che hanno parlato a Gesù della sua “partenza” che intendiamo significare la sua morte, sepoltura e risurrezione.
I discepoli dormivano, ma quando si svegliarono, si svegliarono a questa abbagliante dimostrazione della gloria di Dio.
Pietro, naturalmente, deve dire qualcosa, quindi suggerisce che costruiscano tre cedini, uno per Gesù, Mosè ed Elia. Naturalmente, sapete che Gesù non lo permette, e inoltre che i discepoli non dicono nemmeno a nessun altro di questa esperienza, fino a molto più tardi.
Ma c’è un retroscena per l’esperienza della Trasfigurazione.
Infatti, questa non è la prima esperienza di Mosè con colui che è incandescente come il sole. In Esodo 34:29-35, abbiamo un resoconto molto interessante . Mosè fu chiamato da Dio a salire sulla vetta del monte e fu a vivo contatto con la gloria di Dio. Quando Mosè scese dal Monte Sinai, chiamò Aaronne e tutti gli Israeliti insieme per ascoltare la parola di Dio.
Aaronne e tutti gli altri videro che il volto di Mosè era radioso, splendente come il sole.
Possibilmente Mosè non poteva vedere se stesso e quindi non sapeva che il suo volto risplendeva della gloria. Ecco allora che deve mettersi un velo sul viso dopo che ha detto al popolo ciò che Dio gli ha detto, per evitare di spaventare tutti a morte.
( Forse per questo ogni volta che qualcuno incontra un angelo nella Bibbia, di solito le prime parole pronunciate a quella persona sono “Non abbiate paura!” Ci deve essere qualcosa negli angeli che brillano come il sole che porta ad essere sconvolti per non dire altro.)
Quindi, questo è il retroscena dietro questa lettura da 2 Corinzi 3:12-4:6 oggi. Paolo si riferisce a questo momento in cui Mosè indossa un velo per nascondere la gloria di Dio. Ma poi Paolo gira l’immagine per usare la metafora di un velo come quello che può di per sé impedirci di vedere la gloria di Dio.
Come vediamo la luce della gloria di Dio?
La nostra domanda oggi è allora: Come vediamo la luce della gloria di Dio? Beh, in questi tre passaggi, possiamo trovare delle risposte.
In primo luogo, vediamo la gloria di Dio essendo alla presenza di Dio.
Fu solo quando Mosè fu alla presenza di Dio che il suo volto risplendeva come il sole. Mosè lasciò il popolo per trascorrere del tempo con Dio, e quando tornò, il suo volto brillava e irradiava brillantemente. È solo mentre passiamo del tempo con Dio che possiamo vedere, o sperare di vedere, la gloria di Dio.
Ma qual è la gloria di Dio? Nella Bibbia, la gloria di Dio è di solito rappresentata come luce abbagliante. Così, abbiamo il volto di Mosè splendente, e Gesù il volto e i vestiti che si trasformano in una manifestazione radiosa di luce.
Ma la parola “gloria” stessa, ha in realtà l’idea di “peso”. Il significato di una presenza imponente.
Quindi, la gloria, specialmente la gloria di Dio, non è solo luce. La luce è l’espressione della gloria, l’annuncio che Dio è presente, la manifestazione della magnifica presenza di Dio in qualcosa che noi umani possiamo comprendere.
Quindi come prima cosa , se volete vedere la luce della gloria di Dio, dovete stare alla presenza di Dio. Non vedrete la gloria di Dio se non siete mai alla presenza di Dio.
So che Dio a volte interviene, come ha fatto per annunciare la nascita di Gesù ai pastori, ma nel senso che Gesù e Paolo parlano sia della gloria di Dio, e nel senso in cui Mosè sperimenta quella gloria, dovete essere alla presenza di Dio.
Ma, il punto di essere alla presenza di Dio non è per noi di ottenere il brillare. A quanto pare Mosè non sapeva nemmeno che brillava. Il punto è stare con Dio; il brillante è per il bene degli altri. Ma ci arriveremo in un attimo.
In secondo luogo, per vedere la luce della gloria di Dio, dobbiamo capire che siamo solo un riflesso di Dio, non brilliamo per noi stessi.
Non appena Aaronne indicò a Mosè che era incandescente, Mosè capì immediatamente da dove proveniva il bagliore. Mosè rifletteva semplicemente la presenza di Dio al popolo. Ecco perché, credo, che mentre Mosè parla al popolo, non mette il velo. Egli vuole che sappiano che queste sono le parole di Dio, che è stato con Dio e che Dio sta parlando con loro.
È solo per la routine quotidiana della vita che Mosè indossa il velo in modo che tutti non siano completamente distratti.
Come la luna riflette il sole, non generiamo il nostro abbagliamento. Rispecchiamo solo la gloria di Dio, e potremmo anche non essere consapevoli del fatto che stiamo riflettendo la gloria di Dio, ma lo saranno gli altri.
Terzo, vediamo la gloria di Dio come Dio va sulla sua opera di chiamare le persone nel suo piano per tutta la creazione.
Nel deserto con gli Israeliti, Dio parla attraverso Mosè e permette alla nazione di vedere la sua gloria riflessa in modo che sappiano che Mosè ha effettivamente parlato con il loro Dio, il Dio che ha stretto l’alleanza con Israele.
