MARIA NEL « MISTERO DEL TEMPIO »

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MARIA NEL « MISTERO DEL TEMPIO »

Nell’immagine del ‘tempio’ si celebra la maternità divina e la santità della Beata Vergine Maria. – La « Giornata pro orantibus ».
Può anche sembrare curioso il fatto che la raccolta di formulari di Messe della Beata Vergine Maria non contempli uno specifico formulario riferito alla « Presentazione di Maria al Tempio », mentre la stessa raccolta contiene il bellissimo formulario 23° che propone il tema del « mistero del Tempio », nella celebrazione di Maria Vergine, Tempio del Signore.
« Il ‘mistero del Tempio’ – dice la presentazione – raggiunge il suo compimento (cfr. Gv 2, 19-22) in Gesù Cristo, nel quale « abita corporalmente tutta la pienezza della divinità » (Col 2, 9).
La Beata Vergine è ‘tempio santo’ a titolo del tutto speciale:
poiché, portando nel suo grembo immacolato il Verbo fatto Uomo, è diventata il vero tempio del vero Dio;
poiché ha serbato la Parola di Dio nel suo cuore (cfr. Lc 2, 19.51); così, amando ardentemente Cristo e osservando fedelmente la sua parola, il Figlio e il Padre, secondo la promessa, sono venuti a lei e hanno preso dimora presso di lei (cfr. Gv 14, 23).
Sotto l’immagine del ‘tempio’ si celebra la maternità divina della Beata Vergine Maria e la santità della sua vita. Maria Santissima è chiamata perciò ‘santuario’, « preparato con arte ineffabile » da Dio per il Figlio suo (cfr. Colletta), singolare ‘tempio della gloria’ di Dio, per « l’obbedienza della fede (…) nel mistero dell’Incarnazione » (cfr. Prefazio); ed è chiamata con altre immagini tratte dalla Sacra Scrittura, il cui significato è pressoché identico a quello del ‘tempio’ ».
Alla luce di queste considerazioni, vogliamo centrare la nostra riflessione sul fatto che, nella « memoria » della Presentazione di Maria al Tempio, non siamo tanto invitati a ricordare l’episodio narrato nell’apocrifo Protovangelo di Giacomo, ma siamo piuttosto invitati a coglierne il valore teologico più profondo, cioè la verità di Maria, « Tempio del Signore, Santuario dello Spirito ».
Dei primi anni di Maria non possiamo sperare di saperne più di quanto non ci dicano fonti apocrife o le cosiddette « rivelazioni private », tipo quella lasciataci scritta dalla mistica spagnola d’inizio Seicento, la Ven. Sr. Maria di Gesù d’Agreda, nell’opera voluminosa « Mistica Città di Dio – Vita della Vergine Madre di Dio ».
È da notare, peraltro, che la Chiesa Orientale – a differenza dall’Occidente che ne celebra solo la Memoria liturgica – riserva alla festa della Presentazione un posto di rilievo superiore, per esempio, ad altre due feste relative all’infanzia della Madonna: nientemeno che alle feste dell’Immacolata Concezione e della Natività di Maria.
