LA METANOIA COME CONDIZIONE DI BASE PER ACCEDERE A DIO (stralcio…

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LA METANOIA COME CONDIZIONE DI BASE PER ACCEDERE A DIO (stralcio…

è un articolo molto lungo che andrebbe letto tutto)

Bernard Häring

Tutta la vita cristiana è una grande conversione che ha come condizione di base la svolta più importante nella storia umana: il fatto che Dio stesso va incontro all’uomo per convertirlo a se stesso, in un’Alleanza di amore. L’uomo può accedere a Dio solo perché Dio si volge all’uomo.
La metanoia si inserisce nella linea profetica del Vecchio Testamento (Ezechiele, Geremia, ecc.), nell’annuncio che verrà il tempo in cui Dio toglierà il cuore di pietra dell’uomo e gli darà un nuovo cuore, un nuovo modo di pensare, di desiderare, un nuovo modo di integrazione, di totalità. La parola metanoia è una parola profetica, una promessa: dalla promessa viene all’uomo il dono e col dono il compito. È quindi importante che nella visione teologica e nella pratica catechetica e pastorale si metta l’accento sull’azione divina: Dio volge il suo volto all’uomo; dal fatto che Dio volge il suo volto all’uomo, nel Figlio Unigenito per mezzo dello Spirito Santo, proviene il richiamo, l’invito, l’onore, l’obbligo urgente di volgere il nostro volto, la nostra persona, tutta la nostra intelligenza, la volontà, il cuore a Dio.
Al centro della metanoia, secondo le profezie, sta il fatto della Nuova Alleanza: Dio stesso trasforma il significato della storia. La venuta di Cristo è la grande trasformazione.
Nel senso biblico quindi, nella parola metanoia non troviamo qualcosa che precede l’iniziativa di Dio, come uno sforzo dell’uomo, uno sforzo di ordine morale. Tutte le forme di pelagianesimo fanno della conversione morale e del progresso morale la condizione di base per accedere a Dio. Invece la visione biblica propone tutto come una unica trasformazione, per mezzo della grazia. La base è la fede che porterà frutto nella carità. Questo dobbiamo sottolinearlo con tutta la nostra energia: la metanoia è un fatto religioso, non soltanto un fatto morale. Uno dei grandi pericoli della nostra morale e della prassi pastorale è il pericolo del ritorno al pelagianesimo.

METANOIA COME RISPOSTA ALLA LIETA NOVELLA
La condizione di base della metanoia, del ritorno a Dio è la venuta di Cristo, ossia la lieta novella venuta da Dio in Cristo. In Cristo succede la «transubstantiatio», la trasformazione totale, la conversione della storia umana. Lui è il messaggero e il messaggio della lieta novella. Nel Vangelo di Marco (1, 14) troviamo una brevissima sintesi di tutta la predicazione di Gesù che risulta come una predicazione della metanoia: «In quel tempo Gesù incominciò a proclamare la lieta novella venutaci da Dio: il tempo propizio è venuto. Il Regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete alla lieta novella». Il senso non è: «Fate la vostra conversione morale e poi credete anche alla lieta novella», ma piuttosto: «Accettate la buona novella con fede viva; e così tutto il vostro modo di pensare, di volere, di agire sarà cambiato». vicino il tempo propizio: non «i tempi cattivi» di cui tanti educatori (cattivissimi educatori) predicano. Sono i non credenti che predicano sempre sui tempi cattivi. I credenti predicano sul tempo propizio, sul tempo favorevole, sul «kairos», come dice la Bibbia. Dio vuol guidare per mezzo del suo amore visibile, in Cristo; l’imperativo, l’invito risulta da questa grazia, da questa lieta novella. E anche l’invito è lieta novella, il tempo propizio in cui Dio ci dà un cuore nuovo. L’imperativo è urgente proprio perché Dio ci dà un cuore nuovo. Questa intima relazione tra metanoia e lieta novella la troviamo in tutte le catechesi bibliche.
- Nel discorso della montagna (probabilmente una catechesi fatta ai neofiti dopo i sacramenti della iniziazione) l’appello alla metanoia è comunicato proprio nelle nove beatitudini, nelle nove «congratulazioni». La pienezza della lieta novella, la gioia della fede viva, porta in sé non soltanto un richiamo a convertirsi, ma soprattutto il dinamismo, la forza che conduce alla novità della vita.
- Luca, nella redazione breve del discorso della montagna, comincia con quattro «congratulazioni-beatitudini» (nel mondo greco il numero quattro era il simbolo della pienezza). Alle quattro beatitudini sono aggiunti quattro «guai». La lieta novella porta in sé la forza della conversione e della separazione. Soltanto in vista della lieta novella «si svelano i pensieri di molti cuori» (Lc 2, 35).
- Anche la catechesi di San Giovanni introduce il comandamento della conversione totale (amare il prossimo come Cristo ci ha amato) con la forza della lieta novella: «Tutto questo vi ho detto perché in voi dimori la mia gioia e la gioia vostra sia piena: questo è il mio comandamento: che vi amiate » (Giov 15, 11-12).
Non dobbiamo separare le prescrizioni morali da questo comandamento: potremmo soltanto scoraggiarci; se vediamo soltanto il comandamento come possiamo noi amare come Cristo? Se abbiamo capito che Cristo è la nostra vita, che vive in noi e ci invita a dimorare in Lui per far dimorare la sua lieta novella in noi, possiamo comprendere il significato del comandamento: è una comunicazione di amore, non una imposizione. Non possiamo provare una vera conversione se non confrontiamo l’uomo, con la bellezza, l’altezza, l’urgenza della lieta novella.
Guai all’educatore che vuole raccogliere il frutto della conversione senza aver seminato la gioia della fede!
Giorni fa, lungo la strada, mi è capitato di osservare il volto di un sacerdote. Ho pensato: che guaio se un fotoreporter riprendesse questo volto, segnato dai caratteri dell’infelicità! Può essere frutto di una malattia, non voglio giudicare. Ma mi è venuta spontanea questa riflessione: non abbiamo portato frutto abbondante nel mondo, perché non abbiamo dato alla parola di Dio il permesso di dimorare nel nostro cuore. Ci manca spesso l’ora di contemplazione, di canto, di gioia come usava la beatissima Vergine che «ha conservato tutte queste parole, sorgenti di letizia, nel suo cuore». La primissima condizione per coloro che vogliono lavorare per la conversione propria e altrui è la presenza della lieta novella nel proprio cuore, l’arte di comunicare questa lieta novella in termini concreti e vitali (non nell’astrattismo di molta teologia dogmatica attuale).