Se volete vedere la gloria di Dio, dovete far parte del nuovo popolo di Dio, della comunità che Dio sta creando per riconciliare tutte le cose con se stesso.
Pietro, Giacomo e Giovanni vedono la gloria di Dio, non perché sono ebrei, ma perché sono i primi di questa nuova comunità dello Spirito che Dio sta creando. Molti studiosi biblici ritengono che i 12 discepoli simboleggiavano le 12 tribù d’Israele, e che Gesù stava simbolicamente ricostituindo la nazione di Israele in una comunità spirituale, non biologica.
Come Paolo scrive alla chiesa di Corinto nel nostro passaggio, si rivolge a un’altra comunità di credenti. I Corinzi sono una delle prime chiese ad essere quasi esclusivamente non ebree e precedentemente pagane. Così, ci si può aspettare che avessero un sacco di problemi, ed infatti i avevano. In 1 Corinzi Paolo scrive per correggere gli errori del loro culto e la loro condotta. In 2 Corinzi, Paolo scrive per ristabilire il suo rapporto con loro, un rapporto che è stato messo in discussione da alcuni “super apostoli” che stanno sfidando la posizione di Paolo come apostolo. Così Paolo scrive per convincere i Corinzi che come comunità devono rimanere fedeli a Dio come rivelato in Gesù Cristo.
Quindi, queste sono le tre chiavi per vedere la gloria di Dio
1. State alla presenza di Dio
2. Riconoscete che rispecchiamo la gloria di Dio, non la nostra
3. Siate parte di una comunità in cui Dio ha stabilito una relazione
I problemi di vedere la luce della gloria
Ma ci sono problemi che possiamo incontrare, perché ovviamente vedere la luce della gloria di Dio non è solo un’esperienza quotidiana. Ci sono cose che dobbiamo capire.
Primo, Paolo usa la storia del velo di Mosè per fare un punto. All’inizio Mosè usò il velo per nascondere la gloria di Dio. Ma poi, la gloria svanisce, ma a causa del velo, nessuno se ne accorge.
Possiamo affezionarci così tanto ai veli che ci rendono a nostro agio in presenza di Dio, che ci concentriamo sul velo, e non sulla gloria. E questo vale sia per i leader che per coloro che li seguono. Il velo che una volta ci ha dato un po’ di sollievo, ora ci impedisce di vedere che Dio non è più con noi, che abbiamo perso quel rapporto intimo con Lui, e non siamo più nella sua gloria riflessa.
Lasciate che vi faccia un esempio. Venire in chiesa è una sorta di velo. Naturalmente, è una buona cosa venire in chiesa perché è qui che il popolo riunito di Dio incontra Dio insieme. Ma, se non stiamo attenti, venire in chiesa diventa solo un “venire in chiesa”.
Possiamo dimenticare che lo scopo è incontrare Dio qui, e così possiamo presentarci, salutarci, commentarci su quanto grande o meno grande fosse il servizio, e tutto questo può impedirci di vedere la gloria di Dio, perché non possiamo vedere oltre il velo stesso.
Ma la risposta non è che smettiamo di venire in chiesa. Forse ti aspettavi che lo dicessi ?! Si, questo è un approccio popolare oggi. Molti dicono che ciò che non va nel cristianesimo è la chiesa, e se riusciamo a liberarci della chiesa allora il cristianesimo fiorirà di nuovo.
Naturalmente, la gente lo dice da circa 2.000 anni, ed è semplicemente l’approccio sbagliato. Guardano il velo e non lo vedono oltre.
Ciò che deve accadere è che il popolo di Dio trascora il tempo alla sua presenza, rifletta la sua gloria e si riunisca come sua comunità. Ma come sapremo se stiamo riflettendo la gloria di Dio?
Altri lo vedranno, proprio come altri hanno visto la gloria in faccia a Mosè, proprio come Pietro, Giacomo e Giovanni videro lo splendore in faccia a Gesù. Altri lo vedranno e ne saranno mossi.
Quando la gloria di Dio si riflette nella nostra vita, in modo che gli altri la vedano ancor prima che ce ne rendiamo conto, allora c’è molto cielo che splende in questa terra .
Quando gli altri vedono la gloria di Dio nella tua vita, anche se non ne sei a conoscenza, allora si trasformanoe rimangono stupiti proprio com Aaronne, gli Israeliti, e Pietro, Giacomo e Giovanni.
Quando la nostra città, il nostro quartiere vede la gloria di Dio risplendere nella nostra chiesa nei modi in cui aiutiamo coloro che hanno bisogno di aiuto, nella preoccupazione che abbiamo per le giovani famiglie e gli anziani, nei programmi e nelle attività che pianifichiamo per i bambini e i giovani, nella leadership , e in tutti gli altri modi che cambiano la vita, allora è allora che possiamo dire con l’apostolo Paolo –
Ma noi cristiani non abbiamo velo sulla faccia; siamo come specchi, che riflettono la gloria del Signore, una gloria sempre maggiore che ci trasforma e ci fa diventare ogni giorno sempre più simili a lui. Così agisce lo Spirito del Signore. (2Corinzi 3:18 La Parola è Vita)

