Archive pour septembre, 2017

Matteo 21, 28 – 32

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XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) (01/10/2017)

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Voi, al contrario

don Luciano Cantini

XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) (01/10/2017)

Che ve ne pare?
Più che una richiesta di parere, Gesù chiede di entrare nella parabola che sta per raccontare, lasciarsi coinvolgere dal racconto, scoprire le somiglianze con la nostra vita. Al termine del racconto la prima domanda: che ve ne pare, si esplicita in una seconda richiesta più puntuale: Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?
Non si tratta di un racconto astratto, lontano dall’esperienza di ciascuno, ognuno vi può trovare tratti della propria esperienza, momenti del proprio vivere che ci ha portato a formulare il proverbio: tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
La volontà del padre
Tutti i giorni preghiamo dicendo sia fatta la tua volontà, eppure il modo con cui preghiamo queste parole sembra simile a colui che sta alla finestra a guardare come e chi compie quella volontà, senza un coinvolgimento, una assunzione di responsabilità.
“Io prego, perché il Signore mi dia la voglia di fare la sua volontà, o cerco i compromessi perché ho paura della volontà di Dio? Un’altra cosa: pregare per conoscere la volontà di Dio su di me e sulla mia vita, sulla decisione che devo prendere adesso… tante cose. Sul modo di gestire le cose… La preghiera per voler fare la volontà di Dio, e preghiera per conoscere la volontà di Dio. E quando conosco la volontà di Dio, anche la preghiera, per la terza volta: per farla. Per compiere quella volontà, che non è la mia, è quella di Lui. E non è facile” (Papa Francesco 27.01.2015).
“Non ne ho voglia”
La risposta iniziale alla richiesta del Padre è quella più facile; è facile dire sì come è facile dire no. Il sì mette subito la coscienza a posto qualsiasi sia la decisione successiva di fare o non fare; il no, proprio per la sua caratteristica negativa, è inquietante lascia agitati, si ripropone più volte finché non trova ragione nell’azione.
Non chiunque mi dice: «Signore, Signore», entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli (Mt 7,21).
Il primo figlio, quello che aveva detto “Non ne ho voglia”, ha la caratteristica di ripensarci; è proprio questo ripensamento, che è centrale nella parabola, ad aprire al cambiamento. Ciò che da principio appare negativo si tramuta in positività, e viceversa. Chi nella considerazione altrui fa la brutta figura di essere negativo trova la forza del cambiamento.
I pubblicani e le prostitute
Non possiamo prendere a cuor leggero le parole del Signore sulla “precedenza”: l’evidenza del peccato non è discriminante. Gesù porta ad esempio coloro che peccano pubblicamente o le donne straniere che si prostituiscono (le figlie d’Israele erano lapidate), celebra la rottura tra il pensiero di Dio e quello degli uomini che si lasciano abbagliare dalle belle intenzioni che rimangono tali. Infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore (1Sam 16,7)
Non conta la cultura, i soldi o il potere politico o religioso, neppure la provenienza o la posizione sociale, a queste cose tiene l’uomo e diventano discriminanti, Dio non rifiuta nessuno, ma mette al primo posto coloro che normalmente sono scartati dal mondo. Nell’affermazione di Gesù, vi passano avanti nel regno di Dio, sono messi sotto accusa tutti gli equilibri su cui si basa la società umana. Gesù ristabilisce la dignità umana agli ultimi che ne sono stati privati dal modo comune di considerare la vita. Quanti no pratici sono nascosti agli occhi dell’opinione pubblica, quanti delitti e infamie si nascondono dietro il perbenismo.
Voi, al contrario
Abbiamo bisogno, nella Chiesa e nel nella nostra società, di cristiani che non nicchiano, che non si trastullino tra il sì e no, che non delegano, che non lasciano fare agli altri, che non si interessano, che non stanno sulla soglia della loro casa lasciando passare la storia davanti. A volte dobbiamo avere l’umiltà di guardare all’impegno di chi si dichiara non credente ma ha a cuore la vita degli altri. Domandiamoci a cosa serve una etichetta religiosa appiccicata alla nostra vita se ne manca l’impegno.
Quando al termine dell’Eucarestia si invita andate in pace, non significa che possiamo stare tranquilli perché abbiamo già fatto tutto. La pace nasce dall’inquietudine per il mondo che ci circonda che ha trovato nel Vangelo e nella Eucarestia la forza ispiratrice dell’agire quotidiano.

