Archive pour juillet, 2017

La Torre di Antonio, Gerusalemme

Assises and the Tower of Antonio Jerusalem Holy Land

Publié dans:immagini sacre |on 31 juillet, 2017 |Pas de commentaires »

LA PIETRA DI SAN PAOLO (SANDE PÀULE)

http://www.riservacalanchidiatri.it/internal.asp?category_name=LA%20PIETRA%20DI%20SAN%20PAOLO&cat_id=45

LA PIETRA DI SAN PAOLO (SANDE PÀULE)

LA PIETRA DI SAN PAOLO (SANDE PÀULE) dans SAN POLO LE TERRE CONOSCIUTE sanpaolo

Fede, leggenda e storia si intrecciano fino a confondersi intorno a questo misterioso monolite che emerge dal piano di campagna per circa un metro. La pietra è bianca, tenera, simile a una colonna spezzata e diversa dalle altre del luogo, di forma fallica presenta la sommità con un incavo e un piccolo canaletto per il deflusso dei liquidi. La pietra inoltre è caratterizzata da segni di incisioni e raschiamenti superficiali per il prelievo di materiale “taumaturgico”.

La leggenda vuole che sia la stessa dove a Roma fu martirizzato S. Paolo Apostolo nel 67 d. C., ma più verosimilmente si tratta dei resti di un’ara precristiana dove viaggiatori e mercanti che percorrevano l’Ager Hatrianus (all’epoca importantissimo centro viario e commerciale) e l’antica via romana Hatria–Pinna, si fermavano a riposare e a ringraziare gli Dei sacrificando animali, come testimonia la presenza di incisore giugulatorie atte al deflusso del sangue e del vino purificatore anche se più verosimilmente la stessa potrebbe essere parte di un vecchio cippo miliare, in seguito utilizzato per cerimonie cultuali, come il rinomato cippo di Castilenti, abbandonato ed eroso dal decorso dei tempi e dalle intemperie.
Con l’avvento del Cristianesimo la pietra viene dedicata a S. Paolo di Tarso, protettore contro streghe e demoni e di nuovo la storia si confonde con la tradizione e la fede. Ancora oggi vi si recano interi gruppi famigliari che portano alla pietra i bambini affetti dal “male sinizze” (rachitismo e deperimento organico) la cui insorgenza per tradizione veniva attribuita a stregonerie e malocchi.
Il rito vuole che la carovana dei famigliari arrivi a piedi e assolutamente in silenzio alla pietra di San Paolo. All’interno della piccola cappella avviene quindi il passaggio del “malaticcio” dalle braccia della madre alla commara e il bimbo una volta denudato viene deposto e quindi lavato con del vino purificatore direttamente sulla pietra. La cerimonia è accompagnata da una breve nenia recitata dall’anziana della famiglia, nonché solitamente titolare della ritualità.
Una volta lavato, il bambino viene accuratamente asciugato e sempre seduto sulla pietra viene fatto mangiare (in segno propiziatorio) e viene spogliato insieme alla madre degli abiti vecchi e rivestito con dei nuovi.
Deposti gli abiti sul piccolo altarino a scopo apotropaico, si procede alla raschiatura con un piccolo coltellino di materiale polveroso dalla pietra e alla deposizione dello stesso all’interno di un piccolo sacchettino (lu brevuccie). Terminato il rito la processione riprende la strada per la casa percorrendo, questa volta, un nuovo tracciato e naturalmente senza proferir parola con nessuno.
Testimonianza verbale del sig. Fuschi Pasquale (classe 1924)
“diceva mio padre che prima la pietra si trovava più sotto di un centinaio di metri, dove mò sta un uliveto. Per stare più comodo, il padrone del terreno se la portò vicino alla casa, dove sta adesso. Per trasportarla ci vollero sette pariglie di buoi (14 buoi), ma la pietra se ne tornava al posto originario per tre volte. La cappelletta in muratura, con il tetto, è stata costruita una ventina di anni fa da un altro padrone, così chi andava non stava al freddo, in mezzo alla strada. Prima era riparata con una capanna alla bell’e meglio.
Ci vengono persone da tutte le parti qua attorno e pure da lontano, questa stagione (1996) è venuta una mamma con una creatura di due anni da Cermignano (TE). La preta di Sande Paule guarisce da lu “male sinizze”, quando un bambino o una persona non cresce più, non va avanti, piuttosto va arrete, pure per qualche fattura o magarìe; allora viene qua e non deve parlare, né rispondere a nessuno, messa sulla preta, la creatura viene spogliata nuda e lavata con il vino, per “purgarla”, ci si dice pure qualcosa insieme ma non lo so che cosa, poi ci deve pure mangiare. Alla fine, con un coltellino, si raschia un po’ di quella pietra e si mette in un “brevuccie” che si porterà sempre appresso per protezione. I vestiti vecchi restano là e viene rivestito con panni nuovi e per ritornare a casa si deve fare una strada diversa dall’andata (di solito scendono da sopra e se ne vanno da sotto, dove mò l’aspetta pure una macchina, una volta venivano tutti a piedi). Mio fratello si fece la prima comunione con una divisa da ufficiale della marina che un giovanotto aveva mandato a sande paule dall’America per devozione, che era stato salvato dal male quando era piccolo. I vestiti dopo che venivano lasciati la potevano essere presi da altri per essere usati.
Ancora oggi vengono effettuati tali rituali anche se in orari più velati e con riserbo di informazioni a terzi. La pietra conserva ancora il fascino dell’occulto e dei poteri esoterici tanto che il culto viene ricordato, custodito e tramandato di generazione in generazione come importante testimonianza di fede e devozione all’interno della popolazione atriana e delle genti residenti nelle aree limitrofe.

