Archive pour février, 2017

SAN PAOLO APOSTOLO CONTRO L’UTOPIA: … DI GIANFRANCO RAVASI

http://www.gliscritti.it/approf/2008/papers/ravasi220708.htm

SAN PAOLO APOSTOLO CONTRO L’UTOPIA: DAL VANGELO DI GESÙ IL REALISMO POLITICO DINANZI AL POTERE ED ALLA SUA RICHIESTA FISCALE DI GIANFRANCO RAVASI

Ripresentiamo on-line sul nostro sito, per il progetto Portaparola, un articolo di mons.Gianfranco Ravasi apparso su Avvenire del 18 luglio 2008, con il titolo “E Paolo disse: pagate le tasse!”. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line del testo.
Il Centro culturale Gli scritti (19/7/2008)

Paolo non è un teorico puro; anche in una Lettera così densamente teologica com’è quella ai Romani egli lascia spazio nei capitoli 12-16 alla morale, alla prassi pastorale e alle relazioni ecclesiali, nella convinzione che il vero ‘culto logico’ ( loghikè latreia), cioè compiuto nello spirito profondo dell’uomo, sia l’«offrire i nostri corpi come sacrificio vivo, santo, caro a Dio» (Rm 12,1). Detto in altri termini, il vero culto cristiano è quello di presentare al Signore un’offerta esistenziale, ossia la propria vita. L’amore-agape, celebrato in 1 Cor 13, è ora riproposto con intensità come «pienezza della legge» (Rm 13,10).
Noi, però, vorremmo scegliere nelle pagine della Lettera ai Romani un paragrafo a prima vista un po’ stridente con la nostra sensibilità, quello del rapporto con il potere civile. Paolo rivela un lealismo sorprendente nei confronti dell’impero romano, lealismo ribadito anche in altri passi dell’epistolario (1 Tm 2,1-2; Tt 3,1-2; cfr. 1 Pt 2,13-17), in dissonanza con la dura polemica dell’Apocalisse.
È probabile che questa scelta facesse parte di una strategia ‘politica’, seguita anche da Luca negli Atti degli Apostoli, secondo la quale si cercava di impedire che si confondesse la Chiesa con uno dei vari movimenti eversivi antiromani d’Oriente (si pensi agli zeloti ebrei di Palestina o all’editto del 49 con cui l’imperatore Claudio espelleva da Roma molti Ebrei come indesiderati).
Il passo in questione è Romani 13,17 ed è aperto da una dichiarazione di principio: «Ogni persona sia sottomessa alle autorità costituite» (Rm 13,1). Seguono due motivazioni. La prima è teologica e riflette l’antica concezione biblica secondo la quale «non c’è autorità se non sotto Dio e quelle che esistono sono state stabilite da Dio», che è il Signore della storia. Opporsi ad esse è, allora, opporsi a un piano divino tracciato nella vicenda umana (Rm 13,1-2).
La seconda motivazione è di taglio più pratico: l’autorità è deputata al bene comune, osservarne le norme significa assicurare alla società serenità, violarle comporta la punizione «perché non invano essa regge la spada» (Rm 13,3-4).
La conclusione è scontata: «È necessario stare sottomessi, non solo per timore della sua collera ma anche per ragione di coscienza» (Rm 13,5). A questo punto Paolo allega una nota sulla questione fiscale: «Per questo, allora, dovete pagare le tasse, perché coloro che compiono questa funzione sono ministri [leitourgoì] di Dio» (Rm 13,6).
Certo, il discorso risente del tempo, del contesto socio-culturale, delle finalità immediate che l’Apostolo si propone, dell’ottimismo con cui si vede l’impero romano come tutore anche del cristianesimo, in opposizione al giudaismo considerato come ostile e vessatorio. È, quindi, necessaria una corretta interpretazione; essa ci permetterà di riprendere il discorso sul rapporto tra fede e politica già sviluppato da Gesù con il gesto simbolico della moneta di Cesare (Mt 22,15-22).
