OMELIA IN COENA DOMINI

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OMELIA IN COENA DOMINI (24-03-2016)

don Maurizio Prandi

Il Giovedì santo è l’ultimo giorno di Quaresima e allo stesso tempo è l’apertura del triduo Pasquale.
Mai come quest’anno è forte, per me, la sensazione di avere per lo meno tentato di compiere quel cammino che riguarda tutta la nostra persona e che, con le parole di don Tonino Bello sintetizzo così all’inizio di ogni Quaresima: un cammino che va dalla testa a i piedi. Cammino racchiuso dai due gesti che aprono e chiudono questo tempo liturgico: l’imposizione delle ceneri e la lavanda dei piedi.
Perché parlo di « sensazione forte »? Perché abbiamo legato, in ognuna delle domeniche di Quaresima, la liturgia della Parola al nostro corpo e più precisamente ad uno dei cinque sensi:

olfatto = il profumo del Vangelo
vista = per saper andare oltre quello che si vede
tatto = per imparare ad essere sensibili e cogliere nel quotidiano i segni della vicinanza di Dio
gusto = per imparare ad assaporare le relazioni che viviamo
udito = per ascoltare la voce della misericordia.

Mi perdonate vero, se per l’ennesima volta vi ho ripetuto (e lo farò ancora domenica), il cammino fatto insieme ma c’è una cosa che domenica scorsa mi ha detto una chierichetta e allora non posso far altro che seguire il suo consiglio. È piccolina certo, ma mi conosce già molto bene… sa che sono un po’ smemorato e allora, mentre le spiegavo che dovevo raccogliere bene tutte le briciole delle ostie che rimanevano nella patena lei mi ha detto: Certo! Non si deve buttare via niente! Nulla deve essere sprecato…
Nella Domenica delle Palme, giorno della Passione del Signore, sentirsi dire così è stata la più bella omelia che io potessi ascoltare. E per Gesù, vale lo steso discorso! Lui è proprio così, non butta via niente di noi, ma raccoglie tutto e lo custodisce nel suo amore. Non butta via niente di Pietro, non spreca niente: Pietro è il suo rinnegamento, certamente, ma è anche le sue lacrime di dolore e di vergogna. non butta via niente del buon ladrone: egli è i suoi furti e le sue violenze, ma è anche la sua preghiera: non voglio scendere dalla Croce, soltanto portami con te, nel tuo Regno. Non butta via niente di Giuseppe di Arimatea, che essendo membro del Sinedrio non ha saputo dire una parola in difesa di Gesù; egli è la sua vigliaccheria, la sua paura, ma è anche il suo coraggio, quando apertamente era andato a prendere il corpo di Gesù per dargli una sepoltura.
Mi pare bellissimo che il vangelo che abbiamo ascoltato sottolinei tutto questo: dopo tre anni passati ad annunciare l’amore gratuito, Gesù decide che non può perdere nulla, che non può buttare via niente di quei tre anni e, dice il Vangelo, amò sino alla fine, sino al punto più alto, sino al compimento, sino all’estremo, sino alla perfezione dice l’evangelista Giovanni! Tutto questo è da una parte non buttare via niente di quello che sei, ma è anche non buttare via niente delle persone che ti trovi di fronte, delle persone che incontri. Oserei dire che non butta via nemmeno il tradimento di Giuda al quale comunque lava i piedi e ancora una volta non butta via la testardaggine di Pietro che non voleva che Gesù gli lavasse i piedi. Che belli questi versetti del vangelo nei quali Gesù dice a Pietro: guarda che se non accetti il mistero di questo Dio che si fa servo, non condividi la mia vita! E allora Pietro cambia idea, perché sapeva bene che ciò che conta non è l’orgoglio o il successo o il denaro: ciò che conta è poter dire che si vuole vivere come Gesù!
Straordinario poi l’ultimo versetto del vangelo di questa sera: quello che ho fatto, fatelo anche voi… come dire: non buttate via nulla di questa cena… non buttate via nulla di quel pane e di quel vino che abbiamo condiviso e per farlo dovete amarvi, gli uni gli altri… non sprecate quel pane, non sprecate quel vino… scendete, abbassatevi, chinatevi, perché non c’è messa senza servizio, non c’è Corpo di Cristo senza amore gratuito; depongo le mie vesti perché tra poco mi saranno strappate, per l’ultima volta mi chino su di voi perché tra poco sarò innalzato, lavo i vostri piedi perché i miei tra poco saranno trafitti; i piedi…quanto tempo avete impiegato per imparare a camminare da piccoli… allora non preoccupatevi se non sarete subito capaci di seguirmi, se questa sera vi allontanerete o scapperete, se mi rinnegherete, se mi lascerete solo perché questa sera è come una nascita, ci vorrà qualche tempo ma so che porterete il Vangelo laddove ce ne sarà la necessità; non buttate via nulla di questi tre anni che abbiamo vissuto insieme… verso dell’acqua in questo catino per tornare all’inizio, a quando ci siamo conosciuti, perché con alcuni di voi ci siamo visti quel giorno al Giordano, quando Giovanni ci immergeva… vi immergo questa sera nel mistero dell’amore di Dio. Non perdete nulla: come io ho fatto a voi, anche voi fatelo… fate questo, in memoria di me.

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