Archive pour mai, 2019

VI DARÒ UN CUORE NUOVO E METTERÒ DENTRO DI VOI UNO SPIRITO NUOVO; TOGLIERÒ DAL VOSTRO CORPO IL CUORE DI PIETRA, E VI DARÒ UN CUORE DI CARNE. (Ez. 36:26) (anche Paolo)

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VI DARÒ UN CUORE NUOVO E METTERÒ DENTRO DI VOI UNO SPIRITO NUOVO; TOGLIERÒ DAL VOSTRO CORPO IL CUORE DI PIETRA, E VI DARÒ UN CUORE DI CARNE. (Ez. 36:26) (anche Paolo)

Padre, grazie per avermi dato un cuore nuovo.

Romani 8:2-4
2 perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte. 3 Infatti, ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha fatto; mandando il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne, 4 affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in noi, che camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo Spirito.
Sotto l’ Antico Patto, Dio rivelò i Suoi piani al Suo popolo tramite i comandamenti che Egli diede loro. La legge, però, non dava nessuna motivazione o abilità che li rendesse in grado di ubbidire al Signore; il popolo quindi, scelse di far compiacere sé stesso, perché essere graditi a Dio richiedeva veramente un grande sforzo e una grande determi­nazione.
Spesso i loro cuori si indurirono contro Dio, poiché volevano soddisfare i propri desideri.
Dio promise, sotto il Nuovo Patto, di sostituire i loro cuori di pietra con cuori nuovi; la Sua legge non sarebbe più stata scritta su tavole di pietra, ma nei loro nuovi cuori. Essi, allora, avrebbero desiderato piacere a Dio.
Dio ti ha dato un cuore nuovo di zecca! Non devi combattere per piacergli a tuo modo, con le tue forze; hai il Suo amore per la potenza del Suo Spirito ed è la Sua abilità che opera dentro di te; hai il cuore adatto per essergli gradito e l’abilità per farlo. Ora tu hai un cuore che desidera lodarlo, amarlo e obbedirgli. “Dio mio, io prendo piacere a fare la Tua volontà” (Salmo 40:8).
L’apostolo Paolo afferma: “Le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove” (2 Corinzi 5:17). Dio ha tolto il tuo vecchio cuore e te ne ha dato uno nuovo; la tua vecchia vita senza Gesù è finita, è iniziata la tua nuova vita in Lui. Il più profondo desiderio dello Spirito dentro di te è quello di far piacere a Dio, non come risultato di un’obbedienza a malincuore, ma come frutto di un desiderio genuino di piacere a Lui.
Lo Spirito di Gesù vive nel tuo nuovo cuore, ispira il tuo amore per Dio e ti rende in grado di fare ciò che Egli desidera.
Questo cuore spirituale vuole influenzare la tua anima (la tua mente, la tua volontà e i tuoi sentimenti) non ancora completamente sottomessa a Dio.
A volte scegli ancora di compiacere a te stesso piuttosto che al Signore e questo significa camminare nella carne piuttosto che nello Spirito.
Ciò che Dio ti pone nel cuore deve irradiare attraverso tutta la tua vita.
II problema sta nel fatto che dentro di te c’è un miscuglio che porta al conflitto; da una parte vuoi fare piacere a te stesso, a causa dell’amore per te stesso che persiste nella tua vita; dall’altra parte Gesù vuole eliminare quell’amore per te stesso, poiché più ti sottometti a Lui pienamente, più sarai soddisfatto e pieno di pace. Non sorprenderti o allarmarti per il conflitto che sperimenti dentro; questa è la prova che lo Spirito Santo sta compiendo la Sua opera In te, indirizzandoti alla parola e alla via di Gesù.
Ogni volta che obbedisci al Suo incoraggiamento, Lo benedici;
quando ti arrendi alla carne, ai tuoi istinti naturali, Lo rattristi.
Nonostante tutto, persino allora potrai tornare a Lui chiedendogli perdono e sottomettendoti di nuovo alla Sua volontà.
Ora, permetti al Signore di rinnovarti il Suo dono; ascolta le Sue promesse e sappi che, mentre preghi, Egli infonde in te la vita dello Spirito.