Sicuro è che Paolo come già Cristo non vuole qui offrire un trattato di morale socio-politica ma tracciare solo una linea di condotta alla Chiesa del I secolo inserita nella struttura imperiale romana. Tuttavia alcune considerazioni di ordine generale possono essere dedotte anche da un brano ‘datato’ com’è questo. L’uso da parte di Paolo del linguaggio giuridico profano, l’angolo di visuale ‘dal basso’ per i rapporti con lo Stato (cioè la morale del cittadino più che quella del politico, come si ha invece in un documento giudaico contemporaneo, la cosiddetta Lettera di Aristea), la concretezza degli impegni richiesti vogliono coinvolgere il cristiano nella realtà della vita civica.
In tal modo, come ha fatto notare il teologo Ernst Käsemann, Paolo intende forse opporsi all’esaltazione eccitata di quei cristiani che, per una falsa emancipazione spiritualistica, si ritenevano già cittadini del Regno dei cieli e quindi rifiutavano ogni impegno all’interno delle strutture istituzionali storiche (più o meno come si comportano oggi certi gruppi o sette o movimenti apocalittici).
Il cristiano, invece, deve partecipare con realismo alla vita sociale e politica senza fughe in verticale e senza decollare verso cieli mitici o mistici. Un’ulteriore osservazione di tipo ‘contestuale’ ci condurrebbe a un altro dato interessante. In queste righe l’Apostolo, opponendosi all’orientamento della letteratura apocalittica, ricusa ogni concezione solo demoniaca del potere. Esso, certo, comporta rischi gravi di degenerazione, può divenire idolatrico, come accadeva nel culto imperiale o nell’assolutizzazione della ragion di stato, ma può anche partecipare al progetto di Dio sulla storia quando si impegna per il bene comune.
Il cristiano dev’essere, dunque, disponibile, con genuino spirito di collaborazione nei confronti di tutto ciò che l’autorità statale anche atea/pagana (si ricordi che, quando Paolo scriveva, imperatore a Roma era Nerone) esige per il bene civico. Un capitolo speciale e importante è, al riguardo, quello delle tasse. L’evasione fiscale è chiaramente bollata da Paolo: «Rendete a ciascuno il dovuto: a chi il tributo il tributo, a chi le tasse le tasse…» (Rm 13,7).
Ma vorremmo aggiungere un’altra considerazione. Per l’Apostolo il rapporto con lo Stato non è solo una questione giuridica estrinseca, è anche un problema di coscienza e, come tale, tocca la morale cristiana. Il civismo, la correttezza fiscale, i doveri sociali sono altrettanti capitoli dell’impegno etico del credente. Anzi, come è stato notato da Ulrich Wilckens in un suo saggio sul brano paolino, la trascrizione ‘attualizzata’ e aggiornata degli impegni proposti in questo paragrafo secondo la sensibilità moderna comporterebbe maggiori esigenze rispetto all’antico contesto: supporrebbe, infatti, partecipazione responsabile, cooperazione sociale, attenzione critica, solidarietà e uno spiccato senso democratico e civico.
Siamo, perciò, davanti a un testo che non dev’essere, certo, assunto in modo fondamentalistico come avallo sacrale del potere. Esso è aperto a nuove incarnazioni secondo le moderne istanze del diritto, della politica sociale, della giustizia, dell’obiezione di coscienza e così via. Una pagina da trascrivere, dunque, partendo, però, dalla convinzione che il rapporto del credente con lo Stato è anche una questione autenticamente cristiana.