Publié dans:MEDITAZIONI BIBLICHE |on 9 juin, 2020 |Pas de commentaires »

SS. Trinità

paolo

Publié dans:SS Trinità |on 5 juin, 2020 |Pas de commentaires »

SANTISSIMA TRINITÀ (ANNO A) (07/06/2020)

https://www.qumran2.net/parolenuove/commenti.php?mostra_id=49317

SANTISSIMA TRINITÀ (ANNO A) (07/06/2020)

Un solo Dio in Tre Persone, unite dall’unico Amor
padre Antonio Rungi

Oggi celebriamo la solennità della Santissima Trinità, la festa del nostro unico e vero Dio, in tre persone, che si presentano a noi, mortali, con relazioni profonde che attingono al grande mistero di Dio Amore. Il Padre Creatore, il Figlio Salvatore, lo Spirito Santo Santificatore.
La liturgia di questa festa si introduce con una antifona molto bella, che fa da sintesi al primo grande mistero della nostra fede, unità e trinità di Dio. Sia benedetto Dio Padre, e l’unigenito Figlio di Dio, e lo Spirito Santo: perché grande è il suo amore per noi. Un Dio che è amore e che comunica amore e manifesta amore in ogni situazione personale e comunitaria verso l’umanità come ricorda il brano dell’esodo della liturgia della parola di questo giorno. Dio che si manifesta a Mosé sul Monte Sinai e al quale rivela chi è. Egli è un Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà. E nonostante la testardaggine del popolo eletto che non segue il Dio che lo ha liberato dalla schiavitù dell’Egitto, Egli continua a perdonare. L’amore di Dio non può che manifestarsi nel perdono, nella sua tenerezza di Padre e Salvatore.
E’ questa precisa identità di Dio, rivelato a noi dal suo Figlio, Gesù Cristo, venuto sulla terra, che è amore infinito e ciò che interessa di più sapere di Lui, il Tutto, il per sempre, l’eterno, l’infinto, l’onnipotente e l’onnisciente. Chi è il Dio in cui noi crediamo? Il catechismo della Chiesa cattolica nel formulare la risposta a questa domanda fondamentale per la fede di ognuno dei battezzati, dice che “Dio si rivela ad Israele come colui che ha un amore più forte di quello di un padre o di una madre per i suoi figli o di uno sposo per la sua sposa. Egli in se stesso «è Amore» (1 Gv 4,8.16), che si dona completamente e gratuitamente e che «ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché il mondo si salvi per mezzo di lui» (Gv 3,16-17). Mandando il suo Figlio e lo Spirito Santo, Dio rivela che egli stesso è eterno scambio d’amore.
Lo stesso testo del vangelo che abbiamo ascoltato ci presenta il volto più vero del nostro Dio. Dialogando con Nicodemo, dottore della Legge, fariseo e membro del Sinedrio, uno dei suoi discepoli di nascosto, gli disse: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».
Questo Dio misericordioso che perdona, che salva e non condanna è l’unico vero Dio in cui crediamo e nel quale possiamo credere. Dio stesso si è rivelato al popolo d’Israele come l’Unico, quando disse: «Ascolta, Israele, il Signore è uno solo» (Dt 6,4), «non ce n’è altri» (Is 45,22).
Gesù l’ha poi confermato in tutto il suo ministero pubblico e nella sua predicazione, durante il triennio di evangelizzazione per i villaggi della Palestina: Dio è «l’unico Signore» (Mc 12,29). Professare che Gesù e lo Spirito Santo sono anch’essi Dio e Signore non introduce alcuna divisione nel Dio Uno.