Meditazione:
Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne. (Ez. 36:26)
Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore (Marco 12:30)
Io sono mansueto ed umile di cuore (Matteo 11:29)

Publié dans:BIBLICA STUDI |on 9 mai, 2019 |Pas de commentaires »

The Church of Our Saviour on the Spilled Blood,Saint Petersburg,Russia

paolo The Church of Our Saviour on the Spilled Blood,Saint Petersburg,Russia

Publié dans:immagini sacre |on 7 mai, 2019 |Pas de commentaires »

PERCHÉ ALCUNI SALMI CONTENGONO ESPRESSIONI FORTI E VIOLENTE? COME È POSSIBILE PREGARE CON QUESTI SALMI?

https://www.diocesitn.it/site/come-e-possibile-pregare-contro-3-marzo-2019/

Come è possibile pregare “contro”? (3 marzo 2019)

PERCHÉ ALCUNI SALMI CONTENGONO ESPRESSIONI FORTI E VIOLENTE? COME È POSSIBILE PREGARE CON QUESTI SALMI?

Sì, in effetti la violenza, il castigo, la vendetta di Dio o dei credenti, rappresentano un ostacolo per chi non ha ancora familiarizzato con la preghiera dei Salmi. Come è possibile restare fedeli al Vangelo, che esorta al perdono e alla preghiera per i nemici, e poi contraddire questa fedeltà invocando per loro il castigo di Dio?
Già nel 2° secolo alcuni cristiani, estranei alla tradizione ebraica e digiuni di sensibilità biblica, si trovarono disorientati, al punto che uno di loro (un certo Marcione) propose di eliminare dalle Scritture cristiane l’Antico Testamento e di espellere anche dal Nuovo ogni riferimento a castighi, violenze o vendette da parte di Dio. La Chiesa non condivise tale proposta, anzi l’accantonò
come erronea, e mantenne gelosamente nel suo insostituibile “bagaglio” di Fede sia le Scritture del Nuovo come quelle dell’Antico Testamento (compresi i Salmi).
I Salmi infatti non offrono soltanto espressioni di preghiera; rappresentano una scuola, un tirocinio per chiunque intenda pregare con fede (costantemente), anziché per sola religiosità (quasi sempre occasionale e saltuaria). Sì, anche i Salmi dalle espressioni forti e violente hanno qualcosa da insegnare ai credenti. In essi, colui che ha subìto delle ingiustizie, racconta e consegna a Dio, senza pudore o vergogna, i sentimenti negativi del suo cuore. Ogni cristiano, del resto, lo sperimenta: certe offese subìte, soprattutto se pesanti, assediano e arroventano mente e cuore, tanto che nemmeno nella preghiera si riesce a liberarsene… Ma perché liberarsene? Perché non lasciare che arrivino fino a Dio, proprio durante la preghiera? Dio dal canto suo, che conosce e
scruta il cuore dell’uomo, non si scandalizza affatto, anche perché, consegnando a lui i propri desideri di vendetta, si rinuncia ad attuarli personalmente
e si rimette a lui ogni giudizio. In fondo, questi Salmi sanciscono il principio in base al quale, anche di fronte all’ingiustizia e al male subìti, il credente rinuncia a farsi giustizia da solo e non cede alla tentazione di rispondere al male con il male, alla violenza con la violenza, ma lascia fare alla giustizia di Dio.
Ecco quanto afferma Enzo Bianchi a questo riguardo: “Di fronte al male operante nella storia le «preghiere contro avversari e nemici», sono lo strumento dei poveri, degli oppressi, dei giusti perseguitati: essi intervengono con le loro grida, visto che nella storia per loro non ci sono altri spazi! Una preghiera che non esprimesse tali sentimenti sarebbe assai poco biblica e alquanto ideologica, dunque ipocrita, lontana da un autentico e vivace rapporto con Dio: verso di lui si grida, si urla nei momenti dell’angoscia, della disperazione, della violenza subita (Gesù grida sulla croce!). Sarebbe una preghiera lontana dalla storia e dal reale male che l’attraversa, dai reali empi e malvagi che sono i prepotenti-onnipotenti che imperversano sullo scenario del mondo. Certamente sono suppliche a volte eccessive; ma chi può mai pesarle e condannarle, se non si è trovato nella stessa situazione di violenza sofferta nella propria persona? Che cosa grideremmo noi in simili situazioni? E soprattutto: grideremmo stando davanti a Dio, invocando lui?”.
Ho l’impressione che pure l’individualismo tipico della cultura del nostro tempo costituisca un ostacolo nel familiarizzare con il linguaggio dei Salmi. Infatti, anche se il loro linguaggio è alla prima persona singolare (“io”), in realtà quella preghiera non è mai espressione d’un “io” individualista, indifferente alle traversie, alle sofferenze e sventure del prossimo. Oltre che a nome suo, il credente che prega con i Salmi dev’essere consapevole di farlo a nome di tutti, anche e soprattutto di quanti si trovano oppressi da prove a tal punto opprimenti, da non aver più nemmeno la capacità di esprimersi in un lamento…
Occorrerà pure che qualcuno si faccia loro portavoce! Ecco, su tale orizzonte di fede “solidale e fraterna” anche le espressioni forti e violente dei Salmi hanno pieno diritto di essere accolte e condivise.