Publié dans:Card. Gianfranco Ravasi, UTOPIA (L') |on 7 février, 2017 |Pas de commentaires »

Mat-05,01-07-Sermon on the mount

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Publié dans:immagini sacre |on 4 février, 2017 |Pas de commentaires »

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) (05/02/2017)

http://www.qumran2.net/parolenuove/commenti.php?mostra_id=39172

Sale della terra e luce del mondo. Cosa devono essere i cristiani.

padre Antonio Rungi

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) (05/02/2017)

La parola di Dio di questa domenica V del tempo ordinario ci invita a ripensare la nostra vita nell’orizzonte della vera religione. Le esteriorità, il formalismo, le buone maniere o sacrifici e rinunce servono a ben poca cosa se non trasformano il nostro cuore e lo indirizzano verso il vero bene.
Oggi ci troviamo spesso di fronte a drammi e a situazioni di estrema delicatezza e con queste situazioni ci dobbiamo confrontare e trovare risposte cristiane adeguate. Lasciamoci guidare dalla parola di Dio di questa domenica per fare propositi di bene e di rinnovamento.
In questa prospettiva biblica domandiamo, sinceramente, quando l’uomo si illumina d’immenso, dei veri ed autentici valore della vita?
La risposta la troviamo nel testo della prima lettura di questa domenica quinta del tempo ordinario.
Quando iniziamo a fare il bene e lo facciamo non con le parole e i discorsi astratti, ma con azioni concrete, come quelle che vengono indicate dal profeta Isaia nel brano di oggi: dividere il pane con l’affamato, ospitare in casa chi non ha abitazione o è straniero, vestire chi non ha panni per coprirsi.
Sono alcune delle opere di misericordia corporale che tutti dobbiamo praticare, senza andare molto lontano dove abitiamo, ma semplicemente guardandoci attorno e vedere chi ha realmente bisogno del nostro aiuto e della nostra solidarietà sul territorio.
Fatto questo primo passo di carità benevole, colui che ha fede ed è docile alla parola del Signore va oltre e non si arresta davanti al progetto di bene che si presenta al suo orizzonte, fatto di vera conversione del cuore e della vita.
Infatti per attuare una vera conversione interiore, bisogna pregare molto ed operare in modo da togliere di mezzo l’oppressione, nell’eliminare ogni forma di calunnia, di condanna ed ogni altra forma di umiliazione e di offesa verso i fratelli.
Sullo stesso tono di invito alla conversione è il Salmo 111, uno dei più significativi da un punto di vista etico e sociale.
Viene ricordato nel testo sacro che è felice l’uomo che dà le sue cose e se stesso con generosità agli altri. Egli sarà una persona forte e non deve temere nessuna notizia brutta, in quanto quello che succede lo legge alla luce della fede; il suo cuore sarà saldo e sicuro e la sua carità verso i poveri abbondantemente ricambiata dal Signore.
La seconda lettura di questa domenica è uno dei testi più belli ed espressivi dell’epistolario paolino, tratta dalla 1 lettera ai corinzi, in cui l’Apostolo presenta il volto più bello della sua missione e della sua predicazione, il volto dell’umiltà, della docilità e della fedeltà al messaggio della salvezza in Gesù Cristo e in Cristo Crocifisso che aveva presentato alla comunità cristiana di Corinto. Nessuna arroganza, presunzione, nessuna fiducia nella mente umana e nella sapienza umana. Piena adesione al messaggio della croce, l’unico capace di capovolgere i sistemi di pensiero e di azione del mondo, in quanto è il linguaggio dell’amore misericordioso di Dio nei confronti dell’umanità.
San Paolo evidenzia di non sapere altro e di non annunciare altro ai cristiani di Corinto se non Gesù Cristo e Cristo Crocifisso. Di questo impegno missionario della croce di Cristo si è fatto carico san Paolo della Croce, il fondatore dei Passionisti che come carisma fondamentale ha proprio questo annuncio missionario della Croce di Gesù, che è la croce non solo della sofferenza, ma del dono, della gioia e della vita.
Nel Vangelo di questa domenica Gesù ci presenta due esempi di vita quotidiana per farci capire di che pasta dobbiamo essere, cioè persone motivate, capaci di dare sapore alle cose e significato ad ogni azione.
Tutti conosciamo l’importanza del sale per dare sapore ad ogni cibo cotto o crudo che sia.
Il sale è indispensabile per la salute, ma può anche diventare pericoloso se è eccessivo.
Ci vuole la giusta dose, rapportando il tutto alle esigenze dietetiche delle persone. Nel vangelo il sale è assunto da Gesù per stimolare l’iniziativa verso il bene da parte di ogni cristiano, seriamente intenzionato a camminare verso la santità, a rinnovare il proprio ambiente e il proprio mondo, donando molto agli altri, piuttosto che attendendo molto dagli altri.
Infatti se non valorizziamo le nostre capacità e non le mettiamo a servizio degli altri, rischiamo di diventare insignificanti, di non dire e non dare più nulla. Fatto estremamente pericoloso in quanto c’è il rischio di isolarsi e di non incidere più sulla vita delle relazioni umane.
Stesso discorso, con l’altro esempio che Gesù porta, riguardante la luce, che come ben sappiamo serve ad illuminare. E per illuminare è necessario collocare qualsiasi fonte di luce in alto. E’ dall’alto che si diradono i raggi per fare luce nella casa o nelle abitazioni, dove sostano le persone, per conoscersi, parlare, comunicare.
Il buio mette sempre preoccupazione e angoscia, la luce invece favorisce la conoscenza e il dialogo tra le persone. Alla fine dei conti, il Signore ci vuole richiamare al nostro precipuo impegno di dare una buona testimonianza nella vita. E se le persone, come è risaputo, hanno doni e carismi, non possono essere messi a tacere o nasconderli, ma devono evidenziarsi per il bene di tutti e per la crescita di tutti.
Il Maestro Gesù ci raccomanda una cosa molto importante da tenere seriamente in considerazione nella nostra vita cristiana:  » dar risplendere la luce della grazia, della misericordia, della bontà di Dio davanti a tutti gli uomini, perché vedano le opere buone dei cristiani e tutti rendano gloria al Padre nostro che è nei cieli ».
In poche parole, si tratta di fare il bene, agire bene, comportarsi bene. E questo, per noi tutti cristiani, è un grande aiuto per far sviluppare la lode di Dio, il ringraziamento verso il Signore e far crescere la fede in quanti sono dubbiosi, critici e contestatori della Chiesa o dei singoli membri di essa, specialmente se sono sacerdoti, religiosi o vescovi. Il buon esempio trascina tutti verso il bene, credenti e non credenti. E tutti dobbiamo lavorare per far crescere bene e far conoscere il bene, in mondo segnato dal male di tutti i generi.

