XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) (24/09/2017)
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La velocità della luce
don Luciano Cantini
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) (24/09/2017)
Un padrone di casa
Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa: l’immagine regalata dalla parabola che ci aiuta a capire il senso del “regno dei celi” è quella del padrone di casa, le sue azioni e le sue parole sono chiave per entrare nel mistero del Regno. L’immagine del padrone non è molto dissimile da quella del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti (Mt. 5,45), perché non fa distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano (Rm 10,12).
Uscendo all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno: il denaro pattuito rappresenta il sostentamento di una famiglia per un giorno, con coloro che invia successivamente afferma soltanto quello che è giusto ve lo darò, agli ultimi non promette alcunché, ma poco avevano da sperare.
Incominciando dagli ultimi
Se la giornata scorre simile a tutte le altre, intrisa del medesimo sudore, alla sera inizia il “paradosso” del Regno che ci rivela il cuore di Dio: incominciando dagli ultimi. Questo iniziare è fondamentale se desideriamo capire e entrare nel cuore di Dio; da sempre il cuore di Dio è stato così: Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli – siete infatti il più piccolo di tutti i popoli (Deut 7,7), scoprirlo, capirlo e abbracciare questo modo di considerare le persone, i popoli, le storie è essenziale se vogliamo rispondere all’invito della Scrittura: Siate santi, perché io, il Signore Dio vostro, sono santo (Lv 19, 2).
Dio non sembra essere tanto interessato davanti all’impegno di chi ha sopportato il peso della giornata e il caldo, preferisce iniziare da coloro che nessuno ha preso a giornata, da coloro che sono stati scartati dagli altri.
Per Dio le graduatorie sono alla rovescia, si incomincia a pescare dall’ultimo della fila, da colui che non è stato capace di farsi avanti, che non saputo cogliere l’opportunità. Papa Francesco parlerebbe degli scartati della società: Posso dire, possiamo dire tutti, che la causa principale della povertà è un sistema economico che ha tolto la persona dal centro e vi ha posto il Dio denaro; un sistema economico che esclude, esclude sempre: esclude i bambini, gli anziani, i giovani, senza lavoro… – e che crea la cultura dello scarto che viviamo. Ci siamo abituati a vedere persone scartate (21 gennaio 2015).
Iniziare dagli ultimi, partire dal basso significa anche avere una prospettiva diversa della vita, anche il panorama cambia davanti agli occhi se invece di entrare in chiesa ci accovacciamo accanto a chi sta alla porta a chiedere l’elemosina e porge verso l’alto il suo bicchiere vuoto. Gesù stesso si è lasciato scartare dall’umanità che lo circondava, abbracciando la condanna a morte sulla croce ha guardato il mondo e la storia dal punto di vista di chi è scartato.
Ricevettero ciascuno un denaro
Arrivati al momento della ricompensa per il lavoro svolto, si manifesta l’altro “paradosso” della parabola: ricevettero ciascuno un denaro. Quella somma non ripaga il lavoro svolto, la quantità di energia impiegata o il sudore versato, non entra nella dinamica della meritocrazia tanto desiderata oggi, molto più semplicemente è attenta al bisogno dell’uomo e della sua famiglia per vivere. Un po’ come la velocità della luce che è il massimo raggiungibile, di più è impossibile. Di cosa l’uomo ha veramente bisogno per vivere? Della terra su cui poggiare i piedi e coltivare, dell’acqua che è sorgente di vita, dell’aria da respirare, ha bisogno dell’altro per collaborare, ha bisogno di Dio. Tutto questo è il massimo, è il denaro della parabola, per tutti il medesimo. Questo, Dio dà all’uomo: la terra, l’acqua, l’aria, la vita, se stesso. Ma l’uomo non si accontenta e vuole di più, si sente più meritevole degli altri così dividendo la terra la sottrae agli altri tenendo per sé lo “ius soli”, la stessa cosa per tutto il resto: ci sono pochi che sentono il diritto di possedere la maggior parte delle risorse della terra, anche Dio è compreso tra i diritti di proprietà: l’uomo lo ritiene appannaggio di se stesso compiendo in suo nome ogni nefandezza. Ripensare all’unico denaro per tutti uguale ci dà l’occasione di ridimensionare tanti pretesi diritti; quello che è giusto è rimettersi in prospettiva del Regno dei cieli, mettere da parte l’invidia e contemplare la bontà di Dio.

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