don Piero Rattin

 

Publié dans:LA PREGHIERA (SULLA) |on 7 mai, 2019 |Pas de commentaires »

San Pietro, il pentimento

paolo san pietro

Publié dans:immagini sacre |on 6 mai, 2019 |Pas de commentaires »

UN AMORE TRADITO E RINNEGATO

https://it.zenit.org/articles/un-amore-tradito-e-rinnegato/

UN AMORE TRADITO E RINNEGATO

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

MARZO 26, 2013 REDAZIONE SPIRITUALITÀ E PREGHIERA
Lettura

Il brano si colloca nel contesto dell’ultima cena, dopo la lavanda dei piedi come segno dell’amore servizievole di Gesù nei confronti dei suoi discepoli. Risaltano le figure di tre discepoli: Giuda Iscariota, di cui il Signore preannuncia il tradimento; il discepolo che Gesù amava, che chiede a Gesù spiegazioni sull’identità del traditore; Simon Pietro, curioso e turbato alla notizia del tradimento, ma anche ingenuamente desideroso di seguire Gesù e di dare la sua vita per lui. Mentre, in un ultimo tentativo, usa un gesto di riguardo nei confronti di Giuda, al quale porge un boccone, Gesù preannuncia il triplice rinnegamento di Pietro.
Meditazione
Durante questa Settimana Santa, celebriamo il grande amore di Dio per noi, espresso nella croce-glorificazione di Cristo, obbediente alla missione del Padre per portare la salvezza a tutti gli uomini; ma facciamo anche memoria del tradimento e del rinnegamento degli uomini. La cena, che vuole essere da parte di Gesù il gesto supremo di amore e di amicizia per i suoi discepoli, è il luogo in cui matura il tradimento di Giuda e in cui viene annunciato il rinnegamento di Pietro. Ciò che colpisce è il fatto che addirittura due discepoli lo tradiscono e lo rinnegano. Il tradimento di Giuda e il rinnegamento di Pietro sono diversi sia nelle motivazioni che nel loro risultato, ma sono ambedue segno della debolezza umana di fronte all’amore di Dio. Pietro, nonostante il suo entusiasmo e la sua presunzione, rinnegherà il Signore per paura, anche se poi al rinnegamento seguirà il pentimento che apre alla fede nel perdono di Gesù. Egli continua a credere nell’amore di Gesù. In Giuda, che si allontana dalla Luce che è Cristo, accecato dalla tenebra del peccato, c’è invece il tradimento calcolato per interesse e un tardivo pentimento che porta a dubitare del perdono di Gesù, al senso di colpa, al dubbio sull’amore di Gesù, alla disperazione e al suicidio. Al centro sta l’amore di Cristo che, nonostante l’ingratitudine, il tradimento e i rinnegamenti umani, si immola liberamente per i peccati di tutta l’umanità, e la salva. La passione di Gesù, con le sue sofferenze e la sua morte, è il momento più profondo di solidarietà di Dio con l’uomo che soffre e che muore. La Settimana Santa vuole essere per tutti noi un invito a seguirlo sulla via della croce per essere partecipi della sua gloria.