Publié dans:OMELIE, PREDICHE E ☻☻☻ |on 4 février, 2017 |Pas de commentaires »

Presentation of the Lord

Presentation of the Lord dans immagini sacre Presentation%20of%20the%20Lord%20in%20the%20Temple

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Publié dans:immagini sacre |on 1 février, 2017 |Pas de commentaires »

2 FEBBRAIO PRESENTAZIONE DEL SIGNORE (f) UFFICIO DELLE LETTURE

http://www.maranatha.it/Ore/solenfeste/0202letPage.htm

2 FEBBRAIO PRESENTAZIONE DEL SIGNORE (f) UFFICIO DELLE LETTURE

INVITATORIO
V. Signore, apri le mie labbra
R. e la mia bocca proclami la tua lode.

Antifona
Venite, adoriamo il Signore,
il Dominatore, che viene nel suo tempio.

SALMO 94 Invito a lodare Dio
( Il Salmo 94 può essere sostituito dal salmo 99 o 66 o 23 )
Esortandovi a vicenda ogni giorno, finché dura « quest’oggi » (Eb 3,13).

Si enunzia e si ripete l’antifona.

Venite, applaudiamo al Signore, *
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie, *
a lui acclamiamo con canti di gioia (Ant.).

Poiché grande Dio è il Signore, *
grande re sopra tutti gli dèi.
Nella sua mano sono gli abissi della terra, *
sono sue le vette dei monti.
Suo è il mare, egli l’ha fatto, *
le sue mani hanno plasmato la terra (Ant.).