Publié dans:SAN POLO LE TERRE CONOSCIUTE |on 31 juillet, 2017 |Pas de commentaires »

Vangelo di domenica XVII T.O.

en e paolo - Copia

Publié dans:immagini sacre |on 28 juillet, 2017 |Pas de commentaires »

XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) (30/07/2017)

http://www.qumran2.net/parolenuove/commenti.php?mostra_id=40412

L’abbraccio che trasforma

dom Luigi Gioia

XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) (30/07/2017)

Le parabole del vangelo odierno ci invitano a interrogarci su una delle espressioni che vi ricorrono più frequentemente, vale a dire regno dei cieli. Dimora, nel vangelo di Matteo, qualcosa della tendenza della pietà ebraica a non nominare il nome di Dio invano. Quando dunque parla del ‘regno dei cieli’ vuole dire ‘regno di Dio’. Quindi l’espressione ‘regno dei cieli’ indica l’atto attraverso il quale Dio regna, l’intervento del Signore nella storia e nella vita di ognuno di noi. È come se all’inizio di ognuna di queste parabole Matteo dicesse: “Ecco come il Signore interviene nella storia. Ecco come agisce in ognuna delle nostre vite”.
Cerchiamo cosa questo voglia dire nel caso dell’ultima di queste piccole parabole: Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. È una immagine ispirata al lavoro degli apostoli ed affronta uno degli aspetti spinosi dell’azione del Signore: se Dio è presente e attivo nella storia, perché c’è così tanto male? Perché facciamo così tanto e così spesso l’esperienza della sofferenza? Perché ci succedono cose che sembrano senza senso? Perché l’assurdità del trionfo di coloro che fanno il male? Perché la malattia? Perché la morte?
La risposta di questa parabola è che il Signore non interviene nella storia forzandola, ma abbracciandola. Come questa rete gettata nel mare, il Signore avvolge tutto, assume tutto, buoni e cattivi, il bene e il male. Il Signore circonda ciascuno di noi non solo con il bene che generiamo, ma anche con il male che causiamo, purtroppo spesso eco di quello che abbiamo subito.
Il Signore non prende il nostro posto. Restiamo responsabili delle nostre scelte, delle nostre decisioni. Quando commettiamo il male non possiamo dire che è il Signore che lo fa o che lo permette: ne siamo noi i soli responsabili. Allo stesso modo, quando subiamo il male, non possiamo dire che è Dio che ce lo manda o che è Dio che lo permette: sono le altre persone che commettono il male. Il Signore odia questo male e lo combatte non eliminandolo ma, come abbiamo visto, assumendolo, abbracciandolo, trasformandolo.