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I tre Santi Arcangeli

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Publié dans:immagini sacre |on 28 septembre, 2017 |Pas de commentaires »

SS MICHELE, GABRIELE, RAFFAELE – 29 SETTEMBRE

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SS MICHELE, GABRIELE, RAFFAELE – 29 SETTEMBRE

San Michele è potente, specialmente nella lotta contro il Maligno. San Gabriele è lo specialista nel campo delle comunicazioni e san Raffaele è, in modo speciale, il protettore dei viaggiatori, con poteri straordinari per guarire gli infermi.

GLI ARCANGELI
Sono gli angeli inviati da Dio per missioni di particolare importanza. Nella Bibbia se ne nominano soltanto tre: Michele, Gabriele e Raffaele..
San Raffaele dice di sè: Io sono Raffaele, uno dei sette santi angeli, che presentano le preghiere dei giusti e possono stare dinanzi alla maestà del Signore (Tob 12, 15). Alcuni autori li vedono anche nell’Apocalisse, dove si dice: Grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono (Ap 1, 4). Vidi che ai sette angeli ritti davanti a Dio furono date sette trombe (Ap 8, 2).
Nel 1561 Papa Pio IV consacrò la chiesa, costruita nel locale del salone delle terme dell’imperatore Diocleziano, a santa Maria e ai sette arcangeli. Si tratta della chiesa di Santa Maria degli Angeli.
La mistica austriaca Maria Simma ci dice: Nella Sacra Scrittura si parla di sette arcangeli dei quali i più conosciuti sono Michele, Gabriele e Raffaele.
San Gabriele è vestito da sacerdote e aiuta specialmente chi invoca molto lo Spirito Santo. È l’angelo della verità e nessun sacerdote dovrebbe lasciar passare nemmeno un solo giorno senza chiedergli aiuto.
Raffaele è l’angelo della guarigione. Aiuta specialmente i sacerdoti che confessano molto ed anche gli stessi penitenti. In particolar modo le persone sposate dovrebbero ricordarsi di san Raffaele.
L’arcangelo san Michele è l’angelo più forte contro ogni tipo di male. Dobbiamo chiedergli spesso che protegga non solo noi, ma anche tutti i membri vivi e defunti della nostra famiglia.

San Gabriele
Il suo nome significa forza di Dio. Lo si rappresenta con una verga di giglio profumato, che ossequiò a Maria nel momento dell’Annunciazione e che rappresenta la purezza immacolata della Vergine Santa. La sua festa è il 25 marzo, ricorrenza dell’Annunciazione.
È il messaggero di Dio per eccellenza e colui che comunica agli uomini le grandi notizie da parte del Signore. Già nell’Antico Testamento parla al profeta Daniele degli avvenimenti importanti che avranno luogo per il popolo di Israele e si parla chiaramente del Messia promesso al popolo d’Israele.
Per questo Gabriele è chiaramente, già dall’Antico Testamento, l’ambasciatore di Dio per i grandi avvenimenti del popolo di Dio. E ciò si manifesta con totale chiarezza nel Nuovo Testamento quando viene annunciata la nascita di Giovanni il Battista e di Gesù.
Dice Gabriele a Zaccaria: Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annunzio. Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo (Lc 1, 19-20).
Ma soprattutto egli annuncia a Maria la grande notizia della nascita del Salvatore: Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te (Lc 1, 26-28). Maria si spaventa alla vista dell’angelo, che le ha chiarito fin dal principio che veniva da parte di Dio. E Dio, per mezzo di Gabriele, le dice le belle parole dell’Ave Maria: Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te. Parole divine ed evangeliche, la cui ripetizione nell’Ave Maria non può essere se non fonte di immense benedizioni per i credenti.
Ed egli continua dicendo: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato figlio dell’Altissimo; il Signore Iddio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre nella casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine (Lc 1, 30-33).
Poi l’angelo le spiega il concepimento miracoloso di Gesù: Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato figlio di Dio. Vedi: Anche Elisabetta tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio. Allora Maria disse: eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto. E l’angelo partì da lei (Lc 1, 35-38).
In questa ambasciata, Gabriele si presenta dinanzi all’umanità come il grande comunicatore, il grande messaggero, come se fosse il corriere di Dio. Perciò papa Paolo VI lo nominò patrono delle poste, dei postini, degli impiegati delle poste e dei filatelici, attraverso la lettera apostolica Quondoquidem del 9 dicembre 1972.
Papa Pio XII lo proclamò patrono delle telecomunicazioni e dei comunicatori col breve apostolico del 12 gennaio 1951, in cui si dice:
Dinanzi alla sollecitudine di molti personaggi che lavorano nel mondo delle telecomunicazioni e che hanno chiesto che venga concesso loro san Gabriele arcangelo come celeste patrono, abbiamo deciso di accogliere favorevolmente questa richiesta che risponde anche ai nostri desideri. Perciò, con il nostro potere apostolico, costituiamo per sempre e dichiariamo san Gabriele arcangelo patrono celeste davanti a Dio delle telecomunicazioni, dei loro specialisti e di tutti gli impiegati, concedendo a san Gabriele tutti gli onori e privilegi che corrispondono normalmente ai patroni principali.
Poiché san Gabriele è ambasciatore di Dio, è anche patrono degli ambasciatori e dei diplomatici; così pure l’hanno per patrono gli annunciatori radiofonici e tutti gli impiegati, i lavoratori e gli operatori della radio e della televisione, nonché gli operatori telefonici e i messaggeri. Attualmente molti lo considerano patrono dei cibernauti e di Internet.