Venite, prostràti adoriamo, *
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo, *
il gregge che egli conduce (Ant.).

Ascoltate oggi la sua voce: †
« Non indurite il cuore, *
come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto,

dove mi tentarono i vostri padri: *
mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere (Ant.).

Per quarant’anni mi disgustai di quella generazione †
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, *
non conoscono le mie vie;

perciò ho giurato nel mio sdegno: *
Non entreranno nel luogo del mio riposo » (Ant.).

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen (Ant.).

Inno
Verbo, splendore del Padre,
nella pienezza dei tempi
tu sei disceso dal cielo,
per redimere il mondo.

Il tuo Vangelo di pace
ci liberi da ogni colpa,
infonda luce alle menti,
speranza ai nostri cuori.

Quando verrai come giudice,
fra gli splendori del cielo,
accoglici alla tua destra
nell’assemblea dei beati.

Sia lode al Cristo Signore,
al Padre e al Santo Spirito,
com’era nel principio,
ora e nei secoli eterni. Amen.

Oppure:
Legis sacrátæ sanctis cæremóniis
subiéctus omnis cálamo Mosáico
dignátur esse, qui regit perfúlgidos
in arce Patris órdines angélicos,
cælúmque, terram fundávi ac Mária.

Mater beáta carnis sub velámine
Deum ferébat úmeris castíssimis,
dúlcia strictis óscula sub lábiis
Deíque veri hominísque imprésserat
ori, iubénte quo sunt cuncta cóndita.

Hic lumen ardens géntium in óculis,
glória plebis Israélis gérminis;
pósitus hic est in ruínam scándali
et in salútem populórum ómnium,
donec secréta reveléntur córdium.

Glória Patri per imménsa sæcula,
sit tibi, Nate, decus et impérium,
honor, potéstas Sanctóque Spirítui:
sit Trinitáti salus indivídua
per infiníta sæculórum sæcula. Amen.

1^ Antifona
Egli sarà per molti in Israele
rovina o salvezza.

SALMO 2
Perché le genti congiurano *
perché invano cospirano i popoli?

Insorgono i re della terra †
e i principi congiurano insieme *
contro il Signore e contro il suo Messia:

«Spezziamo le loro catene, *
gettiamo via i loro legami».

Se ne ride chi abita i cieli, *
li schernisce dall’alto il Signore.

Egli parla loro con ira, *
li spaventa nel suo sdegno:
«Io l’ho costituito mio sovrano *
sul Sion mio santo monte».

Annunzierò il decreto del Signore. †
Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio, *
io oggi ti ho generato.

Chiedi a me, ti darò in possesso le genti *
e in dominio i confini della terra.
Le spezzerai con scettro di ferro, *
come vasi di argilla le frantumerai».

E ora, sovrani, siate saggi *
istruitevi, giudici della terra;
servite Dio con timore *
e con tremore esultate;

che non si sdegni *
e voi perdiate la via.
Improvvisa divampa la sua ira. *
Beato chi in lui si rifugia.

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.

1^ Antifona
Egli sarà per molti in Israele
rovina o salvezza.

2^ Antifona
Alzati e risplendi, Gerusalemme:
è giunta la tua luce,
viene su di te la gloria del Signore.

SALMO 18 A
I cieli narrano la gloria di Dio, *
e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il messaggio *
e la notte alla notte ne trasmette notizia.

Non è linguaggio e non sono parole *
di cui non si oda il suono.
Per tutta la terra si diffonde la loro voce *
e ai confini del mondo la loro parola.

Là pose una tenda per il sole †
che esce come sposo dalla stanza nuziale, *
esulta come prode che percorre la via.

Egli sorge da un estremo del cielo †
e la sua corsa raggiunge l’altro estremo: *
nulla si sottrae al suo calore.

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.

2^ Antifona
Alzati e risplendi, Gerusalemme:
è giunta la tua luce,
viene su di te la gloria del Signore.

