SAN PAOLO A ROMA

http://www.osservatoreromano.va/it/news/apostolo-e-artigiano

SAN PAOLO A ROMA

· Tra la Suburra e Trastevere resta ipotetica l’ubicazione della casa ·

17 marzo 2017

Pubblichiamo le conclusioni di un lungo studio apparso su «Anales Valentinos»

Secondo Atti 28, 16-30, una volta giunto a Roma, Paolo di Tarso ottenne dalle autorità romane il permesso di risiedere fuori dall’accampamento carcerario, in un locale affittato a sue spese. Così va inteso il termine utilizzato, µís??µa, secondo la versione latina conductum, casa affittata, che indica che siamo di fronte a una notizia tradizionale, anteriore alla redazione lucana, proveniente da circoli probabilmente romani o italici, che si distacca dal significato comune di salario o paga dei Settanta.
Ritratto dell’apostolo Paolo, cubicolo degli apostoli, catacomba di Santa Tecla (Roma)
A partire da ciò, abbiamo esaminato il tema in tre fasi. Nella prima abbiamo analizzato la possibilità che Paolo, dato il suo status sociale di civis romanus, e dato il motivo principale dell’accusa, di natura religiosa, al suo arrivo a Roma potesse ottenere una custodia blanda. Per giustificare la sua condizione di cittadino romano, al di là dei problemi posti dal testo degli Atti, siamo ricorsi ad alcuni dettagli delle sue lettere (ai Romani), da cui emerge la sua conoscenza previa della legge e delle istituzioni romane, tratto tipico di chi si muove nell’ambito della cittadinanza. Per sottolineare la motivazione religiosa, abbiamo avvalorato l’affermazione di Festo nelle sue litterae dimissoriae, in cui assicurava che Paolo era stato mandato a Roma per una causa religiosa: sosteneva che un uomo morto fosse ancora in vita (Atti 25, 18-19). Tale motivazione non fu considerata un pericolo per Roma, perciò gli imputati si potevano giudicare senza grande rigore. Si comprende allora la militaris custodia di Paolo, piuttosto che la custodia libera. Va inoltre tenuto presente che l’apostolo, ebreo e di Tarso di Cilicia, negli anni 56-60 dell’era cristiana, poté godere di condizioni favorevoli dinanzi alla corte imperiale perché gli ebrei avevano ottenuto la cittadinanza romana in quanto liberti e perché gli abitanti di Tarso avevano appoggiato la famiglia giulio-claudia nelle guerre civili. Poppea Sabina era favorevole ai primi e non distingueva ancora bene tra questi e quanti appartenevano alla nuova setta dei cristiani.
Nella seconda fase di studio, abbiamo esaminato i dati forniti dalle lettere autentiche scritte da Paolo durante la prigionia, soprattutto quelle ai Filippesi, osservando tra l’altro che vari temi salienti sono in comune con il finale degli Atti, come il coraggio (pa???sa) dell’apostolo e la libertà (?????t?a) nella missione cristiana, nonostante la prigionia. Ciò può aiutare ad avvalorare il carattere tradizionale paolino della narrazione lucana. In questa ottica si può comprendere meglio la custodia blanda che abbiamo appena esaminato.
Inoltre l’ambiente sociale riflesso nello scritto si esprime, da un lato nella guardia pretoriana e negli agenti carcerari (Filippesi 1, 13), e dall’altro, negli schiavi e nei liberti della Familia Caesaris (Filippesi 4, 22). Il raffronto con i nomi presenti in altre fonti, come i Clemente e Romani 16, 3-16, a partire da testimonianze epigrafiche, offre però pochi dati certi. Può essere stata una delle persone lì citate a offrire all’apostolo il locale in affitto. Tra l’altro va sottolineato che tra i cristiani della fine del i secolo c’erano già dei membri della casa dell’imperatore, con un certo prestigio nell’amministrazione. O che qualcuno di origine ebraica, come Erodione, poteva essere stato un schiavo appartenente alla casa erodiana a Roma, paragonabile all’altro Coetus Herodión, che divenne vilicus, mestiere legato alla custodia e all’amministrazione di immobili, tra i quali c’erano gli horrea. Il tema è però aperto a nuove indagini in futuro.
Infine, la terza fase è suddivisa in due parti. La prima si concentra sul ruolo che probabilmente svolsero i coniugi Aquila e Prisca — artigiani liberi, con un buon livello economico — nel garantire la sicurezza al prigioniero Paolo, fuori dal carcere, dinanzi alle autorità romane. Come avevano interceduto per lui a Efeso (Romani 16, 4), così potrebbero averlo fatto a Roma. Inoltre l’ambiente rarefatto delle chiese romane in quegli anni, con fazioni a favore o contro la predicazione e la persona di Paolo, come mostrano le lettere ai Romani e ai Filippesi, può aver contribuito a far sentire a Paolo il bisogno di trovare un luogo dignitoso e indipendente. In tal modo s’infondeva fiducia ai seguaci e si evitava la vergogna della prigione e di quelli che ritenevano che un prigioniero non si potesse presentare come evangelizzatore. Fu la casa affittata a conferirgli questa posizione sociale d’onore.
La seconda parte si concentra sul modo in cui Paolo trovò un locale in un horreum, dato fornito dalla versione greca dell’apocrifo Martyrium Pauli. L’informazione, nonostante le obiezioni di Rapske, è avvalorata da altri dati noti. Paolo era fabbricante di tende, come i suoi amici Aquila e Prisca. A Roma c’erano, in base a testimonianze epigrafiche, associazioni di questo mestiere (collegium tabernaculariorum) che tra l’altro appartenevano alla casa del Cesare. L’apostolo nelle sue lettere insiste sul bisogno di lavorare per guadagnarsi da vivere e ottenere una certa indipendenza rispetto ai suoi oppositori. Bisogna inoltre tener conto del ritrovamento di resti archeologici di comunità cristiane molto antiche che si riunivano in locali di horreum, come nel caso di santa Cecilia e san Clemente. Fu così quindi che, nell’ambito degli artigiani, Paolo poté affittare anche a Roma un locale al piano superiore o sul retro di un negozio, di una bottega o di un piccolo magazzino, dove si ammassavano le stoffe e il cuoio, molto comuni negli horrea. Poteva essere il locale più adeguato per guadagnarsi da vivere e al tempo stesso avere un’abitazione, che forse poteva anche fungere da luogo di riunione per alcuni cristiani.
Infine abbiamo cercato di localizzare la casa; se Paolo era un artigiano che lavorava il cuoio, probabilmente si trovava a Trastevere, antico quartiere ebraico, o, se lavorava il lino cilicio, forse stava nel popoloso quartiere della Suburra, per la sua vicinanza alla Castra Pretoria.
In ogni caso, la casa di Paolo a Roma continuerà a essere un mistero.

di Enrique Mena Salas

Vous pouvez répondre, ou faire un trackback depuis votre site.

Laisser un commentaire

Une Paroisse virtuelle en F... |
VIENS ECOUTE ET VOIS |
A TOI DE VOIR ... |
Unblog.fr | Annuaire | Signaler un abus | De Heilige Koran ... makkel...
| L'IsLaM pOuR tOuS
| islam01