SAN RAFFAELE
Raffaele significa medicina di Dio e di solito si rappresenta questo arcangelo insieme a Tobia, mentre lo accompagna o lo libera dal pericolo del pesce. Il suo nome compare soltanto nel libro di Tobia, dove egli viene presentato come modello di angelo custode, perché protegge Tobia da tutti pericoli: dal pesce che voleva divorarlo (6, 2) e dal demonio che l’avrebbe ucciso con quegli altri sette pretendenti di Sara (8, 3). Guarisce la cecità del padre (11, 11) e così manifesta il suo carisma speciale di essere medicina di Dio e patrono di coloro che curano i malati. Sistema la faccenda dei soldi prestati a Gabaele (9, 5) e consiglia a Tobia di sposarsi con Sara.
Umanamente, Tobia non si sarebbe mai sposato con Sara, perché aveva paura di morire come i precedenti mariti di lei (7, 11), ma Raffaele guarisce Sara dalle sue paure e tranquillizza Tobia affinché si sposi, perché quel matrimonio è voluto da Dio da tutta l’eternità (6, 17). Lo stesso Raffaele è colui che presenta le preghiere di Tobia e della sua famiglia davanti a Dio: Quando pregavate, io presentavo le vostre orazioni davanti al Santo; quando tu seppellivi i morti, anch’io ti assistevo; quando senza pigrizia ti alzavi e non mangiavi per andare a seppellirli, io ero con te (12, 12-13).
Raffaele viene considerato il patrono dei fidanzati e dei giovani sposi, perché sistemò tutto ciò che riguardava il matrimonio fra Tobia e Sara e risolse tutti i problemi che ne impedivano la realizzazione. Per questo tutti i fidanzati devono raccomandarsi a san Raffaele e, per mezzo di lui, alla Madonna che, come Madre perfetta, si preoccupa della loro felicità. Così Lei fece infatti alle nozze di Cana, durante le quali ottenne da Gesù il primo miracolo per far felici i neo sposi.
Inoltre san Raffaele è un buon consigliere familiare. Invita la famiglia di Tobia a lodare Dio: Non temete; la pace sia con voi. Benedite Dio per tutti i secoli. Quando ero con voi, io non stavo con voi per mia iniziativa, ma per la volontà di Dio; lui dovete benedire sempre, a lui cantate inni. [...] Ora benedite il Signore sulla terra e rendete grazie a Dio. Io ritorno a colui che mi ha mandato. Scrivete tutte queste cose che vi sono accadute (12, 17- 20). E consiglia a Tobia e a Sara di pregare: Prima di unirti a lei, alzatevi tutti e due a pregare. Supplicate il Signore del cielo perché venga su di voi la sua grazia e la sua salvezza. Non temere: Essa ti è stata destinata fin dall’eternità. Sarai tu a salvarla. Ti seguirà e penso che da lei avrai figli che saranno per te come fratelli. Non stare in pensiero (6, 18).
E quando si trovarono da soli nella stanza da letto, Tobia disse a Sara: Sorella, alzati! Preghiamo e domandiamo al Signore che ci dia grazia e salvezza. [...]
Benedetto sei tu, Dio dei nostri padri, e benedetto per tutte le generazioni è il tuo nome! Ti benedicano i cieli e tutte le creature per tutti i secoli! Tu hai creato Adamo e hai creato Eva sua moglie, perché gli fosse di aiuto e di sostegno. Da loro due nacque tutto il genere umano. Tu hai detto: Non è cosa buona che l’uomo resti solo; facciamogli un aiuto simile a lui. Ora non per lussuria io prendo questa mia parente, ma con rettitudine di intenzione. Degnati di avere misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia.
E dissero insieme: Amen, amen! (8, 4-8).
È importante pregare in famiglia! La famiglia che prega unita, rimane unita. Inoltre, san Raffaele è patrono speciale dei marinai, di tutti coloro che viaggiano per acqua e di coloro che vivono e lavorano vicino all’acqua, poiché, siccome liberò Tobia dal pericolo del pesce nel fiume, può liberare anche noi dai pericoli delle acque. Per questo è patrono speciale della città di Venezia.
Per di più è patrono dei viandanti e dei viaggiatori, che lo invocano prima di intraprendere un viaggio, perché egli li protegga come protesse Tobia nel suo viaggio.
Ed ancora è patrono dei sacerdoti che confessano e amministrano l’unzione degli infermi, poiché la confessione e l’unzione degli infermi sono sacramenti di guarigione fisica e spirituale. Per questo i sacerdoti dovrebbero chiedere il suo aiuto specialmente quando confessano ed amministrano l’estrema unzione. È patrono dei non vedenti, perché può guarirli dalla cecità come fece al padre di Tobia. Ed in modo molto speciale è patrono di coloro che curano o badano agli infermi, concretamente, dei medici, degli infermieri e delle badanti.