3^ Antifona
Godi e rallegrati, popolo di Dio:
viene il tuo re, mite e salvatore.

SALMO 44
Effonde il mio cuore liete parole, †
io canto al re il mio poema. *
La mia lingua è stilo di scriba veloce.

Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, †
sulle tue labbra è diffusa la grazia, *
ti ha benedetto Dio per sempre.

Cingi, prode, la spada al tuo fianco, †
nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte, *
avanza per la verità, la mitezza e la giustizia.

La tua destra ti mostri prodigi: †
le tue frecce acute
colpiscono al cuore i tuoi nemici; *
sotto di te cadono i popoli.

Il tuo trono, Dio, dura per sempre; *
è scettro giusto lo scettro del tuo regno.

Ami la giustizia e l’empietà detesti: †
Dio, il tuo Dio ti ha consacrato *
con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali.

Le tue vesti son tutte mirra, aloè e cassia, *
dai palazzi d’avorio ti allietano le cetre.
Figlie di re stanno tra le tue predilette; *
alla tua destra la regina in ori di Ofir.

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio, *
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
al re piacerà la tua bellezza. *
Egli è il tuo Signore: prostrati a lui.

Da Tiro vengono portando doni, *
i più ricchi del popolo cercano il tuo volto.

La figlia del re è tutta splendore, *
gemme e tessuto d’oro è il suo vestito.

E’ presentata al re in preziosi ricami; *
con lei le vergini compagne a te sono condotte;
guidate in gioia ed esultanza, *
entrano insieme nel palazzo regale.

Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli; *
li farai capi di tutta la terra.

Farò ricordare il tuo nome *
per tutte le generazioni,
e i popoli ti loderanno *
in eterno, per sempre.

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.

3^ Antifona
Godi e rallegrati, popolo di Dio:
viene il tuo re, mite e salvatore.

Versetto
V. Meditiamo il tuo amore, o Dio,
R. nell’interno del tuo tempio.

Prima Lettura
Dal libro dell’Esodo 13, 1-3a. 11-16

Consacrazione del primogenito
In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Consacrami ogni primogenito, il primo parto di ogni madre tra gli Israeliti — di uomini o di animali —: esso appartiene a me».
Mosè disse al popolo: «Quando il Signore ti avrà fatto entrare nel paese del Cananeo, come ha giurato a te e ai tuoi padri, e te lo avrà dato in possesso, tu riserverai per il Signore ogni primogenito del seno materno; ogni primo parto del bestiame, se di sesso maschile, appartiene al Signore.
Riscatterai ogni primo parto dell’asino mediante un capo di bestiame minuto; se non lo riscatti, gli fiaccherai il collo. Riscatterai ogni primo parto dell’uomo tra i tuoi figli. Quando tuo figlio domani ti chiederà: Che significa ciò?, tu gli risponderai: Con braccio potente il Signore ci ha fatti uscire dall’Egitto, dalla condizione servile. Poiché il faraone si ostinava a non lasciarci partire, il Signore ha ucciso ogni primogenito nel paese d’Egitto, i primogeniti degli uomini e i primogeniti del bestiame. Per questo io sacrifico al Signore ogni primo frutto del seno materno, se di sesso maschile, e riscatto ogni primogenito dei miei figli. Questo sarà un segno sulla tua mano, sarà un ornamento fra i tuoi occhi, per ricordare che con braccio potente il Signore ci ha fatti uscire dall’Egitto».

Responsorio Cfr. Lc 2, 28
R. Adorna, o Sion, la stanza per le nozze, accogli Cristo tuo Signore. * Maria lo concepì vergine, lo partorì vergine; vergine dopo il parto, adorò colui che aveva generato.
V. Simeone prese il bambino tra le braccia e benedisse il Signore.
R. Maria lo concepì vergine, lo partorì vergine; vergine dopo il parto, adorò colui che aveva generato.