La rete, di cui parla la parabola del regno dei cieli, è stata lanciata quando Gesù ha steso le sue braccia sul legno della croce. Noi pensavamo di starlo inchiodando, di starlo immobilizzando, di starlo eliminando, ed invece lui trasformava queste braccia tese e inchiodate in un abbraccio che si estendeva a tutta l’umanità, a cominciare dalle persone che lo stavano uccidendo. Questo senso è espresso eloquentemente nei crocifissi giotteschi dove si vede un Gesù crocifisso molto sereno, con le braccia distese, non tanto inchiodate sulla croce, quanto aperte in questa stretta universale che circonda tutto il mondo e ciascuno di noi. La rete con la quale egli cattura la storia e le nostre vite è il suo amore, la sua misericordia, la sua pazienza, la sua mitezza, il suo perdono.
La stessa verità è espressa con altre parole da Paolo nella seconda lettura, tratta dalla lettera ai Romani, quando dice: Fratelli, noi sappiamo che tutto concorre al bene di quelli che amano Dio, – tutto vi concorre, sia il bene che il male – di coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Un tale atto di fede di Paolo riposa sulla promessa di Gesù secondo la quale: Tutti i capelli del nostro capo sono contati, tutte le nostre lacrime il Signore le vede, e come dice il libro dell’Apocalisse, tutte queste lacrime lui stesso, il Signore, le asciugherà nel giorno nel quale ci accoglierà nel regno dei cieli.
Il modo nel quale il Signore trasforma la storia è questo. Se già ora il eliminasse il male, se prendesse solo i pesci buoni nella sua rete, nessuno di noi si salverebbe. Se l’abbraccio del crocifisso avvolgesse solo i giusti, saremmo tutti fuori, perché il male è nel cuore di ognuno di noi. Per questo il Signore preferisce prendere il male su di sé lasciandosi crocefiggere. Per questo non elimina il male, la sofferenza che ciascuno di noi quotidianamente subisce e quotidianamente – a volte anche involontariamente – infligge: perché il suo modo di vincere il male non è di farlo scomparire magicamente, ma di trasformarlo con la potenza del suo amore, della sua mitezza, della sua pazienza e del suo perdono.
Questo è il modo nel quale anche noi, nelle nostre vite, siamo invitati a trasformare il male, sia quello che subiamo che quello che infliggiamo, in bene. Il Vangelo, lo sappiamo, vuol dire ‘buona novella’, ‘buona notizia’. La buona notizia per ciascuno di noi oggi è che tanto il male che subiamo quanto quello che facciamo può, grazie all’amore del Signore, essere riparato, trasformato, convertito e così contribuire al bene. Possiamo così lasciarci consolare dalla promessa di Paolo e ripetercela per farne lo strumento della consolazione dello Spirito: Nella fede e nella speranza tutto concorre al bene di coloro che Dio ama, di coloro che amano Dio.

Publié dans:OMELIE, PREDICHE E ☻☻☻ |on 28 juillet, 2017 |Pas de commentaires »

Cirsium vulgare

Cirsium vulgare

Publié dans:immagini varie |on 27 juillet, 2017 |Pas de commentaires »

CIÒ CHE È STOLTO DINANZI A DIO, È PIÙ SAPIENTE CHE GLI UOMINI -(CFR. 1 COR 2, 15)

http://www.vatican.va/spirit/documents/spirit_20010206_thomas-aquinas_it.html

CIÒ CHE È STOLTO DINANZI A DIO, È PIÙ SAPIENTE CHE GLI UOMINI -(CFR. 1 COR 2, 15)