Per la Chiesa bizantina, infatti, la festa della Presentazione fa parte del Dodecaórton, o ciclo delle dodici grandi feste dell’anno liturgico; ed è tuttora considerata festa di precetto. Essa, detta dai vari libri liturgici bizantini Eísodos o « Entrata nel Tempio della SS.ma Madre di Dio », è considerata di seconda classe dai Greco-ortodossi e addirittura di prima classe dagli Ortodossi slavi; e la celebrazione si articola in più giorni di preparazione ed è accompagnata da un ricco testo di ufficiatura. Abbondante è pure la letteratura omiletica della festa, almeno a partire dal VII secolo (Germano di Costantinopoli, Andrea di Creta, Umile Giorgio e altri).
Gli storici della liturgia ci ricordano che soltanto nel 1373 questa festa cominciò a essere celebrata in Occidente, presso la Curia pontificia di Avignone; e solo un secolo dopo, nel 1472, papa Sisto IV la estese a tutta la Chiesa cattolica. A seguito della riforma liturgica del Concilio Vaticano II, è stata ridotta a semplice « memoria », con rinvio all’ufficiatura del Comune della B. V. Maria. Paolo VI accenna alla festa della Presentazione nella « Marialis cultus » (n. 8), ma soltanto per riguardo alla Chiesa orientale.
La Presentazione nei racconti apocrifi
L’episodio della presentazione di Maria al Tempio è così narrato dal Protovangelo di Giacomo: « La bambina raggiunse i tre anni, e Gioacchino disse: « Chiamate le figlie degli Ebrei che sono senza macchia, e prendano ciascuna una lampada, e queste restino accese perché la bambina non si volti indietro e il suo cuore non sia trattenuto fuori del Tempio del Signore ». E quelle così fecero, sino a quando salirono al Tempio del Signore. E il sacerdote la accolse e, dopo averla baciata, la benedisse dicendo: « Il Signore ha glorificato il tuo nome in tutte le generazioni. In te, negli ultimi giorni, il Signore farà vedere la redenzione da lui concessa ai figli d’Israele ». E fece sedere la bambina sul terzo gradino dell’altare, e il Signore la ricolmò della sua grazia, ed ella danzò, e tutta la casa di Israele la ebbe cara. E i suoi genitori discesero, colmi di ammirazione, lodando il Dio potente perché la bambina non aveva cercato di tornare indietro. E Maria stava nel Tempio del Signore, nutrendosi come una colomba; e riceveva il cibo dalla mano di un Angelo ».
La Ven. Madre Maria di Gesù d’Agreda, da parte sua, riporta la rivelazione secondo la quale la piccola Maria « fu portata al Tempio di Gerusalemme, nell’abitazione dove si trovava il Collegio delle fanciulle che venivano solitamente educate nel raccoglimento e nei costumi, fino al raggiungimento dell’età del matrimonio; in particolare si ritiravano là le primogenite della tribù reale di Giuda e di quella sacerdotale di Levi » (Mistica Città di Dio, pag. 301).
Madre d’Agreda si dilunga poi nel dirci dei sette doni dello Spirito Santo e delle sublimi virtù della piccola « Regina del Cielo », insieme con i ‘turbamenti’ della sua giovanissima età, perché sembrava che Dio le si nascondesse: i suoi diventano così « dolci lamenti d’amore » (cfr. Libro II, cap. 17, pagg. 475-481 e ss.), fino a quando l’Altissimo le ordina, all’età di tredici anni e mezzo, di « sposarsi con il santo e castissimo Giuseppe ».

