HANUKKAH – FESTA DELLE LUCI (12 sera 20 dicembre)
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HANUKKAH – FESTA DELLE LUCI (12 sera 20 dicembre)
Hanukkah è una festa ebraica stabilita dai Maestri del Talmud e ricorda un avvenimento accaduto in terra di Israele, nel 167 a.C. Le mire di ellenizzazione di Antioco Epifane di Siria – ottavo re della dinastia seleucide, erede di una piccola parte dell’Impero appartenuto ad Alessandro Magno – furono contrastate e impedite da Mattatia, un sacerdote della famiglia degli Asmonei che insieme ai suoi sette figli, diede avvio alla rivolta.
Si narra che al momento di riconsacrare il Tempio profanato, quando i sacerdoti si apprestarono ad accendere il lume, si accorsero che la quantità di olio puro in loro possesso non sarebbe stata sufficiente. A quel punto avvenne il miracolo e la piccola ampolla bastò per otto giorni.
Ancora oggi nelle case ebraiche, da Tel Aviv a New York a Torino, per la gioia di tutta la famiglia, al calare del sole vengono accese le luci del candelabro a nove bracci per otto giorni.
I bambini giocano con il dreidel – la trottola – di ogni tipo, colore e forma, su cui sono riportate le lettere ebraiche nun, ghimel, he e shin (“Nes, Gadol, Haya, Sham”, ovvero “Un grande miracolo è avvenuto là”) e le donne portano in cucina il “miracolo dell’olio”, preparando gustose ciambelle e frittelle salate e dolci.Gli ebrei italiani usano preparare le frittelle di mele, nell’est Europa si cucinano frittelle di patate salate e dolci, accompagnate da panna acida o marmellata, mentre gli ebrei dell’Europa centrale preparano i soffici Krapfen ripieni di crema, marmellata o cioccolata calda con un tocco di panna montata e lungo le coste del mediterraneo, i sefarditi mangiano latticini per ricordare l’eroina Giuditta che sconfisse Oloferne.
La musica di Hanukkah
Come tutte le feste ebraiche anche Hanukkah risuona di canti in famiglia. I più conosciuti e diffusi sono Mi yemallel, scritto, verso gli anni Trenta, da un personaggio abbastanza noto, Menashe Rabina. Nato nel 1899 in Ucraina, fece studi tradizionali nelle yeshivot ma anche studi laici e soprattutto musicali; dal 1924 si insediò a Tel Aviv; morì nel 1968. Musicista e musicologo impegnato, dette un grande impulso all’educazione musicale in Eretz Israel e alla crescita delle sue musiche, che contribuirono a creare l’atmosfera del paese. È stato autore di testi e melodie famose ma nel caso del Mi yemallel ha composto solo il testo, mentre la musica è “popolare”, sembra di origine inglese. Le prime parole sono legate al Salmo 106:2, solo che nel Salmo le prodezze sono quelle del Signore, mentre qui sono quelle di Israele.
È un canto legato a Eretz Israel e al sionismo, ma il canto stranamente si è diffuso, dopo la guerra anche a Roma e addirittura è stato eseguito nel Tempio pur non essendo un canto religioso. Fino a quel momento l’uso dei sefarditi e degli italiani si limitava al canto del Salmo 30, Mizmor shir chanukkat habayt leDavid.
Gli ashkenaziti invece hanno dal medioevo il famoso Ma’oz Tzur, che è un inno religioso, in quanto è preghiera di redenzione rivolta alla “Fortezza, roccia della mia salvezza”; un canto che riassume le storie di salvezza, che tra le righe contiene allusioni piuttosto dure alla fine dei nemici, e che conserva un certo carattere militaresco sottolineato dall’antica marcetta tedesca che tutti conoscono (ne esiste anche una variante italiana forse un po’ più dolce).
Nel secolo scorso i canti si sono moltiplicati, con testi nuovi e melodie talvolta nuove, talvolta riciclate (fino allo Judas Maccabaeus di Handel).
In Yemè haChanukkà il ritornello parla dei “miracoli e prodigi che hanno realizzato i Maccabei”.

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