Seconda Lettura
Dai «Discorsi» di san Sofronio, vescovo
(Disc. 3, sull’«Hypapante» 6, 7; PG 87, 3, 3291-3293)

Accogliamo la luce viva ed eterna
Noi tutti che celebriamo e veneriamo con intima partecipazione il mistero dell’incontro del Signore, corriamo e muoviamoci insieme in fervore di spirito incontro a lui. Nessuno se ne sottragga, nessuno si rifiuti di portare la sua fiaccola. Accresciamo anzi lo splendore dei ceri per significare il divino fulgore di lui che si sta avvicinando e grazie al quale ogni cosa risplende, dopo che l’abbondanza della luce eterna ha dissipato le tenebre della caligine. Ma le nostre lampade esprimano soprattutto la luminosità dell’anima, con la quale dobbiamo andare incontro a Cristo. Come infatti la Madre di Dio e Vergine intatta portò sulle braccia la vera luce e si avvicinò a coloro che giacevano nelle tenebre, così anche noi, illuminati dal suo chiarore e stringendo tra le mani la luce che risplende dinanzi e tutti, dobbiamo affrettarci verso colui che è la vera luce.
La luce venne nel mondo (cfr. Gv 1, 9) e, dissipate le tenebre che lo avvolgevano, lo illuminò. Ci visitò colui che sorge dall’alto (cfr. Lc 1, 78) e rifulse a quanti giacevano nelle tenebre. Per questo anche noi dobbiamo ora camminare stringendo le fiaccole e correre portando le luci. Così indicheremo che a noi rifulse la luce, e rappresenteremo lo splendore divino di cui siamo messaggeri. Per questo corriamo tutti incontro a Dio. Ecco il significato del mistero odierno.
La luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (cfr. Gv 1, 9) è venuta. Tutti dunque, o fratelli, siamone illuminati, tutti brilliamo. Nessuno resti escluso da questo splendore, nessuno si ostini a rimanere immerso nel buio. Ma avanziamo tutti raggianti e illuminati verso di lui. Riceviamo esultanti nell’animo, col vecchio Simeone, la luce sfolgorante ed eterna. Innalziamo canti di ringraziamento al Padre della luce, che mandò la luce vera, e dissipò ogni tenebra, e rese noi tutti luminosi. La salvezza di Dio, infatti, preparata dinanzi a tutti i popoli e manifestata a gloria di noi, nuovo Israele, grazie a lui, la vedemmo anche noi e subito fummo liberati dall’antica e tenebrosa colpa, appunto come Simeone, veduto il Cristo, fu sciolto dai legami della vita presente.
Anche noi, abbracciando con la fede il Cristo che viene da Betlemme, divenimmo da pagani popolo di Dio. Egli, infatti, è la salvezza di Dio Padre. Vedemmo con gli occhi il Dio fatto carne. E proprio per aver visto il Dio presente fra noi ed averlo accolto con le braccia dello spirito, ci chiamiamo nuovo Israele. Noi onoriamo questa presenza nelle celebrazioni anniversarie, né sarà ormai possibile dimenticarcene.

Responsorio Cfr. Ez 43, 4. 5; Lc 2, 22
R. La gloria del Signore entrò nel tempio per la porta che guarda a oriente, * ed ecco la gloria riempiva il santuario.
V. I suoi genitori portarono il bambino Gesù al tempio:
R. ed ecco la gloria riempiva il santuario.

Inno TE DEUM
Noi ti lodiamo, Dio *
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.

A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell’universo.

I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;

le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.

O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell’uomo.

Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.

Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell’assemblea dei santi.

[*] Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.

Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.

Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.

[*] Quest’ultima parte dell’inno si può omettere.

Orazione
Dio onnipotente ed eterno guarda i tuoi fedeli riuniti nella festa della Presentazione al tempio del tuo unico Figlio fatto uomo, e concedi anche a noi di essere presentati a te pienamente rinnovati nello spirito. Per il nostro Signore.

R. Amen.
Benediciamo il Signore.
R. Rendiamo grazie a Dio.

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