Valore teologico della Presentazione
Il fatto che la Presentazione di Maria al Tempio non abbia un fondamento scritturistico ha indotto autori e teologi, specie in Occidente, addirittura a negarne la storicità. Ma noti studiosi ci hanno ragionato sopra in modo più equilibrato.
Il mariologo p. G. Roschini, ad esempio, trova l’episodio « in armonia con le costumanze giudaiche quali ci appaiono dallo stesso sacro testo: la consuetudine di consacrare al servizio di Dio figli e figlie sarebbe conforme al capitolo 27 del Levitico; l’esistenza di un corpo speciale maschile e femminile deputato al servizio del tabernacolo e del tempio risulterebbe da Es 38, 1Re 11.12 e Lc 11,37; le donne destinate al servizio del tempio abitavano nelle adiacenze, come risulterebbe da 4Re 28,11 e 1Paralip. 9,26.27.33″ (cfr. G. Roschini, Vita di Maria, Roma 1947, pagg. 63-64).
Qualunque sia la ‘verità storica’ dell’episodio, quanto interessa la liturgia e la pietà sul problema è il valore religioso e teologico dell’episodio della Presentazione.
La realtà religiosa è quella della totale consacrazione a Dio della Vergine, fin dai primi giorni della sua esistenza. Perciò, molto presto la riflessione cristiana si è fermata sulla misteriosa preparazione di questa anima eletta al compito che Dio le affidava. Può darsi, invece, che le esitazioni occidentali riguardo a questa festa provengano dal fatto che il suo contenuto teologico si era per loro già riversato nella festa dell’Immacolata Concezione. Gli Orientali, a loro volta, hanno riconosciuto alla festa del 21 novembre gli stessi valori che gli Occidentali hanno attribuito alla solennità dell’8 dicembre. Questa considerazione invita a vedere non in opposizione, ma complementari, le due diverse tradizioni.
Dunque, la preparazione di Maria alla sua sublime vocazione di Madre di Dio e il fatto ancora più importante di considerare la Vergine stessa « Tempio santo di Dio » danno il significato pieno alla festività mariana della Presentazione. Non per nulla questa ‘memoria’ viene dalla liturgia fissata in prossimità dell’Avvento, tempo dell’attesa e dell’accoglienza del mistero dell’Incarnazione. E non a caso per i Padri e per la liturgia orientale si realizzano in Maria tutte le figure legate al Tempio: la porta ad Oriente, chiusa, è emblema della sua verginità; il Santo dei Santi e i tesori ivi contenuti sono i simboli della sua santità e della sua intimità con Dio, ecc.
La « Giornata pro orantibus »
È per questo profondo significato religioso e teologico, e per le connotazioni liturgiche accennate, che il 21 novembre viene celebrato come « Giornata pro orantibus » in tutte le Chiese del mondo, intendendo così specchiare in quella della Vergine presentata al Tempio l’offerta radicale a Dio della vita delle Claustrali e dei Monaci; e proclamando che la loro esistenza consacrata si consuma « nel mistero del Figlio che vive la comunione d’amore con il Padre, nel mistero della Chiesa che vive la sua unione esclusiva con Cristo Sposo », come si esprime l’Istruzione Verbi Sponsa della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata del 13 maggio 1999 (Cfr. VS, Parte prima, nn. 3-8).
Proprio per questo, i Monasteri (spesso dedicati alla Vergine Maria) sono « memoria, presenza e profezia del Dio vivente »: memoria o icona del Tabor, presenza del Signore e della sua Santa Madre, profezia della patria celeste. E, riprendendo concetti cari a chi ha familiare la spiritualità monastica, si può aggiungere che nei Monasteri in modo del tutto particolare trova conferma la tradizione ecclesiale che con San Bernardo proclama: « Tutto il mondo risplende per la presenza di Maria »(cfr. Sermo I in Assumptione B. M. V., PL 183, 415).
I Monasteri, dunque, veri Santuari mariani dove la Vergine presentata al Tempio e fatta « dimora vivente del Signore nella città degli uomini » risplende come stella che orienta « il peregrinante popolo di Dio » e lo guida « nei sentieri del tempo, alla gioia del Regno » nell’eternità.
La vocazione ineffabile della donna consacrata – e la consacrazione nella vita claustrale ne è senza dubbio la forma più alta e assoluta – è rivelata pienamente nella verginità e nella maternità umana e divina di Maria, esemplare unico e perfetto della donna vergine, sposa e madre.
È proprio per questa ragione che la Presentazione di Maria al Tempio è celebrata come « Giornata pro orantibus »: perché – seguendo lo schema dell’Esortazione apostolica « Vita Consecrata » di Giovanni Paolo II -
nella ‘confessio Trinitatis’, la prerogativa prima della donna consacrata è la dimensione dell’interiorità: come vita nello Spirito che l’apre e la feconda alla vita vera, cioè alla vita del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; alla vita nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, che la inabitano, ne fanno la loro dimora quale vergine-sposa-madre e la scelgono come grembo per la generazione dei figli della Grazia;
nel « signum fraternitatis », il proprium della donna consacrata è la maternità spirituale; vocazione sua propria, missione « affidatale da Dio », che è sua in modo tutto particolare per una speciale capacità di amare e di generare vita;
nel « servitium caritatis », essa è chiamata ad essere donna per gli altri; ben sapendo che ogni autentico servizio della carità ha origine nella interiorità della maternità spirituale, che è spiritualità dell’Incarnazione.
Maria presentata al Tempio esprime in pienezza questo ideale di Vita Consacrata (cfr. VC, 34); perciò, particolarmente in comunione con le Claustrali di tutta la Chiesa, celebriamo la Vergine che fin dai suoi primi, tenerissimi anni vive ‘adombrata’ dallo Spirito nel Tempio di Dio, lei stessa chiamata ad essere dimora del Verbo in mezzo agli uomini, « Tempio del Signore, Santuario dello Spirito ».

Bruno Simonetto

Publié dans : FESTE DI MARIA |le 20 novembre, 2018 |Pas de Commentaires »

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