Preghiera
«Accendi, Signore, le volontà di tutti a superare le barriere che dividono, a rinsaldare i vincoli della mutua carità, a essere pronti a comprendere, a compatire, a perdonare, affinché nel tuo nome le genti si uniscano, e trionfi nei cuori, nelle famiglie, nel mondo la pace, la tua pace» (Giovanni XXIII).
Agire
Eviterò ogni spirito di superiorità e di presunzione, e farò un atto di umiltà per seguire Gesù Cristo crocifisso.

Meditazione del giorno a cura di monsignor Michele Pennisi, arcivescovo eletto di Monreale, tratta dal mensile “Messa Meditazione”

Publié dans:SAN PIETRO |on 6 mai, 2019 |Pas de commentaires »

apparizione al Tiberiade

per paolo pesca-miracolosa

III DOMENICA DI PASQUA (ANNO C) (05/05/2019)

https://www.qumran2.net/parolenuove/commenti.php?mostra_id=45740

III DOMENICA DI PASQUA (ANNO C) (05/05/2019)

La pesca e Pietro
padre Gian Franco Scarpitta

I discepoli hanno appena trascorso una normalissima nottata di pesca che non si distingue dalle altre se non per un particolare: nonostante avessero gettato le reti e avessero atteso che si colmassero durante le ore notturne la pesca era stata infruttuosa. Cosa inverosimile per un tratto di mare pescosissimo come quello di Tiberiade, che offriva nella pesca forse la più grande risorsa economica per la popolazione. Pietro si era adoperato con tutti i mezzi del mestiere e non era certo alle prime armi sulla predisposizione della pesca: la sua esperienza e abilità avrebbero potuto fare in modo che almeno si conseguisse qualcosa. Invece nulla. Il lavoro era andato a vuoto, forse perché il vero pescatore doveva essere il Signore e non altri. Lui solo infatti, una volta identificatosi, indica il punto esatto nel quale la rete deve immergersi: la parte destra. Dopo aver gettato non senza perplessità nuovamente la rete nella zona indicata, avviene esattamente l’opposto di quanto prima avevano sperimentato: il quantitativo di pesce che recano le reti è abnorme e la rete rimane intatta, anche quando la si porta a riva dopo un percorso di cento metri poco o più. Qualsiasi operazione di pesca giunge a buon fine solo quando il vero pescatore è il Signore e del resto questo lo si evinceva anche a proposito di un’altra pesca, quella raccontata da Luca, che trasforma umili uomini di mare in « pescatori di uomini »(Lc 5, 1 – 11).
Ovviamente però si tratta di Gesù risorto che dona la vita a tutti e che coinvolge nella sua “rete” quanta più gente possibile, tutti coloro che a lui vogliono aderire e in lui vogliono sperare. La rete che non si infrange e non sdrucisce nonostante il grosso pescato che deve caricare è infatti la Chiesa, il mistero di salvezza attraverso la quale egli opera per la salvezza e la redenzione, che in forza dello Spirito non può decadere perché in essa lo stesso Gesù deve continuare ad adempiere la sua missione. La Chiesa purtroppo ha conosciuto parentesi oscure e non di rado ancora adesso non sempre brilla diafana del Signore risorto per l’incresciosità di determinati episodi; ciò nonostante resta l’unica istituzione di salvezza Sacramento del Risorto che raduna in sé la molteplicità dei pesci, cioè degli uomini di ogni nazione. Grandi o piccoli, di qualsiasi cultura o estrazione sociale, lontani o vicini, tutti gli uomini sono destinati ad essere “pescati” dal Signore in quella rete avvincente e infrangibile che non manca di coinvolgere tutti. La Chiesa è universale come Cristo in quanto Dio è eterno, universale e infinito e in quanto Uomo si configura con i nostri limiti senza farli propri.