Questo nostro Dio, grande e Signore dell’universo, si rivela a Mosé come il Dio vivente, «il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe» (Es 3,6). Allo stesso Mosè Dio rivela il suo nome misterioso: «Io Sono Colui che Sono (YHWH)». Il nome ineffabile di Dio già nei tempi dell’Antico Testamento fu sostituito dalla parola Signore. Così nel Nuovo Testamento, Gesù, chiamato Signore, appare come vero Dio. Infatti, mentre le creature hanno ricevuto da Dio tutto ciò che sono e che hanno, Dio solo è in se stesso la pienezza dell’essere e di ogni perfezione. Egli è «Colui che è», senza origine e senza fine. Gesù rivela che anch’egli porta il Nome divino: «Io sono» (Gv 8,28).
Nell’Angelus di due anni fa, il 27 maggio 2018, Papa Francesco presentando i contenuti biblici, teologici e morali della festa della Santissima Trinità, disse che questa è “una festa per contemplare e lodare il mistero del Dio di Gesù Cristo, che è Uno nella comunione di tre Persone: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Per celebrare con stupore sempre nuovo Dio-Amore, che ci offre gratuitamente la sua vita e ci chiede di diffonderla nel mondo.
La festa della Santissima Trinità ci fa contemplare il mistero di Dio che incessantemente crea, redime e santifica, sempre con amore e per amore, e ad ogni creatura che lo accoglie dona di riflettere un raggio della sua bellezza, bontà e verità.
Egli da sempre ha scelto di camminare con l’umanità e forma un popolo che sia benedizione per tutte le nazioni e per ogni persona, nessuna esclusa. Il cristiano non è una persona isolata, appartiene ad un popolo: questo popolo che forma Dio. Non si può essere cristiano senza tale appartenenza e comunione. Noi siamo popolo: il popolo di Dio.
Da questo grande mistero dell’amore di Dio non è esclusa la Beata Vergine Maria, anzi è stata la creatura che per amore e per singolare privilegio è stata preservata dal peccato ed è stata immersa nell’amore di Dio dall’eternità.
Perciò Maria è un tramite importante per comprendere il Figlio di Dio e perciò stesso il mistero della Trinità. Lei ci aiuti a compiere con gioia la missione di testimoniare al mondo, assetato di amore, che il senso della vita è proprio l’amore infinito, l’amore concreto del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Se la Trinità la facciamo abitare in noi, non ne ostacoliamo la presenza nel nostro essere e nel nostro vivere, nell’unità delle tre persone, produce in noi quei frutti che san Paolo Apostolo, nel brano della sua seconda lettera ai Corinzi fissa in questi comportamenti spirituali ed umani: “Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi. Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano. La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi”.

Publié dans:SS Trinità |on 5 juin, 2020 |Pas de commentaires »
123

Une Paroisse virtuelle en F... |
VIENS ECOUTE ET VOIS |
A TOI DE VOIR ... |
Unblog.fr | Annuaire | Signaler un abus | De Heilige Koran ... makkel...
| L'IsLaM pOuR tOuS
| islam01