SAN MICHELE
Michele (Mi-kha-el) vuol dire chi come Dio. Alcuni hanno visto san Michele nell’apparizione a Giosué, poiché si presenta con una spada sguainata in mano, esattamente come viene rappresentato san Michele. Egli disse a Giosué: Sono un principe dell’esercito di Yahvé… togliti i calzari, perché il luogo che calpesti è santo (Gs 5, 13-15).
Quando il profeta Daniele ebbe una visione e rimase come morto, disse: Però Michele, uno dei primi principi, mi è venuto in aiuto e io l’ho lasciato là presso il principe del re di Persia (Dn 10, 13). Io ti dichiarerò ciò che è scritto nel libro della verità. Nessuno mi aiuta in questo se non Michele, il vostro principe (Dn 10, 21).
In quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Vi sarà un tempo di angoscia, che non c’era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo (Dn 12, 1).
Nel Nuovo Testamento, nella lettera di san Giuda Taddeo, sta scritto: L’arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosé, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore! (Gd 9).
Ma è soprattutto nel capitolo dodicesimo dell’Apocalisse che appare chiaramente la sua missione di capo degli eserciti angelici nella lotta contro il diavolo e i suoi demoni:
Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio poiché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. Ma essi lo hanno vinto per mezzo del Sangue dell’Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio, poiché hanno disprezzato la vita fino a morire (Ap 12, 7-11).
San Michele arcangelo è considerato il patrono speciale del popolo di Israele, come sta scritto in Daniele al capitolo 12, versetto 1. Inoltre è stato nominato patrono speciale della Chiesa cattolica, il nuovo popolo di Dio del Nuovo Testamento.
Viene acclamato anche come patrono dei giudici e di coloro che esercitano la giustizia, infatti lo si rappresenta con la bilancia in mano. E poiché è il capo degli eserciti celesti nella lotta contro il male e contro il diavolo, viene considerato patrono dei soldati e dei poliziotti. Poi è stato scelto come patrono dei paracadutisti e dei radiologi e di tutti coloro che curano per mezzo del radio. Ma è specialmente potente contro Satana. Per questo gli esorcisti lo invocano come un difensore fortissimo.