E c’è di più: Gesù ha già cotto del pesce, manovra il fuoco per arrostirne altro di quello appena pescato e invita tutti a mangiare avendo provveduto perfino al pane. Gesù trasforma quell’occasione di pranzo nel dono che fa’ di se stesso ai suoi discepoli, come dimostra quel versetto giovanneo tanto somigliante ai racconti della Cena: « prese il pane e lo diede loro; così pure il pesce ». Distribuendo pane e pesce il Signore (così ormai viene riconosciuto dai suoi) offre se stesso e crea in quel banchetto comunione e gioia e questo diventa occasione per estinguere ogni perplessità sul caro Pietro, colpevole del precedente tradimento. Terminato il pasto, gli domanda infatti « Mi ami tu particolarmente, in modo speciale, più profondamente di costoro? » La triplice domanda verte a ristabilire rapporti infranti dalla vigliaccheria precedente di Pietro, i quali devono fondarsi sull’amore esclusivo verso Gesù. Effettivamente, che Pietro volesse bene a Gesù è consolidato, anche se il suo amore si limitava prima alla forma filantropica ed escludeva il fatto dell’opera della salvezza: la sua amicizia franca e sincera voleva impedirgli di recarsi a Gerusalemme per evitargli la morte di croce, voleva impedirgli di lavargli i piedi durante la Cena, si riprometteva di essergli sempre fedele amico nonostante il triplice famoso rinnegamento. Non era stato però un amore configurato nell’ottica della volontà del Padre, orientato cioè a interpretare in Gesù non solo l’amico carissimo di tutti i giorni, ma il Redentore e Salvatore che apporta la vita e la novità nel Regno. Ora Gesù richiama Pietro all’attenzione, soffermandosi sul fatto che il suo amore nei suoi confronti dev’ essere straordinario, atto anche all’eroismo alla particolare abnegazione al di sopra di tutti i suoi compagni. In forza di questo amore, Pietro dovrà confermare i fratelli nella fede, pascere il gregge di Cristo nella persona di pecore e di agnelli, cioè dei fratelli di ogni ordine e grado. A Pietro verrà affidata infatti la guida visibile dell’intera Istituzione di salvezza che comunque sarà invisibilmente guidata dallo stesso Cristo; lui dovrà farsi carico della comunione fra i fedeli e dell’evangelizzazione e dell’accoglienza di nuovi fratelli nella Chiesa. Pietro subirà volentieri il flagello e le percosse del sommo sacerdote e del Sinedrio pur di « obbedire a Dio e non agli uomini » parlando e operando nel nome di Gesù (I lettura) e testimoniando ciò che i suoi occhi hanno visto della sua morte e Resurrezione e prima ancora sul monte Tabor (2Pt 3, 16 – 18). Annuncerà con franchezza e coraggio che il Cristo che i Giudei avevano fatto morire graziando un assassino è l’autore della vita, del quale parlavano i profeti e le Scritture; dimostrerà che nel suo nome è possibile ancora operare prodigi come la guarigione di uno storpio mendicante; inviterà tutti alla conversione e al battesimo nel nome stesso di Gesù e anche quando verrà incarcerato sarà assistito e guidato dallo stesso Signore (At 2 – 4). Godrà insomma la munifica vicinanza del Cristo Risorto che appare nella vita ordinaria entrando nelle nostre case senza violare il nostro domicilio, sedendosi alla nostra tavola senza mangiare a sbafo e facendosi anzi egli stesso nostro pane di vita. E solo in Lui ogni cosa gli sarà possibile.

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