« Cristo scelse per sé genitori poveri e tut­tavia perfetti nella virtù, affinché nessuno si glori della sola nobiltà del sangue e delle ricchezze dei genitori. Condusse vita povera per insegnare a disprezzare le ricchezze. Visse in semplicità, senza ostentazione, allo scopo di tenere lontani gli uomini dalla disordinata brama degli onori. Sostenne la fatica, la fame, la sete e le afflizioni del corpo affinché gli uomini proclivi alle voluttà e delicatezze, a motivo delle asprezze di questa vita non si sottraessero all’esercizio della virtù. Infine sostenne la morte per impedire che il timore di essa facesse abbandonare a qualcuno la verità. E perché nessuno avesse paura di incorrere in una morte spregevole a causa della verità, scelse il più orribile genere di morte, cioè la morte in croce. Così dunque fu conveniente che il Figlio di Dio fatto uomo patisse la morte, per indurre col suo esempio gli uomini alla pratica della virtù, di modo che risulti vero ciò che Pietro dice: “Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio affinché ne seguiate le orme »(1 Pt 2,21).
Se infatti fosse vissuto ricco nel mondo e rivestito di potere e di qualche grande dignità, si sarebbe potuto credere che la sua dottrina e i suoi miracoli fossero accolti in forza del favore degli uomini e della potenza umana. Perciò, affinché fosse manifesta l’opera della divina potenza, scelse tutto ciò che nel mondo è vile e debole: una ma­dre povera, una vita indigente, discepoli e mes­saggeri incolti, il disprezzo e la condanna a morte da parte dei magnati della terra, onde apparisse chiaramente che l’accettazione dei suoi miracoli e della sua dottrina non erano opera di potenza umana ma divina.
A proposito di tutto questo c’è ancora un’altra cosa da tener presente. Secondo lo stesso piano provvidenziale per il quale il Figlio di Dio fatto uomo volle prendere su se stesso le debolezze umane, stabilì che anche i suoi discepoli – da lui costituiti ministri dell’umana salvezza – fossero essi pure disprezzati nel mondo. Perciò non li scelse dotti e nobili, ma senza cultura e di bassa condizione sociale, ossia poveri pescatori. E mandandoli a lavorare per l’umana salvezza, comandò loro di praticare la povertà, di accettare persecuzioni e ingiurie, e di subire anche la morte per la verità, cosicché la loro predicazione non apparisse esercitata per vantaggi terreni, e la salvezza del mondo non venisse attribuita alla sapienza e alla potenza dell’uomo, bensì soltanto a quella di Dio: per cui in essi – che secondo il giudizio del mondo sembravano spregevoli – non venne meno la potenza divina che opera cose mirabili.
Questo era necessario per l’umana salvezza, affinché gli uomini imparassero a non confidare orgogliosamente nelle proprie forze, ma solo in Dio. Infatti per la perfezione della santità umana è richiesto che l’uomo si sottometta in tutte le cose a Dio, da lui speri di poter conseguire il possesso di ogni bene e riconosca di averlo da lui ricevuto. »

Dagli “Opuscoli teologici” di san Tommaso d’Aquino, sacerdote. (De rationibus fidei, nell’ed. Leonina di Opera omnia, XL, Roma 1969, pp. 56 ss.)
Preparato dalla Pontificia Università Urbaniana,
con la collaborazione degli Istituti Missionari

Publié dans:Santi: San Tommaso d'Aquino |on 27 juillet, 2017 |Pas de commentaires »

Santi Gioacchino ed Anna

en e paolo - Copia

Publié dans:immagini sacre |on 26 juillet, 2017 |Pas de commentaires »
1234

Une Paroisse virtuelle en F... |
VIENS ECOUTE ET VOIS |
A TOI DE VOIR ... |
Unblog.fr | Annuaire | Signaler un abus | De Heilige Koran ... makkel...
| L'IsLaM pOuR tOuS
| islam01