 

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La decollazione di San Paolo

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Publié dans:immagini sacre |on 26 septembre, 2017 |Pas de commentaires »

UN SIMPOSIO RIFLETTE SULLA MATRICE GIUDAICA DELL’APOSTOLO . L’EBRAISMO DI SAN PAOLO

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UN SIMPOSIO RIFLETTE SULLA MATRICE GIUDAICA DELL’APOSTOLO . L’EBRAISMO DI SAN PAOLO

Frabrizio Mastrofini venerdì 22 maggio 2009

A Roma tre giorni di studio sul rapporto tra l’ebraismo e il cristianesimo delle origini alla luce del pensiero paolino. Tra gli organizzatori dell’evento, che si chiude oggi, l’Università Ebraica di Gerusalemme.
Paolo: un ebreo che scriveva in greco e un uomo capace di gettare ponti tra culture diverse. Il simposio internazionale «Paolo nella sua matrice giudaica » , che si chiude oggi, ha messo a confronto la ricchezza delle interpretazioni del mondo cristiano e del mondo ebraico a partire dall’apostolo per arrivare alle differenti letture del significato della Bibbia e della Rivelazione. Il simposio è organizzato dal centro Cardinal Bea per gli studi giudaici della Pontificia Università Gregoriana in collaborazione con l’Università Ebraica di Gerusalemme, con l’Università Cattolica di Lovanio e con la Basilica di San Paolo fuori le Mura, per « arrivare ad una sintesi tra punti di vista diversi » , come ha sottolineato in apertura dei lavori il gesuita Joseph Sievers, direttore del Centro Cardinal Bea. Tra le varie ed ampie relazioni, il professor Ed Parish Sanders, gesuita, della Duke University ( North Carolina), nella prima conferenza pubblica ha messo l’accento sul fatto che Paolo aveva una strategia missionaria del tutto particolare: «lui avrebbe convertito i gentili alla fede in Cristo. Pietro e presumibilmente gli altri apostoli di Gerusalemme avrebbero persuaso anche gli ebrei a porre la loro fede in Gesù. Allora tutti avrebbero fatto parte del popolo di Dio, uniti dalla fede in Cristo » . Che Dio abbia un piano per la storia è un « pensiero profondamente giudaico » e sebbene Paolo « vivesse e operasse in un mondo che parlava greco » , la sua istruzione e « la sua educazione furono ebraiche; le categorie principali del suo pensiero furono ebraiche; la sua missione si svolse nel tessuto dell’escatologia ebraica; l’esito finale che desiderava ardentemente fu una forma universale di speranza ebraica » . Nella sua azione evangelizzatrice creò un gruppo di credenti diverso dagli ebrei e diverso dai pagani « come parte della nuova creazione che sarebbe arrivata pienamente quando il Dio di Israele, l’unico vero Dio, avrebbe portato la storia ordinaria alla sua conclusione». Dal punto di vista ebraico il professor Emanuel Tov, nella seconda relazione pubblica di ieri, ha ripercorso i rapporti tra la traduzione dei Settanta e la Bibbia, ricostruendo l’ambiente letterario e la circolazione dei testi e sottolineando, con esempi, le diverse e molte difficoltà incontrate dai traduttori a comprendere e dunque a rendere dei concetti ebraici. Le divergenze di contenuto tra il testo ebraico e la versione dei Settanta, dai dettagli nell’abbigliamento dei personaggi biblici fino al modo di esprimere concetti relativi alla vicinanza di Dio rispetto all’uomo, aiutano comunque a comprendere la storia della trasmissione e della comprensione del testo biblico.La ricerca in merito è ancora aperta, ha sottolineato lo studioso, che quest’anno ha ricevuto, tra l’altro, uno speciale premio ebraico per gli studi biblici. Tov ha concluso il suo intervento auspicando che si approfondisca l’interscambio culturale, esegetico, teologico, tra mondo cattolico ed ebraico. Apertisi mercoledì pomeriggio presso il Pontificio Istituto Biblico oggi i lavori del convegno terminano nella cornice della Basilica di San Paolo fuori le Mura, alla presenza del cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica, e dell’abate della comunità benedettina Edmund Power.

Publié dans:PAOLO E LQA MATRICE EBRAICA |on 26 septembre, 2017 |Pas de commentaires »

Matteo 20, 1-16

la mia e polo - Copia

Publié dans:immagini sacre |on 23 septembre, 2017 |Pas de commentaires »
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