L’INCONTRO CON CRISTO
Un altro aspetto che vorrei sottolineare è che la metanoia non è una nuova reazione a un nuovo imperativo e nemmeno soltanto una nuova relazione a nuove idee: è una nuova relazione ad una persona, alla persona che si chiama il Santo di Dio, la Via, la Vita, la Verità, Cristo. In tutte le catechesi bibliche sulla conversione il centro del quadro è una persona: Cristo, in cui il Padre rende visibile tutto il suo amore.
- Nel Vangelo di Marco la predica della lieta novella che conduce alla conversione, è introdotta dall’immagine viva di Cristo che con il Battesimo della Penitenza prende su di sé il fardello di tutti i suoi fratelli.
Lo Spirito Santo scende visibilmente sopra di Lui, mentre dal cielo viene una voce: «Tu sei il mio figlio diletto, in Te mi sono compiaciuto» (Mc 1, 11 ).
- Nel discorso della montagna si accostano a Cristo i discepoli: il Vangelo parla infatti di tutta la moltitudine. Sette volte risuona la voce dell’amore e dell’autorità: «Ma io vi dico». La via della salvezza consiste nel sentire e mettere in pratica la sua parola. Tutti riconoscono «che Egli ammaestrava come colui che ha autorità» (Mt 7, 29).
- Nella catechesi di conversione di San Luca, Cristo sta di nuovo al centro del quadro. Cristo è circondato dalla folla e dagli apostoli: tutta la folla cerca di toccarlo perché «da Lui usciva una forza» (Lc 6, 19).
La risposta fondamentale – ossia l’opzione fondamentale – della folla, è una relazione nuova, personale, a Cristo: «La folla lo seguiva» (Lc 7, 9). La metanoia non è soltanto una nuova relazione ad un imperativo o a nuove idee, è una relazione personalissima, è una nuova amicizia, un’accoglienza festosa, umile, riconoscente, della verità salvifica, accoglienza di Cristo, messaggio e messaggero del Padre; è un dono totale di se stesso.
- Nella catechesi di San Giovanni (i cosiddetti discorsi di addio) sta di nuovo visibilmente al centro Cristo. I discepoli sono seduti al tavolo; attorno a Lui. Egli, il Maestro Signore, lava i loro piedi; poi proclama il grande mistero: «Io in voi e voi in Me».
Il comandamento fondamentale della conversione risuona come un invito d’intima amicizia: «Dimorate in Me». Se la lieta novella di Cristo dimora in noi e se noi rimaniamo in Cristo, siamo convertiti, abbiamo ricevuto e accolto la grazia della metanoia.
- Lo stesso vale per San Paolo: tutti i richiami alla novità della vita hanno il loro fondamento nella lieta novella, considerata come una realtà dinamica: «Essere e rimanere in Cristo». Nelle lettere di San Paolo questo appello che è presentato come base della morale ritorna centosessantaquattro volte.
L’opzione fondamentale, nel senso religioso, è la fede; una fede però che è molto più che un assenso dell’intelletto: la fede include fondamentalmente una vita vissuta secondo le esigenze della fede, secondo le esigenze della vita di Cristo e con Cristo.
La fede viva porterà frutto nella carità, per la vita del mondo (Cf Optatam Totius, n. 16). Si può accedere a Cristo anche se c’è una debolezza della volontà e una parziale mancanza di libertà morale, in un campo o in un altro. Ma non si può aderire a Cristo senza la decisione fondamentale – opzione fondamentale – di accogliere Cristo come la vita e la via: cioè di vivere secondo le esigenze dell’amicizia con Cristo. L’uomo della strada, di cultura certamente non molto alta, originario da un ambiente in cui non c’è un forte spirito cristiano, porta molte cicatrici, molte piaghe, proprio per la sua vita passata, per una tradizione di superficialità in cui è vissuto; non può evidentemente comprendere subito tutte le esigenze della fede. Ma se ha capito la nuova amicizia, il dono che Cristo gli fa di Se stesso, la nuova vita, gradualmente la fede porterà frutto: non soltanto in un senso individualistico, ma frutto per la vita del mondo, nella carità.
Al centro della fede sta il fatto che Dio rivela se stesso, che Dio, che è amore, rivela il suo amore, un amore senza limiti. E così accoglienza della fede dice già accoglienza di tutta la fecondità dell’amore, in tensione di crescita. Dobbiamo credere come regola fondamentale che Cristo accoglie tutti coloro che accolgono Lui, anche se hanno tutte le piaghe, anche se sono pieni di lebbra. Chiunque ha accolto Cristo e sa che Cristo accoglie l’uomo nella sua potenza e nella sua miseria, si sente spinto da una dinamica urgenza di riconoscenza, di crescita nell’amore, di conversione continua.

Publié dans : meditazioni per quaresima |le 19 février, 2018 |Pas de Commentaires »

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